domenica 14 marzo 2021

Marco Maculotti: Carcosa svelata. Esoterismo, filosofia e folklore in True Detective


Sono ormai passati 7 anni dalla data di uscita della prima stagione di True Detective, serie antologica ideata e creata da Nic Pizzolato, scrittore e sceneggiatore americano. Negli ultimi anni, con il boom della serialità televisiva, alcune opere sono state in grado di sfruttare a pieno le potenzialità di questo mezzo espressivo che, rispetto alla durata ristretta del film, permette di approfondire in maniera più dettagliata la vita e la psicologia dei personaggi, oltre a creare un universo narrativo decisamente più grande e complesso. A distanza di sette anni, reputo la prima stagione di True Detective non solo una delle serie tv, ma soprattutto una delle opere artistiche più profonde del XXI secolo. In essa Pizzolato è riuscito a fondere gli archetipi, la mistica e il folklore dei tempi antichi con la filosofia, il pessimismo e la civiltà del mondo contemporaneo, regalando così allo spettatore una storia che, pur essendo ambientata ai giorni nostri, è in grado di situarsi al di là del tempo e dello spazio, parlando alla parte dell'anima svincolata dal divenire storico - caratteristica dei più grandi classici. 
Anche chi è a digiuno di studi esoterici, religiosi e folklorici avrà colto i numerosi simbolismi, alcuni palesi e altri più nascosti, dietro alla prima stagione di True Detective; per chi volesse approfondire la questione, è finalmente uscito, in Italia, con le edizioni Mimesis, un libro che riesce a rendere merito alla profondità dell'opera di Pizzolato, con un'analisi critica altrettanto complessa: Carcosa svelata. Appunti per una lettura esoterica di True Detective di Marco Maculotti, fondatore e rettore della rivista online Axis Mundi.
In Carcosa svelata, Marco Maculotti analizza le molteplici fonti a cui Nic Pizzolato ha attinto per creare l'universo narrativo e i protagonisti di True Detective, dal legame con analoghi casi di attualità, passando per il simbolismo panico, arcaico e sciamanico che pervade l'intera opera fino ad arrivare alla filosofia di Cioran, Ligotti, Nietzsche e alla letteratura di Lovecraft, Chambers e Machen di cui l'opera è imbevuta. Se già a una prima visione della serie non si può che rimanere toccati dalla profondità della storia, una volta approfondite le molteplici radici che ne hanno permesso lo sviluppo non si può che rimanere meravigliati dal modo in cui Pizzolato è riuscito a dar vita a così tante suggestioni. Ilrisultato è la consapevolezza di trovarsi di fronte a un'opera unica nel suo genere, il cui potere, come scrive Maculotti, risiede più nel non detto che in ciò che è esplicito, e nello "sfruttare più le atmosfere create e i simbolismi sapientemente velati che non quello che accade effettivamente, a livello di azione, nei suoi frangenti narrativi" (Marco Maculotti, Carcosa Svelata. Appunti per una lettura esoterica di True Detective, Mimesis, p. 13).
La trama di base della storia è semplice; come, d'altronde, è semplice l'intreccio di ogni storia archetipica. Due detective, Rustin "Rust" Cohle (interpretato da un superbo Matthew MacConaughey) e Martin Hart (un altrettanto bravo Woody Harrelson) si trovano a indagare su una serie di omicidi rituali nelle atmosfere sinistre, degradate e decadenti della Louisiana; le loro indagini, a fronte dei numerosi tentativi di depistaggio, porteranno alla luce una setta, la cosiddetta "Setta della Palude", dedita a sacrifici rituali, atti di pedofilia e infanticidio, e cerimonie blasfeme del tutto affini al "Sabba" delle streghe, riuniti attorno al culto di una figura misteriosa, perturbante ed enigmatica chiamata Il Re Giallo.
Se la trama di per sé è abbastanza lineare, intricata è invece la narrazione. La perenne ricerca dei due detective avviene su due piani temporali distinti, il 1995 e il 2012, e a dar voce alla narrazione sono i due protagonisti della storia, con le loro differenti prospettive, Rust e Martin appunto, interrogati da due agenti di polizia che a loro volta si trovano a dover indagare su un caso che si pensava essere risolto. 
Come sottolinea Maculotti, la potenza della storia risiede nell'attingere all'immaginario collettivo sia dei simboli sia delle paure archetipiche dell'uomo, senza però mai cadere nel grottesco e nel banale proprio per la capacità di Pizzolato - affine a quella di Lovecraft e di altri maestri del gotico - di non mettere mai in mostra direttamente l'orrore, ma di celarlo e alludere a esso, rendendolo così ancora più inquietante.
Non potendo analizzare nell'articolo tutte le sfumature e i punti di forza di True Detective, nonché le numerose fonti che Maculotti riporta alla luce, ci focalizzeremo sui due protagonisti principali e sul simbolismo a essi correlato: Errol Childress (Glenn Fleshler) e Rust Cohle. Prima di iniziare la trattazione, si avvisa il lettore che le righe successive saranno ricche di spoiler sui dettagli principali della trama.
Errol Childress rappresenta "L'Orco" della storia - benché egli non sia l'unico "cattivo", come sottolinea Maculotti, egli incarna su di sé tutte le caratteristiche più nefaste del villain ma anche un simbolismo arcaico e panico, che lo riveste di una potente carica simbolica. E' probabile che egli non fosse realmente a capo della Setta della Palude, le cui influenze, come si intuisce nel corso della narrazione, si estendono fino ad alte cariche dello stato, della finanza e della chiesa; eppure, la sua inquietante "Carcosa", casa diroccata, abbandonata nel bosco, in mezzo a rovine di un antico forte forse di natura militare, che egli ha tramutato in un labirinto simile a quello di Cnosso, assume tutti gli aspetti di un templio fatto di "vecchie pietre nel bosco" in cui i membri si ritrovavano a "venerare il demonio" e la sua figura assurge a quella di ierofante, iniziatore e custode. Basti pensare ai minuti da brividi dell'ultima puntata della stagione, in cui Rust viene letteralmente guidato all'interno del templio/labirinto dalla voce profonda, inquietante, misteriosa ma anche affascinante (nel senso magico del termine) di Childress, fino ad arrivare al centro di esso, dove, di fronte all'idolo/fantoccio del Re Giallo avrà una vera e propria visione cosmica, preliminare allo scontro con lo stesso Childress - che assume tutti gli aspetti di una battaglia tra Teseo e il Minotauro. Benché, dunque, Childress sia uno spostato, psicopatico, senza alcuna influenza politica e sociale, egli tuttavia viene elevato a figura di spicco della Setta della Palude proprio in virtù della potente carica simbolica che egli emana e dal fatto che egli si trova ai margini della società - e dunque a stretto contatto con le forze primordiali, oscure e misteriose dell'essere.
Scrive Maculotti in Carcosa Svelata: "Il primo aspetto di interesse da menzionare riguardo a Childress è la notevole somiglianza che si può riscontrare tra il suo identikit e la simbologia tradizionale del Green Man, figura leggendaria della tradizione europea personificante la forza del potere germogliante vegetale e della natura selvaggia e panica. L'identikit di Childress lo ritrae esattamente come una copia funzionale di queste figure del mito e del folklore: orecchie verdi e foglie ne decorano il viso [...]. Tutto il suo volto appare come trasfigurato da una sorta di cascata vegetale, fiori o frutti sembrano ornare il suo capo, in ciò denotando anche una certa impronta dionisiaca [...]. L'aspetto fisico di Childress lo ricollega anche allo stereotipo morfologico dell'Uomo Selvatico" (Marco Maculotti, Carcosa Svelata. Appunti per una lettura esoterica di True Detective, Mimesis, pp. 44-45).
Per certi versi, Childress rappresenta lo specchio nero in cui Rust vede riflessa la sua ombra. Benché sia apparentemente semplice delineare, all'interno della narrazione, la linea che separa i "buoni" dai "cattivi", uno degli aspetti più affascinanti della serie è che nessun personaggio è esente da ombre - ciascuna delle quali ne caratterizza la profondità psicologica. Rust stesso ne è consapevole quando, a un certo punto, dice a Hart che loro non sono altro che cattivi assoldati per fermare persone più cattive di loro. La perenne ricerca dell'Orco, nel corso dei 17 anni di indagine, diviene una metafora del continuo tentativo, da parte di Rust, di comprendere quella parte oscura, malefica e ctonia che si nasconde tanto nell'anima quanto nel cosmo. Mentre Hart rappresenta l'aiutante "sempliciotto" - ma non per questo inattaccabile dal medesimo male - che cerca di dominare o nascondere questa oscurità, Rust la persegue per lunghi anni di ricerca - per lui diviene una vera e propria ossessione che, proprio perché lucida e consapevole, lo porterà a essere emarginato sia dalla società sia dai suoi affetti. Egli ne è talmente affascinato che, nella parte centrale della storia, inizia a sorgere il dubbio, nello spettatore, che il tutto si risolverà con lo scontato colpo di scena - suggerito peraltro dai due detective che si trovano a indagare sui protagonisti - per il quale tutte le indagini siano state depistata da Rust, vero responsabili degli orrendi crimini che lo circondano. Alla fine, per fortuna, il cliché non viene seguito da Pizzolato, la cui genialità narrativa è tale da rendere il "mancato colpo di scena" il vero colpo di scena, poiché la realtà dietro il fascino morboso che Rust prova nei confronti dell'indagine è ancora più profonda. Come ben analizza Marco Maculotti in Carcosa Svelata, benché Rust si professi costantemente ateo, razionalista e realista/pessimista, egli è il personaggio più mistico e spirituale all'interno della storia. Il suo razionalismo, infatti, è molto simile al pessimismo di Cioran, una sorta di pessimismo spirituale che, da un lato, nega l'idea di una provvidenza e una sopravvivenza ultraterrena, così come critica ogni forma di dogmatismo religioso spicciolo e superficiale, ma dall'altro non trova alcuna consolazione nel mondo, il quale anzi suscita una volontà di voler fuggire da esso, come se non fosse altro che un'immensa trappola da cui però, una volta negata la possibilità di un'esistenza metafisica, sembra non esservi alcuna via di uscita. Da qui il sentimento costante, più spesso citato nei "sermoni" di Rust, di essere schiacciati dall'immensa macchina del Tempo, un mostro divoratore dei suoi figli, come Crono. "Il Tempo è un cerchio piatto" dice Rust in uno dei momenti più alti della narrazione "tutto quello che facciamo lo rifaremo ancora, e ancora, e ancora, per sempre"; e, ancora, in un altro passo: "La nostra vita si ripropone ciclicamente come dei kart su una pista. Tutto quello che è al di li fuori della nostra dimensione è eternità. L'eternità ci osserva dall'alto. Ora per noi è una sfera, ma per loro è un cerchio. Nell'eternità dove il tempo non esiste, niente può crescere, niente può divenire, niente cambia. Quindi la morte ha creato il tempo per far crescere le cose che lei ucciderà e ognuno poi rinasce ma sempre nella stessa vita in cui è vissuto in precedenza. Nessuno è in grado di ricordare la propria vita. Nessuno può cambiare la propria vita e questo è il terribile segreto della vita stessa. Siamo in trappola, come in incubo, dal quale continuiamo a svegliaci". 
Il suo pensiero, la sua concezione del tempo e dello spazio, lo rendono affine agli gnostici o ai contemplativi della cosiddetta "mistica tenebra", ma questa sua evoluzione spirituale è strettamente legata alla sua indagine e al suo studio, seppur dall'esterno, della Setta della Palude. Egli, nella storia, sembra assumere i tratti e le caratteristiche dello sciamano che, per conoscere la realtà, entra in contatto con tutto ciò che la società considera tabù, divenendo egli stesso un "tabù" per gli altri, per poi scendere nel regno degli inferi, non per unirsi con esso, ma per ricercare la luce nella tenebra. 
Rust si sente ingabbiato nella sua esistenza terrena, cerca una via di fuga dal degrado e dal male del mondo; eppure, è come se entrando in contatto con il Male della Setta della Palude abbia scorto, per un attimo, l'esistenza di uno squarcio verso l'eternità - che passa proprio attraverso la comprensione del Male Metafisico della setta.,
Il confronto a distanza tra Rust e Childress, con il quale peraltro egli entra in contatto solo due volte nel corso della storia - e solo nella seconda, alla fine della puntata, con la consapevolezza della sua reale identità - assume tutti gli aspetti del rapporto tra il mistico e il "Dio Ignoto". Non a caso, sempre nella scena iniziatica del conflitto finale tra Rust e Childress, questi lo chiama "piccolo prete", e gli sussurra, da lontano, che è un'esperienza terribile finire nelle mani del Dio Vivente.
Childress diviene dunque per Rust una figura ambivalente; da un lato è il suo guardiana della soglia, eterno nemico. Ma dall'altro, o forse proprio per questo, ne è anche lo psicopompo nel mondo infero, che, con la ferita quasi mortale che gli infligge, lo conduce nel mondo ctonio rivelandogli cosa si nasconde nell'al di là, al sussurro inquietante della frase: Take off your mask (citazione, tra l'altro, del Re Giallo di Chambers). "Questa rivelazione" scrive Maculotti "trova il suo compimento nella conclusiva ascesa da parte di Cohle al mondo atemporale: una volta risvegliatosi dal coma egli appare finalmente liberato, come se l'esperienza vissuta nell'Oltremondo cosmico ne abbia mutato il destino, liberandolo una volta per tutte dalle maledizioni croniche del mondo samsarico, in cui continua a vivere sebbene ontologicamente non ne faccia più parte, alla maniera dei risvegliati delle tradizioni orientali" (Marco Maculotti, Carcosa Svelata. Appunti per una lettura esoterica di True Detective, Mimesis, p. 184).
In conclusione, consiglio la lettura di Carcosa Svelata non solo a tutti coloro che desiderano comprendere il profondo simbolismo che si nasconde dietro la narrazione dell'opera di Pizzolato, ma anche a coloro che, pur non avendo visto la serie, desiderano un'ampia e dettagliata panoramica sulla filosofia pessimistica di autori come Cioran e Ligotti, sulla letteratura gotica e fantastica di Chambers, Lovecraft, Machen e Bierce, nonché sulla mitologia "oscura" a essa connessa che, dai culti arcaici del mondo greco, passando per la simbologia del sabba medievale e rinascimentale, è giunta fino a noi in alcuni inquietanti casi di cronaca nera e politica tanto del '900 quanto dell'epoca contemporanea. Menzione d'onore anche alle splendide illustrazioni originali di Marco Sabbatani che corredano l'opera.

Marco Maculotti, Carcosa Svelata. Appunti per una lettura esoterica di True Detective, Mimesis.

Daniele Palmieri

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