Spesso mi lamento dello stato dell'editoria in Italia. La cosa che più mi fa rodere il fegato è la mercificazione del libro, ormai ridotto a una merce tra le merci. Complice, in questo processo di reificazione della cultura, è l'editoria stessa, interessata da anni a questa parte principalmente all'aspetto economico.
Non mi riferisco soltanto ai contenuti discutibili dei principali testi pubblicati, ma anche all'estetica stessa dell'oggetto-libro, sempre più ridotto alle logiche dei cartelloni pubblicitari pur di attirare clienti.
Ed è per questo che subito mi è saltata all'occhio una nuova realtà milanese: Fagiolari Bottega Editrice.
I titoli proposti e la curata presentazione degli stessi mi hanno fatto ritornare alla vecchia editoria, quella di qualità, nella quale contenuto e presentazione estetica del libro formano un tutt'uno indissolubile, indice della qualità del prodotto culturale.
Vorrei dunque presentarvi, per una volta, un esempio positivo di editoria. Una realtà appena nata ma con molti progetti e molte potenzialità.
E vorrei presentarvi tale realtà attraverso le parole stesse del fondatore della Casa Editrice, Andrea Fagiolari:
1)
Iniziamo dal nome della casa editrice: Fagiolari
Bottega Editrice. Il termine “Bottega” è molto importante; richiama alla
memoria i piccoli negozi artigianali, quelli a conduzione domestica portati
avanti, appunto, da artigiani appassionati dal loro lavoro, ben lontani dagli
operai alienati dalle catene di montaggio o dai semplici negozi che vendono
merci prodotte in serie. In che senso, dunque, una casa editrice può essere una
“Bottega”?
L’ho chiamata Bottega per due motivi. Il primo: qui si
lavora come nelle antiche case editrici milanesi. Il modello è il piccolo
studio di Leo Longanesi anni ’40-’50: nessun editor, nessun consulente
marketing, nessun’altra figura professionale moderna. La mia squadra è composta
solo da due grafici e, nel futuro prossimo, dagli scrittori che ne entreranno a
far parte. Il secondo riguarda proprio la selezione degli scrittori: qui, non
vengono a farmi visita coi manoscritti sotto braccio. Chiedo loro, invece, di
farmi leggere un racconto; se penso che la penna sia valida, allora progetto
insieme all’autore cosa fargli scrivere, e seguo passo passo la nascita della
sua opera. Quello che voglio, è far crescere degli artigiani della penna. In un
libro il sapore del fatto in casa è, per me, discriminante tanto quanto per il
cibo.
2) Come e quando è nata l’idea di
fondare una nuova casa editrice? Quali scopi si prefigge?
Ci lavoro da un paio d’anni, e la mia impressione non è
cambiata da allora. Le cause del calo dei lettori, in Italia, sono molte e
molto diverse tra loro. Le conosciamo tutti: dalle abitudini familiari al
rapporto sempre più difficile tra case editrici, distributori e librai,
scopriamo di essere tutti in parte responsabili. E però, se per esempio i
lettori tedeschi rappresentano circa l’80% della popolazione, mentre da noi la
percentuale scende di anno in anno sotto la soglia del 40, ci dev’essere
qualcosa, alla base, che non funziona. E alla base di questa realtà, purtroppo,
ci sono gli scrittori e gli editori. Per questo ho deciso di provare, almeno, a
far qualcosa di diverso. Qualcosa che riesca a rendere più intimo e forte il
rapporto con i lettori.
3) Il fiore all’occhiello della
Bottega è senz’altro la collana dei piccoli, grandi classici. 42 opere in
formato tascabile e a un prezzo molto economico. Come è nata questa idea?
Da una parte, dovevo costruire la Bottega con gli scrittori;
ma, dall’altra, era necessario stringere amicizia con lettori nuovi e giovani.
I libricini della Piccola Biblioteca son pensati per gli studenti. Non in
termini esclusivi, anzi: molti ordini, fino a questo momento, sono venuti da
lettori adulti e anche da lettori forti, che trovano nel catalogo anche una
piccola perla come Costantinopoli, di De Amicis, in versione integrale.
Tuttavia, la collana nasce per dare la possibilità agli studenti di leggere i
grandi classici in un modo nuovo, e soprattutto più accessibile. Il formato A6
ricorda la prima edizione della collana BUR; il peso è quasi impercettibile;
ogni opera è ridotta all’osso, così come ce l’hanno lasciata i poeti e i romanzieri,
senza apparati critici, senza note, senza presentazioni; non c’è una sola
pagina bianca. Il risultato finale, credo sia questo: è più facile avvicinarsi
a un Boccaccio, a un Verri, a un Nievo. Perché non fanno paura.
4) Da Leopardi a Marinetti, da
Collodi ad Aretino, da Vasari a Salgari. In tutto, una quarantina di autori che
hanno fatto la storia della letteratura italiana. Nella vastissima produzione
nostrana, cosa l’ha portata a scegliere quegli autori e quei testi?
Ho cercato di inserire da subito, nel catalogo, sia i grandi
classici che si studiano a scuola, e sia i piccoli classici che invece sono più
trascurati. L’obiettivo, in ogni caso, è di poter offrire a tutti, tra qualche
anno, un panorama sempre più ampio e completo della letteratura italiana. Già
nel 2016 prevedo di stampare altri venti titoli.
5) In un mondo editoriale
interessato soltanto alla mera mercificazione del prodotto-libro, ormai ridotto
a una merce di consumo tra le altre, trovo fondamentale ritornare ai classici
per riscoprire l’importanza della Letteratura con la L maiuscola. In tutto ciò,
credo sia molto importante anche il modo in cui si torna ai classici. Ad
esempio, la Sperling ha ripubblicato da qualche mese autori come Tolstoj,
Austen, Bronte in una nuova collana targata con il marchio “After” (ennesima
fan fiction sbarcata nel mondo dell’editoria). Una mossa editoriale che mi ha
fatto accapponare la pelle. Ciò che subito mi ha colpito, invece, della collana
dei piccoli classici della Bottega è lo stile essenziale e minimal delle
pubblicazioni. Fatto questo lungo preambolo, la mia domanda è: quanto è
importante la cura materiale del libro per tornare a un’editoria che non sia
basata soltanto sull’immagine e sull’apparenza?
Secondo me è importantissima; non in contrapposizione, ma in
virtù del culto dell’immagine. Il problema è tutto estetico. E la risposta la
troviamo nella storia del design: quella che bisogna raggiungere, è la coerenza
formale con il contenuto. Solo in questo modo si è riconoscibili. In libreria,
invece, mi pare che assistiamo a una gara di copertine appariscenti. Le carte e
le rilegature scelte non sono quasi mai funzionali allo scopo. Spesso fatico a
riconoscere le collane di case editrici anche molto diverse tra loro. Non è un
bel segnale. Io ho cercato di rispondere ai criteri di essenzialità e prezzi
bassissimi. Credo che i grafici, Luca Fontana e Sara Ubaldini, abbiano fatto un
bellissimo lavoro. Lo studio dei colori, uno per ciascun titolo, la scelta di
un’impaginazione austera e senza fronzoli, le carte leggere: mi sembra che ogni
componente risponda al principio di coerenza formale con il contenuto. Poi,
lasciami dire che su questo tema l’ultima parola spetta ai lettori.
6) A questo riguardo, quali sono
i propositi della casa editrice per il futuro, soprattutto nei riguardi del
tema più spinoso dell’editoria, quello degli autori esordienti?
In parte ti ho già risposto più sopra. In questo momento,
sto selezionando gli autori che lavoreranno per il progetto della Bottega
Editrice. Sarà qualcosa di assolutamente inedito, che si svilupperà online. Non
posso però dire altro: manca ancora qualche mese al lancio, e siamo in fase di
costruzione. Di sicuro, ci sarà molto da leggere: saggi, romanzi, libri per
bambini, ritratti, racconti. Spero di riuscire a dare spazio anche alla poesia.
Ma, ecco, magari ne parleremo più avanti, quando sarà tutto pronto.
Daniele Palmieri
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