Aspettavo con curiosità questa terza puntata de I monologhi del destino per vedere come avrebbero trattato l'antieroe Turno, il nemico di Enea destinato dal fato a soccombere.
Ero curioso perché la letteratura spesso si dimentica di certe figure "perdenti" sin dalla nascita ma non abbastanza prometeiche da ispirare con il loro sacrificio tragedie, romanzi o opere poetiche.
In controtendenza dunque la scelta della webserie; e una scelta che si dimostra molto felice.
Ci troviamo di fronte a un Turno nei momenti anteriori alla battaglia, che riflette con se stesso sul senso della sua guerra - consapevole di essere destinato al fallimento.
E' un Turno tormentato che alterna momenti di eroica accettazione a ricadute nel nichilismo più assoluto, quando in alcun modo riesce a dare un senso al suo sacrificio che sancirà la vittoria definitiva di Enea. Perché combattere? Perché lottare se tutto è già deciso e se la storia ti ricorderà come l'eterno perdente?
Ed ecco che da dramma personale i tormenti di Turno diventano quelli di tutti i combattenti; proprio perché il sacrificio è inutile diventa un sacrificio per tutti, una lotta per far sì che questa guerra sia l'ultima guerra, che dopo essa non ce ne siano altre e che, dopo il trionfo di Enea, l'umanità possa finalmente vivere in pace.
Il messaggio è molto simile a quello espresso da Patocka nell'ultimo saggio de "Saggi eretici di filosofia della storia".
Il nonsenso della guerra e del sacrificio inutile di migliaia e migliaia di vite può essere superato soltanto se si comincia a combattere anche per il proprio nemico, nella speranza che questa guerra sia l'ultima. Il conflitto non diventa più una lotta per annientare il nemico, ma una guerra collettiva contro la guerra stessa.
Così Turno è pronto per affrontare la sua ultima ora.
Con gli occhi dello sconfitto viviamo i momenti finali della battaglia, in un interessante ribaltamento di prospettiva.
Il "pio" Enea affonda con ferocia la sua lancia nel petto di un Turno riverso al suolo e il suo volto è tutto fuorché quello di un "buono", così come tramandato dalla tradizione.
Anche la terza puntata è promossa a pieni voti, così come la sceneggiatura di Emilio Bologna, allo stesso tempo autore e attore con la fortuna di dar vita al suo personaggio.
Interessante la scelta scenografica dello sfondo; dai toni cupi e introspettivi delle puntata precedenti, che trasmettono la malinconia dei protagonisti, si passa a uno sfondo di fuoco che trasuda tutta la forza e il coraggio di questo Turno tenace come Leonida.
Dopo la Libertà, i Monologhi del destino affrontano la Morte con una puntata commovente
Dopo aver affrontato il tema della Libertà con Il lamento di Prometeo, I monologhi del destino si scontrano con un altro tema delicato, forse il più importante di tutte le religioni e di tutte le filosofie: il tema della morte.
Lo fa con l'eroe mitico che più di tutti ha sofferto sulla propria pelle il dolore della perdita, il divino cantore Orfeo.
Ed è un Orfeo sospeso nella penombra di un limbo indefinito quello che ci troviamo di fronte sin dai primi minuti della puntata; sua unica compagna: la pallida Luna che con il suo fioco bagliore illumina le tenebre.
Proprio la Luna è la musa del suo primo canto, che ricorda l'inno del pastore errante dell'Asia di Leopardi. Alla Luna, unica consolazione nel buio della notte, Orfeo racconta la sua storia e le affida le sue memorie nei momenti successivi alla seconda perdita di Euridice in seguito alla discesa nell'Ade.
Euridice, l'amata Euridice, trascinata nell'Ade dal morso di una serpe e che lui ha tentato di salvare spinto dal suo amore irrefrenabile, discendendo negli inferi grazie al canto melodioso del proprio flauto che placa déi, uomini e bestie.
Tutti conosciamo l'indegna sorte della discesa; ottenuto il permesso di ricondurre alla luce la sua amata, proprio giunto a un passo dall'uscita Orfeo si volta, infrangendo l'unico divieto che gli era stato posto, condannando per sempre Euridice alle tenebre dell'Ade.
Questo è il mito che da millenni viene tramandato; tuttavia "L'Eterno incorporeo", con la sceneggiatura di Alessandro Autore, riesce ad andare oltre e a spiegarci perché Orfeo si è voltato, pur consapevole delle conseguenze.
Che qualcosa di nuovo fosse nell'aria lo avevo compreso sin dalla prima apparizione di Euridice, evocata non dalle tenebre dell'Averno ma dalle lacrime di Ade e di Proserpina in seguito al canto di Orfeo.
Ma l'Euridice che appare, interpretata da Flora Epifania, è la stessa Euridice che Orfeo amava da viva?
Il suo aspetto è fantasmatico, freddo e inerme, i suoi occhi sono spenti e non riconoscono nemmeno il cuore dell'amato che batte per lei; Euridice, la bella Euridice, non esiste più. La morte si è impossessata di lei ed ora rimane soltanto il Nulla.
Questi pensieri attanagliano il protagonista durante l'ascesa verso il mondo esterno, finché nell'oscurità accecante si fa spazio un barlume di luce (forse proprio la luce della Luna), un'epifania che gli fa comprendere che il suo tormento lo sta portando verso un baratro senza fondo, che sta inseguendo soltanto uno spettro e che colei che sta riportando in vita non è l'amata Euridice, ma soltanto la sua ombra.
Ed è per questo che Orfeo decide di voltarsi, di rinunciare a una magra consolazione che altro non è se non uno specchietto per le allodole e di accettare, una volta per tutte, la Morte che tutto comanda.
Ma tale accettazione non è da confondersi con una prostrazione passiva; riconoscendo il Nulla, l'Abisso a cui tutti siamo destinati, Orfeo allontana i suoi spettri, si libera del fato e, per primo, sconfigge il terrore per la Morte e dunque la Morte stessa.
Non a caso Orfeo è considerato dagli Orfici il primo filosofo della storia; per chi volesse approfondire, rimando alla seconda lezione di filosofia sull'Orfismo e sui Misteri di Eleusi (qui).
Tirando le somme, la seconda puntata de I monologhi del destino si dimostra allo stesso livello della prima se non, addirittura, superiore.
Superiore per la profondità con la quale riesce a indagare il nodo cruciale del mito di Orfeo, l'emblematico momento in cui si volta e condanna per sempre la sua amata Euridice.
A tutto ciò si aggiunge il dialogo silenzioso tra l'Orfeo interpretato da Antonio Gentile e l'Euridice interpretata da Flora Epifania, che, grazie anche al montaggio di Massimo Cerullo, raggiunge vette drammatiche davvero commoventi.
Esordio più che positivo per "I monologhi del destino", una webserie che promette cultura e qualità
La prima puntata de "I monologhi del destino" è finalmente online; e non si poteva pensare a un inizio migliore per questa webserie che punta a rinnovare il mondo del teatro trasferendolo su Youtube, utilizzando la cultura antica come cavallo di Troia.
Questo è l'aspetto più innovativo de "I monologhi del destino"; antico e moderno, passato e presente si fondono per generare un prodotto nuovo, che affonda le sue radici nella vastissima cultura della civiltà classica e che estende i suoi rami verso le nuove tecniche di comunicazione e di condivisione di contenuti.
E lo fa partendo da uno degli eroi della Grecia Antica che più rappresenta l'innovazione, il progresso, la volontà di superare il limite: Prometeo.
Prometeo è il protagonista del primo monologo, intitolato, appunto, "Il lamento di Prometeo".
Colpevole di aver rubato il fuoco agli déi per donarlo agli uomini, da lui plasmati, è costretto a subire il supplizio eterno a cui Zeus l'ha condannato: vedersi squarciare il ventre da un'aquila che ogni notte gli divora il fegato; fegato che la mattina dopo ricrescerà, affinché la tortura non abbia mai fine.
Ed è proprio un Prometeo dilaniato dal dolore quello che ci troviamo di fronte; non il divino demiurgo dell'uomo, conoscitore dei segreti della natura, bensì il Prometeo "uomo", il Prometeo fragile come le creature di argilla che egli stesso ha generato, il Prometeo che conosce tutti i segreti della natura eccetto uno: la libertà.
"Libertà, qual è la tua vera natura?" è il quesito che apre il monologo; domanda che riecheggia in ogni parola sofferta che il titano pronuncia, incatenato alla roccia in attesa del supplizio.
Libertà che sembra non esistere in un mondo dominato dal fato e dalla legge dispotica di Zeus, che tratta i mortali come se fossero un suo capriccio.
Ma è davvero così? La sofferta consapevolezza che Prometeo raggiunge a termine del monologo sembra mettere in dubbio l'onnipotenza del fato e degli déi, la cui fragile perfezione è nulla in confronto alla divina imperfezione dei mortali.
"Il lamento di Prometeo", dunque, è promosso a pieni voti, sotto tutti i punti di vista.
La sceneggiatura Alessandro Autore sembra scritta dalle mani di un tragediografo greco e restituisce la figura di un Prometeo i cui dubbi e le cui sofferenze sono quelle di ogni uomo, di ogni epoca.
L'interpretazione di Francesco Passero dà vita in maniera magistrale ai travagli fisici e psicologici del titano tramite una recitazione espressiva, evocativa, che trasforma il Prometeo letterario e mitologico in un uomo in carne e ossa.
A tutto ciò si aggiunge l'ottima regia di Massimo Cerullo che, con i suoi primi piani, accentua il pathos dei momenti più drammatici e incisivi del monologo.
Una menzione speciale anche alla colonna sonora di Martina di Nardo, In the hands of destiny, la ciliegina sulla torta per godersi anche i titoli di coda.
Per concludere, non resta che iscriversi al canale Youtube, aspettare la seconda puntata, "L'eterno incorporeo", che verrà pubblicata sabato sei giugno e fare i complimenti a tutti i membri del progetto!
Nascita e sviluppo di un progetto culturale attraverso le parole dei protagonisti
Puntare sul mondo
del teatro nella nostra epoca è già, di per sé, una scelta audace; ma se il
teatro approda su Youtube adottando nuove tecniche sceniche, la scelta si fa
ancora più innovativa e la posta in gioco aumenta.
Nasce, così, la
Webseries “Il necessario e l’impossibile – I monologhi del destino”, che
andiamo ad approfondire con le parole degli ideatori.
1)Iniziamo dalle presentazioni; sceneggiatori, regista e
attori. Nomi, cognomi, ruoli e due parole per descrivervi.
Salve, Nero d'inchiostro, e grazie per averci dato la
possibilità di farci conoscere attraverso quest'intervista! Veniamo tutti da
Napoli, dove, malgrado i problemi, cerchiamo di credere nelle potenzialità che
il territorio ci offre, specialmente in ambito culturale, impegnandoci nella
stesura e nella realizzazione di opere teatrali e letterarie.
Ma passiamo alle presentazioni!
Gli sceneggiatori ed ideatori del progetto sono Alessandro Autore ed Emilio
Bologna, neolaureati in Lingue e Letterature Straniere, lettori accanitissimi
col “vizio” della scrittura!
Il regista è Massimo Cerullo, quasi diplomatosi alla Scuola di Cinema
Pigrecoemme, eterno sognatore sempre pronto ad assecondare i “capricci” della
sua creatività!
Francesco Passero, nel ruolo di Prometeo, è un Titano, nel vero senso della
parola, un mix esplosivo di simpatia, eleganza e raffinatezza.
Antonio Gentile, nel ruolo di Orfeo è probabilmente la persona più volenterosa
del team: testardo, caparbio, energico, non sa arrendersi e abbattersi dinanzi
nessuna difficoltà.
Flora Epifania è la piú vivace del gruppo, ma la sua
Euridice è invece muta e inerme, come la voce di chi non appartiene più a
questo mondo.
Emilio Bologna (ebbene sì!), oltre ad aver scritto i monologhi, si è anche
prestato a interpretare Turno, l'antieroe dell'Eneide e si è occupato di
rifinire il montaggio audio e video insieme al regista.
Rosa Rubino, fra le attrici più esperte del team, nel ruolo
della profetessa Cassandra, ha offerto un'interpretazione magistrale, frutto di
una professionalità ed un'abnegazione senza eguali.
E infine Crispino Truglio, il più teatrale fra tutti (incredibile ma vero:
sembra recitare anche quando non lo sta facendo!), al quale non a caso è stato
affidato il ruolo di Dioniso, il dio dell'ebbrezza e dell'irrazionale. 2)Com’è nata questa collaborazione e, soprattutto, com’è
nata l’idea del progetto?
Tutti noi (eccetto Rosa) facciamo parte di una compagnia di
teatro amatoriale, che si chiama “Antro della Sibilla” e attualmente stiamo
lavorando all'adattamento del celebre romanzo di John Steinbeck “Uomini e
Topi”, pertanto ci conosciamo da tempo. L'idea dei “Monologhi del destino”,
invece, è stata folgorante e improvvisa. Guardandoci attorno ci siamo resi
conto dell'immensità del patrimonio artistico, culturale ma soprattutto mitologico
della nostra terra e tanto Alessandro, quanto Emilio, meditavano da tempo di
provare a valorizzarlo. Così, un po' per caso e in un solo pomeriggio, nacque
il monologo di Prometeo che già offriva parecchi spunti di riflessione e che,
almeno a livello tematico, prometteva lo sviluppo di un lavoro continuativo e
più esaustivo. Perciò da Prometeo, da quelle che erano le peculiarità del
personaggio che il monologo raccontava, non è stato difficile rintracciare
altri personaggi che potessero essere accomunati dal tema del destino, del
Fato.
3)“Il necessario e l’impossibile” è senza dubbio un
progetto controcorrente nel panorama di Youtube, dove abbondano canali con un
alto numero di scritti ma un basso livello di contenuti. Cosa vi ha spinto a
puntare sulla cultura?
La profonda convinzione che la cultura, in particolare
quella umanistica, è l'unico patrimonio sul quale investire energie e idee,
malgrado vi siano dati poco rassicuranti. Ci duole, infatti, constatare che
oggi a fare audience sono il gossip, il banale e il futile,
specialmente su piattaforme mondiali come YouTube.
Esistono canali di un certo spessore culturale su YouTube, ma purtroppo sono
pochi e la maggior parte di essi non ha il seguito che meriterebbe.
Ebbene sentiamo di essere stanchi della monotonia e del piattume che offre
questa piattaforma ed è per questo che ci proponiamo, nel nostro piccolo, di
dare il nostro contributo, invertire la tendenza, di offrire un prodotto di
qualità che possa, in un certo qual modo, risvegliare gli animi e dimostrare
che al giorno d'oggi credere nella cultura è doveroso e imprescindibile. È
inoltre doveroso offrire una valida alternativa a chi cerca un certo tipo di
intrattenimento su YouTube. Portare il teatro su una piattaforma digitale non
assicura certamente il successo, ma di soddisfazioni personali, sì, ce ne
aspettiamo tante.
4)Addentriamoci, ora, nello spirito del progetto, a
partire dal titolo; “necessario” e “impossibile”, termini, soprattutto il
primo, che hanno avuto grande importanza nella mitologia greca. Com’è nata la
scelta di questo titolo e cosa lega le due parole?
Abbiamo
riflettuto sul significato più profondo del mito in quanto generatore di verità
e domande universali, ossia concetti senza tempo che risultano comprensibili in
qualsiasi epoca.
In
fondo, la bellezza del mito risiede proprio nella sua immediatezza, nella sua
incredibile capacità di veicolare significati e idee, diremmo, primitive,
naturali. Recenti ricerche hanno dimostrato, ad esempio, quanto la spiritualità
celtica possa essere paragonata a quella dei Nativi Americani, quanto certe
credenze di questi due popoli, distanti secoli e continenti, siano in realtà
molto simili, omogenee.
Pertanto,
il mito ci è sembrato essere “necessario” in quanto imprescindibile, innato,
profondamente radicato nell'interiorità di ognuno ed “impossibile”, perché,
seppur chiaro nella sua chiave allegorica, offre spunti di riflessione e
diverse chiavi interpretative. Dilemmi che, malgrado lo scorrere del tempo,
restano e resteranno sempre irrisolti o quantomeno verificabili.
5)Passando
ai protagonisti della webseries: Prometeo, Orfeo, Euridice, Turno, Cassandra e
Dioniso. Qual è il filo d’Arianna (per rimanere in tema) che lega questi
personaggi?
Ognuno
di questi personaggi affronta il Fato e il suo dominio in maniera diversa, pur
essendone in qualche modo sopraffatto: Prometeo sfida gli Dei e il destino in
un atto di estrema ribellione; Orfeo decide dignitosamente di non assecondare
quello che il Fato aveva in serbo per lui; Turno dal suo canto, accetta in
maniera quasi epicurea la fine preannunciatagli, pur non disdegnando false
speranze; Cassandra, infine, tenta di abiurare il dono della premonizione, così
da poter vivere la sua vita nell'ignoranza, nella non-conoscenza del futuro.
Soltanto
Dioniso, il Folle Errante, colui che sta al di là del Fato e del suo concetto,
è in grado di rispondere ai loro quesiti, alle loro ribellioni. Si tratta di un
Dioniso che abbiamo rappresentato in modo del tutto originale rispetto a ciò
che ci tramanda la tradizione, come avrete modo di vedere.
6)Quali
sono i testi di riferimento a cui vi siete ispirati per trarre le informazioni
sui personaggi?
Il testo di riferimento principale sono “I dialoghi con Leucò” di Cesare
Pavese, un'opera fantastica che propone dialoghi filosofici fra esseri umani e
divini su tematiche esistenzialiste. Altri testi che abbiamo consultato sono
naturalmente quelli classici: L'Iliade, L'Odissea, l'Eneide, L'Alessandra, ma è
naturale che si senta fortissima l'influenza di autori e filosofi moderni. Sono
state volutamente lasciate delle tracce di Edgar Allan Poe nel monologo di
Cassandra, mentre l'opera di Nietzsche risuona violentemente nel monologo di
Dioniso, a chiusura dell'opera.
Inoltre
ci siamo affidati all'iconografia artistica per ciò che concerne i costumi le
sembianze stesse dei personaggi.
7)Il
mondo della mitologia greca e latina abbonda di déi ed eroi; cosa vi ha spinto
a scegliere questi protagonisti?
Questi
protagonisti, con le loro storie e le loro diatribe, ci sono sembrati più
idonei a rappresentare ciò che avevamo in mente perché si prestavano più
facilmente ad una reinterpretazione. Ciascun personaggio, infatti, mantiene
gran parte delle sue caratteristiche originali e consultabili grazie ai miti e
ai testi di riferimento, ma ci siamo sforzati di “attualizzarlo”, anche in
vista di problematiche sociali attuali.
Ecco
perché, per fare qualche esempio, il Prometeo che presenteremo allo spettatore
non è soltanto un ribelle nel senso più comune del termine, ma è un vero e proprio
personaggio assetato di vendetta a difesa di una razza, quella dei Titani,
brutalmente sterminata dagli Olimpii; la libertà è la sua irraggiungibile
chimera, una menzogna ricercata dallo spettatore stesso.
Ecco
perché Turno, l'antagonista dell'Eneide, non è più semplicemente il nemico di
Enea ma il portavoce di un nuovo messaggio, il redentore di un popolo, illuso
profeta e martire che si augura di poter salvare il mondo intero con il suo
sacrificio. Capirete, quindi, quanto questi personaggi si svincolino dal loro
ambito e cerchino di dialogare anche col presente.
8) Considerando l’aspetto tecnico, da quante puntate sarà
composta la serie?
Saranno 5 puntate. Non mancheranno altri video di
approfondimento dove contiamo di poter rispondere alle domande poste dal
pubblico o da chiunque voglia intervistarci, sulle singole puntate o
sull'intera opera. Intendiamo motivare le nostre scelte tanto in ambito tecnico
(regia, costumi, musiche e montaggio) quanto in quello più spiccatamente
ideologico, testuale e interpretativo.
9) Quanti minuti durerà ogni puntata?
Trattandosi di monologhi, e dunque di una tecnica
prettamente teatrale, le puntate oscilleranno dai 7 ai 13 minuti circa.
10) Con che cadenza saranno pubblicate?
Verranno pubblicate con cadenza settimanale, ogni sabato pomeriggio a partire
dal 30 maggio.
11)Per concludere: il mito greco, storie antiche di
millenni che ci affascinano ancora oggi. Qual è o quali sono i messaggi più
importanti che i miti greci possono tramandare al mondo moderno?
Ogni mito si fa portavoce non solo di un insegnamento morale
ma anche, come abbiamo detto, di verità e dubbi universali. In particolare,
crediamo che i miti greci siano estremamente attuali nel rappresentare la
natura umana in tutte le sue sfaccettature, nello sforzo di propendersi verso
la ricerca dell'essenza più intima, attraverso la descrizione di sentimenti
fugaci, esperienze e scoperte che tanto déi quanto uomini sperimentano in egual
modo. I Greci furono forse fra i più abili a raccontare la vita e a concepire
il mito non soltanto come un qualcosa di sacro ed etereo, bensì materiale,
tangibile. La leggenda diviene racconto della realtà, la realtà diviene
pensiero. È questa l'attualità della mitologia greca.
13)Domanda da un milione di euro: descrivete il vostro
progetto con una parola.