Pigrizia e mobilità: come la comodità sta distruggendo il pianeta
Ha fatto molto discutere in questi giorni il blocco del traffico a Milano (ormai revocato) e quello a Roma, ancora attivo.
Premetto che sono consapevole che un semplice blocco del traffico non serva a nulla per migliorare la situazione ambientale; non è fermando la circolazione per due/tre giorni che si risolve il problema dello smog, la cui cappa si crea in mesi e mesi di continui inquinamento.
Tuttavia, credo che misure come queste debbano servire per meditare sugli effetti della nostra mobilità, che da 50/60 anni a questa parte sta avendo effetti devastanti sulla salute del pianeta.
Si è concluso poco tempo fa il vertice sul clima di Parigi, che rispetto al altre facezie di cui si discute quotidianamente è passato in sordina, nonostante da quel vertice dipenderanno le sorti dell'intera umanità (e non è mero catastrofismo, è un dato scientifico; per chi voglia approfondire, consiglio questo articolo); ciò la dice lunga sul menefreghismo comune in merito a una questione d'importanza vitale.
Se pensiamo soltanto al nostro piccolo, i dati sono davvero disastrosi; l'Italia è al primo posto tra i paesi UE per le morti premature a causa dell'inquinamento ambientale (vedere qui). Lo smog a Milano è da 25 giorni superiore ai limite di legge (qui) e, in tutto ciò, le persone ancora se ne fregano di tutto e continuano a lamentarsi pensando ai piccoli problemi del presente senza meditare ai grandi problemi che arriveranno in futuro, se non ci decideremo a cambiare atteggiamento (a dirla tutta, problemi che già ora ci stanno colpendo, basti rileggersi i dati citati in precedenza e il riscaldamento globale che ormai è una terribile realtà).
A fronte di tutto ciò, credo che sia necessario ripensare la mobilità. Le proposte che muovo sono inevitabilmente riguardanti la città di Milano, quella in cui mi sposto quasi quotidianamente e quella che "vivo" da studente e lavoratore.
Per chi abita in città e dintorni, andare a studiare o lavorare a Milano in macchina altro non è se non una questione di pigrizia.
Tutto sommato, la rete di trasporti pubblici è ramificata ed efficiente, sia quella sotterranea sia quella stradale, rete che riesce a collegare tutti i punti della città.
Ma per come vorrei ripensare il concetto di mobilità, la mia proposta è ancora più radicale: la bicicletta. Usare i mezzi pubblici è sempre preferibile rispetto all'usare la propria automobile, ma è pur sempre un rimandare il problema; l'energia che usano è pur sempre derivata da combustibili fossili. La bicicletta, ad ora, è il mezzo di trasporto più efficienti in termine di mobilità ed emissioni.
Con un allenamento discreto (e non certo professionistico) è possibile raggiungere distanze elevate in un buon margine di tempo, senza alcuna emissione dannosa.
Non parlo per partito preso ma per esperienza personale; abito a Cologno Monzese ma studio e lavoro (part time) a Milano; tra il mio paese e il centro ci sono circa 15 km, che copro esattamente in 45/50 minuti di tempo. Se sommo i dieci minuti a piedi per arrivare al capolinea di Cologno Nord, i dieci minuti di tempo per arrivare dalla fermata di Duomo alla Statale in Festa del perdono ai 30 minuti di percorso metropolitano, andare in bici e andare in metropolitana richiede esattamente lo stesso tempo. Oltre a non inquinare, risparmio sul biglietto della metro e, una volta in città, ho una mobilità assoluta, svincolata dai mezzi pubblici.
Oltre all'aspetto ambientale, c'è anche quello personale; il lavoro aerobico (come quello che permette di svolgere una buon biciclettata) permette la prevenzione di malattie cardiovascolari (qui) ed è essenziale per mantenersi in forma.
Quando gli si paventa la possibilità di andare al lavoro in bicicletta, spesso le persone si lamentano dicendo che non hanno tempo da perdere per muoversi in questo modo. In realtà, come detto in precedenza, in un raggio di 15/20 km, a una velocità media di 20 km/h, il discrimine tra il muoversi in bicicletta e in automobile/mezzo pubblico non è molto elevato. Inoltre, l'aspetto ancor più paradossale è che queste stesse persone, la sera, si fanno altri 10 minuti di macchina per chiudersi per un'ora in una palestra (pagando quindi altra benzina e un altro abbonamento) per fare... la cyclette! Andando in bicicletta si risparmia quell'ora di tempo che si dedicherebbe, al rientro dal lavoro, alla palestra, poiché l'andare al lavoro diventa così un'ottima opportunità per mantenersi in forma (senza mettere mano al portafoglio).
E' chiaro che per muoversi in bicicletta occorre un requisito essenziale: le piste ciclabili. Purtroppo in Italia sono male ramificate; per fortuna, per quanto riguarda Cologno e le zone limitrofe, c'è una rete di piste ciclabili ben ramificata, ma so che non è così in molte altre zone d'Italia.
Se la strada da percorrere non è eccessivamente pericolosa, la bicicletta resta comunque un ottimo mezzo; se le piste ciclabili sono invece assenti, limitarsi a prendere la macchina senza dire nulla significa non avere la volontà di cambiare le cose. Se non ci sono piste ciclabili significa che la popolazione non ha interesse a far sì che vengano costruite, e finché (in massa) non ci si lamenterà dell'assenza, le cose resteranno come sono.
Finisco le mie brevi considerazioni spendendo un ultimo elogio della bicicletta; anche in inverno, se non piove o non nevica, nonostante il freddo, preferisco pedalare che chiudermi nei sotterranei della metropolitana. All'arrivo (o al rientro) mi sento molto più felice, più in forma e meno frustrato dallo stress derivante dal caos dei mezzi pubblici. Pedalare richiede una certa fatica, quello è indubitabile; ma credo che la nostra società sta collassando sotto il peso della pigrizia. Facciamo sempre in modo di evitare ogni sforzo, cerchiamo prima di ogni cosa la comodità. Ma la comodità dei sedili delle automobili finirà per ucciderci; distruggerà prima l'ambiente in cui viviamo e poi noi, troppo pigri per cambiare le cose.
Daniele Palmieri
p.s.
Nella foto, la mia amata/odiata (quando foro o si scassa) bicicletta.
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