La mente di un fanatico |
Il fanatismo è un problema di stringente attualità e, purtroppo, tormenterà sempre l'umanità. Varie forme di fanatismo si sono sempre succedute nel corso dei secoli e quella che salta subito in mente, al giorno d'oggi, è la forma dei terroristi/kamikaze e dei loro attacchi suicidi.
In questo articolo voglio analizzare in maniera teorica le motivazioni a monte di chi compie gesti del genere, al di là dei condizionamenti ideologici che li spingono ad agire. In sostanza, voglia affrontare la questione del fanatismo e capire come nasce e come attecchisce sulle menti delle persone. Prima di cominciare, è bene fare una precisazione. Come potrete notare, parlerò di “fanatismo” e non soltanto di “fanatismo religioso”.
Ho appositamente fatto questa scelta perché ritengo che, soprattutto negli ultimi anni, si tenda ad associare le due cose come se fossero necessariamente correlate e come se l’unico tipo di fanatismo sia il fanatismo religioso.
In realtà, quello del fanatismo è un fenomeno ben più complesso che non si limita assolutamente alla religione. Difatti, potremmo definire il fanatismo come la degenerazione di qualsiasi ideale quando viene portato all’estremo.
E, al di là dell’ideologia che spinge il fanatico ad agire, sotto sotto si ritrovano gli stessi meccanismi psicologici di base e ambienti sociali molto simili che fanno da terreno fertile per il fanatismo.
Questa precisazione mi sembrava necessaria perché parte dell’opinione pubblica crede che l’unico tipo di fanatismo sia quello di matrice islamica, mentre un’altra parte dell’opinione pubblica (quella che, da ateo, chiamo gli "atei integralisti") crede che il fanatismo sia un fenomeno unicamente religioso e che eliminando la religione si risolverebbero tutti i problemi.
Ma di questo parleremo in seguito.
Vediamo, ora, chi è il fanatico?
Solitamente, bolliamo i fanatici come persone fuori di testa, come pazzi senza un briciolo di cervello.
In realtà e purtroppo, aggiungerei, non è così. I fanatici sono persone lucide, persone che sanno perché agiscono, in nome di cosa agiscono e quali saranno le conseguenze delle loro azioni.
Prendiamo ad esempio i fondamentalisti islamici; sono degli invasati, quello di sicuro, ma non sono dei pazzi senza cervello, tutt’altro. Ogni atto terroristico mosso dal fondamentalismo richiede una strategia, un piano d’azione e degli uomini che siano in grado di portarlo a termine con lucidità. Tutto questo non sarebbe possibile se i terroristi fossero semplicemente delle persone fuori di testa e, anzi, è pericoloso considerarle semplicemente come dei pazzi, perché così ci si dimentica della rete politica che si nasconde dietro l’azione dei singoli.
Tralasciando questo aspetto, il fanatico è una persona convinta di possedere la verità con la v maiuscola. Ha tante risposte a tutte le domande ma nessun dubbio e dispensa queste risposte come se fossero le uniche alternative possibili.
Ma questo è solo un lato del fanatico, perché se il fanatico si limitasse a questo sarebbe semplicemente un ignorante dagli orizzonti molto limitati.
Il problema sorge quando il fondamentalista comincia a pensare che in nome di questa verità sia lecito fare ogni cosa; sia quando comincia a pensare che sia lecito uccidere persone innocenti per far prevalere la propria verità sia quando ritiene lecito limitare le libertà altrui per imporre la propria visione del mondo.
Dunque nel fanatismo non rientrano soltanto gli atti terroristici più eclatanti, ma anche fenomeni della vita politica di tutti i giorni che abbondano già nel nostro paese.
Quando una certa parte dell’opinione pubblica manifesta a favore di una fantomatica famiglia naturale composta da uomo, donna e bambini, contro le famiglie che ritengono degenerate come quelle composte da persone dello stesso sesso, ecco queste persone non sono né più né meno che fanatici, perché vogliono imporre la loro visione di famiglia a discapito di quella altrui.
Un altro tipo di fanatismo è quello politico, pensiamo ad esempio agli attentati delle brigate rosse o al caso Moro o, rifacendoci alla storia passata, al Nazismo di Hitler e al Comunismo di Stalin.
La stesso ateismo o la stessa scienza che secondo alcuni filosofi come Richard Dawkins sono la risposta a tutti i problemi in realtà non sono immuni dal fanatismo. Cito un caso che ho incontrato in Liberazione animale di Singer ma che voglio portare come esempio generale e non per affrontare la questione della legittimità o meno della sperimentazione animale.
Nel libro appena citato si legge di uno scienziato chiamato Robert White, in grado di trapiantare teste di scimmia, che intervistato sulla legittimità etica del suo operato liquida la domanda dicendo che certe questioni possono essere affrontate soltanto dalla scienza e che si ritiene un elitario da questo punto di vista.
In sostanza, ritiene che, a nome del progresso scientifico, ogni cosa sia lecita; e lo stesso pensiero era quello degli scienziati che lavoravano nei campi di concentramento utilizzando cavie umane per i loro esperimenti.
Ora, non è questo un tipo di fanatismo “scientifico” che antepone gli interessi della scienza al di sopra di quelli etici?
Questo tipo di fanatismo ha poco a che fare con la religione e dimostra come quello del fanatismo sia un fenomeno molto complesso, radicato nell’uomo stesso e non in una particolare ideologia.
E, analizzate brevemente le due principali caratteristiche del fanatismo, bisogna domandarsi: qual è il terreno fertile per la nascita del fanatismo?
Senz’altro l’ambiente sociale nel quale è assente ogni tipo di spirito critico e dove la cultura è tramandata come qualcosa di immodificabile, come la migliore cultura possibile e di fronte alla quale tutti gli altri modi di pensare sono sbagliati. Processo di indottrinamento che comincia sin dall’infanzia.
Il califfato nero di Al Baghdadi è l’esempio più attuale, dove sin da piccoli i giovani sono indottrinati a forza con idee radicali e, spesso, con la menzogna.
In un bellissimo quanto spaventoso documentario di VICE i militanti del califfato islamico spiegano come convincono i bambini a farsi esplodere.
In pratica, gli dicono che la bomba che hanno addosso esploderà soltanto verso l’esterno e che loro saranno al sicuro, oppure che essa ucciderà soltanto gli infedeli lasciando illesi i veri musulmani.
In questo modo persone senza scrupoli sfruttano l’ignoranza a discapito di vittime indifese (e parlo sia dei bambini sia delle vittime della strage).
Questo tipo di indottrinamento, anche se non sfociava in azioni kamikaze, era quello sotto il fascismo, dove i bambini erano tempestati sin da piccoli dalla propaganda del regime.
Infine, come difendersi dal fanatismo?
La domanda è molto complicata e quella che posso dare è soltanto una risposta parziale, che vale per il singolo individuo ma che non può certo risolvere le situazioni drammatiche che stiamo vivendo.
Innanzitutto, è bene dire che i tentativi passati di sradicare il fanatismo già all’epoca di Bin Laden si sono rivelati, oltre che delle grande menzogne, dei grandi fallimenti.
In primis per una grande utopia dell’occidente moderno, ossia quella di importare la democrazia.
Ritengono la democrazia un sistema politico non certo esente da difetti ma comunque il minore dei mali possibili; tuttavia, essa richiede come requisito essenziale un elettorato istruito e, soprattutto, in quei territori governati da dittatori, una rivoluzione di matrice popolare che permetta l’instaurarsi di una vera democrazia.
Entrambi questi requisiti essenziali non sono stati rispettati nelle azioni militari dell’occidente e, come risultato, abbiamo avuto un ingente numero di morti, feriti e sprechi e dall’altro l’inasprimento dei gruppi radicali che hanno portato alla nascita dell’Isis, visto che la democrazia non si può certo esportare con le bombe.
Anche adesso i bombardamenti non possono che essere una soluzione temporanea; il 29 giugno dell'anno passato il califfato islamico ha fatto esattamente un anno dalla sua nascita e, nonostante i continui bombardamenti, in questo anno i suoi confini sono rimasti stabili e anzi si sono addirittura allargati.
Questo perché ciò che bisogna scardinare è innanzitutto il fanatismo, la rete invisibile che fa da aggregante dell’intero califfato e che non si può distruggere con le bombe perché esso si radica ancora di più nelle menti dei sopravvissuti.
Qual è la soluzione?
Come detto in precedenza, non è certo possibile trovare la soluzione con la s maiuscola perché entrano in gioco migliaia di fattori geopolitici e perché, in fondo in fondo, un briciolo di fanatismo è radicato in tutti noi.
La cosa più importante, di fronte a minacce o atti terroristici, è non farsi infettare, a propria volta, dal germe del fanatismo, che è tanto più efficace lì dove trova dei popoli spaventati.
Potrebbe sembrare uno slogan ma invito tutti a pensare che il fanatismo non può sradicarsi, a lungo termine, con le bombe e con la violenza ma soltanto con lo studio, la cultura e la conoscenza.
Pensate, per un momento: cosa avrebbe fatto quel bambino di cui parlavo in precedenza a cui è stato raccontato che la bomba ucciderà soltanto gli infedeli se qualcuno gli rivelasse che gli hanno mentito e che ucciderà anche lui?
Ho appositamente fatto questa scelta perché ritengo che, soprattutto negli ultimi anni, si tenda ad associare le due cose come se fossero necessariamente correlate e come se l’unico tipo di fanatismo sia il fanatismo religioso.
In realtà, quello del fanatismo è un fenomeno ben più complesso che non si limita assolutamente alla religione. Difatti, potremmo definire il fanatismo come la degenerazione di qualsiasi ideale quando viene portato all’estremo.
E, al di là dell’ideologia che spinge il fanatico ad agire, sotto sotto si ritrovano gli stessi meccanismi psicologici di base e ambienti sociali molto simili che fanno da terreno fertile per il fanatismo.
Questa precisazione mi sembrava necessaria perché parte dell’opinione pubblica crede che l’unico tipo di fanatismo sia quello di matrice islamica, mentre un’altra parte dell’opinione pubblica (quella che, da ateo, chiamo gli "atei integralisti") crede che il fanatismo sia un fenomeno unicamente religioso e che eliminando la religione si risolverebbero tutti i problemi.
Ma di questo parleremo in seguito.
Vediamo, ora, chi è il fanatico?
Solitamente, bolliamo i fanatici come persone fuori di testa, come pazzi senza un briciolo di cervello.
In realtà e purtroppo, aggiungerei, non è così. I fanatici sono persone lucide, persone che sanno perché agiscono, in nome di cosa agiscono e quali saranno le conseguenze delle loro azioni.
Prendiamo ad esempio i fondamentalisti islamici; sono degli invasati, quello di sicuro, ma non sono dei pazzi senza cervello, tutt’altro. Ogni atto terroristico mosso dal fondamentalismo richiede una strategia, un piano d’azione e degli uomini che siano in grado di portarlo a termine con lucidità. Tutto questo non sarebbe possibile se i terroristi fossero semplicemente delle persone fuori di testa e, anzi, è pericoloso considerarle semplicemente come dei pazzi, perché così ci si dimentica della rete politica che si nasconde dietro l’azione dei singoli.
Tralasciando questo aspetto, il fanatico è una persona convinta di possedere la verità con la v maiuscola. Ha tante risposte a tutte le domande ma nessun dubbio e dispensa queste risposte come se fossero le uniche alternative possibili.
Ma questo è solo un lato del fanatico, perché se il fanatico si limitasse a questo sarebbe semplicemente un ignorante dagli orizzonti molto limitati.
Il problema sorge quando il fondamentalista comincia a pensare che in nome di questa verità sia lecito fare ogni cosa; sia quando comincia a pensare che sia lecito uccidere persone innocenti per far prevalere la propria verità sia quando ritiene lecito limitare le libertà altrui per imporre la propria visione del mondo.
Dunque nel fanatismo non rientrano soltanto gli atti terroristici più eclatanti, ma anche fenomeni della vita politica di tutti i giorni che abbondano già nel nostro paese.
Quando una certa parte dell’opinione pubblica manifesta a favore di una fantomatica famiglia naturale composta da uomo, donna e bambini, contro le famiglie che ritengono degenerate come quelle composte da persone dello stesso sesso, ecco queste persone non sono né più né meno che fanatici, perché vogliono imporre la loro visione di famiglia a discapito di quella altrui.
Un altro tipo di fanatismo è quello politico, pensiamo ad esempio agli attentati delle brigate rosse o al caso Moro o, rifacendoci alla storia passata, al Nazismo di Hitler e al Comunismo di Stalin.
La stesso ateismo o la stessa scienza che secondo alcuni filosofi come Richard Dawkins sono la risposta a tutti i problemi in realtà non sono immuni dal fanatismo. Cito un caso che ho incontrato in Liberazione animale di Singer ma che voglio portare come esempio generale e non per affrontare la questione della legittimità o meno della sperimentazione animale.
Nel libro appena citato si legge di uno scienziato chiamato Robert White, in grado di trapiantare teste di scimmia, che intervistato sulla legittimità etica del suo operato liquida la domanda dicendo che certe questioni possono essere affrontate soltanto dalla scienza e che si ritiene un elitario da questo punto di vista.
In sostanza, ritiene che, a nome del progresso scientifico, ogni cosa sia lecita; e lo stesso pensiero era quello degli scienziati che lavoravano nei campi di concentramento utilizzando cavie umane per i loro esperimenti.
Ora, non è questo un tipo di fanatismo “scientifico” che antepone gli interessi della scienza al di sopra di quelli etici?
Questo tipo di fanatismo ha poco a che fare con la religione e dimostra come quello del fanatismo sia un fenomeno molto complesso, radicato nell’uomo stesso e non in una particolare ideologia.
E, analizzate brevemente le due principali caratteristiche del fanatismo, bisogna domandarsi: qual è il terreno fertile per la nascita del fanatismo?
Senz’altro l’ambiente sociale nel quale è assente ogni tipo di spirito critico e dove la cultura è tramandata come qualcosa di immodificabile, come la migliore cultura possibile e di fronte alla quale tutti gli altri modi di pensare sono sbagliati. Processo di indottrinamento che comincia sin dall’infanzia.
Il califfato nero di Al Baghdadi è l’esempio più attuale, dove sin da piccoli i giovani sono indottrinati a forza con idee radicali e, spesso, con la menzogna.
In un bellissimo quanto spaventoso documentario di VICE i militanti del califfato islamico spiegano come convincono i bambini a farsi esplodere.
In pratica, gli dicono che la bomba che hanno addosso esploderà soltanto verso l’esterno e che loro saranno al sicuro, oppure che essa ucciderà soltanto gli infedeli lasciando illesi i veri musulmani.
In questo modo persone senza scrupoli sfruttano l’ignoranza a discapito di vittime indifese (e parlo sia dei bambini sia delle vittime della strage).
Questo tipo di indottrinamento, anche se non sfociava in azioni kamikaze, era quello sotto il fascismo, dove i bambini erano tempestati sin da piccoli dalla propaganda del regime.
Infine, come difendersi dal fanatismo?
La domanda è molto complicata e quella che posso dare è soltanto una risposta parziale, che vale per il singolo individuo ma che non può certo risolvere le situazioni drammatiche che stiamo vivendo.
Innanzitutto, è bene dire che i tentativi passati di sradicare il fanatismo già all’epoca di Bin Laden si sono rivelati, oltre che delle grande menzogne, dei grandi fallimenti.
In primis per una grande utopia dell’occidente moderno, ossia quella di importare la democrazia.
Ritengono la democrazia un sistema politico non certo esente da difetti ma comunque il minore dei mali possibili; tuttavia, essa richiede come requisito essenziale un elettorato istruito e, soprattutto, in quei territori governati da dittatori, una rivoluzione di matrice popolare che permetta l’instaurarsi di una vera democrazia.
Entrambi questi requisiti essenziali non sono stati rispettati nelle azioni militari dell’occidente e, come risultato, abbiamo avuto un ingente numero di morti, feriti e sprechi e dall’altro l’inasprimento dei gruppi radicali che hanno portato alla nascita dell’Isis, visto che la democrazia non si può certo esportare con le bombe.
Anche adesso i bombardamenti non possono che essere una soluzione temporanea; il 29 giugno dell'anno passato il califfato islamico ha fatto esattamente un anno dalla sua nascita e, nonostante i continui bombardamenti, in questo anno i suoi confini sono rimasti stabili e anzi si sono addirittura allargati.
Questo perché ciò che bisogna scardinare è innanzitutto il fanatismo, la rete invisibile che fa da aggregante dell’intero califfato e che non si può distruggere con le bombe perché esso si radica ancora di più nelle menti dei sopravvissuti.
Qual è la soluzione?
Come detto in precedenza, non è certo possibile trovare la soluzione con la s maiuscola perché entrano in gioco migliaia di fattori geopolitici e perché, in fondo in fondo, un briciolo di fanatismo è radicato in tutti noi.
La cosa più importante, di fronte a minacce o atti terroristici, è non farsi infettare, a propria volta, dal germe del fanatismo, che è tanto più efficace lì dove trova dei popoli spaventati.
Potrebbe sembrare uno slogan ma invito tutti a pensare che il fanatismo non può sradicarsi, a lungo termine, con le bombe e con la violenza ma soltanto con lo studio, la cultura e la conoscenza.
Pensate, per un momento: cosa avrebbe fatto quel bambino di cui parlavo in precedenza a cui è stato raccontato che la bomba ucciderà soltanto gli infedeli se qualcuno gli rivelasse che gli hanno mentito e che ucciderà anche lui?
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