Alberto Magno fu uno dei più alti ingegni non solo del medioevo, ma probabilmente di tutta la filosofia occidentale. Soprannominato "doctor universalis" per la vastità del suo sapere, e patrono degli scienziati, oltre a essere stato il maestro di Tommaso d'Aquino che ne intuì l'ingegno, ha lasciato ai posteri una quantità monumentale di scritti che spaziano in ogni campo del sapere: scienze naturali, logica, teologia, nonché i primi commentari medievali alle opere aristoteliche, che riportarono in auge il filosofo greco dopo anni di oblio.
Purtroppo, nella nostra epoca Alberto Magno è una delle tante personalità dimenticate, che la nostra cultura, mai come ora ingrata con i suoi ingegni del passato, sembra aver messo da parte; è pressoché impossibile, infatti, trovare edizioni recenti delle sue opere. Per questo sono rimasto subito colpito quando ho visto, nello scaffale di una libreria, il breve trattatello che qui presento: Accostarsi a Dio (in latino: De Adhaerendo Deo), edito da Appunti di viaggio edizioni, a cura di Alessia Piana.
Il breve trattato è una piccola perla di meditazione occidentale. Si tratta, infatti, di una serie di consigli volti a purificare la mente e il cuore attraverso la preghiera, qui presentata però come una vera e propria forma di meditazione atta a elevare l'animo. Scrive Alberto Magno nel primo capitolo del testo:
"Così in Matteo: Quando preghi entra nella tua camera, ossia nell'intimo del tuo cuore e chiusa la porta dei sensi, con cuore puro, con la coscienza a posto e con fede salda prega il Padre tuo in spirito e verità, nel segreto. Ciò avviene liberandosi e spogliandosi di tutto, raccogliendosi completamente in se stessi, escludendo e obliando qualunque cosa e rimanendo in silenzio davanti a Gesù, mentre la mente manifesta fiduciosa i propri desideri a Dio, e con pieno slancio del cuore e d'amore, nella sua più intima essenza, in sincerità e pienezza, si dilata, si immerge, si estende, si infiamma, si dissolve in se stessa" (Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Appunti di viaggio edizioni, pp. 32-33).
Chi voglia aprirsi a questo stato deve chiudere gli occhi, volgersi esclusivamente al proprio intimo, dimenticandosi tutto: di avere un corpo, di trovarsi in uno spazio e in un tempo, di essere circondato da oggetti, persone, animali, cose. Deve trascendere la realtà senza nemmeno affidarsi all'immaginazione, ma soltanto attraverso la cosiddetta "teologia negativa" introdotta da Dionigi Areopagita, che a partire dalla negazione di tutto ciò che è di questo mondo permette alla mente di immergersi nella tenebra divina. nell'essenza di Dio che, in quanto tale, non può che essere al di là di tutto ciò che possiamo concepire.
Questa forma di meditazione deve essere applicata con cuore puro, ossia distaccato da tutto ciò che è terreno: non solo gli oggetti, ma anche le passioni, i vizi e soprattutto i pensieri poiché, come scrive Alberto Magno:
"Quanto più la mente è impegnata a pensare e a dedicarsi alle cose inferiori e umane, tanto più si allontana dalle cose superiori e celesti. Con quanto più fervore le facoltà vengono spostate dal ricordo, dall'amore e dal pensiero delle cose inferiori alle cose superiori, tanto più sarà perfetta l'orazione e pura la contemplazione: perché la mente non può dedicarsi perfettamente a due cose che sono dissimili come il giorno e la notte" (Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Appunti di viaggio edizioni, p. 37).
Ogni pensiero è un velo che, per quanto sottile, ci separa da Dio. La nostra mentre deve tornare limpida e trasparente, come uno specchio d'acqua, e come in uno specchio d'acqua bisogna lasciar sedimentare la terra, il fango e gli altri rimasugli per farlo tornare puro. Per riuscire a recuperare questo stato di quiete edenica, bisogna raccogliere ogni moto dell'anima, anche quelli più dolorosi, ed elevarlo a Dio, convogliando le sue energie non per tormentarci ma per ascendere alla tenebra divina che sussisteva prima che le cose fossero create, prima ancora che fosse fatta luce. "Con diligenza, solerzia e slancio libera cuore, sensi e sentimento da tutto ciò che potrebbe ostacolarne la libertà, incatenandoli e assoggettandoli" (Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Appunti di viaggio edizioni, p. 46).
Elevare i moti interiori non è possibile senza un appiglio al quale aggrapparsi per farsi forza durante la salita; questo appiglio, immobile ed elevato, è l'idea stessa di Dio. Bisogna essere in grado di focalizzare la propria mente sulla sommità e la trascendenza di Dio, per colmare la mente della sua luce e non lasciar così spazio ad altri pensieri. A tal proposito, Alberto Magno adopera una bellissima metafora "di viaggio":
"Prendi ad esempio una persona che sale su una montagna. Se la nostra anima, che va verso il basso, si immerge nella bramosia, subito è attratta da distrazioni e sentieri fallaci, e si disperde e si divide in tante parti quanti sono i suoi desideri e ne conseguono un movimento senza costanza, una corsa senza meta, una stanchezza senza riposo. Se però il nostro cuore e il nostro spirito, per amore e desiderio, si liberano dalle infinite distrazioni delle cose terrene, abbandonando a poco a poco le cose umane per raccogliersi nell'unico bene immutabile e soddisfacente, impareranno a stare con se stessi e si uniranno a lui inseparabilmente per mezzo del sentimento" (Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Appunti di viaggio edizioni, p. 58).
Immersi nella tenebra divina, saremo in grado di riscoprire una nuova luce, del tutto dissimile a quella che conosciamo con i nostri occhi. Una agostiniana luce interiore, che arde perpetuamente dentro di noi e verso la quale possiamo volgerci in ogni momento, in ogni luogo, in ogni situazione, semplicemente chiudendo gli occhi e anelando al silenzio.
Una luce che all'inizio sembra fioca, e che bisogna allenarsi a vedere aprendo l'occhio interiore dell'intelletto. Secondo la tripartizione aristotelica, ripresa per la prima volta da Alberto Magno e ampliata alla luce della filosofia cristiana, l'anima umana è suddivisa in anima vegetativa, sensitiva e intellettiva. Le prime due sono le "anime terrene", volte rispettivamente ai bisogni fisiologici di base, ai sensi e alle emozioni; l'anima intellettiva è invece l'anima prettamente umana, a sua volta divisa in ragione e intelletto. La ragione è la ratio ordinatrice, che tuttavia è ancora volta agli oggetti mondani e temporali, sebbene sia in grado di astrarli per dargli una ratio, un ordine, raggruppandoli in concetti generali e stabilendo le connessioni logiche. L'intelletto è invece la facoltà più elevata, che concerne proprio l'intuizione del sovrasensibile e la visione della luce divina. L'intelletto è ciò che avvicina l'uomo a Dio, che si trova, come abbiamo visto, al di là della ratio. Tuttavia, questa facoltà che è l'ultima per ordine di apparizione, deve essere coltivata per portarla al massimo grado del suo sviluppo, e ciò che permette di coltivarla è la contemplazione.
La quieta meditazione del silenzio permette di aprire l'occhio interiore dell'intelletto e di cogliere, sempre più intensamente, il bagliore interiore e il mondo che trascende la realtà sensibile, liberando così l'uomo da tutti i suoi dolori e tutte le sue afflizioni, attraverso un mistico ricongiungimento con l'eternità.
Per concludere, il breve trattato di Alberto Magno è un'utile guida per i sentieri dello spirito, ed è inoltre un'ottima introduzione alle pratiche di meditazione occidentali, troppo spesso ignorate in favore, invece, alle pratiche orientali. Dico questo non per screditare le nobili e antiche pratiche meditative orientali, ma perché penso che sia importante recuperare una altrettanto profonda tradizione contemplativa occidentale. Accostarsi a Dio di Alberto Magno permette di riscoprire questa illustre tradizione, che contiene insegnamenti del tutto affini a quelli che generalmente si cercano nelle pratiche meditative orientali, e a partire da questo fondamentale confronto, che non può far altro che arricchire, permette di comprendere come certi pensieri, certe pratiche e certi vissuti spirituali siano interconfessionali e senza tempo.
Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Edizioni appunti di viaggio
Daniele Palmieri
Alberto Magno, Accostarsi a Dio, Edizioni appunti di viaggio
Daniele Palmieri
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