Abbiamo già conosciuto Emanuele Franz, prima attraverso la recensione de Le basi esoteriche della geometria frattale, poi attraverso le sue parole con un'intervista lasciata in esclusiva a Nero d'inchiostro.
Oggi, affronteremo un altro suo testo, profondo almeno quanto il primo: La biografia della Forza.
Il libro in questione è un'analisi del concetto di Forza, laddove essa è intesa come un concetto metafisico che muove il Cosmo tanto quanto l'uomo.
Schliemann, Huxley, Gandhi, Napoleone, Cortés, Lutero, Rasputin, Marconi, Pasteur, Edison, Beethoven e Messner sono i dodici protagonisti trattati nel saggio, ma non tema il lettore di trovare lunghe digressioni biografiche fini a loro stesse; i dodici protagonisti, scelti appositamente da campi della cultura, della politica e della scienza completamente diversi, sono qui assunti a simboli la cui giustapposizione permette di cogliere il carattere metafisico della Forza che, come sottolinea il titolo, è la reale protagonista di un'unica biografia che trascende le dodici vite in sé e che si manifesta, sempre con i medesimi caratteri, in ciascuna di esse.
Come scrive Franco Fabbro nell'introduzione del libro: "Lo schema attraverso cui la Forza si manifesta nella storia di questi uomini illustri è simile. Si tratta di persone con alto ingegno creativo, spesso di umili origini, ostacolate dal potere, capaci di reagire a grandi sventure (povertà, cecità, sordità, malattie). Là dove la maggior parte delle persone hanno ceduto, essi hanno mostrato una volontà in grado di piegare la storia. Il nucleo della loro genialità è stata la consapevolezza di esistere per compiere qualcosa di grande".
Delle biografie vengono sempre colti i caratteri comuni, come l'abnegazione, la tenacia, la resistenza, l'ideale, la resilienza, la capacità di fronteggiare qualsiasi intemperia e imprevisto, la forza d'animo, la volontà tenace e, in generale, l'irrazionalità irrefrenabile che ha consentito a questi grandi nomi della storia di perseguire e raggiungere i propri obiettivi poiché, appunto, animati non soltanto dalle loro speranze, ma da questa Forza metafisica che si manifesta negli spiriti nobili come quella "capacità che le potenze irrazionali e passionali travalichino i dettami della ragione e ne valichino gli ostacoli" e che, nel testo, raggiunge una delle sue più elevate vette simboliche nella figura di Cortés che, accompagnato esclusivamente da 500 uomini, conquista un intero impero composto da milioni di uomini dopo aver bruciato personalmente le proprie navi, per evitare ripensamenti e lasciarsi invasare esclusivamente dalla Forza.
Come scrive Franz: "Di quando in quando, la Forza umana raggiunge intensità tali da farle vincere difficoltà, resistenze, tribolazioni che renderebbero impossibile qualsiasi proposito dettato dalla ragione. Ma la Forza in questo caso non è quella della ragione, ma quella di un'Idea, quella di un Sogno, e questa Forza non può che essere irrazionale".
L'intero testo si sviluppa dunque similmente alle vite parallele di Plutarco, che non nascono puramente con scopo biografico ma all'interno delle quali la biografia dei grandi uomini particolari è un espediente per analizzare quali sono, in generale, le virtù metafisiche che permettono di diventare come quei grandi uomini.
Il Genio, figura archetipica qui analizzata, che racchiude in sé le grandi personalità di ogni campo del sapere pratico e teorico e che è rappresentato da ciascuna delle 12 personalità analizzate, è colui in grado non solo di conoscere la realtà, ma addirittura di modificare la realtà attraverso il suo Ideale, per mezzo della propria grande Volontà e mediante l'immenso potere derivatogli dalla Forza, il tutto sempre rinunciando al proprio Ego, facendosi anzi veicolo di conoscenze superiori volte a migliorare la condizione di vita di tutta l'umanità.
"Ma il segreto della Forza è il segreto di ogni stella. Il sole, infatti, è l'unico oggetto che non può beneficare della sua stessa luce. Il rinunciare alla luce che produce e donarla a tutto il resto dell'universo. Noi dobbiamo muoverci unicamente per donare agli altri la nostra luce, rinunciando a essa. Dobbiamo accendere un fuoco per riscaldare gli altri, non noi stessi".
L'aspetto più rilevante, dunque, del testo di Franz è proprio quest'ultimo; la Forza non è meramente intesa come Volontà di Potenza, anche laddove essa è caratterizzata dalla violenza conquistatrice, bensì come una facoltà in grado di trascendere il bene e il male, poiché, sebbene veicolata dai singoli uomini, quest'ultimi non sono i reali agenti delle proprie azioni, non perseguono mai i propri obiettivi per ingrandire il proprio Ego ma sempre in nome di un principio superiore, di fronte al quale anche loro stessi sono un nulla. E, difatti, quando il compito del Genio è finito, come insegna Hegel, esso stesso è schiacciato dall'imponente peso della Forza, affinché ai posteri rimanga soltanto il lascito della sua voce, del suo pensiero e delle sue azioni, e non il misero corpo mortale e individuale.
La biografia della forza, Emanuele Franz, Audax Edizioni
Daniele Palmieri
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