Il termine "eggregore" è poco conosciuto, spesso anche a chi si occupa di occultismo ed esoterismo, eppure è veicolo di una delle concezioni più affascinanti del pensiero occulto.
Il termine "grigori" è utilizzato nella letteratura ebraica per indicare le creature eteriche come angeli e demoni, e ricorre spesso nel Libro di Enoch per descrivere quelle entità che, invidiose della condizione umana, si unirono con le figlie degli uomini dando così origine alla stirpe dei giganti.
A portare alla ribalta il termine nel mondo dell'esoterismo, a metà del XIX secolo, vi fu Eliphas Levi, che in un suo articolo, intitolato appunto "Gli Eggregori", scrive:
"Gli Eggregori sono delle Divinità. Gli Eggregori sono gli spiriti che animano e creano le forme. Sono nati dal respiro di Dio. Dio riposa nella natura e il mondo è il suo sogno. Dormendo, Egli aspira e respira. Il suo soffio crea gli eggregori".
Riprendendo la concezione gnostica di un universo generato a più livelli, dove la Terra è soltanto una delle ultime emanazioni di un Dio ineffabili e trascendente, Levi considera gli eggregori come una delle molteplici emanazioni della divinità. Un Dio, che, tuttavia, è dormiente e il cui sogno genera queste entità che possono essere tanto benevole quanto malevole.
Nel processo di frammentazione del sogno, gli Eggregori sono definite da Levi come delle "forme-pensiero", ossia delle entità che, una volta generate dal soffio di Dio, incarnano una molteplicità di poteri attraverso i quali sono in grado di influire sul mondo materiale. Comprendere il termine "forma-pensiero" è essenziale per capire in fondo il concetto di "eggregore". Secondo la distinzione Aristotelica, la materia inerme soggiace alla forza della forma creatrice, che stabilisce l'essenza delle cose. Una "forma-pensiero" può dunque essere intesa come una forza mentale che è in grado di assumere potere sulla materia.
L'aspetto "collettivistico" dell'Eggregore è fondamentale, poiché esso si nutre della molteplicità di idee, credenze, opinioni e da esse trae forza e viene evocato. Da questa prospettiva, Eggregori non sono creati soltanto da Dio, ma possono essere generati involontariamente anche dalle collettività che catalizzano una medesima idea, evocando una "forma-pensiero" la quale, dacché nata dagli uomini, diviene dapprima una sorta di "guardiano" di quel gruppo, ma può assumere un potere così grande da divenire un "arconte", un dominatore delle menti dei singoli uomini. Gli individui del gruppo iniziano così a essere dominati dalla "forma-pensiero", dall'Eggregore che ha espanso il proprio potere psichico sul materiale attraverso la sua influenza sulle collettività.
Come accennato in precedenza, la forma-pensiero può essere sia benigna sia maligna.
Prometeo, ad esempio, è un Eggregore positivo, l'uomo allegorico che combatte quotidianamente la propria battaglia contro gli dèi per la liberazione, e che conia in sé le battaglie di ogni singolo uomo. E' una "forma-pensiero" generata dai travagli spirituali dell'uomo e dalla sua posizione intermedia all'interno della catena degli esseri in cui, come scrive Levi:
"sembra esserci una lacuna: l'uomo, anello vivente di questa catena, può osservare e toccare l'anello che è immediatamente sotto di lui, la scimmia o il gorilla o lo scimpanzé, ma non vede e non tocca l'anello che è immediatamente sopra di lui. Ecco perché gli antichi saggi hanno immaginato l'uomo invisibile, che essi hanno chiamato angelo o demone".
Ma l'Eggregore è un'entità spirituale molteplice, ed esistono numerosi casi di forme-pensiero negative. Basti pensare al fondamentalismo religioso, in cui il Dio di una certa regione venerato da una setta diviene una vera e propria "forma-pensiero", in grado di manipolare il comportamento degli uomini anche a costo delle loro stesse vite.
Gli Eggregori sono inoltre soggetti a lotte reciproche per il dominio e l'espansione della loro influenza e in questa lotta, tanto è più grande la statura degli Eggregori (ossia tanto più grande è la collettività che li ha evocati), tanto più distruttivo è il risultato del conflitto. Scrive l'esoterista francese:
"Per gli insetti, che calpestiamo senza vederli, noi siamo Dei ciechi e pesanti; e per altri dei infinitamente più grandi, rispetto a noi, noi siamo degli insetti invisibili. Gli eggregori si combattono, schiacciano i popoli come formicai e neppure sanno che noi stiamo soffrendo e moriamo".
Per fuggire dall'influsso negativo degli Eggregori bisogna preservare la propria individualità sul percorso spirituale, senza lasciarsi infatuare dalle sette e dalle aggregazioni che rischiano di evocare realtà superiori al loro stesso potere. Bisogna inoltre elevarsi al di sopra di queste "lotte intestine", poiché espressione di emanazioni inferiori della realtà trascendente di Dio, che si trova al di là del mondo frammentato e conflittuale, in cui gli stessi Eggregori non sono altro che formiche. Ridimensionato dalla prospettiva divina, l'Eggregore perde potere e l'uomo saggio può smettere di temerlo, poiché:
"L'uomo ignorante e debole che soffre la fatalità diventa schiavo e giocattolo degli eggregori; ma il saggio è al di sopra di loro, perché Dio è la luce del saggio. Gli Eggregori hanno timore di Dio, il saggio ama Dio e per conseguenza non lo teme. Egli non deve sacrificare agli dei e neppure a Dio; egli sacrifica con Dio e come Dio, perché il sacrificio è l'essenza della divinità dell'uomo".
Eliphas Levi, Eggregori, Edizioni fuoco sacro, traduzione e cura di Filippo Goti.
Daniele Palmieri
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