domenica 5 dicembre 2021

James Nestor: L'arte di respirare

Respirare è un gesto naturale, dato per scontato e apparentemente semplice. A un primo sguardo superficiale, non sembrano esservi molti modi per farlo. Basta inspirare ed espirare, con il naso o con la bocca; in ogni caso, si tratta di immettere ossigeno ed espellere anidride carbonica - e in una concezione prettamente meccanicistica del corpo umano, sembrerebbe non esservi alcuna importanza su come avvenga questo scambio. L'importante è che, in un modo o nell'altro, l'ossigeno entri nei polmoni e che l'anidride carbonica ne venga espulsa.
Eppure, la questione è molto più complessa. Vi sono innumerevoli modi per respirare e ogni tecnica influisce in maniera differente sul nostro stato fisico e mentale. Il gesto automatico, naturale, dato per scontato, è molto più importante di quello che pensiamo e lungi dall'essere un'azione automatica, il respiro necessita di essere educato, per trarne i massimi benefici nella propria vita quotidiana.
Questo è il nucleo principale attorno al quale si evolve L'arte di respirare di James Nestor, edito in Italia da Aboca, una delle letture più sorprendenti e rivelatorie che ho avuto la fortuna di incontrare.
James Nestor è un giornalista scientifico che ha collaborato The New York Time, The Atlantic e Scientific America, la cui ricerca si focalizza sui limiti del corpo e della mente umana, con un approccio decisamente "esperienziale", come avremo modo di raccontare. Nestor ha pubblicato due testi incentrati sul respiro: il già citato L'arte di respirare e Il respiro degli abissi. Il suo interesse nei confronti del respiro, come lui stesso racconta, nacque quasi per caso, per gli eventi che lo portarono a scrivere Il respiro degli abissi. Era il lontano 2011 quando Nestor fu inviato in Grecia per compiere un reportage dei campionati mondiali di nuoto in apnea per la rivista Outside. Prima di allora non aveva mai nutrito alcun interesse nei confronti dell'apnea ma, come racconta nel testo, la scelta del Direttore era caduta su di lui semplicemente perché aveva sempre vissuto vicino all'oceano e vi aveva dedicato parecchi articoli. 
A un primo impatto "esterno" con la materia, Nestor non ne rimase molto colpito. Scorrendo foto, dati e informazioni, gli parve soltanto "un bizzarro passatempo [...] a cui la gente si dedica per poterne parlare alle feste o usarne il nome come indirizzo di posta elettronica" (James Nestor, Il respiro degli abissi, EDT, p. 2).
Ma, una volta arrivato in Grecia, sulla barca dalla quale osserva la gara, le cose cambiano radicalmente. "Ciò a cui assisto da quel momento in poi mi sconcerta e mi atterrisce" scrive nel libro. Nestor assiste ad atleti in grado di scendere sotto i 90 metri di profondità, trattenendo il respiro per tre, quattro, cinque minuti, per poi risalire in superficie in assoluta tranquillità. Da quel momento cominciò a prendere l'apnea molto più seriamente, a tal punto da dar vita a un reportage che dalla Grecia lo porterà tra Porto Rico, Giappone, Honduras e Sri Lanka per entrare in contatto con diversi "maestri degli abissi", accomunati dalla passione per le profondità marine, gli esseri viventi che le popolano e la ritenzione del respiro come strumento per divenire un tutt'uno con il mare o l'oceano.
Lo studio dell'apnea divenne, per Nestor, l'anticamera di una ricerca più ampia sulla respirazione. Dopo aver visto le imprese degli apneisti, rimase, all'autore, il dubbio su quante potenzialità nascoste vi fossero nel controllo coscienze della respirazione. Fu così che si rimise in viaggio per dar vita al secondo libro: L'arte di respirare.
L'aspetto più interessante che ritorna sia ne Il respiro degli abissi sia ne L'arte di respirare è l'approccio esperienziale di Nestor. L'autore non si limita a rintracciare dati, statistiche o personalità da intervistare. Vi è, senz'altro, questo importante lavoro di ricerca, che viene però completato dalla curiosità di Nestor che lo porta a voler sperimentare sulla propria pelle - e sui propri polmoni, in questo caso - le ricerche da lui condotte. Così, mentre ne Il respiro degli abissi racconta di come sfidò i suoi limiti di ritenzione del respiro per immergersi con le creature marine e trovarsi faccia a faccia con i capodogli, fin dalle prime pagine de L'arte di respirare lo troviamo coinvolto in un faticoso esperimento per dimostrare che non tutte le forme di respirazione sono analoghe e che, per respirare correttamente, non basta far raggiungere l'ossigeno ai propri polmoni.
"Nell'ultimo secolo" scrive Nestor "l'opinione prevalente della medicina occidentale era che il naso fosse più o meno un organo ancillare. Dovremmo usarlo per espirare, se possibile, ma in caso contrario non c'è problema: è per questo che esiste la bocca. Molti medici, ricercatori e scienziati continuano a sostenere questa opinione. Nei National Institues of Health ci sono ventisette dipartimenti dedicati a polmoni, occhi, malattie della pelle, orecchie eccetera. Il naso e i seni paranasali non sono mai rappresentati. Nayak lo trova assurdo. E' il responsabile delle ricerche di rinologia a Stanford. Dirige un laboratorio di fama internazionale che si concentra esclusivamente sulla comprensione del potere occulto del naso. [...] Per questo è interessato a scoprire che cosa succede a un corpo che funzioni senza di esso. Ed è per questo che [...] a partire da oggi, passerò il quarto milione di respiri con dei tappi di silicone che mi bloccano le narici e un nastro chirurgico per impedire che anche la più piccola quantità d'aria entri o esca dal mio naso. Respirerò soltanto con la bocca" (James Nestor, L'arte di respirare, Aboca, pp. 27-28).
L'esperimento si rivela, fin dai primi giorni, una tortura. Non basta, infatti, che i polmoni ricevano la loro dose d'aria per respirare in maniera sana ed efficiente. A soli cinque giorni dall'inizio dell'esperimento "Respirare con la bocca ci sta distruggendo la salute. La mia pressione sanguigna si è impennata di 13 punti in media rispetto ai valori precedenti dell'esperimento [...]. Se non monitorato, questo stato di alta pressione cronica [...] può causare attacchi di cuore, ictus e altri disturbi gravi. Nel frattempo, la variabilità della frequenza cardiaca, una misura dell'equilibrio del sistema nervoso, è crollata, suggerendo che il mio corpo si trova in uno stato di stress. Poi c'è il battito, che è aumentato, e la temperatura corporea, che è calata, e la mia lucidità mentale, che si può considerare ai minimi storici [...]. Ma la cosa peggiore è la sensazione: stiamo malissimo. Ogni giorno sembra andare peggio" (James Nestor, L'arte di respirare, Aboca, pp. 47-48).
La respirazione orale prolungata, oltre a essere dannosa per l'intero organismo, causa una serie di effetti collaterali a catena all'intero apparato respiratorio e orale, come testimoniano gli esperimenti di Harvold citati da Nestor: "Inspirare aria dalla bocca diminuisce la pressione e questo fa sì che i tessuti molli in fondo alla bocca si rilassino e si curvino verso l'interno, creando un minore spazio complessivo e rendendo la respirazione più difficile" (James Nestor, L'arte di respirare, Aboca, p. 59).
Una situazione che, tuttavia, può diventare reversibile. Nel respiro vi è la malattia ma anche la cura, nel momento in cui si recupera il corretto modo di respirare. Dal decimo giorno dell'esperimento, in cui Nestor può finalmente togliersi i tappi e ricominciare a respirare con il naso, ecco che ricomincia la rinascita, attraverso la sperimentazione di diverse pratiche atte a sviluppare una maggiore consapevolezza del respiro.
C'è un motivo, insomma, se ci siamo evoluti dotati di naso. "Il naso è importantissimo perché purifica l'aria, la riscalda e la inumidisce in modo da facilitarne l'assorbimento. Molti di noi questo lo sanno. Ma quello che tanti non considerano è il ruolo imprevisto del naso in disturbi come la disfunzione erettile. O la sua capacità di innescare una pioggia di ormoni e sostanze chimiche che abbassano la pressione del sangue e agevolano la digestione. Come risponda alle fasi del ciclo mestruale della donna. Come regoli il battito cardiaco, apra i vasi nelle dita dei piedi e immagazzini i ricordi" (James Nestor, L'arte di respirare, Aboca, pp. 77-78). La riscoperta del respiro, da parte di Nestor, comincia proprio dal naso e dalle innumerevoli testimonianze antiche che legavano l'energia umana a una corretta respirazione. Ben prima della scienza, la sapienza mistica e religiosa tradizionale aveva riconosciuto l'importanza del respiro. Nestor sottolinea come, tanto nei testi taoisti quanto in quelli induisti, e perfino tra le tribù autoctone degli Indiani d'America, la respirazione orale veniva ritenuta una delle principali cause delle malattie del corpo e, al contrario, la padronanza della respirazione nasale veniva considerata la via maestra per il contatto con il divino. Nelle pratiche yogiche, nella meditazione taoista, nell'esicasmo cristiano, nei mantra buddhisti, solo per citare alcune tecniche spirituali, la respirazione gioca un ruolo fondamentale, non solo per il rilassamento del corpo e per acquietare i pensieri, ma soprattutto per indurre nell'uomo una sensazione di "espansione della coscienza" in grado di avvicinarlo al divino. 
Esperienze che non sono soltanto illusioni create dalla fede, ma precisi stati psicofisici indotti dalla respirazione, come dimostra uno studio sorprendente effettuato dall'Università di Pavia volto a studiare il respiro nelle principali pratiche di preghiera e meditazione delle diverse religioni, riportato da Nestor all'interno del libro:
"Quando i monaci buddhisti cantano il loro mantra più conosciuto, Om Mani Padme Hum, ogni frase pronunciata dura sei secondi, con sei secondi per inalare prima che il canto ricominci. Il canto tradizionale dell'Om, il suono sacro dell'universo, usato nel giainismo e in altre tradizioni, richiede sei secondi per cantare, con una pausa di circa sei per inalare. Anche il canto sa ta na ma, una delle tecniche più note del Kundalini Yoga, comporta sei secondi per vocalizzare, seguiti da sei secondi per inalare. Poi c'erano le antiche posizioni induiste di mano e lingua chiamate mudra. [...] I respiri profondi e lenti che si eseguono [nella tecnica chiamata khechari] durano sei secondi ciascuno. [...] Nel 2001 i ricercatori dell'università di Pavia hanno radunato una ventina di soggetti, li hanno ricoperti di sensori per misurare il flusso sanguigno, la frequenza cardiaca e il feedback del sistema nervoso, poi hanno chiesto loro di recitare un mantra buddhista, oltre alla versione originale latina del rosario [...]. Con loro stupore, hanno scoperto che il numero medio di respiri per ogni ciclo era quasi esattamente identico [...]: 5,5 respiri al minuto. Ma ancora più sorprendente era l'effetto che aveva questa respirazione sui soggetti. Ogni volta che seguivano lo schema della respirazione lenta, l'afflusso di sangue al cervello aumentava e i sistemi del corpo entravano in uno stato di coerenza, in cui le funzioni di cuore, circolazione e sistema nervoso sono coordinate al massimo dell'efficienza. Nel momento in cui i soggetti tornavano a respirare in modo spontaneo o a parlare, i loro cuori battevano a un ritmo un po' più irregolare, e l'integrazione di questi piani si perdeva" (James Nestor, L'arte di respirare, Aboca, pp. 136-137).
Gli studi citati da Nestor sono la dimostrazione di come le pratiche di preghiera, meditazione e ripetizione dei mantra non siano dei semplici retaggi superstiziosi, ma, come le definirebbero Pauwels e Bergier, delle "tecniche di manipolazione dell'invisibile", il cui effetto si estende in egual modo sulla corpo e sulla psiche. E proprio il respiro funge da collante tra visibile e invisibile, spirito e materia, scienza e religione. Non a caso, secondo la concezione yogica, il Prana, l'energia vitale, viene assimilata dal corpo proprio attraverso il respiro. 
Esercitate in maniera costante e portate all'estremo, queste tecniche sono in grado di condurre l'uomo al di là del propri limiti, permettendogli di attingere a una riserva di energia latente pressoché infinita. Ne sono un esempio due casi moderni riportati sempre da Nestor all'interno della sua ricerca: quello di Wim Hof e quello di Stanislav Grof. Wim Hof, dopo un dramma personale, ha cominciato ad approfondire le tecniche yoga di respirazione fino a incontrare la "tummo", la respirazione tibetana del calore interiore, praticata da yogin e fachiri in grado di aumentare fino a otto gradi la propria temperatura corporea. Praticando in maniera costante questa forma di respirazione, inizia a cimentarsi in una serie di imprese di resistenza, portando il suo corpo a tollerare temperature glaciali che, dal punto di vista prettamente scientifico, avrebbero dovuto costargli diversi ipotermie, ma che lo porteranno invece a infrangere diversi Guinnes World Record.
Stanislav Grof, invece, è uno psichiatra che negli anni '70, studiando gli effetti della LSD sulla coscienza, si focalizzò su uno dei suoi "effetti collaterali" apparentemente secondari: l'accelerazione del respiro. Tutti i pazienti a cui era stata somministrata l'LSD mostravano una respirazione accelerata. Di fronte a questa rilevazione, Grof si chiese se fosse possibile ottenere i medesimi effetti dell'LSD inducendo la medesima accelerazione. Nacque così la sua tecnica respiratoria, che nominerà "Respirazione olotropica", una pratica di espansione della coscienza che, attraverso l'iperventilazione, la deprivazione visiva e la stimolazione della coscienza attraverso musiche psichedeliche, è in grado di indurre nella mente umana degli stati alterati di coscienza assimilabili a quelli dell'LSD.
Respirare, insomma, è un atto estremamente serio; un vero e proprio portale verso il mondo interiore, tanto del corpo quanto della mente. In apparenza potrebbe sembrare un'affermazione banale, ma dovrebbe far riflettere il fatto che possiamo trascorrere circa tre giorni senza bere, quaranta senza mangiare ma soltanto pochi minuti senza respirare. In media respiriamo circa otto litri d'aria al minuto. Il che significa che in una intera giornata respiriamo 11mila litri d'aria. Uno scambio di energia costante tra l'uomo e il cosmo, che permette di concepire in maniera più concreta il concetto di "Prana" e di capire come, già per Anassimene, l'essenza della vita andasse rintracciata nel Pneuma. Una volta assimilata questa consapevolezza, viene spontaneo porre attenzione alla respirazione. E dopo aver letto L'arte di respirare di James Nestor, verrà spontaneo focalizzare l'attenzione si ogni singolo respiro.


James Nestor, L'arte di respirare, Aboca Edizioni

Daniele Palmieri

1 commento:

  1. Salve!
    Ha mai srntito parlare del metodo di Buteyko che riguarda il respiro? Mi interesserebbe cosa ne pensa al riguardo.

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