domenica 20 gennaio 2019

Gregorio di Nissa: Il vero significato della preghiera

Gregorio di Nissa, fratello di Basilio di Cesarea, è stato uno dei principali padri Cappadoci e può essere considerato la fonte della mistica cristiana tanto orientale quanto occidentale.
Insieme a Basilio, Gregorio di Nissa portò la mistica cristiana ad alte vette, inaugurando l'interpretazione allegorica dei testi sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento e svincolando così gli esegeti dal significato letterale delle Sacre Scritture. Un metodo di lettura che, mediato da Ambrogio di Milano, avrà grande influenza su tutto il medioevo e che avrà un grande impatto sul pensiero, sulla filosofia e sulla teologia occidentali. 
Tra i commenti allegorici di Gregorio di Nissa più densi e profondi, vi è quello dedicato al Padre Nostro, la "nuova" preghiera rivelata da Cristo che diventerà, presto, una delle preghiere più diffuse al mondo. 
Il testo è stato pubblicato dalle Edizioni Paoline con il titolo La preghiera del signore, e raccoglie cinque omelie dedicate al commento e all'interpretazione allegorica del Padre Nostro.
In cinque sermoni volti all'educazione dei fedeli, Gregorio di Nissa sviscera parola per parola il Padre Nostro, portandone alla luce i significati iniziatici e il profondo valore spirituale.
In questo articolo, ci focalizzeremo sulla prima omelia, scritto introduttivo all'esegesi del Padre Nostro in cui Gregorio di Nissa riflette sull'atto della preghiera; un'omelia introduttiva che può essere considerata una vera e propria introduzione al vero significato contemplativo della preghiera.
Fin dalle prime parole dell'Omelia, Gregorio di Nizza sottolinea il grande valore spirituale della preghiera per la vita di ogni giorno. Pregare non deve essere un atto meccanico, da compiere solo in Chiesa la domenica; né il Padre Nostro deve essere ripetuto pedissequamente, come una filastrocca imparata a memoria. Occorre riflettere profondamente sul senso di ciò che si sta compiendo e ci si deve focalizzare sulla preghiera come atto mistico e contemplativo, durante il quale l'uomo, obliato il mondo attorno, rifugiatosi nella propria interiorità, si trova solo di fronte a Dio. Durante l'atto della preghiera, l'uomo si trova dunque immerso in un tempo al di fuori dal tempo, in una dimensione divina e mistica ben al di sopra della vita di ogni giorno. 
Quale rapporto diretto con la divinità, occorre dunque dedicare il giusto spazio alla preghiera; eppure, come scrive Gregorio di Nissa:

"La preghiera, questa sacra e divina attività, è trascurata e omessa dalla maggior parte delle persone nel corso della vita. [...] Vedo infatti che nella vita presente ci si affanna di più per tutte le altre cose: chi si volge con lo spirito a una meta, chi a un'altra, ma il bene della preghiera non sta a cuore alla gente. Si alza sul far del giorno il commerciante per i suoi traffici, gareggiando nel mostrare ai compratori la propria merce prima dei colleghi, in modo da  prevenire la necessità dell'acquirente arrivando prima degli altri [...]. Parimenti, il compratore che mira a evitare di rimaner privo di ciò che gli occorre, prevenuto da un altro, non corre certo al luogo della preghiera, ma al mercato. E poiché tutti hanno un'analoga premura per il guadagno e si danno da fare per prevenire il vicino, per tutti questi interessi si suole rubare il tempo alla preghiera e lo si trasferisce al mercato" (Gregorio di Nissa, La preghiera del signore. Omelie sul padre nostro, Edizioni Paoline, pp. 35-36)

In contrapposizione al frenetico tempo profano, la preghiera è un momento intimo di riflessione, un attimo sacro al di fuori dal tempo, in cui l'uomo può rifugiarsi per attingere alla fonte stessa della vita, lasciandosi alle spalle tutte le inutili preoccupazioni, tutti i problemi, tutte le bassezze della vita quotidiana. Solo con la divinità, l'uomo riscopre nella preghiera ciò che ha davvero valore nella vita; e una volta riemerso dall'oblio dello spazio sacro, torna agli affanni della vita quotidiana con una diversa consapevolezza. Lascia la corsa agli altri; cammina con passo leggero sul suolo, il suo cuore è pure, il suo sguardo elevato. Ha ormai compreso che non ha senso correre, affannarsi, preoccuparsi per beni destinati a svanire. Dice Gregorio di Nissa: "Quando la preghiera precede la trattazione degli affari, la colpa non riuscirà a entrare nell'anima. Quando infatti la memoria di Dio è ben salda nel cuore, vane restano le trame del nemico, perché in ogni controversia si interpone sempre la giustizia" (Gregorio di Nissa, La preghiera del signore. Omelie sul padre nostro, Edizioni Paoline, pp. 39-40). Una giustizia intesa come condizione interiore: il baricentro della propria vita, l'axis mundi saldo e immobile anche al centro della bufera, fortificato dalla consapevolezza della propria purezza.
Per questo, sottolinea Gregorio di Nissa, la vera preghiera è un autentico anelito a Dio, non una richiesta, un borbottio, per implorargli ciò che si desidera.
Il termine utilizzato da Gregorio per indicare la "falsa" preghiera è "battologia", termine che traduce l'omonima parola greca e che indica la verbosità, l'inutile ripetizione, il borbottio, la pedanteria e che, in questo caso, rappresenta metaforicamente le persone impegnate a borbottare interiormente continue richieste personali, quasi la divinità potesse essere piegata ai propri bisogni.
Dio, dice Gregorio di Nissa, non può essere piegato dalla propria volontà, tanto meno potrà essere piegato dai propri desideri. Eppure, dice Gregorio, molte persone travisano l'autentico significato della preghiera e vedono Dio come un potente al quale implorare la realizzazione di tutti i propri desideri più turpi.
Secondo Gregorio di Nissa, una preghiera siffatta rischia anzi di essere controproducente e di attirare non le forze celesti, ma le forze demoniache affini alle proprie brame.
Dice il padre cappadocio: 

"Come nelle azioni umane chi non ragiona assennatamente sul modo con cui ottenere un bene da ciò che ha programmato, ma folleggia intorno a desideri inattuabili, è stolto e sventurato, perché consuma in questi sogni il tempo opportuno per fare invece qualche cosa di utile, così colui che nel momento della preghiera non è rivolto con lo spirito a ciò che giova, ma crede giusto piegare la volontà di Dio alle deviazioni morbose del suo animo, è un chiacchierone e vaniloquente e prega che Iddio diventi collaboratore e servo delle proprie follie" (Gregorio di Nissa, La preghiera del signore. Omelie sul padre nostro, Edizioni Paoline, p. 47)

Un'azione simile non può essere considerata una preghiera, tanto meno un atto di venerazione nei confronti di Dio, ma piuttosto un affronto alla divinità che viene considerata tanto bassa da poter realizzare le proprie brame terrene. Come si può, dice infatti Gregorio, chiedere a Dio, eternamente trascendente, al di fuori del tempo e dello spazio, la realizzazione di beni terreni, bassi ed effimeri, ossia contrari all'essenza stessa della divinità?
Chiunque voglia immergersi in autentica preghiera, non chieda successo negli affari, ricchezza, benessere, sconfitta dei propri nemici, morte dei propri persecutori, ma cerchi di elevarsi dell'altezza della divinità per coglierne l'essenza. Pregare non deve diventare sinonimo di "chiedere", piuttosto di "abbandonare"; abbandonare, per un momento, tutto ciò che ci tiene vincolati a un'esistenza volgare, per elevarsi a stadi contemplativi più elevati e per giungere a coincidere con la divinità stessa.
Come scrive Gregorio di Nissa, dunque, la vera preghiera è: 

"colloquio con Dio, contemplazione delle cose invisibili, salda fede in ciò che si desidera, parità di onore con gli angeli, progresso nel bene, confutazione del male, ravvedimento dei peccatori, godimento dei beni presenti, base dei futuri. La preghiera fece della balena una casa per Giona, richiamò alla vita Ezechia dalle porte stesse della morte, per i tre fanciulli trasformò in un soffio di rugiada la vampa del fuoco" (Gregorio di Nissa, La preghiera del signore. Omelie sul padre nostro, Edizioni Paoline, p. 41)

Gregorio di Nissa, La preghiera del signore. Omelie sul padre nostro, Edizioni Paoline

Per approfondire le pratiche di contemplazione occidentali: 
http://nerodinchiostro.blogspot.com/2018/10/pratiche-contemplazione-arte-meditazione-occidentale-daniele-palmieri.html

Daniele Palmieri