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lunedì 5 novembre 2018

Giordano Bruno e l'arte della magia

Giordano Bruno è stato, senza ombra di dubbio, uno dei più grandi geni della storia del pensiero umano; non un semplice spartiacque tra pensiero magico rinascimentale e pensiero scientifico seicentesco, ma un intelletto geniale in grado di attingere a ogni campo del sapere e unificare l'intera conoscenza magica, filosofica, scientifica, religiosa e logica del suo tempo.
Dato il suo involontario ruolo di "martire" del pensiero libero, viene spesso ricordato e conosciuto più per la sua vicenda personale che per le sue parole e molto vi è ancora da esplorare e comprendere delle sue opere.
Un intero universo si nasconde nei suoi scritti dedicati all'arte magica, in cui rifulge la fiamma immaginativa del suo intelletto in grado di aprire squarci inaspettati sul velo dell'essere. Tra esse, spiccano il De magia e il De vinculis in genere, editi in italiano dalla Mimesis sotto il titolo di La magia e le ligature, ideali per andare al nocciolo del pensiero magico e filosofico bruniano e per comprendere quali siano i fondamenti dell'arte magica in generale.
Per Bruno esistono diversi generi di magia:
La magia naturale, che agisce sui legami materiali delle cose attraverso la conoscenza delle leggi fisiche;
La magia prestigiatoria, che opera attraverso lo stupore indotto nel prossimo mediante l'apparenza e l'impiego di forze superiori, vere o presunte;
La necromanzia, magia oscura che impiega l'evocazione delle anime dei morti;
La magia matematica e la filosofia occulta, che impiega caratteri, formule, simboli, sigilli, numeri sacri;
La magia dei disperati, praticata da coloro che invocano demoni e forze occulte per ottenere ciò che vogliono a prezzo dell'anima;
La teurgia, l'evocazione di demoni o angeli mediante l'utilizzo di simulacri, talismani o altri oggetti sacralizzati, che si fanno veicolo della divinità;
La profezia, che può essere praticata per mezzo di diversi strumenti divinatori.
Infine, vi è la forma più alta di magia, la Magia propriamente detta: la Sapienza. La vera Magia è infatti la perfetta e compiuta conoscenza della realtà e dei nessi materiali e spirituali che ne regolano il divenire.
Tutti i precedenti generi di magia possono essere raccolti in tre principali categorie:
 
La magia divina, che opera mediante le forze spirituali superiori;
La magia fisica, che agisce sugli elementi materiali;
La magia matematica, che liga a sé le forze superiori o inferiori attraverso rituali, parole magiche, sigilli, caratteri e formule sacre.
 
Alle tre categorie di magia corrispondono tre mondi:
 
L'archetipo, il mondo delle forme, concepito da bruno similmente a il mondo delle Idee platonico ma, in tal caso, immanente alla realtà e dominato da amicizia e contesa tra le cose.
il fisico, il mondo materiale, il cui divenire è regolato da fuoco e acqua, intesi come forze elementali in grado di aggregare e disgregare le cose e dalle quali nascono tutti gli elementi.
infine il razionale, il Nous, l'Intelletto universale in cui ad agire sono la luce e tenebra, principi cosmici che incarnano la passività/malleabilità della materia grezza e l'attività/creatività dello spirito creatore.
 
Tre mondi strettamente interconnessi, poiché secondo le parole di Bruno:
 
"Luce e tenebre discendono verso il secondo [il mondo fisico], il primo [l'archetipo] produce il terzo [il razionale] e il terzo [il razionale] attraverso il secondo [il fisico] si specchia nel primo [l'archetipo]" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, p. 41).
 
La sofisticata idea di Bruno rielabora in maniera creativa, in chiave panteista, l'altrettanto complessa gerarchia dell'esistenza propria sia della filosofia neoplatonica sia di alcune correnti della filosofia medievale, come quella di Scoto Eriugena. Da Dio al più basso e abietto degli esseri, ogni cosa è collegata. Il vuoto, per Bruno, non esiste; esiste la materia che, seppur separata nello spazio, è unita nello spirito, l'anima mundi, l'intelletto divino che tutto colma e che, come un'invisibile ragnatela, unifica l'intero universo.
Da qui la possibilità, attraverso l'arte magica, di agire sugli oggetti, le persone, le cose, perfino gli spiriti e gli angeli. Il suo segreto risiede nella conoscenza di quelle che Bruno chiama "ligature", le connessioni nascoste tra le cose, i fili invisibili che collegano il tutto e che il mago è in grado di far vibrare a proprio piacimento. 
Tale connessione si dispiega attraverso una scala gerarchica che, simile alla gerarchia neoplatonica, si dispiega dall'Uno/Dio originario che si frammenta creando una molteplicità che, tuttavia, reca in sé l'archetipo primordiale. Ogni aspetto della scala gerarchica non è altro che un frattale della totalità. Come scrive Bruno:

"Per giungere a cose particolari, assioma dei maghi è che in ogni operazione occorre avere sotto gli occhi che Dio influisce sugli Dei, gli Dei sugli astri, che sono numi corporei; gli astri influiscono su demoni, che reggono ed abitano gli astri, i demoni influiscono sugli elementi, gli elementi sui misti, i misti sui sensi, i sensi sull'animo, l'animo sull'intero essere animato; questa è la scala in discesa" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, p. 39).

Una gerarchia discendente che, tuttavia, l'anima può risalire, come la scala di Giacobbe che unisce sensibile al sovrasensibile. L'uomo può dunque ascendere, con la conoscenza magica, per ricongiungersi al Dio originario; aprire la propria mente ai segreti del cosmo e tornare, in vita, parte dell'unica mente divina. Sempre citando le parole di Bruno:

"Da Dio vi è così una discesa mediane il mondo all'essere animato, e dall'essere animato v'è un'ascesa mediante il mondo fino a Dio; egli è all'apice della scala, atto puro e potenza attiva, purissima luce, mentre alla radice della scala vi sono materia, tenebre, pura potenza passiva, che dal fondo può divenire ogni cosa, come egli dall'alto può fare ogni cosa" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, p. 39-41).

L'infinità possibilità della materia incontra così l'infinita creatività di Dio; si tratta dell'eterno rapporto aristotelico tra materia e forma, laddove quest'ultima plasma ogni cosa che esiste attraverso il "Verbo" ordinatore mentre la prima, proprio perché inerme e informe, permette al Verbo di dar vita all'ordine e a ogni cosa che esiste. In un cosmo siffatto, ogni oggetto è animato dallo spirito divino che permea e vivifica tutte le cose e che genera l'eterno divenire dell'universo. Usando le parole di Bruno:

"Alcuni spiriti abitano corpi umani, altri quelli di altri viventi, alcuni piante, altri pietre e minerali: nulla è del tutto privo di spirito e di intelletto, e da nessuna parte lo spirito attinge l'eterna sede a lui stabilita, ma la materia fluisce dall'uno all'altro spirito e fluisce lo spirito dall'una all'altra materia: questo è il diventar-altro, il mutamento, la passione e infine la corruzione, vale a dire la scissione di determinate parti da altre e l'unificazione con altre; morte altro non è che separazione. Ma spirito alcuno né corpo alcuno vanno in perdizione; v'è solo una perpetua mutazione di aggregazioni e di attuazioni. [...] Ogni cosa brama persistere nel proprio essere e non comprende, o fraintende, uno stato nuovo, diverso dal proprio, poiché v'è una certa ligatura amorosa dell'anima verso il proprio corpo, e, a modo suo, del corpo verso la propria anima" (Giordano Bruno, La magia e le ligature,  Mimesis).
Magia è compiuta e perfetta conoscenza di tale gerarchia e di tale spirito divino, volta trasformare la contemplazione passiva in arte attiva. A fare da collante conoscenza contemplativa e trasmutazione attiva della realtà vi è la Parola, il Verbo.
L'uomo, luogo d'incontro tra le nature dell'universo, possiede la facoltà di ligare a sé le cose mediante l'intelletto e la parola. L'intelletto è in grado di comprendere i legami, palesi o occulti, che connettono ogni parte della gerarchia e il verbo, riflettendo la molteplicità delle realtà, si pone come strumento mediatore in grado di creare, manipolare, legare e slegare la realtà materiale, umana, spirituale a suo piacimento. Mediante il Verbo l'uomo si fa demiurgo della realtà, ma solo nella misura in cui egli è in grado di accedere al vero Verbo, il "pensiero di Dio" soggiacente alla realtà. Come scrive nel De Magia:
 
"Le occulte intelligenze non prestano orecchio o intendimento a ogni idioma: le voci interne alle umane istituzioni non sono intese come le voci naturali. [...] Così non tutte le scritture hanno l'importanza che possiedono quei caratteri che, per taluni aspetti e raffigurazioni, accennano alle cose stesse; di conseguenza esistono certi segni che si rimandano l'un l'altro, che si guardano l'un l'altro, si abbracciano, obbligando all'amore; altri che si oppongono l'un l'altro, scissi verso odio e divorzio, altri ancora spezzati, carenti, rotti a rovina; nodi per ligare, caratteri intesi allo scioglimento. E non possiedono una forma definita e certa, ma ognuno ispirato dal furore o dalla pulsione del suo spirito, esperisce specifiche energie, che non percepirebbe con nessun stile né con eloquio o scrittura elaborati e, in una specie di furia del proprio spirito, designando a se stesso e al nume, quasi fosse presente, la cosa stessa mediante nodi" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, p. 49).
 
Per Bruno, caratteri simili erano i geroglifici degli antichi egizi, la cui sacralità e potenza magica derivava dall'essere ispirati dal dio Thot non come semplici segni convenzionali, bensì come sigilli in grado di riflettere l'essenza stessa delle cose, di "ligarle", appunto, come nodi, all'uomo stesso e permettergli così di esercitare su di esse il proprio influsso magico attraverso la volontà.
In Bruno risiede la prima, grande, scoperta della magia intesa come Volontà, idea cardine dei sistemi magici ottocenteschi e novecenteschi di Eliphas Levi, della Golden Dawn e di Crowley.
Uomo, Volontà e Natura divengono un tutt'uno mediante la Parola, il Verbo:
 
"Perciò, imitando gli Egizi, oggi i Maghi, fabbricate immagini, descritti caratteri e cerimonie consistenti in specifici gesti e riti, esprimono i loro voti quasi con determinati cenni, perché vengano intesi, e si tratta di quella lingua degli dei che permane uguale, mentre tutte le altre ogni giorno e mille volte cambiano; eguale come la specie della natura. Per la stessa ragione i numi si rivolgono a noi attraverso visioni, sogni che noi nominiamo enigmi per mancanza di esperienza, ignoranza e incapacità delle nostre facoltà" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, p. 49).
 
La potenza magica della parola viene sviscerata nel secondo trattato, il De vinculis, in cui Bruno, per la prima volta nella storia del pensiero, analizza la magia come atto psichico.
Con grande finezza psicologica, Bruno fu il primo ad accorgersi che tale forma di magia permea l'intera realtà, in primis quella dei rapporti umani.
Elencando le diverse ligature, molte sono quelle che riguardano proprio le relazioni interpersonali d'amore, amicizia, odio, potere, servitù e simili. La Bellezza, ad esempio, seppur nella sua molteplicità, viene individuata come una delle ligature più potenti, in grado di influire in maniera sottile sull'anima degli uomini, di legarla a sé e trasmutare così la loro psiche. Un mirabile esempio di questa sottile operazione è la capacità degli artisti di stupire l'uomo con le loro opere, in grado di surclassare in stupore finanche le opere ancor maggiori della natura:
 
"Liga con arte l'artefice: il bello dell'artefice è arte. Stupito e sconcertato guarderà il bello delle cose di natura e d'arte chi quasi non scorga e ammiri l'ingegno che tutte le ha effettuate. A lui le stelle non raccontano la gloria di Dio; e così non Dio, ma ciò che da Dio proviene, con anima da bestia bacerà" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, p. 97).
 
Quante capita di ammirare con stupore e ammirazione un quadro e di ignorare, invece, la bellezza ancor maggior di un cielo stellato? In tal caso, l'artista ha effettuato una vera e propria opera magica, influendo sulla psiche dell'osservatore attraverso la Bellezza, incarnata nei suoi dipinti che, in tal caso, divengono dei veri e propri sigilli magici in grado di ligare a sé l'anima umana. Perciò insieme al Bello, Odio e Amore sono considerate, fin dai tempi di Empedocle, le forze magiche ataviche della natura, poiché anche una sola goccia d'odio o d'amore sconvolge gli equilibri sussistenti, aggrega o dissolve quanto è disgiunto o unito, tanto nella materia quanto nella mente e nello spirito.
Nell'uomo, la porta privilegiata attraverso la quale agiscono le molteplici ligature sono i sensi e ognuno di essi possiede la sua chiave di accesso. Come scrive Bruno:
 
"Le porte per cui si scagliano le ligature sono i sensi, massimo e più degno dei quali è la vista; più idonei possono essere i rimanenti per la varietà degli oggetti e delle loro possibilità: il tatto è ligato dalla plasticità della carne, l'udito dalle sfumature della voce, l'olfatto dal respiro soave, l'animo dall'adeguatezza dei costumi, l'intelletto dall'evidenza delle dimostrazioni. Ligature diverse penetrano per diverse finestre e sono più efficaci nell'uno che nell'altro" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, p. 137).
 
Il mago più sapiente, e dunque più pericoloso, è colui in grado di riconoscere la porta psicologica più debole da varcare attraverso la giusta chiave per ligare a sé l'oggetto del suo atto magico. Sempre citando le parole di Bruno:
 
"Tanti sono i generi e le diversità del belo, tanti, si intende,. sono i generi e le diversità delle ligature. Tali differenze non paiono minori di quante siano le cose precipue [...]. Chi ha fame è ligato dal cibo, chi ha sete dal bere, da Venere chi è gonfio di seme; costui dai sensi, colui dall'intelligenza; dal naturale l'uno, dall'artificiale l'altro; dalle astrazioni il matematico, dalle cose concrete il pratico  [...] sono ligature diverse per ogni diverso di qualsiasi genere; peraltro, non ogni ligatura reca con sé eguale virtù" (Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis, p. 137).

In conclusione, il De Magia e il De Vinculis sono due trattati sorprendenti, in grado di svelare i meccanismi psicologici soggiacenti, ancora oggi, al pensiero e all'azione dell'uomo. Per fare un esempio, leggendo i passi in cui Bruno parla della "brama materiale e sessuale" come una delle ligature più potenti, sembra di vedere descritti gli abili pubblicitari dei tempi odierni che fanno leva proprio sulla sessualità per legare gli spettatori agli oggetti pubblicizzati, instillando nella mente desideri inconsci che agiscono proprio come sortilegi magici.
Ma le due opere di Bruno sono anche uno squarcio sui segreti più reconditi del cosmo e sulle forze occulte che regolano il perpetuo divenire delle cose; un dipinto teorico in grado di ammaliare con la sua Bellezza e, sempre per rimanere in tema, di ligare a sé il lettore con la sua mirabile descrizione dell'universo.
 
Giordano Bruno, La magia e le ligature, Mimesis Edizioni.
 
Daniele Palmieri

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