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mercoledì 11 dicembre 2019

McKenna: Il cibo degli dei. Le droghe sacre e lo sviluppo della coscienza umana

Terence McKenna è stato uno dei pionieri della controcultura occidentale della seconda metà del XX secolo. Scrittore, filosofo, etnobotanico e, soprattutto, "mistico psichedelico", approfondendì tanto nella scrittura quanto nella pratica le tesi di Huxley, Hofmann e Junger, e studiò l'importanza e gli effetti delle cosiddette "droghe sacre" sulla mente umana. Dopo aver sperimentato ayahuasca, mescalina, peyote, LSD e altri allucinogeni sia naturali sia sintetici, individuò nella DMT, una triptammina presente in molte piante e funghi e perfino nel corpo umano, la "droga spirituale" per eccellenza o, come la definirà Strassman, "la molecola dello spirito". Peculiarità della DMT è, anzitutto, quella di essere una molecola endemica del cervello umano e, soprattutto, quella di "aprire le porte della percezione" in maniera ancora più sorprendente rispetto all'LSD.
McKenna racconta di aver vissuto, attraverso la DMT, esperienze difficilmente descrivibili a parole, in cui il mondo sembrava trasmutarsi lentamente in una nuova dimensione abitata da elfi, folletti e figure eteriche in cui la linea di confine tra la materia e il linguaggio era estremamente labile - a tal proposito, da notare l'incredibile somiglianza con le esperienze fuori dal corpo descritte da Monroe che descrive un mondo in cui pensiero, azione e linguaggio sono una cosa sola.
Ma la cosa più sorprendente è che questo squarcio dietro al velo della materia ha la durata di pochi minuti, dai 7 ai 10, e che presto svanisce come un sogno, senza lasciare alcun effetto collaterale se non il senso di straniamento, la percezione di aver vissuto qualcosa di più rispetto a una semplice allucinazione, di aver varcato la soglia verso un'altra dimensione.
A fronte dei suoi studi e delle sue esperienze con gli stati alterati di coscienza, McKenna si domandò se il loro influsso sullo sviluppo e sulla storia della coscienza, della società e della religiosità umana non sia stato sottovalutato se non volontariamente nascosto, nel corso dei secoli. Il cibo degli dei, recentemente edito da Piano B edizioni, fu scritto da McKenna proprio per fornire una risposta a questi dubbi e per descrivere una versione alternativa della storia umana.
Per sviluppare le sue intuizioni, McKenna parte da uno degli aspetti dell'evoluzione umana più difficili da spiegare con lente mutazioni casuali: i grandi salti avanti nell'albero evolutivo che portarono i primi ominidi a diventare "l'uomo moderno", l'homo sapiens sapiens, in un lasso di tempo relativamente breve e con la comparsa di caratteristiche estremamente complesse, come il linguaggio verbale, ancor più difficile da spiegare nell'ottica delle mutazioni casuali.
Secondo McKenna, il grande anello mancante dell'evoluzione umana non risiede in un ominide, nostro predecessore, ancora sconosciuto, bensì in un "anello vegetale" che, in concomitanza con le variazioni ambientali e la capacità di adattamento dei nostri antenati, ha permesso il sorgere della coscienza umana.
"La mia ipotesi" scrive McKenna "è che i composti chimici mutageni e psicoattivi presenti nella dieta dei primi umani esercitarono un'influenza diretta sulla rapida riorganizzazione della capacità del cervello di elaborare le informazioni. Gli alcaloidi vegetali, e in particolare i composti allucinogeni come la psilocibina, la dimetiltriptammina (DMT) e l'armalina, potrebbero essere stati i fattori chimici presenti nella dieta protoumana che catalizzarono l'emergere dell'autocoscienza umana. L'azione degli allucinogeni presenti in molte piante comuni migliorò le nostre capacità di elaborare le informazioni - la nostra sensibilità ambientale - contribuendo così all'improvvisa espansione della massa celebrale. In una fase successiva di questo processo, gli allucinogeni agirono come catalizzatori nello sviluppo dell'immaginazione, alimentando la creazione di stratagemmi interiori e di speranze, che potrebbero aver sinergizzato con la nascita del linguaggio e della religione" (Terence McKenna, Il cibo degli dei, Piano B edizioni, p. 58).
I grandi cambiamenti climatici a cui furono sottoposti i nostri antenati li costrinsero a dover variare la loro dieta e, di conseguenza, a sperimentare nuovi gusti e nuove sostanze. Casualmente, entrarono in contatto con vegetali contenenti diverse dosi di psilocibina tra i cui effetti, in basse quantità, vi è quello di un aumento della concentrazione, delle facoltà percettive e della capacità di rielaborare le informazioni, caratteristiche che, in un ambiente naturale, possono rivelarsi estremamente utili ai fini della sopravvivenza.
Tale involontaria scoperta portò i nostri antenati a preferire questi cibi, mettendo in moto la macchina della selezione naturale che cominciò a "selezionare" coloro in grado sia di trovarli e consumarli sia di metabolizzarli.
A quello che McKenna definisce "secondo livello di utilizzo", a cui corrisponde un aumento delle dosi di psilocibina, si verifica una maggiore stimolazione del sistema nervoso centrale, che a sua volta innesca una maggiore irrequietezza ed eccitazione sessuale, con il conseguente aumentare delle attività sociali del gruppo e l'instaurarsi di relazioni sempre più complesse, tanto per l'accoppiamento quanto per la ricerca del cibo. A fronte di questo aumento delle relazioni sociali potrebbero essere nate le prime forme di interazione linguistica, soprattutto considerando che la psilocibina possiede un ruolo rilevante come stimolatore delle abilità linguistiche e, come accennato in precedenza, le visioni mistiche vissute dall'autore dopo l'assunzione di DMT possiedono una stretta correlazione con la scoperta di una nuova forma di linguaggio, in cui le parole assumono forme proprie, quasi fossero dotate di vita. Le dosi di tale sostanza aumentarono finché non raggiunsero una quantità tale da risvegliare i primi bagliori della coscienza: l'estasi sciamanica.
Per McKenna, questa rivelazione corrisponde alla terza fase, quando i nostri antenati, dopo il lungo processo di selezione naturale, giunsero a sopportare dosi più elevate di psilocibina, contenenti in funghi potenzialmente velenosi che, allo stesso tempo, possono indurre stati alterati di coscienza che permettono di varcare la soglia verso l'altra dimensione. Bisogna immaginarsi il sorgere della religiosità umana come la scoperta delle estasi mistiche indotte da particolari piante o funghi che, per la prima volta, dispiegarono ai nostri antenati le immagini di un mondo totalmente alieno, popolato da creature eteriche e da forze sconosciute. L'assunzione di tali sostanze divenne, con il tempo, prerogativa di alcuni individui all'interno della società, gli sciamani, appunto, individui in grado non solo di metabolizzare dosi più alte senza avvelenarsi, ma soprattutto di vivere l'esperienza estatica e di tornare poi al mondo comune per narrare agli altri quanto visto e vissuto.
Non a caso, in molti miti e religioni, ricorre l'idea del viaggio dell'eroe, dello sciamano, del mistico o del santo, che è rapito in altri cieli, o che è addirittura sopravvissuto alla morte, per poi far ritorno al mondo comune per raccontare cosa si nasconde dietro il velo della materia.
Queste arcaiche forme di religiosità, strettamente connesse secondo McKenna con la fase lunare e matriarcale della società umana, divennero con il tempo sempre più ritualizzate e strutturate, fino a sfociare in culti religiosi. Non è un caso, secondo l'autore, che al centro degli inni sacri di una delle religioni più antiche della razza umana, la religione Vedica, si trovi il Soma, una bevanda sacra della quale è andata perduta la formula e che, secondo McKenna, consentiva ai bramani di aprire il terzo occhio e vedere la potenza, la vita, la nascita e il perpetuo ciclo delle divinità lodate negli inni vedici.
Non solo in India, ma anche in Europa sostanze psicotrope furono al centro di culti agrari dalla durata millenaria, come i misteri di Eleusi, di fondamentale importanza prima per il mondo Greco e, in seguito, perfino per quello Romano.
Al centro del culto di Eleusi vi erano due figure femminili, quella di Demetra e della figlia Persefone, rapita da Ade e costretta a passare sei mesi nel mondo dei morti e sei mesi in quello dei vivi, sancendo così il passare delle stagioni. La scansioni dei riti e delle cerimonie di Eleuisi non seguiva soltanto il ciclo delle semine e del tempo, ma era anche strettamente connessa all'assunzione, da parte degli iniziati, del citeone, bevanda sacra che permetteva la scoperta dei misteri di Eleuisi. "Nessuno conoscerà mai i misteri di Eleusi" recita un vecchio detto, poiché il culto di Eleusi fu uno dei pochi culti della storia che riuscì a nascondere da orecchie indiscrete i propri segreti. Studiosi come Hofmann, inventore dell'LSD, sostengono che il mistero di Eleusi risieda proprio nella ricetta del citeone, della quale abbiamo soltanto qualche frammento testuale e alcuni indizi grafici.
Secondo McKenna, nel citeone risiederebbe il mistero della nascita della coscienza umana e del culto religioso. Tra i principi attivi, come sostenne Hofmann, potrebbe esserci stato un estratto del fungo della segale cornuta, dagli effetti psicotropi in grado, insieme alla suggestione dell'atto cerimoniale, di suscitare visioni sacre, mai narrate poiché inesprimibili a parole.
L'importanza delle droghe sacre nella comunità umana, tuttavia, andò con il tempo a decadere; non per un disinteresse generale, ma per il sorgere di un nuovo tipo di civiltà. Riprendendo le idee di Bachofen, che vedeva l'evoluzione della società umana come un perenne scontro tra forze lunari, femminee, matriarcali e solari, mascoline e patriarcali, McKenna sostiene che a un certo punto della storia le forze solari e patriarcali presero il sopravvento e, essendo la volontà di dominio, di potenza, di razionalizzazione e di controllo al centro dell'indole solare, presto le droghe sacre furono bandite, perseguitate e dimenticate.
Con l'avvento del controllo gerarchico e di una spiritualità dogmatica, tutto ciò che era associato all'estasi e alla dissociazione di sé assunse tratti demonici, come i voli di streghe del medioevo che, non a caso, venivano accusate di ungersi il corpo con sostanze venefiche in grado condurle, in stato di trance, agli oscuri Sabba nei boschi a cavallo di bestie selvatiche.
Paradossalmente, nella società del dominio che, con il passare dei secoli, si trasformò nella società del dominio economico e commerciale, le droghe sacre e spirituali furono sostituite da droghe edonistiche e commerciabili, come lo zucchero, il caffé, il fumo e l'alcool che possiedono le caratteristiche adatte alla società della produttività: mantenere l'uomo sveglio, attivo, energico per lavorare, salvo poi alienarlo nella propria depressione, intorpidendo i suoi sensi e le sue facoltà mentali attraverso la nicotina e gli alcolici.
McKenna si dimostra molto critico perfino con il tentativo della rivoluzione psichedelica degli anni 60 e 70, a cui egli stesso assistette, decennio che vide tornare in auge le droghe antiche ma riadattate per gli interessi edonistici del secolo precedente (e perfino del nostro) e, di conseguenza, snaturate dalla loro originaria funzione e dalle infinite possibilità che potrebbero offrire allo sviluppo spirituale dell'uomo.
"Se verrà privato della via di fuga nel regno del trascendente e del transpersonale offerta dagli allucinogeni indolici vegetali" scrive McKenna nelle pagine conclusive de Il cibo degli dei, "il futuro dell'umanità sarà desolante. Abbiamo perduto la capacità di essere influenzati dal potere dei miti, e basta dare un'occhiata alla nostra storia per convincerci della fallacità di ogni dogma. Ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova dimensione dell'esperienza personale che autentichi, collettivamente e individualmente, le forme sociali democratiche e il nostro ruolo di custodi di questa piccola parte di universo [...]. In un modo o in un altro la storia della scimmia folle è quasi terminata, per sempre. Il nostro destino è di voltare le spalle senza rimpianti a ciò che è stato e di affrontare noi stessi [...] è tempo di prendere i nostri attrezzi, i nostri animali e i nostri sogni e partire verso il paesaggio visionario di una comprensione più profonda. E lì, dove siamo sempre stati più a nostro agio, potremo sperare di trovar gloria e trionfo nella ricerca del significato nella vita infinita dell'immaginazione, e giocare infine nei prati di un Eden ritrovato" (Terence McKenna, Il cibo degli dei, Piano B edizioni, pp. 351-354).
 
Terence McKenna, Il cibo degli dei. Alla ricerca del vero Albero della Conoscenza, Piano B Edizioni
 
Daniele Palmieri

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