martedì 26 gennaio 2021

Ossian: La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno

Il Piemonte è un luogo denso di mistero, la cui antica tradizione esoterica risale alle prime popolazioni celtiche che si insediarono tra le valli e le montagne, lasciando tracce nei boschi, tra vette e colline, che ancora celano resti megalitici, tombe e incisioni rupestri antiche di millenni. Gran parte di questi luoghi non hanno il rilievo nazionale (e internazionale) che si meriterebbero, data la loro importanza storica e archeologica - ma forse è meglio così, poiché il loro segreto ne consente di preservarne il potere magico. 

Tra questi luoghi, uno dei più misteriosi che mi è capitato di visitare è la Riserva naturale di Bessa, nei pressi di Biella

La Riserva Naturale di Bessa è uno dei tanti luoghi nascosti d’Italia, sconosciuto ai più se non agli abitanti della zona. La Riserva Naturale è stata prima uno dei luoghi sacri delle arcaiche popolazioni piemontesi, per via dei suoi innumerevoli massi erratici sui quali hanno lasciato petroglifi, altari e coppelle rituali, e poi il centro di una delle più grandi attività estrattive di oro da parte dei Romani, che hanno lasciato sul paesaggio un’impronta incredibile: tonnellate su tonnellate di massi sparsi per oltre 7 km quadrati di territorio.  Gli “scarti” dell’attività estrattiva da parte dei Romani. È impossibile descrivere la monumentalità delle colline di pietra create dagli schiavi costretti a setacciare la valle in cerca delle pepite d’oro, dei metalli e delle pietre preziose. Il risultato di tale attività antropica è stata l’involontaria creazione di un vero e proprio labirinto immerso nel bosco. Gli estrattori d’oro passavano l’intera loro vita immersi in questo ambiente e sia loro sia i contadini e le popolazioni che subentrarono quando la cava cadde in disuso hanno creato, con questo scarti, non solo enormi cumuli ma lunghe file di terrazzamenti, muri a secco, rifugi, capanne che si estendono come un intricato dedalo fondendosi con il sottobosco che, lentamente, si sta riprendendo i suoi spazi.

Per tutto il bosco si respira un’aria ctonia, per via delle rocce strappate dal sottosuolo come a voler riportare il mondo infero in superficie e la consapevolezza che ogni singola pietra di quegli immensi cumuli è stata toccata, in passato, da mani umane è spiazzante. Camminando pare ancora di sentire le picconate, le urla, la fatica e il sudore degli schiavi, che rintoccano a ogni singolo passo. Di questa cosa ci si rende conto solo quando ci si ferma. Solo allora, infatti, cala un silenzio così assoluto che si fa strada la consapevolezza che i propri passi non potevano essere così rumorosi, che qualcun altro camminava e faticava con te. Un qualcuno che, nel silenzio, pare ora nascosto nell’ombra, dietro gli alberi, sotto le pietre o nei nascondigli nel sottosuolo, a scrutarti dietro il velo del Tempo.
Camminando per i sentieri, oltre al timore costante di perdersi e alla tristezza nel pensare allo sfruttamento a cui furono sottoposti gli schiavi, si prova una sensazione di impotenza nei confronti dell'incuria che i Romani ebbero nei confronti di questo bosco sacro. Tuttavia, il Tempo ha sanato anche quella ferita; molti massi erratici si ergono ancora, monumentali, sulle rovine della miniera e i petroglifi su essi incisi hanno mantenuto intatta la volontà magica originaria dei druidi che lasciarono traccia del loro passaggio e delle loro celebrazioni.

Le antiche divinità sono tornate, viene da pensare. O, meglio, non se ne sono mai andate; forse si erano soltanto nascoste nelle viscere della terra, pronte a riprendere il dominio sulla loro terra sacra. 

E, nella nostra epoca, si sono anche riunite con gli antichi celebranti. Il druidismo non è morto; anch'esso è resistito ai secoli per ripresentarsi, in vesti moderne, nel XX secolo. Basta spostarsi di qualche chilometro dalla Riserva Naturale della Bessa per incontrare uno di questi moderni celebranti, a Biella. 

Il luogo è la Bottega dell'Anticaquercia - non un semplice negozio ma, appunto, una bottega, come quelle degli artigiani dei secoli passati, il cui fondatore e proprietario, Ossian d'Ambrosio, oltre a costruire con le proprie mani gioielli e preziosi ispirati all'arte magica, celtica e druidica, porta avanti con la propria attività culturale le conoscenze religiose druidiche. 

Nato in Germania nel 1970 e trasferitosi a Biella nel 1980, dagli anni '90 segue la via del druidismo e nel 2008 ha fondato il Cerchio Druidico Italiano, divenendo nel 2009 il primo Druida italiano a celebrare il Solstizio d'Estate presso Stonehenge. Ma oltre a questo è anche musicista, studioso di folklore e sciamanesimo e, non ultimo, scrittore. Con la rivista Vento tra le fronde è stato, fin dal 2003, tra i principali divulgatori delle cultura druidica in Italia, ma l'articolo di oggi è dedicato a un libro in cui ha compendiato la storia, le dottrine e le pratiche del druidismo antico e moderno:  La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, edito da Psiche 2.



La via delle querce
è un ottimo spaccato sulla cultura druidica, che permette di comprendere quali siano le sue origini e come esso si sia sviluppato nel passare dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, per spiegare, infine, quale sia il significato di essere un druido nella società contemporanea, sfatando molti miti e stereotipi legati a questa forma di cultura.


Uno degli aspetti principali del testo è proprio quello di chiarificare alcune confusioni che si creano quando si parla di druidismo, soprattutto quelle inerenti alle pratiche moderne e ai loro legami storici con il culto originario. Fin dalle prime pagine del testo, La via delle querce mette in chiaro, nella sua breve ma dettagliata ricostruzione storica, che non bisogna considerare il druidismo moderno come frutto di un'unica espressione culturale rimasta immutata nel corso dei secoli. Al contrario, esso ha avuto una storia molto travagliata, passando anche per l'oblio e, infine, per la necessità di ricostruire e reinventare alcuni aspetti andati perduti - così come si sostituiscono e si restaurano parti di statue o edifici andati in rovina.

Bisogna dunque distinguere tre forme di druidismo che, pur essendo collegate dal medesimo "lignaggio", non devono essere confuse tra loro.

La prima forma di druidismo è il druidismo storico, ossia il culto, pubblico e privato, praticato dalla casta sacerdotale delle popolazioni celtiche. Di esso ci restano pochissime testimonianze scritte e, come sostiene Ossian, gran parte di esse sono da ritenersi inaffidabili, in quanto tramandate dai "conquistatori", ossia autori Romani come Giulio Cesare, Plinio, Tacito etc. che, non essendo iniziati al culto druidico, non potevano comprenderne a pieno il significato e, soprattutto, tendevano a romanizzare le divinità e le cerimonie da loro descritte. A fronte delle scarne testimonianze scritte sono invece molteplici le testimonianze archeologiche come tombe, monumenti megalitici, incisioni, amuleti, talismani che, tuttavia, hanno il problema di essere "mute"; esse richiedono una minuziosa interpretazione che, per forza di cose, necessita di passare attraverso il filtro della cultura contemporanea e dell'analisi storica. Ultima, ma non meno importante, vi è una lunga tradizione di racconti orali, tramandati dalle fiabe, dal folklore, dai miti e anche dai cicli epici poi cristianizzati che, seppur nella loro continua metamorfosi e fusione culturale, hanno conservato storie antiche, risalenti alle epoche più remote del druidismo originario.

La seconda forma di druidismo è quella del druidismo moderno. Esso nasce nel 1700 ad opera di Jon Toland, prima, e di Iolo Morgannwg poi. Pur basandosi, in parte, sul druidismo storico, il druidismo moderno nasce sulla spinta delle organizzazioni segrete di stampo massonico e nazionalista tipiche del XVIII e del XIX secolo. Caratteristica del druidismo moderno è quella di inserirsi nel filone di riscoperta folklorica e nazionalista, di riprendere parte degli insegnamenti tramandati oralmente, di generazione in generazione, di cercare di ricostruire l'antico spirito celtico alla base di tali storie, senza però disdegnare né rinnegare il retroterra e la morale cristiana tipiche di quel periodo. Prendendo, ad esempio, il Barddas di Iolo, ritrovare un sincretismo tra la morale biblica e la poesia e le leggende di tradizione druidica. D'altronde, è sempre in quest'epoca che iniziano le prime scoperte o valorizzazioni archeologiche legate agli altari, alle tombe e ai cerchi megalitici di origine celtica ma che, al contempo, nella tradizione neodruidica vengono fuse con testi "bardici" dalla presunta antichità, ma in realtà creati ad hoc da autori e poeti di quel periodo.

Pur con le sue contraddizioni, il Druidismo settecentesco ha fatto da apripista al druidismo contemporaneo. L'avanzare degli studi storici, archeologici e antropologici ha permesso di penetrare più in profondità nel druidismo "originario", e la rinascita dell'interesse nei confronti della magia e delle pratiche sciamaniche del '900, oltre a rimuovere la patina cristianeggiante tipica del Druidismo settecentesco, ha ampliato la sfera "esperienziale" del druidismo originario collegato a un contatto diretto con le forze naturali. Così, come scrive Ossian, il druidismo contemporaneo è figlio di diverse forze: "Le pratiche religiose sono l'espressione di un condizionamento temporale tra ben precise e radicate tradizioni di magia cerimoniale e pratiche sciamaniche, che cercano di armonizzare l'essenza dell'uomo moderno con gli spiriti della natura per collocarlo e radicarlo con le energie del territorio che lui abita. Il movimento non è spirituale per una intesa più animista del termine ma diventa tale solo perché la pratica religiosa è incondizionatamente collegata con l'interazione e la conoscenza del mondo degli spiriti della natura e dei proprio antenati. Ecco che il moderno Druido diventa anche ecologista ed ambientalista, in quanto non solo cerca di preservare le tradizioni della propria patria, con gli studi della storia e della mitologia, ma anche preservando il proprio ambiente o meglio Madre Terra da un declino ecologico. Tutto ciò lo porta inevitabilmente ad un culto politeista verso archetipi e divinità collocate nell'antica tradizione celtica" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, p. 21-22).

Questo lavoro spirituale "esperienziale" viene portato avanti sia in solitaria sia in gruppo. Il Druidismo contemporaneo non possiede una gerarchia ma si organizza in gruppi o cerchi o "boschetti", ossia strutture circolari in cui vi è una trasmissione equanime e circolare della conoscenza. "Nel cerchio" scrive Ossian "si focalizza principalmente il collegamento dei membri con gli spiriti della natura e dei luoghi sacri, si organizzano e si celebrano le otto porte cosmiche delle festività stagionali dell'anno; si celebrano i consueti riti di passaggio della comunità" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, pp. 53-54). Questa è forse una delle principali differenze rispetto al druidismo originario, laddove il druida/sciamano possedeva un ruolo esclusivo e privilegiato, quasi elitario, pur essendo un punto di riferimento per l'intera società, mentre nel druidismo contemporaneo vi è l'idea di trasmissione e diffusione delle esperienze sciamaniche all'interno del cerchio, dove il lavoro interiore e individuale si accompagna sempre alla condivisione collettiva (mediante le festività e le cerimonie condivise). 

Sintetizzandone i valori del druidismo contemporaneo, Ossian elenca undici principi che non costituiscono "dogmi" o "comandamenti", bensì principi in perpetua metamorfosi ma che fungono da linee guida per un'esperienza religiosa aperta, che si manifesta in molteplice forme, così come le forze naturali. Questi undici principi sono: 

"1) La Natura è sacra e divina.

2) E' necessario il rispetto e l'amore per la natura.

3) La divinità è sia immanente (dentro di noi) che trascendente (esterna a noi).

4) La divinità può manifestarsi sia in forma maschile che femminile.

5) Non esiste nessuna forma di divinità che incarni il male assoluto.

6) Le divinità possono essere sia creatrici ma anche distruttrici.

7) L'etica e la morale devono essere basate sull'amore, la gioia, il rispetto per se stessi e il rispetto per il prossimo.

8) Rispetto e tolleranza per le differenze.

9) I bambini nascono puri senza nessun peso di peccato originale e neanche affiliazione a qualsiasi idea religiosa.

10) Lo spirito è immortale.

11) Il viaggio dell'anima nella vita prosegue, dopo la morte del corpo fisico, nei reami dell'altro mondo per poi ritornare con la reincarnazione".

(Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, p. 61)

Il ritratto che ne esce, dunque, è quello di una religione sciamanico/naturalista, in cui il contatto con la dimensione divina passa necessariamente attraverso la natura in tutte le sue manifestazioni e in tutta la sua potenza, senza però dimenticare né disdegnare il lato umano e sociale dell'esistenza terrena, alla ricerca di un bilanciamento in grado di creare una simbiosi tra l'uomo e la Terra e risanare la frattura creatasi tra mondo naturale e mondo umano - forse unico "peccato originale" di cui è colpevole la nostra specie.

Ed è su questo "peccato" che si concentra il ruolo principale del Druida nella società contemporanea. Lungi dall'essere una religione morta, legata a consuetudini e riti passati, il Druidismo contemporaneo cerca di opporsi alla progressiva devastazione del Tempio Sacro della Natura portata avanti dalla società industriale e consumistica.

"Oggi il Druida" scrive Ossian "è una persona che può servire per ristabilire un certo equilibrio tra l'uomo e la natura. Potrebbe anche essere definito un nuovo guardiano delle foreste, attento osservatore per un ripristino ecologico e difensore di quelle idee che servono a contrastare movimenti che non vogliono rispettare i valori umani ed animali. Il Druida è colui che cerca un nuovo contatto con i misteri della terra e rifiuta il caos urbano del sistema. E' colui che ricomincia a sporcarsi le mani con la terra, a osservare i segni che gli spiriti e gli Dei gli comunicano. Il Druida deve anche esaltare e curare l'artista interiore, giungere alla saggezza studiando la storia del passato e delle proprie radici [...] accetta la divinità insita nel mondo naturale e rifiuta che ci sia un unico potere creatore esterno allo stesso [...]. Riconosce una divinità maschile e femminile ed il rapporto senza confini tra la magia e la pratica religiosa" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, pp 82).

Un'utopia? Forse. Ma come insegna la storia della Riserva Naturale della Bessa, anche dopo la devastazione portata dalle miniere romane la Natura, e con essa gli Antichi Dèi, hanno ripreso il controllo sui domini a cui avevano, soltanto momentaneamente, abdicato.

Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2


Daniele Palmieri

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