domenica 16 maggio 2021

Damien Echols: Alta Magick. Pratiche magiche di salvezza nel braccio della morte


Un crimine efferato - l'omicidio di tre bambini - il tabù più grande e l'atto sacrilego orrendo che si trova nelle fiabe e nel folklore più grotteschi, che scuote l'ordinarietà di un piccolo paese circondato dai campi. La cattura di tre presunti colpevoli, sospettati per i loro interessi "eretici", nei confronti del paganesimo e della magia cerimoniale. Un lungo e vessatorio processo che porta prima all'incarcerazione e poi, dopo anni di soprusi, alla confessione del crimine e all'ammissione della colpa, per poter ottenere la libertà.

La storia, raccontata in questi termini, ricalca in maniera sorprendente il racconto di centinaia di casi di processi inquisitoriali, dal 1400 all'inizio del 1700. Eppure, quasi la Storia umana fosse la perpetua riproposizione di eventi già accaduti e già narrati, questi fatti non appartengono agli atti giuridici polverosi di qualche archivio bibliotecario, ma fanno parte dell'epoca presente. In particolare, risalgono al 1994 e videro la loro conclusione, dopo circa 18 anni, nel 2011 e gli imputati divennero noti con il nome di I Tre di West-Memphis. I loro nomi sono Daniel Echols, Jason Baldwin e Jessie Miskelley, tre ragazzi "problematici" figli di famiglie povere. La vicenda è lunga e intricata e, in questa sede, riassumerò brevemente i dettagli principali, per poi passare al protagonista del presente articolo, ossia il primo personaggio citato: Damien Echols. Tutto ebbe inizio con la denuncia della scomparsa di tre bambini nella città di West-Memphis e la scoperta di tre cadaveri, uno dei quali evirato. In un'America tormentata dall'incubo e dalla paura, spesso irrazionale, del Satanismo, l'omicidio venne ricondotto a un rituale satanico e i sospetti caddero subito sullo stesso Echols, noto in paese per i suoi interessi che, ad oggi, riterremmo normali - metal, esoterismo, neopaganesimo, romanzi horror - ma che in un paesino conservatore degli anni '90 erano già indizi di colpevolezza. Dal primo interrogatorio nei suoi confronti, la situazione cominciò presto a precipitare, assumendo tutti gli aspetti dell'archetipo dell'interrogatorio inquisitoriale, volto a estorcere la confessione. Come scrive lo stesso Echols: "Non è stata una sorpresa quando i poliziotti si sono presentati alla roulotte dove vivevo, hanno ammanettato me e Jason e ci hanno portati alla stazione di polizia per essere interrogati. Mi hanno sbattuto in una cella grande come una cabina telefonica. Non potevo né sedermi né sdraiarmi; dovetti stare in piedi tutta la notti. Ogni tanto un poliziotto veniva a chiedermi se ero pronto a confessare. Non avevo neanche l'idea di cosa stesse parlando. Ma l'ho saputo presto. Al mattino, un giudice mi ha accusato di aver ucciso tre bambini di otto anni nell'ambito di un sacrificio satanico. Qualcun altro - non Jason - aveva ammesso di aver preso parte alla cerimonia e sosteneva che ero io il capobanda. Ho letto la trascrizione della cosiddetta confessione. Era una bizzarra storia da film dell'orrore, un guazzabuglio che non aveva alcun senso, e non lo aveva perché la polizia l'aveva estorta con la forza e la tortura a un ragazzino con un ritardo mentale del mio quartiere, di nome Jessie. Lo avevano torturato psicologicamente, privato di cibo, acqua o sonno per ore e ore, e lo avevano incoraggiato a coinvolgere Jason e me. Il che era tutto ciò di cui avevano bisogno. Non importava il fatto che la descrizione della scena del crimine di Jessie fosse totalmente sbagliata" (Damien Echols, Alta Magick, Venexia, pp. 18-19).

Già da una prima analisi, è possibile constatare come siano presenti tutti gli elementi tipici del meccanismo del capro espiatorio così come evidenziati da René Girard: un crimine indicibile che scuote una condizione condizione ordinaria, la ricerca ossessiva del colpevole per poter riportare l'ordine, l'individuazione di una vittima ai margini della società che, per le sue caratteristiche, si distanzia dalla normalità della comunità incarnando su di sé tutte le caratteristiche negative che devono essere estirpate per riportare l'ordine e, infine, il processo sommario e la condanna che sazia le pulsioni di vendetta scatenate. 

A partire da queste prove circostanziali e in mancanza di qualsiasi altra prova scientifica che ne dimostrasse la colpevolezza, come ad esempio la prova del DNA, i tre adolescenti vennero condannati dopo un processo sommario, basato su testimonianze poco attendibili e spesso ritrattate dagli stessi accusatori. In particolare, Jessie e Jason furono condannati all'ergastolo e Damien Echols, ritenuto la "testa" della banda, a fronte anche del suo quoziente intellettivo superiore, fu condannato alla pena capitale e rinchiuso nel braccio della morte, dove rimarrà per oltre diciotto anni quando il suo avvocato, grazie a un cavillo legale, riuscirà a farlo scagionare. Dal '94 in avanti, infatti, nonostante la condanna sommaria, il caso continuò a rimanere aperto grazie alla grande attenzione mediatica che aveva ricevuto e a una serie di film e documentari volti a dimostrare l'innocenza degli imputati. Soltanto nel 2011 fu fatta parziale giustizia, grazie all'avvocato Stephen Braga che patteggerà una sorta di armistizio: la trasformazione dell'ergastolo e della condanna a morte in 18 anni di reclusione, a patto che gli imputati confessassero la loro colpevolezza. Diciotto anni che già erano trascorsi - si trattava dunque di ammettere un crimine mai commesso per poter riottenere la libertà, senza pretendere alcun risarcimento dallo Stato che aveva condannato le tre vittime a questo calvario. Accordo che fu accettato, riecheggiando ancora una volta la storia archetipica della strega o dello stregone che, dopo anni di soprusi e sevizie, giunge ad ammettere la propria colpevolezza assumendo su di sé la narrazione degli inquisitori, pur di mettere la parola "fine" al processo.

Tuttavia, in questo caso vi è una seconda parte della storia "magica", che che comincia per Damien Echols proprio dietro le sbarre della prigione ed è legata alle pratiche magiche che gli hanno permesso di sopravvivere all'interno del braccio della morte. Pratiche che ha descritto e compendiato all'interno di un libro, da poco pubblicato dalle Edizioni Venexia: Alta Magick. Le pratiche spirituali che mi hanno salvato la vita nel braccio della morte. Anche questa seconda parte della storia sembra riecheggiare un grande tema archetipico: quella dell'uomo privato della libertà, come Epitteto o Francesco d'Assisi, che nella schiavitù e nella prigionia scopre una via di fuga spirituale che, attraverso la battaglia interiore, lo porta alla liberazione e all'illuminazione.

Nei lunghi anni di prigionia, Echols, privato della libertà esteriore, decise di non lasciarsi imbrigliare dai limiti del mondo materiale e, senza mettere da parte i suoi interessi nei confronti della magia cerimoniale, decise anzi di metterli a frutto, mettendosi in viaggio attraverso gli abissi della propria anima, alla ricerca di una libertà assoluta, profonda, svincolata da qualsiasi catena. Come racconta Eddie Vedder - che dal carcere divenne grande amico di Echols - ogni volta che si sentivano a telefono - una delle poche relazioni sociale a lui concesse - Echols gli raccontava le nuove letture intraprese e i nuovi progressi interiori raggiunti, che spaziavano tra le opere magiche della Golden Dawn, di Dion Fortune, Aleister Crowley e di tutta quella parte della magia di area anglofona che, dal '900 in avanti, aveva compiuto un grande sincretismo tra la magia cerimoniale occidentale, la magia cabalistica, le pratiche yoga e le tecniche di meditazione, contemplazione e visualizzazione delle tradizioni tanto orientali quanto occidentali.

Grazie a questi studi pratici, nel libro Echols racconta l'ascesa della sua anima attraverso l'Albero Cabalistico, una vera e propria Scala di Giacobbe che gli ha permesso di evadere dalle fredda mura della prigione per arrivare alle regioni più elevate della divinità. "La Magia mi ha salvato la vita" scrive Echols nel capitolo preliminare del testo "la Magia è stata l'unica cosa in prigione che ha dato uno scopo alla mia esistenza e mi ha mantenuto sano di mente. La Magia era la sola cosa che avevo per proteggermi. Ed è di questo che parla il libro, delle pratiche che mi hanno tenuto in vita per quasi due decenni nel braccio della morte" (Damien Echols, Alta Magick, Venexia, pp. 19).

La Magia diviene per Echols una forma di evasione; ma non quella evasione che aliena ed estrania dalla realtà, bensì quell'evasione che permette all'anima di scoprire una realtà più profonda e di fuggire dalla trappola del mondo illusorio, quello che per gli Gnostici non è altro che la prigione del funesto Demiurgo. Reggendo il libro di Echols, sembra proprio di trovarsi di fronte alla battaglia del mistico Gnostico contro gli Arconti che hanno imprigionato la sua anima dietro le sbarre della materia; assistiamo alla sua perpetua psicomachia (lotta interiore dell'anima) per riuscire a sconfiggere i guardiani della soglia, sovrani di ciascun cielo, fino ad ascendere all'ultimo limite del cosmo, vegliato dal temibile Abraxas, per potersi liberare e accedere alla mistica realtà del Pleroma.

Gli esercizi descritti da Echols per compiere tale liberazione, scalando l'Albero della Vita cabalistico, attingono a piene mani dalla tradizione citata poc'anzi, quella della Golden Dawn, di Dion Fortune e del pensiero Crowleyano; da questo punto di vista, pur non proponendo nulla di particolarmente nuovo e innovativo, ne sono tuttavia un ottimo compendio ma, la cosa più importante, è che ne sono un compendio vissuto, e non una semplice compilazione manualistica. Si percepisce, ad ogni pagina e a ogni riga, l'anelito alla libertà che ha spinto Echols a mettere in pratica i lunghi esercizi spirituali descritti nel libro e traspare che ogni pratica narrata è stata da lui provata, sperimentata, applicata, raffinata e portata a buon fine. 

L'aspetto più interessante del libro, oltre alla storia archetipica che si nasconde dietro le sue pagine, è come esso sia in grado di svincolare la Magia dai suoi elementi "esteriori", come gli strumenti cerimoniali, che, seppur simbolicamente importanti, rappresentano sempre un medium atto a catalizzare poteri interiori. Data la sua condizione, Echols, chiaramente, non poteva utilizzare quell'insieme di strumenti ritualistici solitamente associati alla magia - incensi, erbe, profumi, cristalli, vesti, spada, legno, coppa, bastone e così via - ma doveva "ridurre" la pratica al suo nocciolo essenziale, quello interiore, armato soltanto dell'anima e del suo potere di visualizzazione, oltre che di carta, penna e inchiostro. Una condizione di "povertà" che, tuttavia, gli ha permesso di sviluppare al massimo i suoi poteri psichici e di sperimentare gli strati più sottili della realtà senza ulteriori strumenti. "Non fate l'errore di pensare di avere bisogno di un armamentario magico" scrive Echols "non è così. L'ho imparato nel braccio della morte, quando non mi era permesso di comprare online bacchette di frassino più fine, di andare al negozio New Age per l'incenso al sandalo o di installare una serie di cristalli per caricare la mia aurea. Alcuni dei rituali più importanti di tutta la mia vita sono stati eseguiti senza l'uso di un solo strumento perché non avevo altro che l'energia che potevo attingere dall'universo intorno a me. Gli strumenti magici possono benissimo aiutarvi ma non sono indispensabili per praticare la Magia, e io ne sono la prova vivente. Certi oggetti possono acquisire una carica specifica, ma la Magia non risiede in essi - vive in noi. E questo significa che nella vostra interiorità avete già tutto quello che vi serve" (Damien Echols, Alta Magick, Venexia, p. 178).

Perciò in tutti gli esercizi descritti vi è una forte componente legata alla visualizzazione, in grado, con la potenza del pensiero, di percepire l'energia sottile e creare interi mondi.

"Lo strumento più importante da usare per realizzare l'Alta Magia" scrive Echols "è la nostra immaginazione. Quando i maghi parlano di visualizzazione, essenzialmente è di questo che stanno parlando [...]. Ogni volta che richiamate un ricordo  [...] state visualizzando. E ogni volta che pensate a cosa farete in futuro [...] anche questo è visualizzare. Ogni volta che immaginate qualcosa che non sta accadendo in quel momento nella vostra piccola parte del mondo fisico, state visualizzando. Ed è questa la vera essenza della Magia. La visualizzazione non deve essere necessariamente visiva. [...] Se riuscite a ricordare l'aroma del profumo di vostra nonna o il modo in cui la sua casa odorava quando confezionava dei biscotti appena sfornati, state impegnando una forma di visualizzazione radicata nel profumo. E se potete ricordare la voce di vostro padre quando vi chiamava per nome, state visualizzando con il suono" (Damien Echols, Alta Magick, Venexia, pp. 51-52). La visualizzazione è il punto di contatto tra mondo materiale e mondo invisibile, un vero e proprio portale che ha permesso ad Echols di applicare le pratiche magiche senza altri medium al di fuori del potere della propria mente e che gli ha permesso di intraprendere il viaggio nei propri abissi interiori. 

Sempre citando le sue parole: "La Magia richiede responsabilità personale e autentico coinvolgimento lungo il cammino. La Magia è per le persone che non si accontentano di ciò che il mondo vende loro ogni giorno, o cerca di vendere. [...] La Magia non è una religione e i maghi non sono i seguaci di un culto, piuttosto sono artisti, scienziati ed esploratori della rete multidimensionale dell'energia divina. [...] In tutto il mondo i maghi di un tempo sapevano che i segreti dell'universo fuori di noi si trovano all'interno di noi stessi, che noi siamo un riflesso di quell'universo e, allo stesso tempo, abbiamo un ruolo co-creativo nel suo infinito divenire. Esplorando la cosiddetta interiorità, arriviamo a capire come funziona la cosiddetta esteriorità, e più comprendiamo il processo globale e interdipendente, più è facile plasmarlo e dirigerlo"(Damien Echols, Alta Magick, Venexia, p. 187).

In conclusione, le pagine di Echols trasudano di vita vissuta e sono una delle testimonianze magiche più autentiche e toccanti che mi è capitato di leggere. Alta Magick è la dimostrazione di come, anche nel XXI secolo, sia possibile volgersi a pratiche spesso bollate, superficialmente, come "irrazionali", per sopravvivere e trarre profitto anche in condizioni terribilmente avverse, come appunto la reclusione in un braccio della morte, convivendo con la consapevolezza di essere destinati all'esecuzione. Ma, senza necessariamente dover vivere eventi e anni così traumatici, dalle pagine di Alta Magick può trarre grandi insegnamenti anche l'uomo "comune". Esse dimostrano come la magia sia plastica, in grado di adattarsi allo spirito del tempo, del luogo, della condizione in cui il praticante si trova, ed è dunque possibile mettere a frutto tali pratiche per evadere dalla prigione della vita di tutti i giorni e cominciare a vivere in una dimensione-altra, una sorta di "sciamanesimo urbano", aperto alle energie primordiali dell'esistenza anche nella cappa soffocante dell'ambiente iper-civilizzato. Come scrive Echols: "Vivo a New York, in uno dei luoghi più popolati e trafficati del mondo. Per uno come me, cercare di evocare l'aiuto e la saggezza del coyote e dell'orso non funziona molto bene e tentare di applicare tecniche sciamaniche come questa ha poco effetto. Io vorrei che la mia Magia fosse soprattutto pratica, quindi le energie con cui lavoro devono avere una connessione e un impatto notevoli sulla mia vita quotidiana. Le intelligenze con cui comunico sono gli spiriti dei treni della metropolitana, gli angeli che presiedono alle varie strade e viali e la sensibilità generale associata alla città stessa. Le culture antiche di tutto il mondo credevano che certi spiriti, energie o divinità vegliassero su particolari città e anche sulle singole case. La gente faceva offerte a queste divinità e io ho adottato questa pratica nella mia vita a New York. Ho scoperto che oltre alla città nel suo insieme, i vari quartieri e le zone possiedono energie identificabili e particolari [...]. Quando mi rivolgo a un luogo particolare [attraverso pratiche magiche] e gli faccio sapere che lo considero altrettanto vivo, consapevole e intelligente di me, mi risponde in modo gentile. [...] Immaginate l'impatto sul mondo se più persone la pensassero così. Quando si arriva all'essenza, nessun posto è più o meno sacro di un altro" (Damien Echols, Alta Magick, Venexia, pp. 182-183).


Damien Echols, Alta Magick, Venexia

Daniele Palmieri

1 commento: