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martedì 20 febbraio 2018

René Guenon: consuetudine e Tradizione

Cosa contraddistingue la consuetudine dalla tradizione? Qual è la sua importanza per l'uomo e, soprattutto, quali sono i pericoli insiti nella consuetudine? In La consuetudine contro la Tradizione, breve articolo contenuto in Iniziazione e realizzazione spirituale, René Guenon affronta tali quesiti e delinea in maniera netta la grande differenza tra consuetudine e tradizione.
Apparentemente, il confine tra le due dimensioni è labile. In fin dei conti, sia la Tradizione sia la consuetudine rappresentano riti, insegnamenti, conoscenze tramandati. Tuttavia, non vi è nulla di più sbagliato nel ritenere consuetudine e tradizione come sinonimi.
"Tutto ciò che è d'ordine tradizionale implica essenzialmente un elemento sovrumano"; ciò che il rito tradizionale risveglia sono forze divine, che l'uomo tenta di catalizzare per elevarsi dalla propria condizione terrena, trascendere il mondo della materialità e dar fuoco alla scintilla divina che alberga dentro di lui, attingendo alle forze spirituali del mondo sovrasensibile che si nasconde al di là della realtà terrena. Al contrario "la consuetudine è cosa puramente umana, o per degenerazione o proprio come origine"; la consuetudine è un insieme di azioni e conoscenze svolte o ripetute in maniera meccanicistica e automatica, è l'esatto contrario del rito. Nel rito si penetra nel mistero, si vive la conoscenza e si diviene un tutt'uno con la Sapienza, mediante una riflessione consapevole e vissuta delle azioni e delle conoscenze tramandate; nella consuetudine non vi è nulla di tutto ciò, ma si agisce e si pensa esclusivamente per imitazione e riflesso. Per questo la consuetudine non è in grado di risvegliare le medesime forze spirituali che il rito tradizionale canalizza, colmando l'uomo di un'energia sovrumana, ed elevando la sua coscienza.
Alla consuetudine si può giungere in due modi. Da un lato, quando i medesimi riti tradizionali vengono desacralizzati e tramandati senza la piena consapevolezza del loro intimo significato. E' quello che succede, spesso, nelle religioni quando si crea lo iato tra rito exoterico, rivolto al popolo, e pensiero esoterico, riservato soltanto a pochi eletti che sono in grado di penetrare con maggiore profondità della conoscenza tramandata, mentre i primi si limitano alla ripetizione superficiale ed esteriore della sapienza religiosa.
Il secondo modo è invece strettamente connesso alla società materialistica in cui siamo immersi. Si tratta di consuetudini svuotate da qualsiasi significato, sia esso filosofico o spirituale (come potrebbe essere la partita domenicale, o la fila per il nuovo modello di iPhone) che ingabbiano le forze vitali dell'uomo volgendole al mondo prettamente materiale.
Come scrive Guenon:
"Le consuetudini di cui abbiamo parlato testé [il rito exoterico] portano ancora, malgrado tutto, l'impronta di qualcosa che agli inizi ebbe un carattere tradizionale [...] si cercherà dunque, in uno stadio ulteriore, di sostituirle per quanto possibile con altre consuetudini, queste ultime completamente inventate, che verranno accettate facilmente proprio perché gli uomini sono già abituati a fare cose prive di senso [...]. Vi sono alcune cose che, pur sembrando inoffensive, sono in realtà ben lungi dall'esserlo veramente; intendiamo riferirci a quelle consuetudini che influenzano, più che la vita della collettività, la vita di ogni singolo individuo; la loro funzione è pur sempre quella di soffocare ogni attività rituale o tradizionale sostituendovi la preoccupazione, e non sarebbe esagerato dire l'ossessione, d'una quantità di cose perfettamente insignificanti, se non addirittura assurde, la cui stessa pochezza contribuisce validamente alla rovina di ogni intellettualità" (Guenon, La consuetudine contro la tradizione, in Iniziazione e realizzazione spirituale)


 
In passato, ciò avvenne, ad esempio, durante la rivoluzione francese, quando Robenspierre sostituì ai riti tradizionali il culto della Ragione e della Democrazia, la brutta copia di una religione che nasceva già macchiata di sangue. Ciò avviene in maniera ancor più "profana" e priva di senso anche nella nostra epoca.
Oltre ai casi citati in precedenza si pensi, ad esempio, ai nuovi riti creati dal mondo dei media, che influenzano i gusti e l'opinione pubblica, come i talent show, ma anche forme superficiali di spiritualità (che Gancitano e Colamedici trattano in Tu non sei Dio) che per colmare il vuoto interiore offrono riti, pensieri e pratiche "a pacchetto", da comprare e di cui usufruire come se fossero dei semplici prodotti di mercato.
In entrambi i casi citati, la consuetudine ingabbia l'uomo e incatena le sue facoltà mentali ponendolo di fronte a una visione limitata delle cose e sottraendogli in senso di mistero, fonte di ogni ricerca e di ogni profondità. Nel caso del rito svuotato, infatti, l'uomo si accontenta di ripetere automaticamente i gesti e gli insegnamenti tramandati dalla propria religione, senza comprenderne la reale essenza; ancor peggio, nel caso del rito profano, l'uomo si crogiola in "nuovi riti" che non hanno nemmeno la pretesa di tramandare alcun insegnamento, ma che sono il riflesso di una società interessata esclusivamente al benessere materiale, alla ricerca di una felicità immediata da raggiungere senza sforzo e senza pensare.
Filo conduttore della consuetudine è dunque, secondo Guenon, la stupidità umana:
 

"Si può dire che il rispetto della consuetudine come tale, non è in fondo nient'altro che il rispetto della stupidità umana, perché è questa, in casi del genere, ad esprimersi naturalmente nell'opinione; d'altronde fare come tutti secondo l'espressione corrente a questo proposito e che per certuni pare avere il valore di ragion sufficiente di tutte le loro azioni, significa necessariamente assimilarsi alla massa e cercare di non distinguersene in alcun modo; è certamente difficile immaginare qualcosa di più basso e anche di più contrario all'attitudine tradizionale: questa implica infatti che ciascuno debba fare costantemente ogni sforzo per elevarsi nella misura delle proprie possibilità, e non ridursi a quel tipo di nullità intellettuale che traduce una vita interamente assorbita dall'osservanza delle consuetudini più insulse e dal timore puerile d'essere sfavorevolmente giudicato dai primi venuti, cioè in definitiva dagli stupidi e dagli ignoranti" (René Guenon, La consuetudine contro la Tradizione, in Iniziazione e realizzazione spirituale)

 
L'unica via d'uscita è il ritorno allo spirito dell'autentica tradizione, che non è la ripetizione acritica degli insegnamenti religiosi tramandati, ma la comprensione profonda e vissuta della Sapienza religiosa, con lo studio approfondito dei testi sacri di ogni confessione, per cogliere il filo d'oro che lega i diversi insegnamenti, accompagnato da una ritualizzazione dei propri ritmi di vita, in modo che ogni nostro gesto, fattosi sacro, sia espressione della tensione metafisica che coviamo dentro di noi e che deve essere risvegliata e coltivata, sia con il pensiero sia con l'azione, se vogliamo giungere a una profonda consapevolezza di noi stessi e della realtà.

René Guenon, La consuetudine contro la tradizione, in Iniziazione e realizzazione spirituale

Daniele Palmieri
 

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