Aldo Manuzio, dotto umanista del XVI secolo, fu autore di una grande e silenziosa rivoluzione, che cambierà per sempre, nei secoli a seguire, l'assetto culturale di gran parte dell'Europa, e di cui ancora oggi siamo gli eredi. Pochi sanno, infatti, che proprio Aldo Manuzio fu l'inventore dell'editoria così come la conosciamo al giorno d'oggi, perlomeno nei suoi pilastri principali.
Nato a Bassiano sulla metà del XV secolo, la rivoluzione culturale di Aldo Manuzio avvenne a partire dal 1490, intorno ai suoi quarant'anni di vita, quando si trasferì a Venezia per intraprendere la sua nuova attività.
Venezia era, all'epoca, una delle città Europee più fiorenti dal punto di vista della cultura e, soprattutto, la stampa di opere letterarie. A Venezia infatti risiedevano le principali stamperie d'Europa, come quella di Nicholas Jenson.
Qui Aldo Manuzio dà avvio alla sua grandiosa rivoluzione, che silenziosamente ha contribuito al diffondersi della cultura in tutta Europa.
Circondato di collaboratori, tra traduttori, correttori di bozze, stampatori, critici letterari, scrittori e filologi, nonché di una sempre più ramificata rete di distribuzione anche anche al di fuori dell'Italia, Aldo Manuzio inventa la prima "casa editrice" nel senso contemporaneo del termine.
Le edizioni di Manuzio si contraddistinguono per la grande cura editoriale, formato tascabile simile a quello moderno, in modo che i lettori potessero comodamente trasportare i propri libri senza doverli necessariamente rilegare alla propria biblioteca e per una cura filologica estremamente accurata; come egli stesso scrive:
"Ho potuto disporre di innumerevoli manoscritti e ho avuto cura che venissero riprodotti a stampa nel modo più corretto possibile, né mi sono permesso di aggiungere o togliere alcunché" (Aldo Manuzio, Lettere prefatorie a edizioni greche, Adelphi, pp. 62).
Ogni manoscritto che egli recuperava veniva da lui accostato ad altri manoscritti della stessa opera, per confrontare le varianti, rintracciare gli errori, comprendere quale fosse l'edizione più antica e segnare, in nota, le diverse varianti, in modo che gli studiosi potessero essere consapevoli delle diverse tradizioni tramandate del medesimo testo. Una cura filologica così minuziosa che gran parte dei testi ripubblicati da Aldo Manuzio sono tutt'oggi delle editio princeps estremamente affidabili, utilizzate dagli studiosi e dai traduttori a noi contemporanei.
Anche dal punto di vista della rilegatura Aldo Manuzio si rivela estremamente innovativo; al di là dell'aspetto editoriale già citato, ossia il formato "tascabile" delle sue edizioni, l'editore veneziano fu il primo a utilizzare un simbolo sul frontespizio di ogni testo, per caratterizzare le proprie pubblicazioni, come le odierne case editrici: un'ancora sulla quale si avvolge un delfino, insieme al motto: festina lente, affrettati lentamente.
In terzo luogo, Aldo Manuzio rivela uno spiccato intuito editoriale non solo nel raggruppare tematicamente i testi da lui pubblicati (ad esempio, dedicare un'intera pubblicazione a testi di Grammatica, di Botanica, o di Fiabe di diversi autori), ma addirittura nello studiare la rilegatura del testo in modo che esso potesse essere "modificato" in base alle esigenze del lettore, che, su richiesta, poteva decidere di rimuovere agevolmente dei fascicoli o di aggiungerne altri.
Anche nella scelta dei testi da pubblicare Aldo Manuzio mostra un intuito editoriale e una spregiudicatezza fuori dal comune. Oltre ai classici latini, molto in voga nella sua epoca, egli intraprende un laborioso, azzardato e allo stesso tempo coraggioso lavoro di recupero di testi in greco antico; lingua all'epoca poco conosciuta, soprattutto in Italia, ma di cui Aldo era un grande estimatore, a tal punto che nello statuto della Nuova Accademia, suo personale centro di studi, si legge che in essa si potesse parlare solo in greco e che chiunque avesse utilizzato un'altra lingua sarebbe stato multato.
Proprio questa attività di recupero e pubblicazione dei testi greci fu di grande importanza per tutta l'Europa, poiché permise da un lato di reimmettere nel mercato librario testi ormai introvabili, e dall'altro di far rifiorire lo studio e la discussione su questi testi e sulla cultura antica, che lentamente rischiava di essere distrutta e dimenticata, anche a fronte delle continue guerre che imperversavano in Italia e in Europa.
Per questo l'aspetto più rivoluzionario di Aldo Manuzio fu proprio il suo grande amore per la cultura, nei confronti della quale impegnerà ogni suo sforzo, nella speranza che essa potesse giovare alle barbarie e all'ignoranza che imperversava tra i comuni e gli stati.
Come scrisse in una delle sue lettere prefatorie:
"Mi avvalgo di moltissimi collaboratori, uomini di grande dottrina, con l'aiuto dei quali i nostri libri arriveranno nelle mani dei lettori quanto più possibile corretti. [...] Ci siamo dilungati un po' su questi temi, perché quanti desiderano distinguersi nelle arti belle si compiacessero e sperassero in un futuro di gran lunga migliore grazie all'abbondanza di buoni libri, per mezzo dei quali - ci auguriamo - sarà finalmente scacciata ogni barbarie: non credo, infatti, che gli esseri umani siano tanto irragionevoli da continuare a cibarsi di ghiande anche dopo aver scoperto i cereali" (Aldo Manuzio, Lettere prefatorie a edizioni greche, Adelphi, pp. 58-59)
Mosso dalla sua bibliofilia, dall'amore per la cultura e anche dal suo spirito imprenditoriale, Aldo Manuzio rivoluzionò il modo di intendere la cultura, inventando un nuovo mestiere, quello di editore, e senza il suo contributo la vita culturale europea, passata e futura, sarebbe stata molto diversa.
In un'epoca in cui si dice che "con la cultura non si mangia" e in cui la stessa editoria versa in una crisi tanto economica quanto culturale e morale, giacché gli unici testi in cui si investe sono ormai quelli del personaggio televisivo, dello youtuber o della star di turno, il messaggio e l'esempio di Aldo Manuzio è quantomai attuale, e il suo spassionato amore per la cultura dovrebbe essere di esempio poiché mostra come, con lo sforzo, la passione, l'impegno e lo spirito si sacrificio, si possa rivoluzionare il mondo con l'eleganza e con le lettere. Citando le sue parole:
"Non restiamo inerti, dunque; non trascorriamo la vita nell'ozio indulgendo alla gola, al sonno e agli altri piaceri al pari degli animali. Infatti, come dice Catone, la vita umana, in un certo modo, è come il ferro: se lo usi, si consuma, ma se non lo usi, la ruggine lo corrode; così, se l'uomo lavora, si logora, ma se non lavora, l'inerzia gli procura più danno dell'attività" (Aldo Manuzio, Lettere prefatorie a edizioni greche, Adelphi, pp. 51) [...] Io stesso mi meraviglio di aver persistito nel mio proposito giorno dopo giorno con determinazione sempre maggiore e soprattutto di persistere ora, spesso rammentando il verso: Tu non cedere ai mali, ma affrontali con maggior coraggio, tanto più che, mentre sono tormentato e quasi sopraffatto dalle fatiche, mi piace esserne sopraffatto, mi piace essere infelice. Vedo ciò che è meglio e lo approvo, ma seguo ciò che è peggio: sprecando infatti il mio tempo - che è il bene più prezioso - per giovare agli altri son di danno a me stesso; ma sopporterò con animo sereno i miei guai pur di recar profitto, né, se vivrò desisterò mai da quanto ho intrapreso, finché avrò condotto a termine ciò che è stato a suo tempo da me stabilito. E sebbene mi sia gettato in un'impresa superiore alle mie forze [...] tuttavia, con l'aiuto di Dio, ogni cosa sarà portata a compimento per bene e con eleganza" (Aldo Manuzio, Lettere prefatorie a edizioni greche, Adelphi, pp. 110).
Aldo Manuzio, Lettere prefatorie a edizioni greche, Adelphi.
Daniele Palmieri
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