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mercoledì 5 dicembre 2018

Cornelio Agrippa: La filosofia occulta o la magia


Dopo aver parlato di Aleister Crowley, Eliphas Levi e Giordano Bruno, torniamo ancora indietro nel tempo per analizzare la figura di uno dei più grandi filosofi, maghi, alchimisti mai esistiti: Cornelio  Agrippa. 
Ho già affrontato la figura di Cornelio Agrippa in un articolo dedicato a La nobiltà delle donne, una sua spregiudicata orazione in lode al sesso femminile nell'epoca della feroce caccia alle streghe, testo che ho curato per conto di Libraio Editore.
In questo nuovo articolo affronteremo invece la sua opera principale, tanto conosciuta quanto poco letta: La filosofia occulta o la magia, edita in Italia dalle Edizioni Mediterranee.
La filosofia occulta è passata alla storia come il più importante compendio delle arti magiche, libro proibito sulla scrivania dei più illustri pensatori del del XVI, del XVII e perfino del XVIII secolo. Basti pensare che esso influenzerà non solo grandi filosofi e occultisti come Campanella e Giordano Bruno, ma perfino scienziati come Isaac Newton. Questo perché La filosofia occulta non è un semplice insieme di ricettari più o meno bizzarri, ma un testo che dà alla magia una visione teorica organica e compiuta, che verrà raffinata circa mezzo secolo dopo soltanto da Giordano Bruno. 
Agrippa precisa fin da subito qual è la vera essenza della magia e quali sono i suoi campi d'indagine e di operazione:

"Come v'hanno tre sorta di mondi, l'Elementale il Celeste e l'Intellettuale, e come ogni cosa inferiore è governata dalla sua superiore e ne riceve le influenze, in modo che l'Archetipo stesso e Operatore sovrano ci comunica le virtù della sua onnipotenza a mezzo degli angeli, dei cieli, delle stelle, degli elementi, degli animali, delle piante, dei metalli e delle pietre, e cose tutte create per essere da noi usate; così i Magi credono che noi possiamo agevolmente risalire gli stessi gradini, penetrare successivamente in ciascuno di tali mondi e giungere sino al mondo archetipo animatore, causa prima da cui procedono tutte le cose, e godere non solo delle virtù possedute dalle cose più nobili, ma conquistarne nuove più efficaci" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 3).

Di conseguenza:

"La magia è una scienza poderosa e misteriosa, che abbraccia la profondissima contemplazione delle cose più segrete, la loro natura, la potenza, la qualità, la sostanza, la virtù e la conoscenza di tutta la natura" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 4)

La magia è la forma più alta di sapienza, poiché racchiude in sé le tre scienze principali: fisica, matematica e teologia, a  cui corrispondono tre mondi e, dunque, tre campi di indagine differenti, seppur intrinsecamente collegati. La fisica è preposta alla conoscenza delle leggi naturali che regolano il divenire della materia; la matematica studia i rapporti numerici tra le cose e il movimento armonico delle sfere celesti, nonché le loro reciproche interazioni; infine, la teologia si occupa della conoscenza di angeli, demoni, mente, divino, Dio, pensiero, anima e di tutto ciò che vi è di immateriale.
Come scrive Agrippa:

"La magia racchiude in sé queste tre scienze così feconde di prodigi, le fonde insieme e le traduce in atto. Perciò a ragione gli antichi l'hanno stimata la scienza più sublime e degna di venerazione" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 5)

La magia "traduce in atto" la conoscenza; è la forma più alta di sapere poiché non si limita a conoscere le cose, ma ha lo scopo di agire attivamente su di esse a partire dallo studio delle loro relazioni. Mentre "sapere aude" diverrà il motto principale dell'illuminismo, "sapere è potere" potrebbe essere considerato il motto della magia. L'idea rinascimentale dell'uomo artefice del proprio destino nasce proprio in seno al pensiero magico, non solo con Agrippa ma in testi più antichi di almeno quattro secoli, come il Picatrix. 
Lungi dall'essere una scienza irrazionale e superstiziosa, la magia, nell'ottica di Agrippa, rappresenta il tentativo prometeico dell'uomo di elevarsi a una conoscenza profonda delle ragioni occulte delle cose. Ragioni che sfuggono alla ragione ordinaria, alla ratio ordinatrice e che, come vedremo, richiederanno l'impiego non soltanto della ragione e dell'intelletto, ma di una facoltà conoscitiva in grado di trascendere la visione ordinaria delle cose: l'immaginazione.
L'immaginazione è la facoltà magica per eccellenza, poiché permette di intuire quei nessi nascosti tra i diversi piani di realtà che non potremmo mai vedere se ci limitassimo a studiare il mondo con gli occhi della ragione.
Per Agrippa, come per Bruno, il potere del mago risiede  proprio nella sua capacità di vedere tra le pieghe del reale per mezzo dell'immaginazione e riconoscere uno Spirito unitario che lega ogni aspetto della scala gerarchica per mezzo di virtù archetipiche, che si ripropongono a ogni livello della manifestazione divina. Come scrive Agrippa ne La filosofia occulta:

"Democrito, Orfeo e molti pitagorici, che hanno ricercato accuratamente le virtù dei corpi inferiori, hanno detto che in ogni cosa si racchiude alcunché di divino e non senza ragione, poiché non v'ha alcuna cosa, per quante virtù essa s'abbia, che possa essere contenta della propria natura senza il soccorso della potenza divina. Ora essi chiamavano dei le virtù divine diffuse nelle cose, virtù che Zoroastro chiama attrattori divini, Sinesio attrattive simboliche, altri vite, altri ancora anime, da cui dicono dipendere le virtù delle cose, o anche una materia che si diffonde spiritualmente sulle altre materie su cui opera, nel modo istesso con cui l'uomo estende il suo intelletto sulle cose intelligibili e la sua immaginativa sulle cose immaginabili [...] Essendo l'anima il primo mobile, che agisce e si muove volentieri da sé stessa e per sé stessa, e il corpo o la materia, essendo inabile o insufficiente a muoversi da sé stesso, si dice essere necessario un mediatore più eccellente capace di riunire il corpo e all'anima. E questi è lo Spirito del mondo, che si dice essere la quinta essenza, perché non proviene dai quattro elementi, ma è come un quinto elemento superiore ad essi e che sussiste senza di essi. Vi è dunque assoluto bisogno d'un tale spirito affinché le anime celesti giungano a penetrare in un corpo grossolano e a comunicargli le loro meravigliose qualità" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 27)

Lo Spirito, quinto elemento etereo, è il collante universale che lega l'anima alla materia e che infonde le medesime virtù tanto nei piani superiori della gerarchia quanto in quelli inferiori, esattamente come l'immaginazione che, nell'anima umana, è in grado di unire le immagini sensibile, colte dai sensi, ai concetti astratti e intellegibili colti dall'intelletto. Lo Spirito permea ogni cosa, in tutto si effonde come una materia oscura che manovra i fili dell'intero cosmo ed è sullo Spirito che il mago deve operare, mediante la sua facoltà immaginativa. Con le parole di Agrippa:

"Non esiste nulla nell'universo che non sia influenzato da qualche particella della sua virtù e che sia affatto privo del suo potere. In virtù di tale spirito, tutte le qualità occulte si diffondono sulle erbe, sulle pietre, sui metalli e sugli animali, attraverso il sole, la luna, i pianeti e le stelle che sono superiori ai pianeti. E tale spirito ci sarà tanto più utile, quanto più sapremo separarlo dagli altri elementi e quanto meglio sapremo servirci delle cose in cui sarà penetrato con più abbondanza" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 28).

Per condensare la virtù essenziale delle cose, occorre legarle tra loro per analogia. L'analogia è uno dei procedimenti magici per eccellenza, che nasce dalla facoltà immaginativa. Si tratta di riconoscere i legami occulti tra le cose a partire dalle virtù similari che esse nascondo, per riunirle e dunque amplificarne la potenza e utilizzarla per le proprie operazioni magiche. 
Tale legame occulto tra le cose si basa sull'idea che vi sia una scala gerarchica che, attraverso lo Spirito, unisce ogni cosa che esiste, da Dio al più basso e abietto degli esseri, e che tale scala si manifesti, appunto, attraverso le medesime virtù che, come un frattale, sono presenti in ogni livello della gerarchia cosmica. 
Per fare un esempio pratico di una possibile connessione cosmica tra differenti piani di realtà, Marte è il Dio della guerra, personificazione archetipica della forza, della virtù guerriera, del coraggio; al Dio Marte è associato il pianeta Marte, poiché nell'antichità si era convinti che quella fosse la sua dimora, per via del suo colore rosso e acceso, che per analogia rimanda alla forza, al sangue, al coraggio, all'impeto, all'istinto poiché, per fare un esempio, quando siamo spinti dall'ira il nostro corpo ribolle come invasato da una virtù guerriera e il nostro volto si fa rosso, così come rosso è il sangue che scorre sui campi di battaglia. Di conseguenza, le pietre rosse, come il rubino, saranno quelle associate a Marte (pianeta e Dio), alla forza, alla guerra, all'ira, all'impeto e, per analogia, i più forti e possenti animali, come il Leone, saranno gli animali associati a Marte e alle medesime virtù. Si può così notare come è stata intessuta una scala che lega ogni piano della realtà, uniti dal filo conduttore della medesima virtù: divino e teologico (Marte, dio della guerra), celeste (il pianeta Marte), umano (le virtù e le modificazioni psicofisiche associate alla forza e alla guerra), animale (il Leone e tutti gli animali associati alla forza e al coraggio) e minerale (il rubino, rosso come Marte).
Il passaggio conseguente, nell'ottica magico/alchemica, è quello di combinare tra loro tutti questi ingredienti che contengono, per analogia, la medesima virtù occulta (la forza guerriera, la potenza) per "distillarne" un estratto puro, la quintessenza che sul piano dello Spirito lega, in maniera invisibile, tutti i piani di realtà. Ed è in questo modo che nascono gli infusi e le pozioni magiche che, di primo acchito, all'uomo di oggi, paiono intrugli insensati nati dalle superstizione, ma che nascondono un paradigma teoretico dotato di una propria logica interna che permette di comprenderne il senso. 
Insieme all'immaginazione, un ruolo privilegiato nell'operazione magica è attribuito al linguaggio e ai numeri, analizzati nella seconda parte dell'opera dedicata alla magia matematica.
Le parole sono un punto di contatto tra mondo interiore e immateriale e mondo esteriore e materiale; la voce, infatti, nasce dal pensiero incorporeo e si manifesta nel mondo attraverso la vibrazione materiale delle corde vocali, portando con sé tutta la potenza del pensiero creatore e le virtù possedute da colui che pronuncia tali parole. Così nasce il concetto, entrato nell'immaginario collettivo, di "formula magica", l'idea che le parole possano agire attivamente sul mondo attraverso la potenza del significato da esse veicolato.
Come scrive Agrippa:

"Le parole costituiscono un legame tra colui che parla e colui che ascolta e trascinano seco non solo il concetto ma sino la virtù di colui che parla, virtù che si comunica all'ascoltatore spesso con tale vigore da influenzarlo e con esso altri corpi e perfino le cose inanimati. Le parole sono più efficaci quanto meglio esprimono e rappresentano le cose più grandi, cioè le intellettuali le celesti e le soprannaturali e quelle stabilite e ordinate nella lingua più degna e rivestite della più santa dignità" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, p. 126)

Le parole e il pensiero sono, inoltre, ciò che uniscono l'uomo alle gerarchie più elevate, il punto d'incontro in cui la natura umana, animale e terrena si incrocia con la natura celeste, divina e sovrasensibile. Da ciò deriva la grande attenzione della magia nei confronti sia delle formule sacre sia del linguaggio e dei numeri. Agrippa, come molti altri maghi a lui precedenti, dà preminenza magica alle lingue più antiche, non solo all'Ebraico ma anche ad altri caratteri sacri come le Rune, il greco e i simboli angelici/salomonici, che elenca nella seconda parte de La filosofia occulta. Vi è l'idea che quanto più antica sia la lingua e quanto più essa sia legata alle manifestazioni religiose di un popolo, tanto più essa sia "pura" e, dunque, potente dal punto di vista magico, poiché diretta rivelazione delle gerarchie superiori.
 Lo stesso dicasi dei numeri che, già secondo i Pitagorici, compongono un vero e proprio alfabeto sacro attraverso il quale la divinità ha creato dal Kaos il Cosmos mediante precisi rapporti armonici, la cui conoscenza permette al mago di far vibrare le corde dell'Universo in base ai ritmi desiderati, effondendo attraverso lo Spirito la propria influenza magica. 
Dalla parola, dal simbolo e dai gesti sacri nasce il terzo livello di magia, la magia cerimoniale che, come suggerisce il nome, opera sul piano metafisico non con l'utilizzo di elementi materiali, come la filosofia naturale, ma attraverso rituali e cerimonie volti a catalizzare le energie divine, legando a sé gli déi, i demoni o gli angeli. 
Agrippa opera un sincretismo tra le diverse culture religiose, simile al sincretismo neoplatonico che concilia l'esistenza di un unico Dio, eternamente trascendente e di molteplici divinità più o meno immanenti, istituendo una scala gerarchica che vede nelle divinità inferiori molteplici manifestazioni, personificate, dell'unico Dio. 
Così, per Agrippa, non è contraddittorio parlare di Marte, Giove, Saturno e, allo stesso tempo, di Angeli e Dei cristiani, poiché l'unico Dio si manifesta prima attraverso gli Dèi, le forme più pure delle sue molteplici potenze, poi mediante gli Angeli, puro intelletto, e infine attraverso i gradini inferiori del cosmo: gli animali, le piante, i minerali e i Demoni. L'uomo si situa, come anticipato, nel punto di contatto tra Angeli e Bestie e, come sostiene Pico della Mirandola, sta a lui scegliere se elevarsi al rango di Dio, o discendere verso il fango e i demoni. 
In tale prospettiva, Dèi, Angeli e Demoni sono dunque manifestazioni della forza divina e primordiale che muove l'intero Cosmo, e che si condensa in determinate virtù per generare il divenire. La cerimonia magica volta ai piani superiori o inferiori ha lo scopo di penetrare, attraverso l'anima e la voce, nelle sfere puramente intellettive dell'esistenza e di ligare a sé le potenze angeliche, divine o demoniache mediante la parola e i simboli che, come abbiamo visto, risultano essere la porta di accesso al mondo immateriale. 
Cerimonie che non tutti possono mettere in pratica, poiché richiedono anzitutto la perfetta padronanza dei due piani inferiori di magia, la magia naturale e la magia matematica, e secondariamente poiché richiedono un lungo e tortuoso percorso interiore in grado di condurre il mago alla compiuta conoscenza e al compiuto dominio di sé, per non divenire succube delle forze molto più grandi di lui con cui sta cercando di entrare in contatto.
Ogni cerimonia richiede una preliminare preparazione spirituale. Per ricevere gli oracoli dalle forze divine, ad esempio, Agrippa "prescrive" un lungo periodo di ascesi e purificazione, poiché:

"L'anima umana, quando sia purificata ed espiata secondo il rito, sciolta allora da ogni variazione, brilla al di fuori con libero movimento, ascende in alto, prende le cose divine, istruisce anche se stessa [...]. Sopra ogni cosa bisognerà dunque conservare questa purezza nel modo di vivere, nelle opere, nelle affezioni e bisognerà espellere tutte le impurità e le perturbazioni dell'anima e tutto ciò che offende i sensi e lo spirito [...] perché la nettezza del corpo influisce non poco sulla purezza dello spirito" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee, vol. 2, p. 319).

Come per gli infusi e le pozioni magiche, il senso della cerimonia risiede nell'essere in grado di distillare la pura virtù che si va ricercando e, in questo caso, operando su un piano metafisico, si tratta di virtù interiori e divine, come la purezza, che la cerimonia è in grado di portare alla luce agendo sui piani psichici dell'anima attraverso i simboli. In questo modo è possibile dare un significato a tutta la ritualistica magica che, se spogliata dalla sua cornice teorica, sembra solo un insieme di bizzarrie superstizione. 
Al contrario, se si diviene consapevoli del significato psichico della cerimonia, ecco che ci si accorgerà di come ogni rito sia in grado di creare un contesto atto a portare a galla determinate energie psichiche legate ai simboli del cerimoniale.
Riprendendo un esempio di Agrippa legato al cerimoniale per indurre nell'animo la purezza: "Per tale motivo i filosofi pitagorici che volevano ottenere le rivelazioni superiori, dopo aver celebrato i lavori divini, s'immergevano in un fiume o in un bagno, rivestivano abiti di bianco lino, ritenendo profano un abito di lana, e si ritiravano in una stanza netta e scrupolosamente linda" (Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni  Mediterranee, vol. 2, p. 319).

Ogni gesto, materiale o azione nella cerimonia pitagorica citata da Agrippa è volto a indurre, sul piano immaginativo, una sensazione di purezza e così facendo il simbolo opera da maieuta dell'interiorità, portando alla luce, dalla nostra psiche, la virtù ricercata.
Lo stesso dicasi di ogni tipo di cerimonia in cui gli oggetti, gli infusi, i profumi, le operazioni, le parole, i simboli, i gesti non sono mai fini a se stessi o arbitrari, ma scelti e compiuti con lo scopo di creare il contesto psicologico idoneo e analogo alla virtù o alla forza interiore che si desidera evocare. 
Per concludere, condensare in un articolo l'intera Filosofia occulta di Agrippa è un'impresa che nemmeno il più abile dei maghi potrebbe portare a compimento. Consiglio la lettura integrale dei due volumi del testo, ricordando che le pagine del libro edito dalle Edizioni Mediterranee sono tra loro legate non per un errore di stampa, ma per evitare che occhi distratti si posino su insegnamenti che devono essere raggiunti e studiati, con attenzione e diligenza, passo dopo passo, pagina dopo pagina. 

Cornelio Agrippa, La filosofia occulta o la magia, Edizioni Mediterranee

Daniele Palmieri

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