Il Piemonte è un luogo denso di mistero, la cui antica tradizione esoterica risale alle prime popolazioni celtiche che si insediarono tra le valli e le montagne, lasciando tracce nei boschi, tra vette e colline, che ancora celano resti megalitici, tombe e incisioni rupestri antiche di millenni. Gran parte di questi luoghi non hanno il rilievo nazionale (e internazionale) che si meriterebbero, data la loro importanza storica e archeologica - ma forse è meglio così, poiché il loro segreto ne consente di preservarne il potere magico.
Tra questi luoghi, uno dei più misteriosi che mi è capitato di visitare è la Riserva naturale di Bessa, nei pressi di Biella
La via delle querce è un ottimo spaccato sulla cultura druidica, che permette di comprendere quali siano le sue origini e come esso si sia sviluppato nel passare dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri, per spiegare, infine, quale sia il significato di essere un druido nella società contemporanea, sfatando molti miti e stereotipi legati a questa forma di cultura.
Uno degli aspetti principali del testo è proprio quello di chiarificare alcune confusioni che si creano quando si parla di druidismo, soprattutto quelle inerenti alle pratiche moderne e ai loro legami storici con il culto originario. Fin dalle prime pagine del testo, La via delle querce mette in chiaro, nella sua breve ma dettagliata ricostruzione storica, che non bisogna considerare il druidismo moderno come frutto di un'unica espressione culturale rimasta immutata nel corso dei secoli. Al contrario, esso ha avuto una storia molto travagliata, passando anche per l'oblio e, infine, per la necessità di ricostruire e reinventare alcuni aspetti andati perduti - così come si sostituiscono e si restaurano parti di statue o edifici andati in rovina.
Bisogna dunque distinguere tre forme di druidismo che, pur essendo collegate dal medesimo "lignaggio", non devono essere confuse tra loro.
La prima forma di druidismo è il druidismo storico, ossia il culto, pubblico e privato, praticato dalla casta sacerdotale delle popolazioni celtiche. Di esso ci restano pochissime testimonianze scritte e, come sostiene Ossian, gran parte di esse sono da ritenersi inaffidabili, in quanto tramandate dai "conquistatori", ossia autori Romani come Giulio Cesare, Plinio, Tacito etc. che, non essendo iniziati al culto druidico, non potevano comprenderne a pieno il significato e, soprattutto, tendevano a romanizzare le divinità e le cerimonie da loro descritte. A fronte delle scarne testimonianze scritte sono invece molteplici le testimonianze archeologiche come tombe, monumenti megalitici, incisioni, amuleti, talismani che, tuttavia, hanno il problema di essere "mute"; esse richiedono una minuziosa interpretazione che, per forza di cose, necessita di passare attraverso il filtro della cultura contemporanea e dell'analisi storica. Ultima, ma non meno importante, vi è una lunga tradizione di racconti orali, tramandati dalle fiabe, dal folklore, dai miti e anche dai cicli epici poi cristianizzati che, seppur nella loro continua metamorfosi e fusione culturale, hanno conservato storie antiche, risalenti alle epoche più remote del druidismo originario.
La seconda forma di druidismo è quella del druidismo moderno. Esso nasce nel 1700 ad opera di Jon Toland, prima, e di Iolo Morgannwg poi. Pur basandosi, in parte, sul druidismo storico, il druidismo moderno nasce sulla spinta delle organizzazioni segrete di stampo massonico e nazionalista tipiche del XVIII e del XIX secolo. Caratteristica del druidismo moderno è quella di inserirsi nel filone di riscoperta folklorica e nazionalista, di riprendere parte degli insegnamenti tramandati oralmente, di generazione in generazione, di cercare di ricostruire l'antico spirito celtico alla base di tali storie, senza però disdegnare né rinnegare il retroterra e la morale cristiana tipiche di quel periodo. Prendendo, ad esempio, il Barddas di Iolo, ritrovare un sincretismo tra la morale biblica e la poesia e le leggende di tradizione druidica. D'altronde, è sempre in quest'epoca che iniziano le prime scoperte o valorizzazioni archeologiche legate agli altari, alle tombe e ai cerchi megalitici di origine celtica ma che, al contempo, nella tradizione neodruidica vengono fuse con testi "bardici" dalla presunta antichità, ma in realtà creati ad hoc da autori e poeti di quel periodo.
Pur con le sue contraddizioni, il Druidismo settecentesco ha fatto da apripista al druidismo contemporaneo. L'avanzare degli studi storici, archeologici e antropologici ha permesso di penetrare più in profondità nel druidismo "originario", e la rinascita dell'interesse nei confronti della magia e delle pratiche sciamaniche del '900, oltre a rimuovere la patina cristianeggiante tipica del Druidismo settecentesco, ha ampliato la sfera "esperienziale" del druidismo originario collegato a un contatto diretto con le forze naturali. Così, come scrive Ossian, il druidismo contemporaneo è figlio di diverse forze: "Le pratiche religiose sono l'espressione di un condizionamento temporale tra ben precise e radicate tradizioni di magia cerimoniale e pratiche sciamaniche, che cercano di armonizzare l'essenza dell'uomo moderno con gli spiriti della natura per collocarlo e radicarlo con le energie del territorio che lui abita. Il movimento non è spirituale per una intesa più animista del termine ma diventa tale solo perché la pratica religiosa è incondizionatamente collegata con l'interazione e la conoscenza del mondo degli spiriti della natura e dei proprio antenati. Ecco che il moderno Druido diventa anche ecologista ed ambientalista, in quanto non solo cerca di preservare le tradizioni della propria patria, con gli studi della storia e della mitologia, ma anche preservando il proprio ambiente o meglio Madre Terra da un declino ecologico. Tutto ciò lo porta inevitabilmente ad un culto politeista verso archetipi e divinità collocate nell'antica tradizione celtica" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, p. 21-22).
Questo lavoro spirituale "esperienziale" viene portato avanti sia in solitaria sia in gruppo. Il Druidismo contemporaneo non possiede una gerarchia ma si organizza in gruppi o cerchi o "boschetti", ossia strutture circolari in cui vi è una trasmissione equanime e circolare della conoscenza. "Nel cerchio" scrive Ossian "si focalizza principalmente il collegamento dei membri con gli spiriti della natura e dei luoghi sacri, si organizzano e si celebrano le otto porte cosmiche delle festività stagionali dell'anno; si celebrano i consueti riti di passaggio della comunità" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, pp. 53-54). Questa è forse una delle principali differenze rispetto al druidismo originario, laddove il druida/sciamano possedeva un ruolo esclusivo e privilegiato, quasi elitario, pur essendo un punto di riferimento per l'intera società, mentre nel druidismo contemporaneo vi è l'idea di trasmissione e diffusione delle esperienze sciamaniche all'interno del cerchio, dove il lavoro interiore e individuale si accompagna sempre alla condivisione collettiva (mediante le festività e le cerimonie condivise).
Sintetizzandone i valori del druidismo contemporaneo, Ossian elenca undici principi che non costituiscono "dogmi" o "comandamenti", bensì principi in perpetua metamorfosi ma che fungono da linee guida per un'esperienza religiosa aperta, che si manifesta in molteplice forme, così come le forze naturali. Questi undici principi sono:
"1) La Natura è sacra e divina.
2) E' necessario il rispetto e l'amore per la natura.
3) La divinità è sia immanente (dentro di noi) che trascendente (esterna a noi).
4) La divinità può manifestarsi sia in forma maschile che femminile.
5) Non esiste nessuna forma di divinità che incarni il male assoluto.
6) Le divinità possono essere sia creatrici ma anche distruttrici.
7) L'etica e la morale devono essere basate sull'amore, la gioia, il rispetto per se stessi e il rispetto per il prossimo.
8) Rispetto e tolleranza per le differenze.
9) I bambini nascono puri senza nessun peso di peccato originale e neanche affiliazione a qualsiasi idea religiosa.
10) Lo spirito è immortale.
11) Il viaggio dell'anima nella vita prosegue, dopo la morte del corpo fisico, nei reami dell'altro mondo per poi ritornare con la reincarnazione".
(Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, p. 61)
Il ritratto che ne esce, dunque, è quello di una religione sciamanico/naturalista, in cui il contatto con la dimensione divina passa necessariamente attraverso la natura in tutte le sue manifestazioni e in tutta la sua potenza, senza però dimenticare né disdegnare il lato umano e sociale dell'esistenza terrena, alla ricerca di un bilanciamento in grado di creare una simbiosi tra l'uomo e la Terra e risanare la frattura creatasi tra mondo naturale e mondo umano - forse unico "peccato originale" di cui è colpevole la nostra specie.
Ed è su questo "peccato" che si concentra il ruolo principale del Druida nella società contemporanea. Lungi dall'essere una religione morta, legata a consuetudini e riti passati, il Druidismo contemporaneo cerca di opporsi alla progressiva devastazione del Tempio Sacro della Natura portata avanti dalla società industriale e consumistica.
"Oggi il Druida" scrive Ossian "è una persona che può servire per ristabilire un certo equilibrio tra l'uomo e la natura. Potrebbe anche essere definito un nuovo guardiano delle foreste, attento osservatore per un ripristino ecologico e difensore di quelle idee che servono a contrastare movimenti che non vogliono rispettare i valori umani ed animali. Il Druida è colui che cerca un nuovo contatto con i misteri della terra e rifiuta il caos urbano del sistema. E' colui che ricomincia a sporcarsi le mani con la terra, a osservare i segni che gli spiriti e gli Dei gli comunicano. Il Druida deve anche esaltare e curare l'artista interiore, giungere alla saggezza studiando la storia del passato e delle proprie radici [...] accetta la divinità insita nel mondo naturale e rifiuta che ci sia un unico potere creatore esterno allo stesso [...]. Riconosce una divinità maschile e femminile ed il rapporto senza confini tra la magia e la pratica religiosa" (Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2, pp 82).
Un'utopia? Forse. Ma come insegna la storia della Riserva Naturale della Bessa, anche dopo la devastazione portata dalle miniere romane la Natura, e con essa gli Antichi Dèi, hanno ripreso il controllo sui domini a cui avevano, soltanto momentaneamente, abdicato.
Ossian d'Ambrosio, La via delle querce. Introduzione al druidismo moderno, Psiche 2
Daniele Palmieri
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