L'uomo possiede fonti di energia latenti, che ignora di possedere, poiché spesso si sprigionano solo in condizioni estreme, quando crede di aver esaurito le proprie riserve.
William James, psicologo americano vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, coniò l'espressione "secondo vento" per riferirsi a tale misterioso fenomeno, a cui dedicò una serie di studi che confluirono in una breve conferenza intitolata: Le energie dell'uomo. Questo scritto è stato per molto tempo introvabile in Italia, ma è ora tornato disponibile in una nuova edizione che comprende sia il testo di James, da me tradotto, sia un mio breve saggio che ne sviluppa le prospettive, intitolato: I poteri latenti dell'anima.
Tornando al testo di James, Le energie dell'uomo è un breve ma intenso saggio che si focalizza sul fenomeno del cosiddetto "secondo vento"; il risveglio di energie latenti che, come anticipato, si manifesta proprio quando crediamo di aver esaurito tutte le forze.
Pur non definendo mai con precisione i termini "secondo vento" e "energia", James ne descrive la natura con un paragone tratto dal mondo scientifico, che rende bene l'idea delle forze in gioco. Nel mondo dell'alimentazione, si parla di "equilibrio nutritivo" quando la quantità di calorie quotidiane ingerita è uguale a quella delle calorie consumate; come si altera questo equilibrio? Semplice, variando la quantità o di calorie ingerite o di calorie consumate. Nel primo caso, si ha un aumento di peso, nel secondo una diminuzione. Tuttavia, sia l'aumento di peso sia la diminuzione hanno una soglia che non viene superata se il numero di calorie ingerite "in più" o "in meno" rimane costante.
A un certo punto, il fisico si adatta a tale condizione e raggiunge un nuovo equilibrio nutritivo; non si sale né si scende di peso, si rimane costanti. Lo stesso dicasi della quantità di "energia vitale" che scorre nel nostro corpo; a tutti sarà capitato di oscillare tra la fiacchezza e la piena vitalità, oppure di trovarsi in una situazione mediana tra le due. Giorni in cui sentiamo di poter conquistare il mondo e altri in cui, invece, riusciamo a fatica ad alzarci dal letto. Come nel caso della nutrizione, si può qui parlare di "equilibrio energetico"; ciascuno di noi possiede un budget di energia giornaliero, che subisce alti e bassi, che viene rifocillato dal riposo e che ci consente di compiere una certa quantità di sforzi intellettuali e fisici. Ma cosa succede se iniziamo a sbilanciare tale equilibrio energetico e, come con l'equilibrio nutritivo, lo sottoponiamo a sforzi che vanno al di là dell'ordinario, diminuendo e incrementando la nostra energia?
Anche nel caso dell'equilibrio energetico, dopo un preliminare periodo di adattamento, il fisico è in grado di raggiungere un nuovo equilibrio che prescinde dalla quantità di sforzo compiuto. Così come il corpo non aumenta né diminuisce di peso una volta abituatosi al nuovo ammontare di calorie ingerite, allo stesso modo non si sente più stanco o affaticato quando si è abituato al nuovo ammontare di sforzo, quasi fosse stato in grado di compiere un "salto energetico".
Si pensi all'attività sportiva, come una semplice corsa; quando si ricomincia a correre dopo molto tempo, bastano dieci minuti per sentirsi a terra e svuotati di ogni energia. Ma, con il tempo e l'allenamento, presto quei dieci minuti diventano di routine ed è possibile terminare la corsa senza sentirsi spossati. In tal caso, è avvenuto un vero e proprio "salto energetico"; il corpo ha raggiunto un nuovo equilibrio ed è in grado di sostenere lo sforzo senza problemi. Iil meccanismo è il medesimo per qualsiasi forma di fatica, sia essa fisica o mentale.
A partire da questi presupposti, le domande di James sono: come è possibile incrementare il nostro budget energetico giornaliero in modo da dare il meglio senza sentirsi affaticati e spossati? E, soprattutto, fino a che punto possiamo spingere lo sforzo?
Per quanto riguarda la prima domanda, il segreto risiede nel superare l'ostacolo della fatica. Un meccanismo fisiologico ci porta a fermarci non appena si manifestano i primi sentori della fatica; nel caso della corsa, ad esempio, sono il fiatone, il dolore alla milza, il male alle gambe che subito ci suggeriscono che siamo arrivati al nostro punto limite e, appena insorgono, siamo portati a fermarci. Tuttavia, dice James, è proprio superando tale ostacolo che si accede al livello energetico successivo; se, giunti al decimo minuto di corsa, siamo in grado di resistere fino al tredicesimo, nella corsa successiva saremo in grado di arrivare, quasi senza problemi, al quindicesimo, proprio perché il nostro fisico inizia ad adattarsi allo sforzo e a produrre le energie necessarie per superare l'ostacolo della fatica.
Per quanto riguarda la seconda domanda, fulcro della conferenza di James, un fenomeno del tutto peculiare si verifica quando portiamo all'estremo limite la resistenza al dolore della fatica. Cosa succede se, anziché prolungare la corsa di due minuti, tentiamo di prolungarla di un'ora, o anche di due?
Inizialmente si precipiterà verso un "baratro" di esaurimento energetico; il dolore e la fatica sembreranno sempre più grandi e insostenibili. Tuttavia, proprio quando ci si sente giunti al capolinea energetico, ecco che si manifesta un fenomeno peculiare: da morti, rinasciamo, colmati di nuova energia, quasi il fisico e la mente avessero attinto a energie nascoste, latenti nell'animo umano, preservate proprio per le situazioni limite.
Un fenomeno misterioso, ma tangibile e concreto, che affonda le sue radici nel nostro passato biologico, nella lotta per la sopravvivenza che siamo stati costretti ad affrontare per migliaia di anni.
Si tratta delle medesime forze ataviche di cui parla Ossendowski in Bestie, Uomini, Dèi nel racconto della sua sopravvivenza tra i boschi. Forze primordiali di cui nella vita quotidiana odierna non abbiamo bisogno, e che rimangono dunque nascoste in una sede sotterranea di cui ignoriamo l'esistenza, ma che si sprigionano nelle situazioni limite proprio perché tali situazioni sono il loro "momento"; situazioni in cui si lotta tra la vita e la morte, ed è dunque fondamentale per il nostro corpo e la nostra mente essere al pieno delle loro facoltà e delle loro energie.
Ed è per questo che oltre al "secondo vento", dice James, potrebbero esisterne anche un terzo e un quarto, livelli energetici sempre più profondi che risvegliano facoltà latenti. Seppure non sia possibile attingere ogni giorno a queste forze, ciò non toglie che, nella vita ordinaria, non viviamo al massimo delle nostre facoltà e possiamo educare il nostro corpo e la nostra mente ad andare oltre i limiti ordinari che noi stessi ci imponiamo.
"Certamente ci sono dei limiti" dice James, "gli alberi non crescono fino al cielo. Ma rimane il fatto che l'uomo possiede un ammontare di risorse che soltanto pochi, eccezionali, individui sono in grado di sfruttare fino all'estremo. Ma questi stessi individui, sforzando le loro energie fino all'estremo limite, nella maggior parte dei casi tengono il passo giorno dopo giorno [...] la loro velocità più alta di energizzazione non li debilita; l'organismo si equilibra da sé e come il tasso di fatica aumenta, aumenta corrispettivamente il tasso di recupero" (William James, Le energie dell'uomo, a cura di Daniele Palmieri, Youcanprint, p. 9).
La cosa interessante, sottolinea James, è che il tempo di recupero delle persone in grado di vivere al tasso più elevato di energie non è diverso da quello di coloro che vivono, invece, a un livello inferiore rispetto a quello delle proprie possibilità. Tanto all'uomo più ozioso quanto a quello più attivo bastano otto ore di sonno giornaliero per riprendere le proprie forze, con la differenza che il primo, durante la giornata,avrà un tasso energetico decisamente inferiore rispetto a quello del secondo, e sarà dunque molto meno attivo e produttivo e, probabilmente, arriverà più stanco a fine giornata.
Come è possibile tenere questo ritmo di passo più veloce? Partendo da un'analisi empirica, James porta diversi esempi concreti tratti dai campi più disparati; le esperienze limite di un generale in battaglia, l'energia data dai giuramenti rispettati, la forza mentale che è possibile conquistare con le pratiche di meditazione, la resistenza incrollabile data dalla fede, che permise a molti uomini di resistere alle torture e al martirio. In ogni caso citato, il fulcro risiede in un punto di contatto psicofisico tra il corpo e la mente: sembra che per attingere alle energie latenti del secondo vento si debba raggiungere un punto limite di sforzo e fatica, ma mantenendo sempre attenta e costante la concentrazione, fino a far scattare una scintilla che ci infervora e ci fa rivivere. Ruolo fondamentale è giocato dall'ideale; sia il soldato in battaglia, sia il fedele religioso, sia l'adepto allo yoga, sia l'uomo che ha compiuto un giuramento e che è deciso fino all'ultimo di rispettarlo, tutti coloro sono spinti da un ideale astratto, mentale, che tuttavia è in grado avere una grande influenza sul corpo e che permette di accedere al pozzo delle energie primordiali e latenti.
La domanda: fin dove possiamo spingerci nello sviluppo delle nostre energie? Rimane, per James, insoluta; è chiaro, tuttavia, a fronte delle diverse esperienze citate in precedenza, che le strade percorribili sono molteplici.
"Abbiamo bisogno di una topografia dei limiti del potere umano" scrive a conclusione del testo, "simile alle carte che gli oculisti usano nel campo della visione umana. Abbiamo bisogno, inoltre, di uno studio dei diversi tipi d'uomo in riferimento alle differenti vie attraverso le quali le loro riserve di energie possano essere attinte o perdute" (William James, Le energie dell'uomo, a cura di Daniele Palmieri, Youcanprint, p. 50).
E sono proprio queste strade che analizzo ne I poteri latenti dell'anima, in cui cerco di sviluppare i presupposti teorici ed empirici dell'opera di James e che trovate nella nuova edizione del testo, disponibile su IBS e su tutti gli store online:https://www.ibs.it/energie-dell-uomo-poteri-latenti-libro-vari/e/9788827837801 oppure scrivendomi all'indirizzo: nerodinchiostro94@gmail.com
William James, Le energie dell'uomo - Daniele Palmieri, I poteri latenti dell'anima, Youcanprint
Daniele Palmieri
"secondo vento" bella anche come definizione. Nello sport e nella vita a livello fisico spesso mi è capitato di provare questo surplus di energia, a livello mentale posso lavorare per 30 ore di fila senza dormire e confermo che con una bella dormita si torna come nuovi. Sarebbe bello capire a livello intellettuale come sviluppare una maggiore forza per aumentare apprendimento ed intelligenza. D.donaggio@gmail.com
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