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domenica 3 maggio 2015

La disobbedienza civile di Henry David Thoreau

Lezioni di dissenso pacifico da un intellettuale del XIX secolo


Era il 1846 quando Henry David Thoreau fu incarcerato dal governo Americano.
Il suo crimine? 
Non voler finanziare una guerra ingiusta; l'invasione del territorio messicano da parte degli Stati Uniti.
Quella di Thoreau non è stata un'azione eclatante; non ha sfasciato vetrine, non ha bruciato macchine o imbrattato pareti.
Thoreau si è limitato a fare una cosa molto semplice: si è rifiutato di pagare la poll-tax, una tassa decretata dal governo per supportare economicamente la guerra.
L'intellettuale americano ha dovuto scontare questa ribellione pacifica con il carcere; la prigionia è durata poco, una sola notte, poiché Raplh W. Emerson ha pagato la cauzione contro la sua volontà. 
Ma durante quella intensa notte le mura della prigione non hanno potuto contenere i suoi pensieri; ed è qui che è nato il suo testo più famoso: La disobbedienza civile.
Il pamphlet è breve ma intenso e delinea un ideale di resistenza civile e pacifica che ha influenzato alcune delle personalità più importanti nella storia dei diritti dell'uomo, come Gandhi e Martin Luther King.
Un ideale che si dimostra quantomai attuale in un momento di crisi come questo, dove ogni manifestazione sembra sfociare necessariamente nella violenza.
Thoreau parte da un presupposto importante: in Democrazia una legge, anche se votata dalla maggioranza degli individui, non è necessariamente giusta.
V'è una legge superiore rispetto alla legge civile ed è la legge della coscienza.
Se la legge della nostra coscienza ci sussurra che la giustizia civile è in realtà un'ingiustizia, è dovere morale esprimere il proprio dissenso.
"Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori in senso elevato, e gli uomini, servono lo Stato anche con la propria coscienza, e dunque per la maggior parte necessariamente gli si oppongono; e sono comunemente trattati da esso come nemici."
Come ribellarsi alla legge ingiusta?
Non basta attendere il voto; anzi, spesso il voto è soltanto qualcosa con cui ci laviamo la coscienza.
Ogni votazione è una sorta di gioco d'azzardo, come la dama o il "backgammon", con una lieve sfumatura morale, un gioco con il giusto e l'ingiusto, con le questioni morali; e naturalmente le scommesse lo accompagnano. Il buon nome dei votanti non è in discussione. Può darsi che io dia il mio voto in base a ciò che considero giusto; ma non è per me vitale che il giusto prevalga. Sono disponibile a lasciare ciò alla maggioranza. L'impegno del voto, dunque, non va mai oltre quello della convenienza. Persino votare per il giusto è un non fare niente per esso. Significa solo manifestare debolmente agli uomini il desiderio che il giusto debba prevalere.
L'impegno politico, civile e morale si deve dimostrare nella vita di tutti i giorni.
Il dissenso può essere un dissenso silenzioso ma non per questo meno efficace.
E il dissenso che ha in mente Thoreau è lo stesso che lo ha spinto a non pagare la poll-tass.
Se si ritiene che una legge non rispetti i diritti fondamentali dell'uomo, bisogna ignorare quella legge; chi è consapevole dell'ingiustizia, chi a parole dimostra il proprio dissenso ma nei fatti continua a seguire la legge per paura delle sanzioni, ebbene costui è il principale responsabile dei soprusi commessi da tale legge. Non si può aspettare che una maggioranza decreti il giusto affinché il giusto prevalga; occorre agire, subito, seguendo la propria coscienza.
"Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, [...] Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni". Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta."
Una rivoluzione semplice, che parte dal basso. Una rivoluzione civile che ha origine nella coscienza individuale, valida per ogni genere di sopruso.
Una rivoluzione che non richiede violenza, distruzione o versamenti di sangue.
Una rivoluzione necessaria, poiché:
"Non vi sarà mai uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l'individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza."


Daniele Palmieri

Il link al download del testo completo, da cui sono tratte le citazioni: 
La disobbedienza civile - Henry David Thoreau

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