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domenica 3 gennaio 2021

Franz Bardon: Iniziazione all'ermetica. L'espansione dell'immaginazione magica

In più occasioni ho analizzato, sul blog, come il pensiero magico ed esoterico abbia agito da “motore occulto” per l’evoluzione del filosofia, della politica, dell’arte e della cultura umana nel suo complesso. Questo perché, tra le caratteristiche principali del pensiero magico/esoterico, vi è quella di pensare al di là degli schemi tradizionali, tanto della ragione quanto dell’irrazionalità e per questo spesso è visto di cattivo occhio tanto dai religiosi dogmatici quanto dai puri razionalisti.

Tale caratteristica deriva dalla sua essenza “mercuriale”. Il pensare magico/esoterico trova la sua origine in una immaginazione sovrastimolata, alla quale non sono stati imposti i vincoli che normalmente la ingabbiano attraverso la crescita, l’educazione e un eccesso o di razionalità o di dogmatismo. L’immaginazione è sempre stata vista, fin da Aristotele, come una facoltà mediana tra i sensi e la ragione, che, proprio a causa del suo ruolo di “collante” tra i due mondi, possiede una plasticità che non è data né ai sensi né alla razionalità. Libera di spaziare da qualsivoglia vincolo, raggiunge il suo massimo splendore quando, adeguatamente coltivata, fiorisce nell’uomo come una facoltà a se stante, svincolandosi dall’essere un semplice collante tra il mondo della ragione e quello dei sensi, divenendo l’immaginazione creatrice, una vera e propria forma di “percezione attiva e creativa”, che permette di trovare le connessioni nascoste tra le cose, di vedere il mondo da una diversa prospettiva e, cosa più importante nelle pratiche magiche, di percepire il mondo invisibile ai sensi ordinari. Tutte le antiche pratiche di magia cerimoniale avevano il ruolo di sovrastimolare l’immaginazione per permettere al mago di entrare in contatto con la realtà sottile. Dato il carattere estremamente pratico e riassuntivo di gran parte dei grimori che circolavano tra le diverse fasce della popolazione, le pratiche “esterne”, come la preparazione degli strumenti magici, il modo in cui tracciare i sigilli, le formule da pronunciare, i giorni in cui operare etc., erano spesso conosciute ai più, anche alla gente incolta, mentre le pratiche più profonde, le “pratiche interne”, erano appannaggio di pochi iniziati, in grado di cogliere l’essenza più profonda del rito magico, al di là dei bassi intenti utilitaristici o superstiziosi. Queste pratiche interne, di cui si trovano tracce e cenni negli scritti, ad esempio, di Cornelio Agrippa e Giordano Bruno, sono volte allo sviluppo dell’immaginazione attraverso pratiche ascetiche ed esercizi che oggi chiameremmo di “visualizzazione creativa”. Soltanto a partire dalla seconda metà del 1800, grazie agli scritti di Eliphas Levi, si è iniziato a riesumare questa forma di esercizi interiori, anche se l’apice dell’interesse nei confronti della meditazione e della visualizzazione è avvenuto con la scoperta delle analoghe pratiche orientali dei Sadhu, dei Siddhi e dei saggi orientali, grazie al movimento Teosofico e alle opere pionieristiche di viaggiatori come Alexandra David-Neel. 

È sulla scia di questo interesse pratico nei confronti dell’immaginazione magica e creativa che si inserisce l’opera di Franz Bardon, esoterista ceco nato nel 1909, le cui teorie e pratiche magiche lo porteranno a essere perseguitato tanto dai nazisti quanto dai comunisti, fino alla morte avvenuta nel 1958. 

Rispetto ad altri autori del periodo, come Crowley, Dion Fortune, Gerald Gardner, Bardon è meno conosciuto, almeno in Italia, benché egli abbia scritto uno dei corsi più completi, approfonditi, chiari e pratici di autoiniziazione alle arti magiche. La sua opera più importante, in questa prospettiva, è Iniziazione all’ermetica, un’opera monumentale in tre volumi legati rispettivamente alle basi interiori dell’arte magica, alla pratica evocatoria e alla cabala. Tra i primi editori a portare le opere di Bardon in Italia vi fu la casa editrice Astrolabio, che pubblicò nel 1978 il primo volume del testo, ancora reperibile, ma soltanto a partire dal 2010 la casa editrice Venexia ha tradotto l’opera nel suo complesso rendendola così disponibile al lettore italiano nella sua interezza, con il titoli di Introduzione alle dottrine ermetiche (in tre volumi). 

Iniziazione all’ermetica, primo volume della serie di Introduzione alle dottrine ermetiche, è un libro di fondamentale importanza per tutti coloro che intendono avvicinarsi al mondo magico/esoterico non soltanto per interessi storici e culturali, ma soprattutto per sperimentare una forma di conoscenza vissuta. Ma ciò che contraddistingue il testo di Bardon da numerosi scritti analoghi è che esso è strutturato come un tunnel iniziatico al mondo magico, che il lettore deve attraversare e, soprattutto, sperimentare come studio preliminare volto a potenziare le facoltà psichiche che soltanto in seguito verranno poi applicate alla ritualistica più conosciuta. Per fare un esempio concreto, mentre, come accennato in precedenza, gran parte dei grimori e dei testi magici “pratici” gettano subito il praticante in una accozzaglia di simboli, strumenti e istruzioni operative che l’iniziato rischia sia di non comprendere sia di attuare con scarsi risultati, Bardon, almeno nel primo volume, mette da parte l’intero armamentario “classico” della magia cerimoniale e si focalizza sul requisito più importante: l’interiorità del mago. Perciò, dopo una breve introduzione teorica in cui Bardon descrive in maniera molto riassuntiva la terminologia da lui adottata e i presupposti filosofici alla base del suo pensiero, l’intero testo è composto da una lunga sequela di esercizi pratici, per lo più esercizi interiori di attenzione, meditazione, autocontrollo, visualizzazione e contemplazione volti a potenziare l’immaginazione magica dell’iniziato e, di conseguenza, tutte le sue facoltà psichiche. Seguendo passo passo tutti gli esercizi proposi in Iniziazione all’ermetica, l’iniziato svilupperà l’occhio interiore fondamentale per dare senso e sostanza a quelle pratiche magiche che, svolte pedissequamente, senza un preliminare sviluppo delle facoltà psichiche, rassomigliano soltanto a vuoti formalismi privi di senso. Questo perché, al termine del libro, il praticante avrà sviluppato l’immaginazione creativa adatta a percepire il lato nascosto delle cose e, soprattutto, cosa produce l’unione di certi simboli e di certi gesti rituali. 

Non potendo entrare nel dettaglio di tutti gli esercizi, ci focalizzeremo su alcuni di essi, in particolare su quelli preliminari volti allo sviluppo dei “sensi interiori” e sul modo in cui tali pratiche sono in grado di potenziare la mente dell’uomo. 

L’obiettivo primario della prima serie di esercizi è quello di permettere all’uomo di riprendere il controllo sul proprio mondo interiore, in particolare il mondo dei pensieri, delle immagini e delle sensazioni. Paradossalmente, l’universo che più ci appartiene è quello più difficile da controllare; ma proprio in esso risiede il potere magico e creativo dell’immaginazione e occorre che il mago ne diventi consapevole. Inizialmente, dopo essersi seduti in una posizione comoda, con la schiena eretta e le mani sulle gambe, occorre compiere tre respiri profondi e limitarsi a osservare il naturale scorrere dei propri pensieri, senza cercare né di dirigerli né di ingabbiarli. Ci si accorgerà, presto, come essi sono un vero e proprio fiume in piena che ci travolge, un brusio di fondo che occupa, affanna e affatica l’intera nostra mente, consumando gran parte delle energie. Ma una volta che si comincerà a osservarli, ecco che il loro fluire comincerà a rallentare, fino a diventare quello di un timido ruscello. Dopo aver praticato per diversi giorni questo esercizio, per familiarizzare con i propri pensieri e le proprie immagini interiori, bisogna passare a quello più difficile: controllarne il flusso. Assunta la stessa posizione, bisogna concentrarsi sulla propria mente ed evitare che qualsiasi pensiero venga a galla, per almeno cinque minuti. Ogni idea, parola o immagine deve essere oscurata sul nascere. Il ronzio deve essere messo a tacere e a esso deve subentrare il silenzio e l’oscurità. Questa oscurità è il teatro dell’immaginazione. Su essa il mago proietta la propria immaginazione creativa che, solitamente, risulta invece sommersa, affogata, annegata da quel flusso caotico osservato in precedenza. 

Praticato per almeno una settimana il controllo dei pensieri, è possibile ora passare al controllo dei sensi. I sensi esteriori, gusto, olfatto, tatto, udito e vista, vengono generalmente adoperati come strumenti di ricezione passiva; l’uomo si limita a “usarli” come cera vergine che riceve impronte dall’esterno. Le pratiche di risveglio magico di Bardon permettono di vederli da un’altra prospettiva e di utilizzarli come strumento di proiezione magica e creativa. A ogni senso “esterno”, corrisponde una rispettiva immagine interna che può essere trasmutata e rievocata a piacimento dall’immaginazione. In questo modo, l’uomo può liberamente agire su tutto ciò che conosce. 

Anche in questo caso gli esercizi procedono per gradi. Adottata la posizione rilassata di meditazione, si focalizzeranno tutti i nostri sensi su un singolo oggetto esterno, ad esempio una tazza. In via preliminare, ci si deve immergere con tutti i cinque sensi nell’oggetto scelto; osservarne con attenzione la forma, la lucentezza, il colore; tastarne la consistenza, percepirne la superficie calda, fredda, liscia o ruvida; annusarne l’odore; assaporarne il sapore e sentire i suoni che esso può provocare. Successivamente, partendo per gradi e scegliendo un senso alla volta, il praticante deve chiudere gli occhi e riuscire a provocare entro di sé la stessa sensazione sperimentata un attimo prima, senza entrare in contatto con l’oggetto scelto ma facendo in modo di evocarlo nel buio schermo della propria mente. Si focalizzerà prima sulla sensazione visiva, poi su quella tattile, poi su quella olfattiva o quella sonora e infine le metterà insieme fino a ricreare dentro di sé l’esatta copia dell’oggetto. A questo punto l’oggetto sarà sotto il pieno potere della sua immaginazione magica e, raggiunti i primi risultati, il praticante potrà compiere lo stesso esercizio con interi luoghi, raggiungendo una vividezza tale da trasformare questa immaginazione interna in veri e propri viaggi astrali nel mondo sovrasensibile. 

Quest’ultimo aspetto richiede molto esercizio, che passa attraverso l’ultima pratica che ora analizzeremo: quella della proiezione astrale o proiezione della coscienza. 

L’uomo è abituato a far coincidere la propria coscienza con il proprio corpo e con la propria mente. Lo dimostra il fatto che, quando chiudiamo gli occhi, non riusciamo a uscire dalla prospettiva del nostro cranio. Sentiamo che, pur avendo gli occhi chiusi, la nostra “panoramica” rimane legata alla nostra testa, come se la nostra coscienza si trovasse dietro ai nostri occhi. Allo stesso tempo, tuttavia, i sogni ci insegnano che la nostra coscienza è in grado di spaziare molto più lontano quando è in grado di liberarsi dalle catene del corpo e della “visuale in prima persona”. In Iniziazione all’ermetica, Bardon propone una lunga serie di esercizi per riuscire a compiere questa forma di proiezione della coscienza in maniera consapevole, anche da svegli, per ampliarne i confini. 

Il primo esercizio consiste nella proiezione della coscienza in diverse parti del proprio corpo. Come accennato in precedenza, siamo abituati a vedere e percepire il mondo dalla nostra testa; ma la nostra coscienza permea tutto il corpo. Cosa accadrebbe, dunque, se provassimo a spostare l’attenzione e tentassimo di scivolare liberamente con la nostra prospettiva lungo tutte le parti del nostro corpo? Per fare ciò, occorre distendersi, rilassarsi e focalizzarsi su punti specifici del nostro corpo: una gamba, una mano, un piede. Mantenuta l’attenzione su questa parte del corpo per diversi minuti, occorre proiettare la nostra coscienza su quella parte del corpo e cercare di trasferire la nostra prospettiva in quel luogo. Vedere il mondo come se la nostra coscienza si trovasse nella mano, nel piede, nella gamba e via dicendo, fino a espanderla contemporaneamente in tutto il corpo. 

Dopodiché si potrà passare alla proiezione della coscienza sugli oggetti; bisogna focalizzarsi su un oggetto, prendiamo ad esempio la stessa tazza di prima, e attraverso l’immaginazione proiettare la propria coscienza sull’oggetto, assumendone la prospettiva, la consistenza, il colore, l’odore, il sapore; dagli oggetti inanimati si potrà poi passare agli esseri viventi finché non si riuscirà a proiettare la propria coscienza sul nulla, rendendo così possibile la pratica del viaggio astrale.

In conclusione, consiglio la lettura e soprattutto la pratica del testo di Bardon nella sua interezza. In particolare, il primo volume risulta un tassello fondamentale tanto per coloro che vogliono approfondire la pratica magica quanto per coloro che, invece, sono interessati soltanto al funzionamento della mente e alle pratiche di meditazione, visualizzazione e ampliamento dei poteri psichici.


Daniele Palmieri

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