L'Anima edizioni ha recentemente pubblicato un mio nuovo libro, Autarchia spirituale. E' la mia quarta opera filosofica, dopo La tranquillità interiore, La filosofia è una cosa da folli e La filosofia come esercizio spirituale, e la considero, ad ora, il mio testo filosofico più maturo. Non perché sia il più completo, tutt'altro, ma perché in esso sfioro i principali temi filosofici (la coscienza, la conoscenza, l'esistenza e il suo senso, l'agire pratico etc.) che, in parte, avevo già affrontato nei testi precedenti ma che in esso tento di legare in maniera organica e coerente, cercando di individuare un filo conduttore che leghi in maniera indissolubile la speculazione filosofica all'agire pratico, sia nei confronti di se stessi sia nei confronti del mondo.
Ad ora il testo è disponibile solo in ebook sui principali store online; da maggio sarà disponibile anche in cartaceo. Qui il link per acquistarlo su Amazon, di seguito, l'incipit del libro:
“Autarchia” è una parola di origine greca la cui resa
letterale sarebbe “bastare a se stesso”. È un termine utilizzato in senso
filosofico per la prima volta dai pensatori cinici e stoici, che identificavano
il sophos, il saggio, come colui in
grado di dominare la propria componente spirituale, ossia di porre il fondamento
della propria vita in se stesso e di vivere, di conseguenza, in assoluta
autosufficienza.
Perché dovremmo recuperare tale nozione e quale potrebbe
essere la sua importanza per l’uomo contemporaneo?
Quando cominciai a maturare le idee per il presente libro, il
primo titolo che mi venne in mente fu “anarchia spirituale”; volevo subito
rendere chiaro uno dei concetti principali che intendo trasmettere, ossia la
libertà assoluta (da absoluto,
sciolto da qualsiasi vincolo) che il filosofo conquista nel momento in cui
raggiunge una maggiore consapevolezza di sé e del mondo.
Tuttavia, ho poi meditato sull’etimologia greca del termine
anarchia, anarkhìa, che letteralmente
significa “assenza di governo”, una parola che nell’antichità richiamava eventi
catastrofici all’interno della città e la cui accezione “positiva” è nata
soltanto a partire dal 1800, con la nascita dei primi movimenti anarchici ad
opera di pensatori come Bakunin, Proudhon, Herzen. Accostare tale termine,
indice di caos e disordine, alla sfera interiore per indicare il saggio in
grado, al contrario, di portare ordine nella propria interiorità,
significherebbe compiere un grave errore etimologico e filosofico.
Ed è proprio il primo, erroneo, titolo che, preso in esame,
può aiutarci a comprendere le domande appena sollevate, sull’importanza del
recupero del concetto di autarchia. Viviamo, infatti, in un’epoca di anarchia
spirituale. Crollata, dopo il nichilismo otto-novecentesco, l’idea
dell’esistenza di valori morali universali e oggettivi, si è lentamente
abbandonato il lavoro di “direzione delle anime”, come lo definisce Focault,
ossia di un’educazione volta all’interiorità degli individui che abbia il fine
di sviluppare le loro virtù interiori.
Non è stato un evento del tutto negativo, tutt’altro.
Seguendo il principio liberale di John Stuart Mill, è giusto che ciascun uomo
abbia il diritto di sviluppare le proprie doti come meglio crede, sempre nel
rispetto della persona altrui, senza che persone terze lo obblighino a vivere
in un certo modo e a seguire dogmatici insegnamenti morali.
Da una parziale liberazione delle anime individuali si è però
passati all’estremo opposto. Dal secondo dopoguerra in poi, con l’ascesa del
consumismo sfrenato, la discussione sui valori e sull’etica si è assottigliata
a tal punto da rendere la morale uno sbiadito fantasma, quasi un elemento di
intralcio all’interno dell’economia, del mondo del lavoro, del mondo della
produzione e del consumo, dove l’unica cosa che conta è il calcolo matematico
dei costi e dei benefici.
Si è persa qualsiasi consapevolezza dell’ethos, ossia dell’insieme di regole interiori volte a dare una
direzione precisa al proprio agire, in modo che esso non sia mai lasciato in
balìa del caos ma che, al contrario, sia sempre sotto il nostro rigido
controllo. Viviamo circondati da “anime anarchiche” sia perché gli uomini al
potere prendono le proprie decisioni soltanto in base all’utile, senza dunque
curarsi di qualsivoglia morale, sia perché gran parte della popolazione
possiede soltanto una vaga idea di cosa possa essere definito morale e cosa no,
una conoscenza superficiale che è per lo più il lascito della morale del “senso
comune” delle generazioni precedenti. Non avendo mai meditato su tali principi,
non possono sapere se essi sono validi o meno; non hanno assimilato a fondo
l’importanza che un codice etico ha per la vita e spesso sacrificano le norme
apprese in nome dell’utile. Queste persone sono come navi alla deriva in balìa
del vento; non hanno il controllo sulla propria vita ma si lasciano trascinare
lì dove le porta l’utile, lì dove le porta la casualità.
Recuperare il concetto di autarchia significa opporsi a
questo mondo alla deriva e impugnare le redini della propria esistenza, per
vivere una vita autentica e consapevole. Compito dell’autarca è quello di
sviluppare un codice etico che sia per lui una mappa per muoversi attraverso il
mondo e che gli consenta di acquisire un profondo dominio su di sé e sulla
realtà circostante.
Nel presente libro ho cercato di illustrare alcune delle
pratiche filosofiche, antiche e moderne, occidentali e orientali, in grado di
conferire al filosofo l’autarchia spirituale, ma solo dopo aver illustrato
quali siano le fondamenta teoriche su cui si fonda tale forma di lavoro
filosofico; una discussione che solleverà problematiche circa la coscienza, la
conoscenza, la realtà e la sua rappresentazione, l’universo e il problema
filosofico fondamentale sul senso della vita. I primi problemi affrontati, che
all’apparenza potrebbero sembrare più astratti, avranno, in realtà, importanti
ripercussioni sull’atteggiamento che ciascun uomo dovrebbe adottare nei
confronti dell’esistenza. Si augura dunque al lettore di avere una preliminare
pazienza e, soprattutto, di approcciarsi a questo libro non come un insieme di
teorie filosofiche, ma come un richiamo all’azione per cominciare una nuova
forma di lavoro su di sé. Ogni teoria, infatti, è valida soltanto nella misura
in cui può essere applicata e viene applicata, altrimenti è destinata a
ingiallire insieme ai fogli di carta su cui è stata scritta".
Autarchia spirituale. Un richiamo all'azione per rivoluzionare la propria vita - Daniele Palmieri, Anima Edizioni
Daniele Palmieri
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