Dopo l'ultimo articolo su come scegliere il primo mazzo di Tarocchi, passiamo ora alla pratica per capire come usare il proprio mazzo di carte. Affronteremo la questione a partire da una delle pubblicazioni che ho citato nel precedente scritto: Il segreto dei Tarocchi di Andrea Pellegrino, edito da Libraio Editore, la nuova iniziativa editoriale della Libreria Esoterica di Milano.
Sono molti i testi sui tarocchi in circolazione, ma sono pochi i manuali completi, sotto ogni punto di vista, come Il segreto dei Tarocchi.
Il testo offre una sintetica ma completa introduzione storica, un'ottima panoramica sui diversi esoteristi che studiarono il simbolismo delle carte, descrive i principali mazzi in circolazione e si addentra, nel dettaglio, nella descrizione del significato dei singoli Arcani Maggiori e degli Arcani Minori, offrendo inoltre un'ampia rosa dei metodi di lettura adottati dalle principali scuole esoteriche. Ultimo, ma non meno importante, Il segreto dei Tarocchi è corredato da magnifiche illustrazioni a colori, sia degli arcani maggiori dei diversi mazzi descritti ma, soprattutto, delle rarissime lamine della prima edizione dei tarocchi di Wirth. Un particolare di grande importanza per gli studiosi, poiché nessun altro testo in circolazione riporta le figure e i colori originali del mazzo di Wirth, e anche i mazzi in commercio, come quello delle Edizioni Mediterranee, presenta alcune variazioni nella colorazione, che Wirth invece studiò con particolare cura.
Addentrandoci nella lettura delle carte, come avevo anticipato nell'articolo precedente, ci sono due approcci alla lettura: quello della cartomanzia e quello della tarologia.
La differenza è ben espressa da Andrea Pellegrino:
"Jung studiò i Tarocchi alla luce della psicoanalisi, concentrandosi sugli archetipi e sul concetto di sincronicità che, secondo il suo pensiero, sarebbe alla base della lettura delle carte, spiegando il motivo per cui il consultante sceglie inconsapevolmente un arcano piuttosto che un altro; il mazzo fu così spogliato della sua aurea di mistero e divinazione che gli occultisti di metà ottocento avevano attribuito ad alimentare, per divenire oggetto di indagine psicologica, strumento di introspezione e autoconoscenza. Da qui il passaggio dalla cartomanzia (tecnica divinatoria) alla tarologia (tecnica di analisi) [...]. La finalità è quella di consigliare, indagare l'origine di un problema e le possibili soluzioni, descrivere la personalità del consultante e capirne potenzialità e lacune" (Andrea Pellegrino, Il segreto dei Tarocchi, Libraio Editore, pp. 40-41).
Andrea Pellegrino propende per la cartomanzia, poiché, secondo le sue parole:
"Il principale rischio della tarologia [...] è quelli di creare dei professionisti da strapazzo che, creando un connubio tra psicologia spicciola, life coaching e simbologia, dispensando consigli che sarebbero facilmente deducibili anche senza l'utilizzo delle carte. [...] Come potrebbe essere possibile valutare la bravura di un tarologo? Per un cartomante è semplice: se la divinazione si avvera, vuol dire che ha fatto una buona lettura; ma per il tarologo, che metro di giudizio adottare?" (Andrea Pellegrino, Il segreto dei Tarocchi, Libraio Editore, p. 41)
Personalmente, ritengo interessanti entrambi i metodi di lettura, e penso che le immagini degli arcani siano in grado di riflettere le immagini archetipiche comuni, latenti nell'inconscio collettivo, e che proprio questa antica origine sia alla base tanto della tarologia quanto della cartomanzia. Nel primo caso, poiché gli Arcani sono in grado di legarsi immediatamente con il nostro inconscio, divenendo così uno specchio della nostra interiorità; nel secondo perché, sempre riflettendo ciò che noi siamo, sono in grado di prevedere anche ciò che saremo, giacché il nostro destino è sempre il risultato delle nostre scelte e di ciò che siamo in grado di vedere.
In questo articolo, tuttavia, affronteremo solo la lettura cartomantica, su cui si focalizza l'autore.
Passando dunque alla lettura, partiamo dalle basi. Il mazzo è tra le nostre mani. Lo abbiamo acquistato o ci è stato regalato, ma è davvero nostro? Prima di usarlo, bisogna entrare in sintonia con esso, creare un legame. Andrea Pellegrino suggerisce un rituale tradizionale per consacrarlo e instaurare, dunque, un legame magico tra carte e cartomante, che consiste nel passare "ogni singola carta sul fumo dell'incenso [...] lasciandole tutte alla luce lunare durante la fase crescente, all'interno di un cerchio di sale" (Andrea Pellegrino, Il segreto dei Tarocchi, Libraio Editore, p. 179).
Non si tratta di semplice superstizione, ma di creare un legame psichico con il proprio mazzo attraverso il rito. Il rito, infatti, è una propensione psichica all'esistenza in grado di consacrare, ossia di rendere sacre, le cose.
Personalmente, consiglio anche di trovare una nuova custodia per il proprio mazzo, che abbia per noi un certo significato, e soprattutto di portare le carte sempre con sé, di scorrerle e guardarle quando se ne ha l'occasione, per instaurare con esse un rapporto diretto, vissuto, intimo.
Passiamo ora al luogo di lettura. Pellegrino consiglia una stanza tranquilla, su un semplice tavolo senza troppi ornamenti, che favorisca la concentrazione ma anche la distensione; non devono aleggiare energie negative che influenzino l'umore del consultante e ciò che conta, in fondo, è la predisposizione mentale tanto del cartomante quanto del consultante. Per esperienza personale, nell'ultimo viaggio che ho fatto ho trovato molto proficuo leggere le carte sul momento, in base alla situazione in cui mi trovavo, quasi le carte fossero in grado di sincronizzarsi spontaneamente con gli eventi che stavano accadendo attorno.
Si proceda poi mischiando il mazzo; si tratta di un'operazione delicata, che influenza il metodo di lettura. Si deve scegliere, infatti, tra due correnti di pensiero: quella dei cartomanti che leggono solo il "dritto", e quella dei cartomanti che variano il significato delle carte in base al "dritto" e al "rovescio". Nel secondo caso, occorre dividere il mazzo in due parti e ruotarne una delle due. Le carte che usciranno al rovescio avranno un significato opposto a quello consueto.
Pellegrino consiglia quest'ultimo metodo di lettura, soprattutto se si è ancora inesperti, ma con il tempo si sarà in grado di comprendere se una carta ha influenza positiva o negativa anche senza ricorrere a tale espediente.
Mischiate le carte, si procede ora alla lettura.
Come anticipato, esistono molti sistemi di lettura; mi focalizzerò qui sui due più semplici, descritti nel libro di Pellegrino, che personalmente adotto (con alcune variazioni) per la loro immediatezza e facilità di lettura.
Il primo metodo è quello della Linea del tempo (p. 183): si dispongano le carte di fronte al consultante, lo si inviti a sceglierne tre ponendo la domanda e le si disponga da sinistra verso destra. La prima rappresenta il passato, la seconda il presente e la terza il futuro. Se, ad esempio, le carte agli estremi suggeriscono la possibilità di un ulteriore sviluppo, si peschino altre carte a completare la stesa, per comprendere dove si protrarrà il futuro e da dove, invece, proveniva l'evento passato.
Il secondo metodo è quello della croce celtica (p. 182): mischiate le carte e posta la domanda, si faccia scegliere le carte al consultante. La prima, da porre in mezzo, rappresenta la situazione di base; la seconda, da porre in mezzo ma in direzione perpendicolare, rappresenta le influenze che ostacolo o favoriscono la situazione; la terza, da porre in alto, rappresenta i pensieri consci sulla situazione; la quarta, da porre in basso, rappresenta i pensieri inconsci; la quinta, da porre a sinistra rispetto alla carta centrale, rappresenta gli influssi passati o ciò che sta per terminare; la sesta, a destra rispetto alla carta centrale, gli influssi futuri o ciò che sta per accadere. A destra della croce, a partire dal basso e andando verso l'alto, in colonna: la settima carta, il proprio atteggiamento; l'ottava, l'energia con cui si fa incontro il mondo esterno; la nona, le speranze e i timori; la decima, il risultato chiave.
Oltre a questi due metodi di lettura presenti nel libro, ne suggerisco un altro, che ho sperimentato personalmente e che definisco lettura libera: si ponga la domanda e si peschi una carta. Si cerchi di comprendere se la carta sia stata in grado di darci una risposta secca sulla domanda; altrimenti, si ponga un altra domanda o, senza chiedere nulla, si peschi un'altra carta per approfondire il responso e si cerchi di comprendere come la seconda carta interagisca con la prima. Si proceda pescando quante carte si ritengono necessarie, fino a quando non si avrà una visione generale del futuro, ricordandosi di interpretare le carte non singolarmente, ma in base alle loro interazioni.
Capire il significato delle carte risultare difficile, spesso anche con l'ausilio di un testo che descrive il significato degli Arcani. Consiglio, in principio, di esercitarsi soltanto con gli Arcani Maggiori, per la loro ricchezza simbolica e immediatezza di lettura. Nonostante la ricchezza simbolica, molto spesso è difficile trovare un significato che rappresenti la nostra situazione; questo perché, per leggere i tarocchi, occorre esercitare l'anima immaginativa e non limitarsi, esclusivamente, ai significati letti nel foglietto illustrativo all'interno del mazzo. Come suggerisce anche Andrea Pellegrino, bisogna riconoscere nelle carte la nostra situazione analizzando ogni singolo dettaglio delle carte pescate: rappresentano persone o eventi? sono di più quelle di sesso maschile o femminile? verso dove sono rivolti gli sguardi degli arcani? alcuni di essi si guardano tra loro, guardano nella direzione opposta oppure nella medesima direzione? quali sono i colori più ricorrenti? quali gli elementi preponderanti? cosa può rappresentare, metaforicamente, questa carta all'interno della mia vita? quale dettaglio di tale arcano può descrivere una persona che conosco, un evento che mi può capitare, un aspetto della mia interiorità, una scelta di vita? Bisogna lavorare con la fantasia, trovare le connessioni nascoste tra i simboli degli Arcani e la nostra vita, guardare al di là del semplice significato letterale e, soprattutto, interpretare le carte non singolarmente, ma in base alle loro interazioni.
Per questo prediligo il metodo da me adottato, quello che definisco di "lettura libera", poiché permette di non inquadrare la stesa in determinati canoni, ma consente alle carte di esprimere liberamente la loro storia, di muoversi in sincronia come ingranaggi.
Per concludere, oltre a suggerire la lettura del testo di Pellegrino, ottimo per introdursi al mondo dei Tarocchi, lascio spazio alla vocina razionale che ci domanda: come possono le carte predire il futuro?
Rispondo con le parole di Andra Pellegrino; ciò che le carte predicono, egli sostiene, non è un futuro ineluttabile, ma una direzione verso la quale stiamo andando e che è ancora in nostro potere cambiare.
"Al pari delle stelle" dice l'autore, "le carte indicano ma non determinano: dialogare con loro significa, allora, prendere atto dei precondizionamenti del destino, accettarli ma impegnarsi al tempo stesso a piegarli alla propria volontà, per quanto ci sia possibile. [...] queste carte si possono considerare un vero e proprio input all'immaginazione, concezione più semplice e vasta realizzata dal genio umano" (Andrea Pellegrino, Il segreto dei Tarocchi, Libraio Editore, P. 10).
Il segreto dei Tarocchi, Andrea Pellegrino, Libraio Editore.
Daniele Palmieri
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