I dannati, Francesco e Bernardino Carminati |
Nella mitologia classica non solo la fine dei tempi è già stata scritta, ma essa è già avvenuta e si riproporrà nuovamente, nell'eterno dell'avvicendarsi delle ere cosmiche. Questa la visione di Esiodo, poi assimilata anche dalla filosofia di Aristotele per il quale la storia umana è un perpetuo rinascere dalle ceneri e dai detriti lasciati dai grandi cataclismi, in seguito ai quali i racconti dei pochi superstiti assurgono a mito.
Con l'avvento del cristianesimo nacque nell'uomo una nuova promessa: quella dell'Apocalisse finale. La Rivelazione (questo il significato letterale del termine Apocalisse) porrà fine al perpetuo ciclo di nascita e decadimento del cosmo e instaurerà il regno dei cieli, l'eterna età dell'oro. L'Apocalisse stessa conclude il lungo libro sacro in maniera circolare, restituendo all'uomo l'immagine dell'Albero della Vita perduto quando Adamo ed Eva scelsero l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male.
Il Medioevo visse fasi in cui la promessa dell'Apocalisse divenne una vera e propria ossessione. Alcune anime inquiete, come Rodolfo il Glabro, andavano alla perpetua ricerca di segni, simboli, sconvolgimenti politici e culturali, cataclismi e presagi che potessero suggerire la prossima fine dei giorni. Molte furono le sette "eretiche" la cui dottrina e il cui comportamento era interamente volto alla redenzione in vista del Giudizio Finale, che poteva verificarsi da un giorno all'altro, e anche all'interno della Dottrina Cattolica vi furono molteplici esegeti della Fine dei Tempi.
Uno dei compendi più chiari, sintetici ma allo stesso tempo poetici della fine dei giorni è contenuto nella Leggenda Aurea di Jacopo di Varazze.
Jacopo di Varazze, nato nel 1228, fu un frate predicatore dell'ordine di San Domenico e fu noto, già in vita, per la sua vasta erudizione, che lo porterà a scrivere una delle opere cardine dell'immaginario simbolico medievale: la Leggenda Aurea. Il testo è un lungo compendio di biografie di santi, dalla predicazione di Gesù ai suoi giorni, ma lungi dall'essere una sterile opera storica o una mera raccolta di agiografie, la Leggenda Aurea è un vero e proprio crogiuolo di miti e leggende, in cui il messaggio cristiano si fonde al vivo, dinamico e immaginifico folklore dell'Europa Medievale. Angeli, Demoni, Spiriti, Draghi, viaggi, mostri, santi, peccatori, mercanti e predicatori, apparizioni misteriose, miracoli - il mondo di Jacopo di Varazze fonde tutti questi elementi creando un universo simbolico dalla simbologia fiabesca e dalla profondità archetipica.
L'opera si apre con una lunga introduzione, in cui viene compendiata la concezione del tempo secondo la dottrina cristiana. Essa solo in apparenza può apparire slegata dalle successive biografie; difatti, tutti i fenomeni fiabeschi, sacri e miracolosi citati in precedenza non possono che manifestarsi se non all'interno di uno spazio e di un tempo aperti alla dimensione simbolica delle immagini e delle visioni interiori, in cui ciò che conta non è l'esperienza quotidiana, razionale e logica della vita, ma come gli eventi materiali vengono trasfigurati dall'inconscio in simboli, segni, presagi.
In questa dimensione sacra, il tempo è scandito non dalle lancette dell'orologio, ma dalle fasi cosmiche vissute dall'anima dell'uomo.
"Tutta la storia dell'umanità" scrive l'autore "si divide in quattro epoche: il tempo dell'errore, il tempo del rinnovamento, il tempo della riconciliazione e il tempo del pellegrinaggio" (Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, p. 1).
Il tempo dell'errore va dalla creazione di Adamo alla nascita di Mosé e coincide con la Pasqua, ed è legato al primigenio peccato di Adamo, per colpa del quale l'uomo perso il contatto con il divino, cadendo dalla dimensione sacra al tempo profano.
Il tempo del rinnovamento comprende le epoche tra Mosé e la nascita di Cristo e rappresenta il primo tentativo, da parte dell'uomo, di recuperare il tempo divino.
Il tempo della riconciliazione è l'epoca cosmica inaugurata dal messaggio di Cristo, in cui Dio si è reincarnato sulla terra acquisendo e morendo in un corpo mortale affinché l'uomo potesse rinnovarsi e recuperare il corpo immortale.
Il tempo del pellegrinaggio è l'epoca presente, ancora in corso, "nella quale siamo sempre come pellegrini in battaglia: la Chiesa rappresenta questo periodo dall'ottava di Pentecoste fino all'avvento per cui si leggono i libri dei Re e i Maccabei nei quali risuona il rumore di molteplici lotte a significazione delle nostre battaglie spirituali" (Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, p. 2).
Il medesimo ciclo cosmico si riflette in tutte le manifestazioni dello scorrere del tempo "Secondo le stagioni, come l'inverno corrisponde al primo periodo, la primavera corrisponde al secondo, l'estate al terzo, l'autunno al quarto. Poi, secondo le quattro parti del giorno come la notte corrisponde al primo periodo, la mattina corrisponde al secondo, il mezzogiorno al terzo, il vespro al quarto [...]. Seguendo l'ordine liturgico prima trattiamo le festività celebrate nel tempo del rinnovamento; poi quelle che si trovano nel tempro compreso fra la nascita di nostro Signore e la Settuagesima; seguono le solennità che sono celebrate nel tempo dell'errore, quelle del tempo della riconciliazione, quelle nel tempo del pellegrinaggio" (Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, p. 2).
A compimento dei tempi giungerà l'ultima rivelazione di Cristo, che riconsegnerà all'uomo la vita eterna, portando fine al suo perpetuo pellegrinaggio iniziato dalla cacciata dal Giardino dell'Eden e, da allora, mai fermatosi.
Trattandosi di uno sconvolgimento cosmico, la fine dei tempi non avverrà nel silenzio ma si verificheranno grandi sconvolgimenti sociali, materiali, simbolici. Nella Leggenda Aurea, Jacopo di Varazze elenca quali sono i fatti che si verificheranno durante questo secondo avvento.
I primi segni che lo anticiperanno saranno "segni terribili", grandi sconvolgimenti che ribalteranno ogni ordine costituito, sia materiale sia spirituale, che Jacopo di Varazze descrive con parole degne dell'orrore cosmico lovecraftiano: "Nel primo giorno il mare si alzerà a quaranta cubiti sopra l'altezza dei monti ergendosi sulla sua superficie come un muro. Nel secondo discenderà tanto che a pena lo si potrà vedere. Il terzo giorno le belve marine apparendo sui flutti alzeranno ruggiti fino al cielo: solo Dio comprenderà il loro ruggito. Nel quarto giorno il mare arderà. Nel quinto gli alberi e le erbe stilleranno una rugiada di sangue. In questo stesso quinto giorno [...] gli uccelli del cielo si riuniranno nei campi ed ogni essere vivente non gusterà né cibo né bevanda ma aspetterà atterrito l'avvento del Giudice. Nel sesto giorno gli edifici crolleranno. In questo stesso sesto giorno si dice che fiumi di fuoco sorgeranno da occidente dilagando nel firmamento fino a oriente. Nel settimo giorno tutte le pietre si spaccheranno in quattro parti ed ogni parte cozzerà contro l'altra e l'uomo non conoscerà il rumore che esse produrranno, ma soltanto Dio. Nell'ottavo giorno un terremoto scuoterà tutte le terre e sarà così forte che gli uomini e gli animali cadranno a terra. Nel nono giorno la terra diverrà una sterminata pianura perché monti e colline si disferanno in polvere. Nel decimo giorno gli uomini usciranno fuori dalle caverne ed erreranno pazzi e muti. Nell'undicesimo giorno risorgeranno le ossa dei morti e staranno sopra ai sepolcri. I sepolcri si apriranno dall'alba al tramonto del sole perché tutti i morti possano uscire. Nel dodicesimo giorno cadranno le stelle. Nel tredicesimo giorno i viventi morranno per risorgere coi morti. Nel quattordicesimo arderanno il cielo e la terra. Nel quindicesimo ci sarà un nuovo cielo e una nuova terra e tutti risorgeranno" (Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, pp. 6-7).
Durante questi sconvolgimento, l'Anticristo errerà per il mondo elargendo doni fallaci, soggiogando le genti ora con il terrore ora con false promesse, tentando di mietere il maggior numero di anime possibili prima che si instauri il regno dei cieli. Poi avverrà il Giudizio Universale, inaugurato quando un Giudice scenderà nella valle di Josafat suddividendo buoni e malvagi rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra. "Egli apparirà altissimo onde tutti lo possano vedere" (Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, p. 7).
A questo punto, per opera del Giudice, inizierà la scrematura delle anime, in un terrificante processo cosmico in cui ogni uomo dovrà rendere partecipe tutta l'umanità tanto di pregi e difetti, virtù e vizi, peccati e buone azioni. Non ci sarà possibilità di fuggire, né di ritrattare quanto detto o fatto e le due schiere di buoni e malvagi verranno a loro volta suddivise in due gruppi, riflesso delle loro colpe e del loro grado di santità. I più malvagi verranno giudicati e condannati, mentre a coloro che si saranno macchiati di peccati relativamente minori verrà evitato il giudizio, ma saranno comunque destinati alla morte eterna. Similmente, i buoni verranno suddivisi in persone oneste che, tuttavia, macchiatesi di qualche peccato, verranno giudicate salvo poi essere ammesse alla gloria eterna, e santi dall'anima illibata, che nascosti da tutti assisteranno al processo senza essere giudicati. Tra gli accusatori presenzieranno il Demonio che, essendo il principe dei tentatori, conosce tutte le colpe che abbiamo commesso e, dopo averci lusingati, commetterà l'ultimo, grande, tradimento; il Peccato, personificazione mostruosa che confermerà le opere delittuose che commettemmo; infine, il Mondo Intero, che si ribellerà come un'immensa forza sovrumana, poiché ogni offesa verrà assimilata dal Giudice a un delitto contro l'Universo.
"Vi sarà poi un testimonio infallibile" scrive Jacopo di Varazze, "anzi tre testimoni deporranno contro di noi. [...] Dio stesso, la coscienza e l'angelo a cui siamo stati affidati"(Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, p. 10).
Terminato il Giudizio, i reprobi sciameranno confusionari come locuste; in alto a loro si staglierà il Giudice adirato, in basso a loro l'orrore del baratro eterno in cui un numero infinito di demoni li trascinerà. Infine, verrà emessa l'irrevocabile sentenza che avverrà in un battere di ciglio, data la certezza delle colpe commesse. E sulle ceneri del Vecchio Mondo, abbattuto il divenire del tempo, obliate le colpe e i peccati, si staglieranno le fronde fiammanti dell'Albero della Vita.
Andando al di là del significato dogmatico e letterale della visione di Jacopo di Varazze, considerando la ricorrenza nel numero quattro anche nella suddivisione dei dannati, possiamo rileggere la visione e i terrori dell'Apocalisse come il fuoco purificante che, attraverso la paura, trasmuta alchemicamente l'anima umana, scindendola anzitutto in due parti: anima negativa e anima positiva, e poi attuando un secondo lavoro di raffinatura che, dividendo gli elementi meno nobili da quelli più nobili, dà lustro, risalto e, infine, nuova vita all'unica componente animica degna di essere salvata, ossia l'invisibile anima dorata, luminosa come la luce spirituale di Dio e degli Angeli. Condensato tale oro puro, tutto il resto non può che essere destinato all'oblio. E le immagini mostruose, terrificanti, quasi crudeli che la simbologia dell'Apocalisse mette di fronte agli occhi dei fedeli sono fondamentali affinché l'anima, turbata fino alle sue regioni più profonde, possa mettere in atto tale lavoro spirituale.
Spauracchio per i fedeli incolti, crogiuolo di simboli per gli studiosi dell'inconscio, indipendentemente dalla fede e dalle letture che ognuno può trarne bisogna riconoscere a Jacopo di Varazze la capacità di dipingere, con le sue parole tanto semplici quanto vivide, gli sconvolgimenti e il timor panico vissuto dall'anima di fronte al collasso del mondo. Andando al di là del significato dogmatico e letterale della visione di Jacopo di Varazze, considerando la ricorrenza nel numero quattro anche nella suddivisione dei dannati, possiamo rileggere la visione e i terrori dell'Apocalisse come il fuoco purificante che, attraverso la paura, trasmuta alchemicamente l'anima umana, scindendola anzitutto in due parti: anima negativa e anima positiva, e poi attuando un secondo lavoro di raffinatura che, dividendo gli elementi meno nobili da quelli più nobili, dà lustro, risalto e, infine, nuova vita all'unica componente animica degna di essere salvata, ossia l'invisibile anima dorata, luminosa come la luce spirituale di Dio e degli Angeli. Condensato tale oro puro, tutto il resto non può che essere destinato all'oblio. E le immagini mostruose, terrificanti, quasi crudeli che la simbologia dell'Apocalisse mette di fronte agli occhi dei fedeli sono fondamentali affinché l'anima, turbata fino alle sue regioni più profonde, possa mettere in atto tale lavoro spirituale.
Jacopo di Varazze, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina
Daniele Palmieri
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