A tutti sarà capitato, almeno una volta nell'esistenza, di vivere dei momenti carichi di energia psicofisica, una gioia tanto intensa da essere inesprimibile, la sensazione che tutto sia meravigliosamente bello, che non vi sia alcuna incrinatura nel mondo e che l'universo sia un posto magnifico. Scariche di energia simili sono rare, ma si manifestano spesso in concomitanza di emozioni, eventi, sforzi estremi, come se il corpo e la mente, dopo una fatica senza eguali, fossero riusciti a scalare una una vetta inconscia, di cui ignoriamo l'esistenza, dalla quale è possibile ammirare uno spettacolo sublime, mai visto prima, che ci colma di Bellezza.
Mistici, filosofi, letterati, psicologi, religiosi, occultisti; molte personalità si sono concentrate su questo fenomeno, analizzato da molteplici prospettive, e quasi tutti, da Giovanni della Croce a William James, da Plotino a Dante, da Blake a Goethe o Schiller, hanno sempre associato queste "esperienze di picco" a percorsi tormentati, emozioni conturbanti, viaggi traumatici, sforzi inauditi, anni e anni di discipline ascetiche. Non si intende mettere in dubbio la validità e la potenza di tali pratiche, in grado di trasmutare l'interiorità umana in maniera sorprendente; tuttavia, è possibile vivere stati simili rimanendo ancorati a un "semplice" mondo quotidiano?
E' da questa domanda che si sviluppa Supercoscienza di Colin Wilson, scrittore e saggista britannico dagli interessi eclettici, edito da Tlon Edizioni, a cura di Nicola Bonimelli.
Il libro, che spazia magistralmente tra psicologia, letteratura, poesia, teatro e filosofia, è un'analisi a tutto tondo sulle esperienze di picco, volta a indagarne non solo la teoria, ma soprattutto la pratica, per capire come sia possibile accedere a questi stati elevati di coscienza nella vita ordinaria. Come scrive Colin Wilson nell'incipit del libro:
"Ho settantacinque anni, e ho dedicato la maggior parte della mia vita alla ricerca di ciò che potrebbe essere definito i meccanismi delle esperienze di picco, o potenziamento della coscienza. Si può considerare questo libro come una sorta di manuale fai da te per il raggiungimento di questi stati".
L'esperienza di picco, stando alla descrizione di Wilson, è "l'esperienza di un'improvvisa e travolgente felicità, la sensazione che la vita sia meravigliosa" un fenomeno che non colpisce soltanto grandi mistici o uomini tormentati da sublimi emozioni, ma anche "persone sane", come sottolinea Wilson citando gli studi dello psicologo Abraham Maslow. Un esempio di semplice vita quotidiana riportato dallo psicologo è quello di una giovane madre, seduta a guardare figlio e marito, che improvvisamente si sentì sopraffatta "dalla sensazione del suo profondo amore per loro e dalla loro fortuna". Senza sapere come, la donna aveva varcato la soglia d'ingresso di una esperienza di picco.
L'aspetto peculiare di tale esperienza è che il quadro familiare era sempre stato di fronte a lei, non solo negli attimi prima dell'esperienza ma anche nei giorni, nei mesi e negli anni precedenti. E allora, come mai un'esperienza così improvvisa e sorprendente, come se la donna stesse assistendo a qualcosa di completamente nuovo? La risposta è tanto semplice quanto profonda: il segreto dell'esperienza di picco risiede nella scoperta di qualcosa che già si possiede; in tal caso, di una gioia familiare che era sempre stata latente, nascosta, profonda, un'energia a cui per la prima volta la donna riesce ad attingere "semplicemente" perché, senza nemmeno rendersene conto, ha accentuato la propria soglia di attenzione, guardando per la prima volta ciò che aveva sempre avuto di fronte agli occhi, e che prima ad allora si era solo limitata a "vedere".
Le esperienze di picco, suggerisce Colin Wilson, sono sempre a portata di mano, ma occorre sforzarsi per cogliere la meraviglia insita nei piccoli istanti. Siamo così bombardati da stimoli e pensieri, che la nostra mente trova estremamente difficile fermarsi e concentrarsi, e sballottata da una parte all'altra come una pallina da ping pong, non è in grado di focalizzare l'attenzione su un singolo aspetto della realtà e accorgersi che, parafrasando la poesia di Blake, anche un semplice granello di sabbia nasconde l'infinito. Ricordo che una volta, molti anni fa, in spiaggia, rimasi affascinato per almeno una decina di minuti dai granelli di sabbia quando mi accorsi che ciascuno di esso differiva dall'altro, e che ognuno era un cristallo in miniatura, senza nulla da invidiare ai cristalli e ai diamanti più preziosi sul pianeta. Quello che suggerisce Colin Wilson è che la realtà, esattamente come la spiaggia, è composta di una grana così sottile che ci sfugge fino a quando non siamo in grado di focalizzare la nostra coscienza sui singoli aspetti del mondo, accorgendoci della bellezza, della varietà di forme, esperienze, sensazioni, emozioni che possiamo vivere e che ci circondano, sia al di fuori sia dentro di noi.
Come mai è così difficile vivere queste esperienze, se sono così a portata di mano? Proponendo un innovativo percorso letterario atto a descrivere l'interiorità dell'uomo, Wilson illustra che tale difficoltà deriva da una sorta di "tripartizione" dell'animo umano, che oscilla tra tre diversi "modi di sentire e di vivere il mondo": illuminista, romantico e beckettiano/ecclesiastico (dalll'Ecclesiastae, omonimo libro dell'Antico Testamento).
L'anima illuminista è quella razionale, rigida, ferrea, che categorizza il mondo in concetti schematici, logici, semplici, e che, proprio per questo, non è in grado di cogliere la poesia delle cose, e viene sballottata avanti e indietro da esse come una pallina da ping pong, senza accorgersi che con le proprie categorizzazioni non sta effettivamente dando ordine al mondo, ma si sta facendo sballottare dal mondo, non riuscendo così a penetrare nel suo mistero.
L'anima romantica, al contrario, vive immersa nella poesia; una poesia che, tuttavia, è tormentata, dilaniata e dilaniante, sublime, che eleva l'uomo facendogli vivere immense esperienze di picco che, tuttavia, hanno una durata limitata. Estremamente elevato, in questo caso, "l'effetto sbornia"; tornati alla realtà quotidiana, si cerca disperatamente di rivivere quell'esperienza, che in precedenza non era stata indotta ma che si aveva subito passivamente. Di fronte al grigiore della vita ordinaria, il romantico è spinto alla commiserazione e all'autodistruzione, e per questo i protagonisti del romanticismo, tanto quelli letterari tanto quelli in carne ed ossa, soffrono di una insofferenza al mondo e di una incapacità di inserirsi in esso, che spesso li trascina all'autodistruzione.
Vi è infine l'animo beckettiano/ecclesiastico. Questa propensione al mondo spinge l'uomo in un labirinto senza uscita. Ogni cosa su cui posa lo sguardo è "vanità", cenere su cenere destinata a svanire; come nelle opere di Beckett, tutto risulta insensato, paradossale, cupo, senza uscita. Il mondo perde ogni colore e si riduca a una fosca sfumatura di grigio; con esso, ogni azione perde di significato e ci si sente incatenati al proprio letto, senza voglia di compiere azione alcuna.
L'uomo oscilla, più o meno consapevolmente, tra queste tre anime, e ciascuna di esse tende a prendere il sopravvento. Le esperienze di picco di cui parla Wilson, nonché il grado di coscienza a cui aspira ad accedere, sono in grado di trascendere queste condizioni limitate e limitanti, che spesso impediscono all'uomo di agire nel massimo delle potenzialità, per fargli vivere in maniera autentica, intensa e allo stesso tempo equilibrata ogni attimo della sua esistenza.
Come accennato in precedenza, la focalizzazione dell'attenzione nei confronti del mondo, tanto interiore quanto esteriore, permette all'uomo di attingere a energie profonde e latenti, in grado di cambiare il suo modo di vedere il mondo. Per concludere con un altro esempio di Wilson, riportando le parole conclusive di Supercoscienza:
"Quando mi sento giù e triste, è come se la mia attenzione si disperdesse, come le palle da biliardo su un tavolo. Non appena presto attenzione, è come se le palle da biliardo si riunissero, tutte insieme, nel centro del tavolo. E se divento profondamente interessato a qualcosa, è come se iniziassero a spostarsi le une sulle altre, per formare una seconda fila. Quando rilasso la mia attenzione, si separano e crollano. In questi stati di concentrazione ed eccitazione, posso cogliere un barlume di un altro livello. Posso vedere che se riuscissi a raggiungere uno stato di sufficiente concentrazione, le palle da biliardo comincerebbero a muoversi l'una sull'altra fino a formare una piramide. E questa piramide non collasserebbe mai. Perché la mia sensazione del significato sarebbe così profonda, il mio interesse per ogni cosa così grande, che avrei superato il punto da cui il regresso o il collasso è ancora possibile. Sarei sostenuto da un'assoluta percezione del significato. E per la razza umana questo sarebbe il passo decisivo per divenire più simile agli dèi" (Colin Wilson, Supercoscienza, pp. 241-242, Tlon Edizioni).
Colin Wilson, Supercoscienza, a cura di Nicola Bonimelli, Tlon Edizioni
Daniele Palmieri
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