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martedì 22 maggio 2018

Aleister Crowley: Il Libro della Legge

Dopo aver parlare del Crowley occultista (Magick) e del Crowley letterato (Il testamento di Magdalen Blair), tratteremo ora del Crowley "mistico", sebbene, anche in questo caso, valga l'avvertimento anteposto all'articolo dedicato a Il testamendo di Magdalen Blair, ossia che è impossibile separare una delle innumerevoli sfaccettature del pensatore dalla sua visione olistica e totale.
Il testo su cui ci focalizzeremo in questo articolo è il libro più noto di Aleister Crowley; un libro che ha rivoluzionato l'intera sua produzione artistica, filosofica, occulta e letteraria e, in generale, che ha rivoluzionato l'intera sua vita. Sto parlando de Il Libro della Legge (The Book of the Law), un vero e proprio testo sacro e magico scritto nel XX secolo, forse tra i testi più influenti dell'intero '900.
E' impossibile scindere il Libro della Legge dalle vicende biografiche di Crowley che lo portarono alla luce, ed è dunque fondamentale ricostruire il contesto in cui nacque per comprenderne la portata mistica.
Ci troviamo nel 1904 al Cairo. Crowley si trova in Egitto in compagnia della moglie Rose, una delle tante "Donne Scarlatte" che lo accompagneranno nel corso della sua vita e, forse, la più importante, visto il ruolo che ella ebbe nella stesura del Libro della Legge.
Crowley si era ritirato al Cairo per approfondire i suoi studi magici ed esoterici, come i grandi pensatori del passato (si pensi, ad esempio, a Solone e a Platone, che proprio in Egitto si recarono per nutrirsi di millenaria conoscenza).
In un'epoca in cui l'Egitto non era ancora investito dal turismo di massa e gli antichi luoghi sacri preservavano ancora la purezza misteriosa e illibata dei millenni passati, Crowley varca la soglia della Grande Piramide di Cheope, per passarvi una notte insieme a Rose, per compiere un antico rito propiziatorio rivolto alla moglie incinta. L'esoterista britannico tentò di evocare i Silfi, gli spiriti dell'aria, affinché propiziassero la nascita di quello che ai suoi occhi sarebbe stato un nuovo profeta.
In seguito al rituale, Rose cade in una trance mistica, quasi fosse invasata da uno spirito ancestrale, e comincia a ripetere le parole: Ti stanno aspettando! Ti stanno aspettando", per diciotto volte di seguito, fino a pronunciare un inno dedicato al dio Thot, dopo il quale rivela a Crowley che è Horus il Dio che lo sta aspettando.
L'aspetto peculiare di tutta questa vicenda, oltre alle vicende in bilico tra realtà e leggenda, è che la moglie Rose era pressoché a digiuno di studi esoterici, eppure non solo aveva pronunciato un inno sacro dedicato a un Dio a lei ignoto, ma è anche in grado di rispondere con estrema precisione alle domande di Crowley circa le caratteristiche del Dio Horus.
Per avere un'ultima prova di quanto avvenuto in quella notte, e per convincersi che la moglie fosse stata effettivamente visitata da un Dio, Crowley si recò con lei al museo di Bulaq, chiedendo a Rose di individuare una stele raffigurante il Dio che la aveva visitata. E, con sommo stupore, Rose identifica la stele di Ankh-ef-en-Khonsu, raffigurante proprio il Dio Horus, e che per di più portava il numero: 666. Il numero della bestia dell'Apocalisse che Crowley, fin da ragazzo, aveva assunto per indicare se stesso.
Nei giorni a seguire gli episodi medianici si ripetono fino a quando la moglie non rivela a Crowley che, tra le notti dell'8, del 9 e del 10 aprile avrebbe ricevuto la visita del daimon Aiwass, messaggero di Horus che già aveva fatto loro visita nella notte passata alla Grande Piramide, prendendo possesso del corpo di Rose.
E proprio in queste tre notti nasce Il Libro della Legge, sotto l'influsso del daimon Aiwass che avrebbe dettato a Crowley, parola per parola, i tre capitoli di cui è composto il testo, in lunghe e intense ore di scrittura automatica e medianica.
Ognuno dei tre capitoli è la manifestazione di un Dio, la "nuova" trinità a fondamento della religione che Crowley avrebbe fondato dopo tale esperienza mistica: Thelema (parola greca che significa "Volontà").
La prima dea a manifestarsi è Nuit (o Nut). Nuit è la Grande Madre, identificata con il cielo stellato. Nuit è la polarità femminea, incarna il mistero e il fascino delle tenebre, le forze occulte che si celano sotto il velo dell'universo. Testimonianza di un antico influsso "ginocentrico" e lunare, è la dea dell'amore mistico ma anche sensuale e sessuale; si unisce all'iniziato in un amplesso infinito, avvolgendolo con il suo corpo di notte e di stelle. La sua legge è l'Amore; l'amore libero ma allo stesso tempo l'amore consapevole, come recita un celebre passo della sua rivelazione: I,57: Invocami sotto le mie stelle! Amore è la legge, amore sotto la volontà! Non lasciare che i folli fraintendano l'amore; per loro ci sono amore e amore. C'è la colomba e il serpente".
Ritorna il fondamentale concetto di "Volontà", di cui si è già ampiamente trattato parlando di Magick. La Volontà magica è la forza che deve catalizzare tutte le altre energie, perfino quella apparentemente istintiva e istintuale dell'amore. Anche nella più pura estasi, l'iniziato deve mantenere il controllo, accumulare e indirizzare le forze primordiali senza lasciarsi trascinare da esse.
Il secondo dio a rivelarsi è Hadit. Hadit è il principio mascolino, complementare a Nuit. Se Nuit è la dea lunare, Hadit è il dio solare, che incarna e sprigiona la forza maschile. Dice il dio Hadit, rivelandosi: II,6: Sono la fiamma che brucia nel cuore di ogni uomo, e nel nucleo di ogni stella. Io sono la Vita, e l'elargitore della vita, ma quindi conoscermi significa conoscere la morte".
Se Nuit rivela all'uomo come vivere nella notte, Hadit gli rivela come vivere nella luce; una luce che deve essere sprigionata dal cuore stesso dell'uomo, secondo l'altro versetto noto del Libro della Legge che recita: Ogni uomo e ogni donna è una stella. Una volta sprigionata questa energia interiore, tutto il mondo si colma di estasi. Dice Hadit: "II,9: Ricorda con tutto te stesso che l'esistenza è gioia pura; che tutto il dolore non è altro che un'ombra; questi passano e vanno; è quella, invece, a rimanere". Similmente a Dionisio, Hadit è anche il dio dell'ebbrezza; l'ebbrezza mistica, che, come l'amore, deve rimanere sotto la volontà, seguendo l'altra nota massima: Fai ciò che vuoi sarà la tua legge, laddove il volere non è il volere egoistico e soggettivo, ma la Volontà del sé mistico e divino, che si è elevata al rango del volere degli dèi che tutto vogliono e tutto possono, ma il cui oggetto della volontà è sempre divino, pari al loro rango.
Vi è infine Ra Hoor Khut, ultimo dio che inaugura l'epoca del Figlio. Forza sprigionata dall'unione di Nuit e Hadit, della luce e delle tenebre, Ra Hoor Khut è un dio complesso, conflittuale, scintille di bagliore e oscurità. Un dio energico, feroce, guerriero, che vive del conflitto degli opposti dal quale è nato. Rappresenta le forze ataviche che muovono il cosmo, la potenza conquistatrice del Dio Marte, la forza dell'iniziato che, dopo aver appreso la rivelazione, deve avere il coraggio di osare e combattere per conquistare il suo posto nel mondo e vivere secondo i suoi principi. Esclama Ra Hoor Khut, nel tumulto della battaglia: III,46: Ti porterò vittoria e gioia; sarò nelle tue braccia in battaglia e sarà delizioso uccidere. il successo è la tua prova; il coraggio la tua armatura; avanza, avanza, nella mia forza; e non voltarti per nessuno!
In conclusione, Il Libro della Legge di Aleister Crowley è un testo visionario, che condensa tutte le doti poetiche, letterarie, mistiche e occulte del controverso esoterista inglese. Come Magick, è un testo pericoloso, poiché immerge l'uomo in quelle forze occulte e ataviche che, una volta sfiorate, è difficile controllare, secondo il motto di Nietzsche: Se guardi troppo a lungo nell'Abisso, sarà l'Abisso a guardare dentro di te. Ci si può avvicinare per studio, ma non certo per gioco; le forze di cui parla, così come il sistema di magia sessuale sotteso all'intero pensiero di Crowley, possono sembrare suadenti e a portata di mano, ma rischiano di trascinare in un pozzo, senza via di fuga, nel momento in cui non si è in grado di gestire le energie sprigionate. In queste terre oscure vale ciò che Brjusov scrive nel Rrmanzo "L'Angelo di fuoco": "Il mago vive sotto la costante minaccia d'una morte tra i tormenti, e solo con un'attività indefessa e un'estrema concentrazione della volontà riesce a tenere a bada gli spiriti infuriati, pronti a dilaniarlo con mandibole ferme a ogni momento. Una legione intera di mostri orribili spiano ogni passo del mago, e stanno attenti che non dimentichi nulla, che non ometta una qualsiasi piccola precauzione, per scagliarglisi contro come rapaci" (L'Angelo di fuoco, Valerij Brjusov, E/O Edizioni).
Tuttavia, è un testo da affrontare e da leggere, poiché uno dei capisaldi del pensiero esoterico e magico del XX secolo, e si potrebbe affermare che non sia possibile comprendere gran parte del '900 senza aver letto questo libro. Non solo perché innumerevoli artisti, sia del mondo pop sia del mondo underground, si ispireranno proprio alel opere di Crowley, ma perché l'intero '900, nelle sue guerre e nel suo splendore, nella sua grandezza e nel suo fanatismo, fu mosso da forze del tutto simili a quelle manifestatesi a Crowley.
 
 
Aleister Crowley, Il Libro della Legge, Nero d'inchiostro (Youcanprint)
Per chi volesse approfondire, ho tradotto, curato ed editato personalmente una nuova edizione del testo: https://www.amazon.it/libro-della-legge-inglese-italiana/dp/8827828710/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1526982516&sr=8-1&keywords=crowley+libro+della+legge
 
Daniele Palmieri


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