domenica 1 settembre 2019

Karlsson: La kabbala e la magia goetica

La kabbala è una corrente mistica ebraica il cui obiettivo è quello di raggiungere la conoscenza di Dio, basandosi non soltanto sulla rivelazione contenente nella Torah, accontentandosi dunque di un approccio "passivo" alla conoscenza, ma andando alla ricerca dei significati nascosti all'interno del testo sacro, prediligendo dunque un'ascesa attiva verso la divinità.
La kabbala può dunque essere considerata la dottrina esoterica dell'ebraismo e il suo simbolo principale, universalmente conosciuto, è quello dell'Albero della Vita.
L'Albero della Vita è una topografia sacra del Cosmo che si dipana attraverso 10 Sephiroth, emanazioni di Dio, il Principio al di là di ogni cosa creata (rappresentato dalla Sefirah "0", Keter, Corona).
Ciascuna Sefirah rappresenta un aspetto della creazione e una diversa manifestazione del Dio e, allo stesso tempo, differenti inclinazioni dell'anima umana. Stando al riassunto di Karlsson ne La Kabala e la magia goetica (Atanor Edizioni):
"1. Kether: la Corona, il principio primordiale.
2. Chockmah: la Saggezza.
3. Binah: la Comprensione, l'intelligenza.
4. Chesed: la Pietà, la forza che unisce.
5. Din o Geburah: la Severità, la forza giudicante e disintegrante.
6. Tifareth: la Bellezza, l'armonia che equilibra la pietà e il giudizio.
7. Netzach: la Vittoria, le passioni e gli istinti.
8. Hod: la Gloria, la ragione e l'intelligenza.
9. Yesod: il Fondamento delle forze procreative, la sessualità e i sogni.
10. Malkuth: il Regno, il mondo materiale" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 19).
 
 
Queste dieci Sephiroth creano un albero, sorretto da tre pilastri: il pilastro della Severità, sul lato sinistro, formato da Binah, Geburah e Hod, associato al colore nero e corrispondente alla manifestazione disgregante, analitica, severa ma allo stesso tempo maestosa e meravigliosa di Dio; il pilastro della Misericordia, sul lato destro, formato da Chokmah, Chesed e Netzach, associato al colore bianco e corrispondente alla manifestazione aggregante, docile, pietosa, fantasiosa e amorosa di Dio. A mediare tra questi due pilastri e a portare equilibrio nel Cosmo vi è il pilastro centrale, il pilastro della Mitezza, di colore oro, che si dipana direttamente dalla vetta più elevata dell'Albero della vita, Kether, passando per Tipharet, Yesod e giungendo fino a Malkuth.
L'aspetto affascinante dell'Albero della Vita è il suo essere una struttura ramificata e interconnessa, nella quale ogni emanazione è legata all'altra attraverso 22 sentieri. Qualsiasi strada si decida di percorrere, partendo da Malkuth e ascendendo fino al divino, si è destinati ad arrivare a Kether.
Eppure, questi non sono gli unici sentieri che è possibile percorrere per raggiungere la divinità. Ve ne sono altri 22, oscuri e nascosti. Come ogni albero, anche l'Albero della Vita ha una parte celata, che affonda nelle viscere e nell'oscurità del terreno fino ad arrivare al mondo infero: le radici. Tanto si innalzano i rami verso il cielo, quanto in profondità discendono le radici e anche l'Albero della Vita cosmico non può fare a meno di seguire questa armonia.
Sotto le dieci Sephiroth e i 22 sentieri della luce, si nasconde un altrettanto imponente Albero oscuro, l'Albero della Conoscenza, che si estende attraverso 10 Qlifoth, ombre delle 10 Sephiroth.
Laq kabbala e la magia goetica di Karlsson, edito da Atanor edizioni, è un interessante scritto volto a indagare questo lato meno conosciuto cabala ebraica, che in oriente corrisponde alla Via della Mano Sinistra. Un percorso spirituale molto pericoloso, e adatto soltanto a pochi adepti, in cui per raggiungere la divinità non ci si indirizza verso la Luce e il Bene, ma verso l'Oscurità e il Male. Male da intendersi non semplicemente come la criminalità triviale e rozza della società umana, bensì come Male metafisico, forza cosmica che muove l'Universo danzando e scontrandosi con il Bene.
Come scrive Karlsson: "L'iniziazione qlifotica è un sentiero unico, che opera con le forze del caos e della tenebra più totale in un modo sistematico e controllato. [...] Il sentiero oscuro dell'iniziazione è raro, in quanto porta al caos e solo pochi individui possono percorrere questo sentiero: l'esoterismo della luce riporta all'unità divina, mentre l'esoterismo oscuro porta oltre il divino" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 90).
L'Albero della Conoscenza, composto dalle 10 Qlifoth, si troverebbe, secondo alcuni cabalisti, al centro del Giardino dell'Eden, come l'Albero della Vita e, più precisamente, al di sotto di esso. Rappresenterebbe una seconda Torah, oscura, ma pur sempre partorita dalla volontà creatrice di Dio. Karlsson cita diverse teoria cabalistiche sulla formazione delle 10 Qlifoth e sul perché della loro esistenza. Una di esse, di Rabbi Isaac ha-Cohen, cabalista del XIII secolo, Dio creò diversi mondi prima di giungere alla creazione di quello attuale; tuttavia, ad avere preminenza in queste precedenti creazioni era sempre "il lato sinistro di Dio", corrispondente al lato sinistro dell'Albero della Vita, quello disgregante e violento, benché creativo e analitico. I mondi nati da questa emanazione divina erano estremamente negativi e malvagi, affinché da essi potessero nascere uomini giusti; paradossalmente, infatti, è soltanto in mezzo al male e alla sofferenza che si riconosce il vero uomo giusto, colui che, come Giobbe, sopporta le fatiche e le avversità rimanendo sempre fedele al Signore. Finché sarebbero rimasti almeno due uomini giusti all'interno di questi mondi, Dio non li avrebbe distrutti.
Tuttavia, tutti e tre i mondi si rivelarono dei fallimenti, crogiuolo di malvagità, e furono distrutti l'uno dopo l'altro fino ad arrivare alla creazione del mondo attuale che, come l'Albero della Vita, contiene un giusto equilibrio tra forze aggreganti e disgreganti, tra bene e male, affinché non collassi su se stesso.
Tuttavia, come scrive Karlsson:
"I mondi del male originari scomparvero e tornarono alla loro origine in Binah: Rabbi Isaac ha-Cohen paragona ciò allo stoppino che brucia grazie all'olio, ma che può essere spento nell'olio stesso. Ma non tutto ritornò. Certi residui dei tre mondi del male originari continuarono a esistere come residui, come lava solidificata di un vulcano spento. Questi residui sono chiamati Qlifoth" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 48).
Testimonianza dei "fallimenti" di Dio, le Qlifoth preservano la forza originaria dei primi tre mondi, un'energia distruttiva, rivoluzionaria, prevaricatrice, che tentava di opporsi alla Volontà del proprio creatore per sovvertirlo e instaurare un nuovo ordine. Un'energia così inarrestabile che non fu possibile nemmeno a Dio cancellarla del tutto, essendo rimaste nell'Universo le sue scorie, simili a materiale radioattivo.
Mentre per arrivare a Kether, vertice dell'Albero della Vita, bisogna ascendere, scalare i pioli della Scala di Giacobbe, per percorrere l'Albero della Conoscenza bisogna discendere nell'Abisso. Saltare e capire come sopravvivere alla caduta, senza farsi inglobare da esso.
Ogni Qlifah rappresenta un ribaltamento della corrispettiva Sefirah e, a fronte delle dieci Sefiroth descritte in precedenza ecco le corrispettive Qlifoth, a partire dai livelli più oscuri e profondi fino ad arrivare a quelli più vicini a Malkuth:
"1. Thaumiel: il centro assoluto dell'Albero della Conoscenza, corrispondente a Kether "l'occhio del drago e il trono di Lucifero. Il mago potrebbe stare qui per sempre ma può fare anche la scelta ultima: ogni tipo di traguardo religioso, filosofico e metafisico può essere raggiunto da questo livello" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 119)
2. Ghagiel: la forza attiva del lato oscuro, a cui presiedono le divinità falliche come Priapo, il Diavolo, Shiva. Trono del principio sessuale mascolino, l'asse del mondo.
3. Satariel: il lato oscuro di Binah, corrispondente al buio, al mistero, alle potenze lunari femminee, il trono della dea e delle divinità femminee dall'aspetto conturbante, come la dea Kali o Persefone.
4. Gha'agsheblah: il portale verso i piani più oscuri e proibiti dell'Albero della Conoscenza (Thaumiel, Ghagiel e Satariel), la porta dell'Ade che è possibile varcare, come Orfeo, spinti dall'Eros ma trasmutandolo in una "forza erotica superiore; su questo livello la lussuria e la sofferenza vengono trascese e si trasformano l'una nell'altra, fondendosi in un'energia estatica al di là del binomio attrazione e repulsione" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 111).
5. Golachab: Qlifoth della ferocia, dell'assenza di Pietà. "La personalità totale del Sé che opera attraverso una cooperazione completa tra forza, visione e azione" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 109). Il fuoco violento, la rivoluzione, la ribellione a cui corrisponde Marte, dio ella Guerra.
6. Thagirion: letteralmente, "disputa, processo". Rappresenta la ribellione che avviene attraverso l'infrazione della legge, come il processo a Lucifero derivante dalla sua ribellione. Corrisponde all'illuminazione che sopraggiunge quando si coglie la possibilità di andare oltre l'ordine costituito.
7. A'arabzaraq: la battaglia, "sfera dei sentimenti oscuri: qui si trovano tempeste di emozioni proibite e di istinti oscuri, qui il mago incontra espressioni creative esplosive" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 104).
8. Samael: la sfera della tentazione e della saggezza occulta; Samael, marito di Lilith, è il primo demone da lei incontrato dopo la fuga dal Giardino dell'Eden. Rappresenta la fase della critica, della distruzione dei preconcetti.
9. Gamaliel: l'ombra dell'Anima Mundi, sfera dei sogni, dei viaggi astrali e delle creature che popolano tale mondo, degli incubi e dei succubi, dell'immaginazione notturna e di tutto ciò che è associato alla notte e alle sue fantasie.
10. Lilith: il cancello del mondo infero, dalla natura oscura e selvaggia che crea una fenditura nel mondo reale attraverso la quale è possibile scorgere l'Abisso e udire il suo richiamo invitante. Come scrive Karlsson: "La Qlifah Lilith può aprirsi nei modi e nei luoghi più inaspettati: una panchina nel mezzo di una città che, per qualche ragione misteriosa, viene raramente scelta o persino vista dai passanti, potrebbe essere un cancello per il mondo di Lilith, o una parola pittoresca, pronunciata in un contesto particolare, potrebbe essere una formula per aprire il suo grembo. Un modo efficace di contattare la Qlifah di Lilith è andare di notte nella natura e meditare sulle ombre e sulle tenebre" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 97).
 
Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor.
 
Daniele Palmieri
 

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