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martedì 23 marzo 2021

Il fascino del libro proibito: grimori e testi magici nel XVI secolo


A circa un mese di distanza dalla pubblicazione dei primi due approfondimenti sulla realtà che si nasconde dietro la narrazione de Il gatto, il mago e l'inquisitore (mio ultimo romanzo uscito a Gennaio per Magazzini Salani), continuo ora la serie con un approfondimento su uno degli aspetti più importanti del romanzo: i libri di magia.

A più riprese, nel libro, Agrippa e Asmodeo si trovano a citare o a ricercare alcuni libri magici attribuiti a Salomone: La Chiave di Salomone, il Lemegeton, l'Ars Notoria, l'Ars Paulina, il Testamento di Salomone. Tutti i testi citati sono reali e figurano tra i libri di magia più diffusi e ricercati nel XVI secolo, da ogni fascia della società: studiosi, bibliofili, maghi, streghe, stregoni ma anche frati, preti, inquisitori e perfino mercanti, contadini, villici e analfabeti. Nessuno era immune dal "vizio" della magia e i cosiddetti libri proibiti esercitavano un fascino irresistibile, anche a fronte degli innumerevoli rischi che si correva nel possederli. Paradossalmente, è proprio il secolo dell'inasprirsi delle persecuzioni inquisitoriali a coincidere con la massima diffusione di questo tipo di testi. La cosa non deve sorprendere - l'inquisizione aveva creato un circolo vizioso per il quale un libro diveniva ancor più ricercato proprio poiché proibito. Come scrive Federico Barbierato nel saggio Nella stanza dei circoli, dedicato alla diffusione dei manoscritti magici nel mondo occidentale, l'edizione aggiornata dell'Indice dei Libri Proibiti era attesa non soltanto dagli inquisitori, ma soprattutto dai librai consapevoli che i nuovi testi messi all'indice sarebbero stati quelli più richiesti. 

D'altro canto, il XVI secolo è l'epoca in cui l'oggetto libro vive un momento di rinnovato splendore. E' in quest'epoca che iniziano a diffondersi le nuove tecnologie legate ai processi di stampa e, soprattutto, è in questo secolo che, grazie all'opera avveniristica di Aldo Manuzio, editore e stampatore veneziano, il libro assume la veste grafica e il formato con cui lo conosciamo oggi. E' infatti abbandonando i grandi manoscritti tipici della cultura medievale che Aldo Manuzio "inventa" il libro "portatile", antenato dei moderni tascabili, stimolando l'intera produzione europea a muoversi in questa direzione e rivoluzionando il desiderio di bibliofili, lettori e collezionisti, trasformando il libro in un vero e proprio oggetto di culto.

Il mercato dei libri magici non è immune a questo rinnovato interesse - benché esso, per una serie di proibizioni religiose e politiche, rimarrà per secoli relegato alla diffusione manoscritta. Non era vietato soltanto il possesso dei libri proibiti, ma anche la loro produzione a mezzo stampa - e gravi pene spettavano alle stamperie ree di aver prodotto libri proibiti. Tuttavia, questo divieto non fermerà la diffusione dei libri magici ma, anzi, stimolerà la fantasia e la creatività tanto dei librai quanto dei lettori, creando un vero e proprio mercato parallelo, ricco di espedienti geniali e creativi. Come racconta Federico Barbierato, spesso i libri proibiti venivano nascosti all'interno di altri testi, cambiando copertina, frontespizio e le prime e ultime pagine del testo (quelle più controllate da inquisitori e doganieri). Alcune librerie mettevano a disposizione a pochi, fedeli, lettori, la possibilità di ricopiare - previo pagamento - i manoscritti magici in loro possesso. I lettori potevano anche scegliere di ricopiare esclusivamente le parti a cui erano interessati, per ridurre le spese, e proprio questa forma di diffusione manoscritta diede vita a una molteplicità di testi magici che circolavano su tutto il territorio europeo, spesso anche all'interno di Monasteri, Chiese, Chiostri e Università. 

Ogni manoscritto era come un seme, che cresceva creando un reticolo di tronchi, radici e rami ad ogni nuova ricopiatura. Nuovi libri nascevano anche dalla fusione di differenti manoscritti. La possibilità di poter ricopiare soltanto una parte del testo dipendeva dal carattere stesso dei manoscritti magici e del loro contenuto di formule, riti, scongiuri, evocazioni, invocazioni volte alle più disparate finalità. Ciascun lettore si trovava a ricopiare, da più testi differenti, soltanto le parti a lui più funzionali. Nacquero così i cosiddetti "grimori", manoscritti magici, redatti dagli stessi studiosi di arti magiche, contenenti le formule e i riti scelti, scoperti e sperimentati dal mago. In questi scritti convivono due esigenze fondamentali: l'esigenza di descrivere, nel minimo dettaglio, ogni fase, elemento e componente del rituale, e la necessità di essere sintetici sia per moderare i costi, sia perché il grimorio doveva essere piccolo, portatile, tascabile, facilmente nascondibile. Spesso il grimorio stesso diventava un oggetto magico, come testimoniano numerosi processi inquisitoriali (si veda ad esempio il libro Streghe, maghi e sortileghi in terra d'Abruzzo, di Romano Canosa e Isabella Colonnello) in cui gli inquisiti erano stati trovati in possesso di piccoli libri o pergamene, contenenti orazioni, preghiere e scongiuri, portati addosso (al collo o in tasca) come veri e propri talismani. 

D'altronde, ne La Chiave di Salomone il grimorio viene descritto come uno degli strumenti più potenti del mago e la sua stessa produzione diviene un vero e proprio rituale magico. "Fai un piccolo Libro" si legge nel testo "che contenga le Orazioni e le Preghiere per tutte le Esperienze, i Nomi degli Angeli in forma di Litanie e i loro Sigilli e Caratteri. Fattolo, consacralo a Dio e agli Spiriti puri nel modo seguente. In luogo acconcio, disporrai un tavolo coperto d'un drappo di seta fine, sul quale disporrai il Libro aperto alla prima pagina, su cui avrai tracciato il Grande Pentacolo; e dopo aver accesa una lampada che sospenderai sul centro del tavolo anzidetto, circonderai il tavolo con una cortina bianca, come una tenda. Indosserai i sacri paramenti e, genuflesso, reciterai sul Libro, con grande umiltà, la seguente Orazione: ADONAI, ELOHIM, EL, EHEIEH ASHER EHEIEH, Principe dei Principi, Esistenza delle Esistenze, abbi pietà di me: volgi gli occhi al Tuo servo che Ti invoca devotissimamente e Ti supplica per il Tuo Santo e Tremendo Nome TETRAGRAMMATON perché Tu gli sia propizio e ordini ai Tuoi Angeli e Spiriti delle Stelle, o voi Angeli e Spiriti Elementali, o voi Spiriti presenti di fronte al Volto di Dio, io, Ministro e servo fedele dell'Altissimo vi invoco: che Dio stesso, Esistenza delle Esistenze, vi convochi in questo luogo a presenziare a questa operazione che io, con grande umiltà, ho intrapreso. Amen. Dopo di ciò, effonderai incenso dell'aroma appropriato al Giorno e all'ora del Pianeta. E richiuderai il Libro sul tavolo [...] badando che la lampada sia sempre accesa durante tutta l'operazione e chiuderai la cortina. Ripeterai il rito per sette giorni" (La Chiave di Salomone, a cura di Sebastiano Fusco, Venexia, pp. 217-218).


A fronte di questa consacrazione, il grimorio diviene per il mago un vero e proprio strumento teurgico e uno strumento cerimoniale di fondamentale importanza, alla stregua della spada, della bacchetta o del pugnale, che deve sempre accompagnare il praticante durante i suoi riti. Da ciò il fascino esercitato dai libri di magia che, presto, vengono ritenuti fonte di potere non solo per le informazioni in essi contenute, ma per le virtù magiche intrinseche all'oggetto in sé.

Come accennato in precedenza, questa "generazione spontanea" di manoscritti trascritti a partire da altri libri porterà a un corpus magico molto variegato, spesso contraddittorio, un vero e proprio incubo per i filologi ma allo stesso tempo un inno alla creatività umana. Tuttavia, alcuni testi erano ritenuti così importanti che, a fronte delle numerose variazioni, furono però tramandati e trascritti con una certa omogeneità. Da qui i testi magici più importanti della tradizione occidentale come La Chiave di Salomone, contenente la descrizione dell'armamentario del mago e dei riti per consacrarlo, nonché le immagini dei sigilli planetari; il Lemegeton, affascinante quanto tenebroso manoscritti magico contenente i nomi e i sigilli dei 72 demoni infernali; l'Ars Notoria, affine al Lemegeton, ma contenente anche i nomi e i sigilli degli Angeli; l'Ars Paulina e l'Artem Novem, i testi più ricercati dagli studenti, che contengono una serie di sigilli e orazioni per amplificare le proprie conoscenze di materie all'epoca universitarie come Matematica, Retorica, Geometria etc.; il Sesto e il Settimo libro di Mosé, trattato contenente i nomi e i sigilli degli Spiriti Elementali, nonché uno dei pochi manoscritti magici attribuiti a Mosé e non al più inflazionato Salomone; La magia sacra di Abramelin il Mago, testo di tradizione cabalistica; l'Arbatel, una delle più profonde testimonianze della magia cristiana, legato al potere dei Sette Spiriti Planetari.


Molti di questi testi passarono tra le mani dello stesso Agrippa e furono la fonte del suo De Occulta Philosophia, testo che potremmo in parte considerare come il grimorio personale di Agrippa ma che, a differenza di altri grimori, possiede anche un contenuto filosofico, teologico ed esoterico molto più profondo. Il De Occulta Philosophia fu un testo rivoluzionario nella vasta produzione letteraria di testi magici; Agrippa, infatti, non solo ebbe il coraggio di uscire dalla produzione manoscritta clandestina, dando il libro alle stampe anche a rischio di incorrere nell'ira dell'inquisizione (rischio poi concretizzato) ma, per la prima volta, compendiò le conoscenze magiche dall'antichità alla sua epoca in uno scritto unico e coerente, dando dignità filosofica alla produzione disomogenea di scritti magici. 

A differenza dei classici grimori, infatti, il De Occulta Philosophia possiede un impianto estremamente logico e filosofico. Non è una semplice miscellanea di conoscenze, ma un trattato che descrive un percorso iniziatico all'interno dell'arte magica che parte dalla magia naturale, legata agli elementi e al mondo terreno (primo libro), passa per la magia celeste, legata agli influssi astrologici dei pianeti e delle stelle fisse (secondo libro) e approda alla magia cerimoniale, legata alle entità mediane tra uomo e divino (terzo libro). Il tutto inserito in una cornice di pensiero che attinge alla filosofia neoplatonica, alla cabala, alla mistica cristiana ma anche al pensiero arabo/musulmano, a dimostrazione della vastità di conoscenze ma anche ampie vedute di pensiero di Agrippa.

Il grande impatto del testo all'interno del mondo magico è testimoniato dal fatto che, presto, il nome di Agrippa verrà legato, come quello di Salomone, a una serie di grimori apocrifi ispirati alla sua opera, già a pochi anni dalla sua scomparsa, nel 1535. E' già Wier, ad esempio, suo più grande e affezionato discepolo, a lamentarsi del fatto che i librai vendevano i tre libri della De Occulta Philosophia insieme a un presunto "quarto libro", attribuito ad Agrippa, ma in realtà redatto da qualche imitatore sull'onda del successo del mago tedesco.

A conclusione di questo lungo articolo, vorrei porre l'attenzione su un particolare spesso dimenticato della storia del libro. Spesso, quando si pensa ai libri proibiti e alla loro storia travagliata, vengono subito in mente i grandi roghi, i divieti, le proibizioni e le censure. Eppure, per una volta vorrei soffermarmi sul fatto che l'ampia varietà di libri proibiti giunti fino a noi dai secoli passati dimostra come le fiamme dell'inquisizioni e le forbici dei censori non furono mai in grado di fermare la curiosità del lettori e, a conti fatti, si sono dimostrate più numerose le persone volenterose di leggere e diffondere un libro, piuttosto che di bruciarlo.


Daniele Palmieri


Immagini: Libro di San Cipriano, Wikimedia Commons

De Occulta Philosophia, Internet Archive

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