Omraan Mikhael Aivanhov è stato un filosofo e maestro spirituale bulgaro, fondatosi alla scuola degli insegnamenti di Peter Deunov, principale esponente dell'ermetismo cristiano dell'est Europa.
Aivanhov è stato un personaggio unico nel panorama esoterico novecentesco e può essere paragonato agli antichi filosofi greci itineranti, come Senofane o Diogene, poiché per tutto il corso della sua vita viaggiò per l'Europa per diffondere i suoi insegnamenti spirituali per via orale, senza mai scrivere nulla e lasciando ai suoi allievi il compito di stenografare il suo pensiero. In Italia è la casa editrice Prosveta a divulgare il ricco corpus di conferenze stenografate, raccolte in brevi ma densi libretti organizzati, un po' come le opere di Steiner, nelle principali aree tematiche di cui Aivanhov si occupò.
Nel suo pensiero, il maestro spirituale bulgaro compie un grande sincretismo tra il cristianesimo evangelico, la cabala e l'esoterismo ebraico e gli insegnamenti orientali di stampo teosofico, senza tuttavia dimenticare gli insegnamenti diretti tratti dal "libro simbolico della natura" e, soprattutto, dalle sue esperienze spirituali. Ne consegue che, leggendo le sue opere stenografate, sembra di trovarsi di fronte al maestro in carne e ossa, simile a un predicatore che dalla vetta di una collina trasmette i suoi insegnamenti spirituali con sentimento, vigore, allusioni, metafore, parabole, nonché esempi e citazioni tratte dai Vangeli e dai grandi filosofi del passato
Il testo di cui ci occuperemo oggi è Potenze del pensiero, un piccolo gioiello in cui Aivanhov discute di uno dei temi principali dell'esoterismo e del pensiero spirituale del novecento: il potere della mente umana.
Devo dire la verità, pur essendomi avvicinato al libro con una certa curiosità, non nutrivo aspettative troppo alte. Non che sottovalutassi il pensiero di Aivanhov, ma credevo di trovarmi di fronte ai soliti insegnamenti teosofici rielaborati in chiave divulgativa. Forse, proprio a causa di queste basse aspettative, la lettura di Potenze del pensiero si è invece rivelata una piacevole scoperta e uno dei libri più originali in materia che, per certi aspetti, si discosta molto dagli scritti di autori classici in materia, già affrontati nel blog, come Leadbeater, Atkinson, Crowley e Franz Bardon.
Pur riconoscendo una grande potenzialità latente nelle facoltà psichiche umane, Potenze del pensiero dosa in maniera oculata la giusta dose di ottimismo e pessimismo nei confronti dell'essere umano e, soprattutto, critica fortemente gli aspetti più volgari e triviali dello sviluppo delle potenze psichiche a scopi meramente materialistici e utilitaristici.
Il discorso di Aivanhov parte dalla presa di coscienza del fatto che il 90% dei pensieri prodotti quotidianamente dall'uomo non siano altro che rifiuti.
"Tutti pensano, ma come pensano?" si domanda Aivanhov e, con una sagace metafora, si risponde "Ci si avvicina a un mucchio di immondizie, lo si smuove e ne fuoriesce un odore nauseabondo. Ebbene, spesso le persone pensano proprio in questo modo: smuovono immondizie, facendone scaturire un tanfo pestilenziale! Tutti pensano, non esiste uomo che non pensi; perfino i pigri, che non fanno nulla, pensano, ma il loro pensiero fluttua come una foglia al vento. Molti pensano a come poter ingannare, scassinare o assassinare. Gli esseri umani si servono del loro pensiero giorno e notte, ma non sapendo come servirsene, esso non porterà loro granché; e non solo non porterà loro granché, ma inoltre servirà solo a tormentarli e distruggerli" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, p. 53).
Le persone disperdono il loro grande potenziale energetico, dissolvendo il loro pensiero in preoccupazioni futili, viziose se non addirittura dannose per se stessi e per gli altri. L'uomo usa il suo pensiero come un musicista inesperto userebbe uno strumento pregiato, producendo un rumore fastidioso anziché una dolce melodia e vanificando, se non addirittura rovinando, la cura con cui lo strumento è stato creato. E il danno non cade soltanto sul singolo, ma sull'intera collettività, soprattutto in città e negli ambienti densamente popolati, dove si crea un circolo vizioso per il quale il soggetto sfoga sul prossimo le proprie frustrazioni e i propri cattivi pensieri, amplificando così la propria onda psichica negativa che, a sua volta, verrà diffusa dai suoi vicini, creando una psicosfera stagnante, simile a una palude. Citando un passo molto evocativo di Aivanhov:
"I pensieri e i sentimenti impuri che gli esseri umani continuano a riversare intorno a sé trasformano l'atmosfera in un vero acquitrino. [...] Un luogo che nessuna acqua nuova viene mai a purificare, un luogo dove pullulano animaletti di ogni genere che lì trovano il proprio nutrimento; essi depositano i propri escrementi nella stessa acqua, cosicché gli uni assorbono i rifiuti degli altri. Ecco l'umanità: vermi, girini e rane in una palude, nell'atto di espellere le proprie immondizie e ingoiare quelle del vicino: la malattia, l'odio, la sensualità, la cattiveria, la gelosia, la cupidigia [...]. Lo si può sperimentare avvicinandosi a una città, dopo un soggiorno in montagna. Quando ci si è abituati alla purezza dei monti, dove vivono entità molto luminose, non si può non percepire, ridiscendendo, la presenza di tutte le nubi che gravano sopra una città. [...] Ci si lamenta sempre di più dell'inquinamento; gli scienziati sono in stato di allerta e scoprono che tutto è inquinato [...]. Anche nel mondo spirituale si propagano dei miasmi che stanno uccidendo l'umanità e se le persone fossero davvero sensibili, sentirebbero che l'atmosfera del mondo psichico è ancora più irrespirabile di quella del mondo fisico [...]. Si accusano le automobili, ma cosa rappresentano le automobili paragonate a cinque miliardi di creature ignoranti che non hanno mai imparato a controllare la propria vita interiore?" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, pp. 56-57).
Le stesse caratteristiche negative si ritrovano anche nel mondo spirituale, laddove la meditazione e la concentrazione del pensiero non vengono adoperati per elevarsi al di sopra di tale condizione, ma per sguazzare nel fango e accaparrarsi il maggior numero di rifiuti materiali. Aivanhov critica, non troppo velatamente, una certa tendenza del Nuovo Pensiero americano, confluito ai giorni nostri in molti testi di self-help e di Pensiero Positivo, che porta l'uomo ad adoperare i poteri psichici per attirare esclusivamente ricchezze o per sviluppare presunte facoltà paranormali da utilizzare nel dominio della materia. Questo meccanismo perverso non fa altro che creare ulteriore frustrazione; sia perché il potere del pensiero viene così ulteriormente dissipato verso interessi futili, sia perché, spesso, queste pratiche non portano alcun risultato e, anzi, sviano le persone in sentieri estremamente complessi quando, per ottenere ciò che desideravano, avrebbero potuto intraprendere strade più semplici e concrete. Citando un esempio ironico, ma molto profondo, di Aivanhov:
"La natura ha stabilito delle leggi. Allora perché l'uomo dovrebbe sprecare tanto tempo e tante forze per infrangere quelle leggi? Se volete che una zolletta di zucchero passi direttamente dalla zuccheriera alla vostra bocca, potete concentrarvi quanto vi pare, ma la zolletta non si sposterà e voi rimarrete scoraggiati, delusi. Invece, guardate: prendete la zolletta con una mano, la mettete in bocca, ed ecco fatto senza tante storie! La natura ci ha provvisti di mani per consentirvi di afferrare gli oggetti [...]. Con il pensiero si possono realizzare cose molto più importanti; però occorre conoscere la sua natura, il suo meccanismo e sapere come lavora" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, p. 82).
Per adoperare al meglio il potere del pensiero bisogna anzitutto conoscerne l'essenza - riconoscerne l'origine immateriale e, soprattutto, comprendere qual è il reale collegamento che lo unisce alla materia. Per Aivanhov, l'uomo occidentale ha ormai sviluppato anche nei confronti del pensiero un rapporto di "dominio" e di "possesso", esattamente come l'uomo occidentale pensa di possedere i propri beni materiali. Di conseguenza, gran parte dei percorsi spirituali spingono l'uomo a sviluppare il dominio, il possesso, il controllo nei confronti del pensiero - come se fosse un oggetto tra gli altri. Tuttavia, tale prospettiva svia il praticante spirituale fin dal principio. Il pensiero, nella sua essenza più pura, non è qualcosa che ci appartiene. Esso è simile a un elemento primordiale, come il fuoco, l'aria, l'acqua o la terra - un elemento impalpabile, come una scarica di corrente elettrica, che tuttavia è in grado di veicolare idee e verità provenienti da un mondo altro, che Platone aveva identificato con il mondo degli Archetipi. Dice Aivanhov: "Il pensiero è una forza, un'energia, ma è anche una materia estremamente sottile che lavora su un piano fisico. Prendiamo come esempio le antenne [...]. Occorre sempre un punto di partenza materiale per produrre delle onde, ma di per sé le onde non sono materiali. Dunque le antenne captano delle vibrazioni, captano certe lunghezze d'onda, per poi trasmettere ad apparecchi di ogni genere" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, p. 83).
Ne consegue che l'uomo non è padrone del pensiero; semmai, in lui abita il pensiero e il suo scopo non è né quello di dominarlo né quello di farsi dominare, ma di incanalarlo costruendo degli argini che ne consentano il libero e naturale fluire, o delle antenne in grado di amplificarlo. In particolare, usando la metafora di Aivanhov, l'uomo deve essere in grado di costruire ponti tra il mondo sovrasensibile e il mondo terreno, affinché il pensiero possa fluire nella materia. Citando le sue parole: "Il pensiero passa attraverso muri e gli oggetti senza lasciare traccia e, affinché possa agire sulla materia, bisogna costruire ponti, ossia tutta una serie di intermediari. Fatelo passare per quegli intermediari e vedrete che è in grado di scuotere l'intero universo. [...] Occorre sempre un intermediario, e il pensiero è potente e attivo solo a condizione che lo si faccia passare attraverso alcuni intermediari che gli permettano di scendere fin nella materia" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, p. 86-87).
Da questa prospettiva si noterà quanto sono futili gli sforzi di coloro che cercano di veicolare il potere del pensiero soltanto per realizzare i propri interessi materiali. Nel mondo-altro, il mondo invisibile delle forme Archetipiche, non vi è nulla in cui i grezzi interessi umani possano riflettersi. Essi sono scorie nate nel mondo materiale e destinate a rimanervi. Allo stesso tempo, non basta avere degli ideali, per quanto puri, per vederli realizzati. Questo è l'altro grande inganno di alcune branche del Pensiero Positivo, per le quali basta pensare intensamente a una cosa per vederla realizzata. Sarebbe come voler attraversare un fiume impetuoso pensando intensamente a un ponte e sperando di poterlo percorrere solo grazie all'intensità del proprio pensiero. No, quel ponte deve prima essere visualizzato, in ogni minimo dettaglio, esso cioè deve essere tratto dal mondo archetipico; ma poi deve essere realizzato attraverso l'azione. Usando una metafora poetica, Aivanhov sostiene che bisogna essere in grado di "far scendere" le idee: "Voi avete delle idee, e sono meravigliose, se non addirittura divine, d'accordo, ma avete realmente dei risultati? No? Ciò dimostra che dovete ancora lavorare per far scendere quelle idee fino al piano fisico. Eh sì, questo è il punto; occorre farle scendere. Voi dite: Io ho delle idee. Bravi, benissimo, ma quelle idee vi faranno morire di fame e di sete se non sapete come concretizzarle mediante l'azione. Non basta avere delle idee. Molti ne hanno, ma vivono in maniera tale che non esiste mai comunicazione fra quelle idee e le loro azioni. Occorre un intermediario, un ponte, e quell'intermediario è il sentimento" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, p. 87).
Il sentimento è ponte principale, a far da collante tra mondo delle idee e mondo materiale, attraverso il quale le idee possano "incarnarsi". Il sentimento è il motore che permette all'animo umano di impegnare le proprie energie per la realizzazione dell'idea. Senza questo motore, l'idea è destinata a dissolversi o a rimanere un oggetto di contemplazione. "Quando lo spirito agisce sul pensiero" dice Aivanhov "il pensiero a sua volta coinvolge il sentimento e il sentimento si getta sul corpo fisico per farlo correre, gesticolare e parlare. Dunque il corpo fisico si muove per effetto del sentimento, il sentimento viene risvegliato dal pensiero e il pensiero nasce sotto l'influsso dello spirito" (Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta, pp. 88-89).
Ne consegue che la produzione di pensieri futili, negativi e nefasti non farà altro che provocare sentimenti altrettanto dannosi, portando alla proliferazione del male e di quella atmosfera stagnante di cui le città, come paludi psichiche, sono ricoperte. Al contrario, idee nobili sono in grado di produrre sentimenti nobili e nel momento in cui l'uomo, mediante l'azione, cerca di realizzare questi progetti, la materia stessa ne viene innalzata. D'altronde, Aivanhov è lungi dal demonizzare la materia; per il pensatore bulgaro, non vi è nulla di negativo di per sé nell'esistenza materiale, poiché essa è la hyle primordiale nella quale si manifesta e realizza il piano divino.
Nella materia, tutto ciò che pensa, agisce, prova sensazioni e sentimenti e, non ultimo, possiede una forma, è frutto di un pensiero, "un'idea divina cristallizzata", così come la definisce Aivanhov. L'uomo, "antenna del divino", ha la possibilità di amplificare il raggio di frequenze che egli può ricevere e porsi come canale della divinità, per realizzare nella materia obiettivi più elevati rispetto ai suoi interessi individualistici. In questo dono risiede la più grande potenza del pensiero.
Aivanhov, Potenze del pensiero, Prosveta Edizioni
Dipinto: Roerich, Mohammed on mount Hira
Daniele Palmieri
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