Come ogni epoca storica, l'Illuminismo fu un periodo molto complesso e il problema principale è che, quando lo si studia, si tende a stereotiparlo nell'immagine stessa che i pensatori illuministi avevano di sé e della loro epoca, senza considerare le molteplici contraddizioni in cui ricaddero.
Da un lato, i suoi esponenti principali diffusero gli ideali di uguaglianza, democrazia, diritti umani etc. ma, dall'altro, bisogna specificare nei confronti di chi era diretto questo ampliamento delle libertà personali. Tendenzialmente, quando pensatori come Voltaire parlavano di dignità dell'uomo, libertà di pensiero, diritti umani, ragione e uguaglianza universali avevano come termine medio di paragone l'intellettuale borghese che discuteva nei caffè e nei salotti parigini; al massimo, la massa di poveri oppressi dall'ancient regime, che non potevano sviluppare le proprie facoltà a causa del regime opprimente; massa nella quale, in parte, riuscivano a rispecchiarsi. Ma di fronte alla diversità che non riuscivano a comprendere, e in cui non riuscivano a immedesimarsi, le cose cambiavano molto.
La scoperta dell'America dei secoli precedenti portò l'Europa a un duplice processo: da un lato, la scoperta di un'alterità radicalmente diversa rispetto a quella a cui era sempre stata abituata. I pensatori europei non riuscivano a comprendere a fondo le usanze dei popoli tribali che via via andavano scoprendo, e questo portò presto alla giustificazione della loro schiavitù e del loro sfruttamento. Dall'altro, vi fu una grande spinta a scoprire nuovi territori che proprio tra il 1700 e il 1800 ebbe il suo culmine, con i numerosi viaggi di scoperta verso l'america del sud e l'oceano pacifico. Questi viaggi di esplorazione portarono alla scoperta di altre etnie umane, che vivevano per lo più in agglomerati tribali. Queste scoperte, naturalmente, influenzarono molto i dibattiti degli intellettuali in Europa, in ogni campo del sapere. E qui arriviamo al punto focale della discussione, ossia il lato oscuro dell'Illuminismo. La tendenza al sapere enciclopedico e alla classificazione scientifica di ogni aspetto dell'esistenza portò quanto gli scienziati quanto i filosofi a studiare nel medesimo modo le popolazioni umane, spinti anche dal tentativo di comprendere come mai l'Europa aveva raggiunto quel livello di "civiltà" mentre nel resto del mondo "nuovo" (a eccezione della Cina) tali popolazioni sembravano vivere ancora come bestie. Fu così che nacque, ufficialmente, il razzismo scientifico. Buffon fu il primo a utilizzare il termine "razza" per classificare le diverse etnie umane; termine utilizzato non solo in senso morfologico, ma anche per connotare le diverse facoltà morali e intellettuali delle popolazioni. Questa prima classificazione aprì la strada a tutte le teorie razziste dei secoli successivi; difatti, non appena l'uomo classifica qualcosa, tende a ordinarla secondo una scala di "valore" che va da ciò che è meno perfetto a ciò che è meno perfetto. Casualmente, la razza bianca fu individuata, già a partire dal 1700, quella più perfetta, per il proprio sviluppo morale, intellettuale e tecnologico e le altre vennero poste a un gradino inferiore, con la conseguente giustificazione dello schiavismo e del colonialismo. Scrive ad esempio Voltaire nel Saggio sui costumi: "I negri sono, per natura, gli schiavi degli altri uomini. Essi vengono dunque acquistati come bestie sulle coste dell'Africa; sempre secondo Voltaire, gli uomini bianchi sono : "superiori a questi negri, come i neri alle scimmie, e le scimmie alle ostriche"; o, ancora, sui Brasiliani nei Dialoghi e aneddoti filosofici: "Il brasiliano è un animale che non ha ancora raggiunto la maturazione della propria specie". Sulla stessa scia, scrisse Kant: "i negri d'Africa non possiedono per natura alcun sentimento più elevato della stupidità", e ancora: "il negro si colloca infatti al livello più basso tra quelli individuati in termini di diversità razziali". Su questa scia, dunque, continuò anche la mentalità ottocentesca e novecentesca, sia in ambito scientifico (fino, appunto, ad arrivare a Lombroso che tenterà definirà alcune razze più propense al crimine di altre, proprio a partire dalle distinzioni nate in seno all'illuminismo; per non parlare del razzismo tedesco), sia in ambito politico, sia con ideologie razziste sia con la giustificazione del colonialismo sia in Cina, sia in India, sia (ma quello andava avanti già da secoli) in Africa.
Per approfondire la questione, consiglio la lettura degli appunti del corso di Storia delle civiltà tenuto dalla professoressa Pizzetti presso la Statale di Milano sui viaggi di scoperta in America, Oceania e Cina e la ricezione degli europei della diversità: Storia delle civiltà e dei sistemi internazionali, Pizzetti, Appunti
Daniele Palmieri
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