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domenica 8 maggio 2016

L'individuo e il divenire del mondo secondo Julius Evola

L'individuo e il divenire del mondo è una raccolta di due conferenze tenute da Julius Evola che, stando alle stesse parole dell'autore, sono un sunto perfetto della sua teoria dell'Idealismo Magico, presentata in Teoria dell'Individuo Assoluto e Fenomenologia dell'Individuo Assoluto. Di conseguenza, esso è un ottimo punto di partenza per farsi una visione generale della teoria evoliana sull'uomo e sul mondo (un'idea sul suo Idealismo Magico, per l'appunto).
La prima conferenza comincia con l'analisi di tre diversi livelli che portano l'individuo al perfetto compimento di sé.
Il primo livello è quello della spontaneità; in esso l'individuo è un tutto con il mondo, il suo centro è al di fuori di lui. Potremmo identificare questa fase con la situazione infantile, durante la quale il bambino vive immerso in un mondo di sensazioni pure e in cui la sua attenzione è volta soltanto verso l'esterno, non verso l'interno.
In una fase più matura, subentra la problematicità. L'individuo inizia a percepire come problematica l'esistenza e lentamente si differenzia dal mondo, creando una cesura tra lui e la realtà. Si tratta della scoperta dell'Io. Il soggetto, venendo a contatto con la propria individualità, percepisce uno iato tra essa e il resto del mondo che, improvvisamente, gli appare come un divenire, un flusso caotico che tenta di sommergerlo e di annichilire il suo Io.
Vi è, infine, la reazione (con annesso superamento) a tale crisi esistenziale. Il superamento può avvenire, generalmente, in due direzioni: la prima è quella della dissolvenza mistico/pessimistica. L'individuo accetta la sua "nullità" e diviene un tutt'uno con il divenire, lasciandosi dissolvere da esso. La seconda è quella scientifica, che tenta di riportare ordine alla problematicità tramite la razionalità. Tuttavia, entrambe le strade presentano un problema; la prima sfocia in una accettazione passiva della vita, la seconda non può spiegare il perché dell'esistenza ma soltanto il come.
Ed è qui che entra in gioco la soluzione di Evola. Egli parte dall'assunto che, in questo mondo in continuo divenire, l'unico dominio certo e indubitabile è proprio quello dell'Io. Esso non può affermarsi finché, tramite il dubbio scettico (di cartesiana memoria) non ha raso al suolo tutto ciò che lo circonda, ergendosi in cima alle rovine e affermando le sue due facoltà principali: la volontà e la potenza. La prima è il libero e personale desiderio di affermazione, la seconda la forza dell'Io di portare a compimento, tramite l'azione, la propria volontà.
L'Io possiede tale dominio sulla realtà proprio perché essa è un'emanazione della sua mente. Con ciò Evola non sostiene, come in molte correnti New Age, che il mondo è il frutto di una nostra creazione e che possiamo modificarlo "pensando positivo". Egli ammette l'esistenza di un mondo esterno (il noumeno kantiano); ma essendo quest'ultimo invalicabile, la realtà dell'uomo si volge soltanto all'interno della sua mente, nel mondo del fenomeno. Su questa realtà deve concentrarsi l'indagine filosofica, portando alla luce quali sono le implicazioni del vivere all'interno di una realtà "fittizia", costruita a partire da un mondo esterno ma modificabile dalla nostra mente.
La realtà fenomenica può entrare nel libero dominio dell'esercizio della mia volontà. Al contrario, l'oggetto in sé si pone come un simbolo del mio non-potere nella misura in cui non riesco a far valere la mia volontà di potenza.
L'Idealismo Magico si pone in questo contrato, tentando di dare una spiegazione della realtà mediante l'azione, con l'intento di ampliare il dominio del potere della volontà dell'uomo sulla realtà.
Un dominio che si estende al mondo reale quando riesco a far coincidere quest'ultimo con la mia realtà fenomenica. Evola porta una sorta di "esperimento mentale" per far comprendere tale concezione.
Immaginiamo di trovarci in un campo in cui non ci sono alberi; ipoteticamente, sarebbe possibile avere un'allucinazione oppure applicare uno sforzo mentale tale da far apparire, nel nostro campo visivo, un albero. A quel punto, l'albero fittizio non sarebbe più distinguibile dal mondo reale, perché sia quest'ultimo sia il primo sono immagini virtuali all'interno della nostra mente.
Immaginiamo ora che ci siano delle persone attorno a noi. Ovviamente queste ultime non vedrebbero l'albero che vediamo noi. Tuttavia, il potere "magico" sta proprio nel rendere gli altri consapevoli della medesima realtà che vediamo all'interno della nostra mente, estendendo così la nostra potenza.
Nel momento in cui riuscissimo a convincere anche le altre persone dell'esistenza dell'albero e se queste ultime si autoconvincessero a tal punto da vedere un albero, ecco che saremmo stati in grado di modificare la realtà oggettiva a nostro piacimento. Tramite la volontà avremmo esteso la nostra potenza. Questo perché la verità non sta in un dedurre ma in un "portare in atto" ciò che è in potenza.
Ampliando tali principi nella seconda conferenza, Evola espone la sua teoria dell'Individuo Assoluto. Se il soggetto è il grado di estendere, in base alla propria volontà, il suo dominio sulla realtà, allora egli si pone in maniera assoluta (dal latino absoluto, sciolto, senza vincoli) nei confronti dell'esistenza.
La persona è, in potenza, un "soggetto universale" creatore della realtà; il suo compimento avviene quando trasforma tale potenza in atto; in tale prospettiva "Dio non esiste, occorre che l'individuo lo crei facendosi divino".
E come può avvenire questa deificazione del soggetto?
Evola inserisce il discorso nel contesto degli antichi miti, come quello di Adamo ed Eva. Il loro atto di assaggiare il frutto proibito è stato compiuto proprio con l'intenzione di divenire pari a Dio, di apprendere la conoscenza del bene e del male. Come nel mito di Prometeo o di innumerevoli altri dei dell'antica Grecia, il protagonista giunge a una coscienza e a una potenza superiore mediante un'infrazione, l'infrazione della legge morale precostituita. Soltanto con tale atto di assoluta libertà (ab-soluta, sciolta da qualsiasi vincolo) l'individuo può sostituirsi a Dio e porre in se stesso il proprio principio, sostenendo così il peso del mondo.
 
Julius Evola, L'individuo e il divenire del mondo, Edizioni Mediterranee
 
Daniele Palmieri
 
Ho parlato di Evola anche in Julius Evola: Cavalcare la trigre
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