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lunedì 23 marzo 2020

Leadbeater: Gli aiutatori invisibili

In questi giorni di quarantena, si parla molto delle varie attività di supporto "spirituale" ed "emotivo" compiuto dalle persone sospese nel proprio spazio domestico. Si lodano gesti di apparente coesione, come il ritrovo, ormai quasi abitudinario, degli italiani sui balconi alle sei di sera, intenti a cantare, strimpellare, fare cori, urlare, battere padelle e via dicendo, come gesto di tributo ai medici eppure, paradossalmente, si ironizza sulle azioni spirituali del Papa o delle altre cariche del clero, che ora vanno in pellegrinaggio tra le diverse chiese di Roma, oppure fanno sorvolare statue votive sopra i cieli della città.
Incredibile, si dice, che nel XXI secolo si presti ancora seguito a comportamenti superstiziosi come quelli della Chiesa - ma allo stesso tempo, giunte le sei di sera, ci si precipita sul balcone a intonare goliardici cori da stadio.
Come ho scritto in un articolo di qualche giorno fa, senza nulla togliere all'importanza di ritagliare spazi a forme di sfogo "profano", è tuttavia importante meditare sull'importanza rivestita, nel corso della storia umana, dalla dimensione sacra, anche nella lotta alle guerre, alle epidemie, alle carestie e, in generale, ai momenti drammatici.
L'uomo non vive di solo pane, né di soli cori da stadio, ma ciò che lo contraddistingue è lo sviluppo non solo di un intelletto razionale, a ben vedere in comune con altre specie animali, ma anche di un "intelletto sacro". L'uomo è, ad oggi, l'unico essere vivente conosciuto ad aver sviluppato un'intuizione del divino, dalla quale sono scaturite le molteplici religioni sul pianeta Terra. Nel Medioevo si riteneva che, così come l'uomo ha una vista, un tatto, un gusto, un olfatto, un udito poiché in natura esistono colori, forme, sapori, odori e suoni, allo stesso tempo egli possiede un senso spirituale poiché il cosmo possiede un'essenza divina. E così come i nostri sensi richiedono di essere appagati dall'oggetto della loro percezione, è ugualmente fondamentale nutrire il nostro senso spirituale - poiché esso va a nutrire la parte più elevata dell'animo umano.
Così, anche e soprattutto nei periodi di crisi, occorre raccogliersi attorno a questo nucleo interiore, poiché le medicine provvedono alla cura del corpo e la spiritualità e la conoscenza fortificano l'anima. Trascendendo il personale credo religioso, il comportamento della Chiesa e delle sue cariche nei momenti di crisi riflette un atteggiamento comune e universale delle molteplici religioni: riconnettere il senso spirituale dell'uomo a quel nucleo cosmico, divino, che infonde la vita sulla terra, nella speranza che esso, mediante il cerimoniale, possa sanificare il mondo materiale e ristabilire l'equilibrio. Mentre il singolo compie questa operazione su di sé, mediante la preghiera e la meditazione privata, i rappresentanti del sacro compiono questa azione per la collettività, mediante la cerimonia collettiva.
L'idea che al di là del velo del mondo materiale ci siano delle forze e delle entità in grado di aiutare l'uomo nei momenti di crisi è universale ed è ben analizzata in un testo del teosofo Charles Leadbeater, Gli Aiutatori Invisibili, edito in Italia da Libraio Editore.
Leadbeater è stato uno dei massimi esponenti del movimento teosofico, in particolare di quella seconda ondata, di cui faceva parte anche Annie Besant, che si occupò di semplificare, diffondere ma anche sviluppare gli insegnamenti esoterici di Madame Blavatsky. In quest'opera di divulgazione, dedicò ampio spazio a descrivere i poteri latenti dell'animo umano, i diversi corpi di cui l'uomo è composto e le gerarchie dei mondi e delle entità sottili che si nascondo dietro il velo della materia. Gli aiutatori invisibili, come accennato, è un testo monografico in cui Leadbeater si focalizzò su quelle particolari entità della gerarchia cosmica che, in alcune occasioni, sembrano prestare soccorso spirituale all'uomo. Soprattutto nelle pagine finali, è un invito a comprendere come l'uomo può attivarsi per entrare in contatto con questo tipo di forze.
Scrive il teosofo: "Nell'Oriente la presenza di aiutatori invisibili è sempre stata riconosciuta, sebbene i nomi dati loro e le caratteristiche loro attribuite siano naturalmente vari nei diversi paesi; del resto, anche in Europa abbiamo le antiche storie Greche dell'intervento costante degli Dei negli affari umani, e la leggenda Romana dice come Castore e Polluce si erano messi alla testa delle legioni repubblicane nella battaglia del Lago Regillo. Né questo concetto svanì con la fine del periodo classico; vi succedono i racconti medievali di Santi che nei momenti critici delle guerre apparivano a volgere la fortuna in favore degli eserciti Cristiani, e quelli di angeli custodi che talvolta intervenivano a salvare qualche credente e pio viaggiatore da morte certa" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, p. 11-12).
L'aiuto invisibile si è dunque manifestato nel corso della storia umana sotto diverse forme, che tuttavia Leadbeater compendia a tre classi principali: i Deva, gli Spiriti di Natura e gli Spiriti del Defunti. E' importante comprendere come queste entità sovrasensibili agiscono nei confronti dell'uomo per capire, nei momenti di crisi, con quali energie entrare in contatto.
I Deva sono le entità ai vertici delle gerarchie cosmiche. Sono forme di Intelletto Puro, sommamente sapienti, simili ipostasi del tardo neoplatonismo o agli archetipi platonici. Essi, trovandosi su un piano estremamente più elevato rispetto alla posizione umana, riconoscono le preghiere dell'uomo ma, allo stesso tempo, vedendo la transitorietà dei mali materiali che li colpiscono offrono il loro aiuto soprattutto sul piano mentale, piuttosto che su quello fisico, colmando l'uomo dell'energia spirituale atta ad affrontare le avversità.
I Deva si fanno portatori, dunque, del lato Poetico e Spirituale dell'esistenza anche nei momenti di crisi, dando all'uomo un contributo ancora più importante rispetto a un mero contributo materiale, infondendogli anche la Sapienza con la quale conoscere i misteri del Cosmo e, dunque, risolvere i grandi problemi dell'umanità. "In un caso" scrive Leadbeater, "trovammo un Deva che insegnava la più bella musica celesta a un compositore; in un altro caso un Deva di classe diversa stava dando istruzione ed aiuto a un astronomo che cercava di comprendere la forma e la struttura dell'universo. Questi due sono soltanto pochi fra i molti casi in cui abbiamo trovato il Regno dei Deva all'opera nel prestare aiuto all'evoluzione umana e nel rispondere alle aspirazioni più elevate degli uomini dopo la morte" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, p. 29).
La seconda classe è quella degli Spiriti di Natura. Al contrario dei Deva, essi vivono sulla Terra, come l'uomo, ma in una dimensione più sottile, a cavallo tra il mondo materiale e quello spirituale. Tradizionalmente, stando a quanto tramandato dalla mitologia, dalle fiabe e dal folklore, gli spiriti di natura si suddividono in Salamandre (Spiriti del Fuoco), Gnomi (Spiriti della Terra), Silfi (Spiriti dell'Aria) e Ondine (Spiriti dell'Acqua). Essi sono i custodi dei quattro elementi e vivono al loro interno così come l'uomo vive nello spazio vuoto. Paracelso narra che non hanno anima, sono forme di energia pura che vivifica l'ambiente di cui sono tutelari e il loro comportamento è affine a quelli di bambini che sanno essere allo stesso tempo innocenti e crudeli, giocondi e spaventosi, iperattivi e dormienti. Difficilmente entrano in contatto con l'uomo data la loro spontanea diffidenza. Così, scrive Leadbeater: "I casi in cui gli Spiriti di Natura intervengono per aiutare gli uomini sono relativamente rari. La maggioranza di tali esseri evita la dimora degli umana e se ne sta lontana, disgustata dal rumore e dalla continua irrequietezza che regna. Gli Spiriti di Natura [...] sono generalmente spensierati e volubili, più simili a fanciulli felici che giocano in ottime condizioni fisiche, che non a esseri gravi e responsabili. Tuttavia, accade talvolta che uno d'essi prenda affezione ad un essere umano e possa renderglisi utile in molte maniere" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, p. 32).
Rispetto ai Deva, dunque, la loro azione in aiuto dell'uomo è eccezionale e contingente, dettata non tanto da motivi metafisici quanto da un'emotività soggettiva e personale. D'altro canto, i racconti folklorici tramandando che il rapporto tra uomo e Spiriti di Natura è sempre stato travagliato, giacché i territori del primo si espandono sempre a discapito del Regno dei secondi. Così, gli Spiriti di Natura sono più propensi ad aiutare coloro che hanno sempre avuto rispetto dell'ambiente naturale e, in generale, l'azione dell'uomo dovrebbe essere atta a ingraziarsi la loro fiducia e il loro rispetto, evitando di distruggere l'ambiente naturale in cui essi vivono, leggiadri e giocondi. Come scrive Leadbeater: "Per quanto sia vario il lavoro sul piano astrale, esso è sempre diretto verso un grande scopo: aiutare cioè, sia pure modestamente, il processo dell'evoluzione. Occasionalmente si trova legato con lo sviluppo dei Regni inferiori della Natura, il quale in certe condizioni può essere pure leggermente accelerato. I nostri Istruttori riconoscono chiaramente il nostro dovere verso tali Regni inferiori, tanto verso il Regno elementale, quanto verso quello vegetale e animale, poiché in alcuni casi il progresso di questi si effettua esclusivamente per l'intervento dell'uomo o mediante il contatto con lui" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, p. 39).
Infine, la terza classe è quella delle anime dei defunti. Contrariamente a quello che si crede, sarebbe meglio evitare di chiedere il soccorso delle anime dei cari estinti, poiché così facendo si tiene la loro anima imprigionata al mondo materiale da cui essa si è appena distaccata, pronta a incominciare il prossimo viaggio nel mondo invisibile. Quando si verificano aiuti da parte degli Spiriti dei Defunti è perché essi o sentivano di avere ancora "un conto in sospeso" con il mondo materiale, o perché, non avendo accettato il fatto di essere trapassati, si illudono di essere ancora vivi e si condannano a un limbo da cui, però, l'evoluzione spirituale chiede che essi si distacchino. Come scrive Leadbeater:
"Se qualcuno [...] è tanto stupido da costituirsi un veicolo astrale ottuso e grossolano, abituato a rispondere soltanto alle vibrazioni più basse di questo piano, si troverà dopo la morte legato al mondo astrale per tutto il lungo e lento processo di disgregazione del corpo. D'altra parte, se con una vita pura e coscienziosa egli si procura un veicolo astrale composto principalmente di materiali più fini, dopo la morte avrà molto meno disturbo e difficoltà, e la sua evoluzione progredirà molto più facilmente" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, pp. 79-80).
Di conseguenza, piuttosto che chiedere e invocare aiuto agli Spiriti dei Defunti così come si chiederebbe aiuto a un amico o a un parente ancora in vita, sarebbe meglio limitarsi a commemorarli, meditare e pregare non per noi, ma per loro, affinché essi continuino il loro percorso e possano così giungere alle sfere più elevate, da cui potranno irradiare il loro aiuto spirituale sotto altre forme.
A ben vedere, dunque, il ruolo degli Aiutatori Invisibili dei mondi eterici consiste anzitutto in un supporto spirituale benché, come sottolinea Leadbeater riportando alcuni racconti e testimonianze, essi possano anche manifestarsi sul piano materiale. Tuttavia, vi è un'ultima classe di Aiutatori Invisibili, che rappresenta quella più importante ed efficiente: l'uomo. L'uomo stesso, intraprendendo un percorso di evoluzione spirituale può assurgere, in vita, al grado di Aiutatore Invisibile, mediante un lungo percorso di sviluppo della sua conoscenza, della sua coscienza, dei suoi poteri psichici e delle sua attività contemplativa e di preghiera. Come scrive Leadbeater:
"Ritornando ora dall'esame del lavoro fra i defunti a quello del lavoro fra i vivi, dobbiamo brevemente indicare un altro vasto campo di azione, per non lasciare incompleto il nostro cenno intorno all'opera degli Aiutatori Invisibili. Alludo all'immenso lavoro compiuto mediante il suggerimento, istillando semplicemente buoni pensieri nelle menti pronte a riceverli. Non bisogna però fare confusione a riguardo. Sarebbe molto facile per un soccorritore [...] dominare la mente di ogni persona ordinaria e di farla pensare precisamente come egli vuole. [...] Ma [questa proceduta] non è affatto ammissibile. Il meglio che si possa fare è introdurre buoni pensieri nelle menti, mescolati alle centinaia di altri pensieri che costantemente attraversano il cervello umano [...]. Anzitutto vi è il conforto da dare a chi soffre; poi il tentativo di guidare verso la Verità coloro che la cercano seriamente. Quando una persona rivolge intensamente il pensiero a qualche problema spirituale o metafisico, è possibile che la soluzione venga suggerita alla sua mente, senza che si accorga che proviene dal di fuori. Così molte volte un discepolo è adoperato quale agente in ciò che non altrimenti si può definire una risposta a una preghiera" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, pp. 87-88).
Le caratteristiche che l'Aiutatore Invisibile umano deve avere sono, secondo Leadbeater:
1) Unità di intento. Ciascun Aiutatore umano deve volgersi a questa attività per il bene comune e non per interesse personale, coordinandosi con gli altri aiutatori in modo da proseguire, insieme, verso l'unico intento.
2) Perfetto dominio di sé. L'Aiutatore Invisibile deve essere consapevole che andrà incontro a situazioni drammatiche, in cui sarà essenziale mantenere il proprio autocontrollo. Deve dunque aver sviluppato un equilibrato dominio di sé, che significa essere in grado di controllare le proprie emozioni, i propri pensieri e le proprie parole, consapevole che, nonostante tutti i malanni e i dolori a cui egli assisterà e che, probabilmente, potranno anche colpirlo sul lato personale, nulla di tutto ciò potrà intaccare il suo nucleo spirituale. "E' appunto per assicurare questo dominio sui nervi" scrive Leadbeater "che i candidati all'iniziazione devono passare, ora come nei tempi antichi, attraverso le cosiddette prove della terra, dell'acqua, del fuoco e dell'aria: in altre parole, essi devono imparare, con quell'assoluta certezza derivata non dalla teoria, ma dall'esperienza, che nessuno di questi elementi può in qualsiasi circostanza danneggiare il corpo astrale, né ostacolare il loro lavoro" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, p. 93).
3) Calma. L'Aiutatore Invisibile deve possedere una salda tranquillità interiore, poiché gran parte del potere curativo che egli possiede risiede nella serenità e nella sicurezza che egli è in grado di trasmettere al prossimo. Con la sua calma, egli evita il contagio emotivo, stempera gli effetti dell'isteria di massa e, mostrandosi sicuro, fa comprendere alle persone in pericolo che non vi è nulla da temere.
4) Conoscenza. L'Aiutatore Invisibile deve avere una vasta conoscenza del mondo e delle pratiche spirituali, ossia delle gerarchie terrestri e celesti, del sapere filosofico e teologico, delle tecniche di preghiera, meditazione e contemplazione.
5) Amore. Ciò che contraddistingue l'attività dell'Aiutatore Invisibile umano è il suo essere inserito all'interno della cornice terrena; al contrario, dunque, dei Deva, Puro Intelletto, degli Spiriti di Natura, pura energia, e delle Anime dei Defunti, ormai in un limbo tra mondo materiale e mondo spirituale, l'Aiutatore Invisibile umano possiede ancora quel lato emotivo ed emozionale che invece non è dato avere alle altre entità. L'amore è dunque la qualifica più importante di tutte. "Non si tratta" scrive Leadbeater, "di quel vago indefinito sentimentalismo che si effonde in banalità e in frivole dimostrazioni esterne, preoccupato di sostenere chiassosamente ciò che è giusto, per evitare l'accusa di poca fratellanza da parte degli ignoranti. Quello che è necessario è l'amore abbastanza forte per non vantarsi, per operare silenziosamente: è il desiderio intenso di servire, sempre in attesa di opportunità; è il sentimento che sorge nel cuore di colui che ha compreso la grande opera del Logos, ed avendola scorta una volt sa che per lui nei tre mondi non può esistere altro che il desiderio di identificarsi con quell'opera fino all'estremo del suo potere; diventare un canale, per quanto incommensurabilmente umile, di quel meraviglioso amore che come la pace di Dio soprassa ogni intendimento" (Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore, pp. 95-96).
 
Charles Leadbeater, Gli aiutatori invisibili, Libraio Editore
 
Daniele Palmieri

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