venerdì 20 dicembre 2019

Pauwels e Bergier: Il mattino dei maghi. Un viaggio nel realismo fantastico

Non capita spesso che uno scienziato, esoterista e cellula dei servizi segreti incontri un giornalista, scrittore e discepolo di uno dei più grandi e controversi maestri spirituali del XX secolo. L'unica cosa certa è che quando si verificano incontri di questo genere, non possono che nascere grandi cose.
Questo righe potrebbero sembrare l'incipit di un libro; e, di fatti, da tale incontro nacque uno dei libri più importanti dell'esoterismo novecentesco, benché ora sia stato dimenticato dall'editoria italiana. Il libro di cui sto parlando è Il mattino dei maghi e i due protagonisti, non come personaggi della storia bensì come autori, sono Jacques Bergier e Louis Pauwels.
Stilare una recensione, un riassunto o una descrizione de Il mattino dei maghi è una follia destinata a fallire in partenza. Sarebbe come voler recensire, riassumere o descrivere il contenuto di una enciclopedia; nel farlo, si cadrebbe nella conseguenza paradossale - o, meglio, borgesiana - di stilare una seconda enciclopedia, duplicato della prima.
De Il mattino dei maghi si può parlare soltanto per allusioni e per impressioni. Grandissima enciclopedia dell'immaginario, l'opera di Pauwels e Bergier frantuma lo specchio opaco del reale, permettendo al lettore di intravedere cosa si nasconde dietro l'illusorio riflesso.
Lo stesso Pauwels fatica a definire la natura del testo entro limiti predefiniti. Scrive l'autore nella prefazione: "Questo libro non è un romanzo, benché il proposito sia romanzesco. Non appartiene alla fantascienza, benché vi si costeggino miti che ispirano quel genere. Non è una raccolta di fatti bizzarri, benché l'Angelo del Bizzarro vi si trovi a suo agio. Non è neanche un contributo scientifico, il veicolo di un insegnamento ignoto, una testimonianza, un documentario o materia per un romanzo. E' il racconto, a volte trasfigurato e a volte esatto, di un primo viaggio nei campi della conoscenza ancora poco esplorati. Come nei quaderni dei navigatori del Rinascimento, vi si mescolano il magico e il vero" (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, p. 34).
Ciò che Il mattino dei maghi offre sono affreschi, schizzi e suggestioni sul mondo del fantastico. Fantastico che, è bene precisare, agli occhi degli autori non coincide con l'immaginario. Mentre l'immaginazione è relegata all'universo interiore della fantasia, di ombre illusorie - per quanto colorate - il fantastico è una realtà tangibile, che può essere scoperta e indagata da coloro che sono in grado di proiettare la forza dell'immaginario anche verso l'esterno. "Abbiamo battezzato la scuola da noi seguita: scuola del realismo fantastico" scrivono gli autori, "noi pensiamo che proprio al centro della realtà l'intelligenza, per poco che sia iperattivata, scopre il fantastico. Un fantastico che non invita all'evasione, ma piuttosto ad una più profonda adesione. E' per difetto di fantasia che letterati e artisti cercano il fantastico fuori della realtà, nelle nuvole. [...] Il fantastico deve essere estratto dalle viscere della terra, dal reale. [...] Il fantastico è come una manifestazione delle leggi naturali, un effetto del contatto con la realtà quando essa viene percepita direttamente e non filtrata attraverso il velo del sonno intellettuale, attraverso le abitudini, i pregiudizi, i conformismi" (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, p. 31).
Per stilare una prima topografia del fantastico, Pauwels e Bergier applicano l'immaginario alle all'epoca a loro più vicina, l'ultima metà del 1800 e la prima del 1900. Un secolo teatro di grandi sconvolgimenti politici, economici, culturali, sociali e di grandi forze contraddittorie, che vide da un lato il sorgere del positivismo scientifico applicato a ogni campo del sapere e, dall'altro, un revival, se non addirittura la prima teorizzazione precisa, del sapere occulto. Mentre le forze positive, per loro stessa natura, ebbero il desiderio non solo di "portare luce" ma, soprattutto, di risplendere e operare alla luce del giorno, le correnti occulte si relegarono ai canali sotterranei della storia. Immergendosi volutamente nell'oscurità, tra le faglie del reale che il positivismo ignorava, tali correnti esoteriche non solo scoprirono dimensioni altre, ancora ignote ai più, ma soprattutto ebbero un impatto sulla storia dell'occidente estremamente sottovalutato e, per i più, ignoto.
Analizzando diversi campi del sapere umano, dalla scienza, alla politica, alla letteratura, all'archeologia, alla biologia, Pauwels e Bergier portano per la prima volta all'attenzione del grande pubblico le idee esoteriche che, da una parte all'altra del globo, hanno intessuto i loro fili invisibili, provocando silenziose rivoluzioni, in un racconto alternativo della storia occidentale dove scienza e fantastico si fondono dando luogo a una realtà magica, né più vera né più falsa di quella a cui siamo abituati ma, semplicemente, alternativa.
Come accennato in precedenza, non è possibile condensare in un articolo il lavoro titanico e certosino compiuto da Pauwels e Bergier nel districare il groviglio di questi fili. Posso però portare un esempio della loro capacità di mettere insieme i pezzi del grande puzzle, per mostrare quanti buchi erano stati lasciati dall'insieme omettendo dalla storia non solo i fatti inspiegabili, ma anche l'azione delle correnti e delle società segrete di cui era certa l'esistenza.
Da questo punto di vista, il grande conflitto mondiale assume, nella descrizione degli autori, l'aspetto di una immensa battaglia magica tra diverse visioni esoteriche del cosmo, e i gli atroci crimini commessi sarebbero il risultato di una momentanea collisione tra la nostra realtà e un Male metafisico.
Era la seconda metà del XIX secolo quando Edward Bulwer Lytton, scrittore, politico e Rosacroce britannico, noto per il romanzo esoterico Zanoni e per Gli ultimi giorni di Pompei, pubblicò un testo destinato, involontariamente, a dare la prima scossa a uno di questi fili invisibili della storia, con la pubblicazione di La razza che ci soppianterà. In questo libro, Lytton descrivere una razza di uomini che hanno sviluppato poteri psichici, un dominio interiore e una vita spirituale molto più evoluta della nostra. Essi per ora vivono celati, abitando caverne al centro della Terra, ma attendono il momento adatto per uscire allo scoperto e dare vita a una nuova epoca. Quelle di Lytton, in realtà, sono idee molto più antiche, che sembrano descrivere l'antica razza degli Iperborei dell'ultima Thule, esseri leggendari su cui già fantasticavano - nell'accezione più elevata del termine - gli antichi greci. Lytton sembrava non essere l'unico veicolo di miti antichi che andavano risvegliandosi; parole molto simili si leggeranno, negli anni a seguire, in Viaggio nell'india misteriosa di Saint Yves, in Bestie, uomini e dèi di Ossendowski, ne Il Re del Mondo di Guenon e, soprattutto, nelle parole dei Teosofi che parleranno di una Grande Loggia Bianca, o Grande Loggia Luminosa, nascosta nel favoloso regno di Agartha/Shambala al servizio del Re del Mondo, guida spirituale dell'umanità, dormiente nel sottosuolo in attesa di dare inizio a una nuova epoca. Dal dottor Willy Ley, massimo esperto del mondo missilistico, Bergier e Pauwels hanno appreso che a Berlino, negli anni precedenti al nazismo, esisteva una piccola comunità segreta chiamata, per l'appunto, La Loggia Luminosa che oltre a credere nelle tesi di Lytton, sosteneva di conoscere una serie di pratiche per risvegliare il Vril, un'energia "enorme di cui non utilizziamo che una infima parte nella vita ordinaria, il nerbo della nostra possibile divinità. Colui che diviene padtrone del vril, diviene padrone di se stesso, degli altri e del mondo" (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, p. 290). Tali teorie si svilupparono, infine, nella Società Thule, una organizzazione creata nel 1910 da Felix Nieder in cui alle credenze sovra accennate si univa una sorta di "misticismo nero" che metteva insieme gli antichi miti nordici, le saghe spirituale epiche cavalleresche, la ricerca del Graal e dei cimeli sacri come la Lancia di Longino, l'antico odio nei confronti degli ebrei e la credenza, affine all'antropogenesi teosofica, in antiche razze umane superiori scomparse insieme a grandi continenti come Atlantide e Lemuria, ma destinate a riprendere il possesso del pianeta. Di questa società fecero parte, tra gli altri, Rudolf Hess, Alfred Rosenberg e Heinrich Himmler che, pochi anni dopo, vedremo al comando sotto il controllo di un altro iniziato della Società Thule: Adolf Hitler. Gran parte delle teorie pseudo-scientifiche e razziste che influenzarono le scellerate scelte politiche del Nazismo affondavano le loro radici in questo humus occulto. E lo stesso Himmler si fece finanziatore, attraversi la Ahnerbe, di ricerche fanta-archeologiche strettamente legate al mondo esoterico, come diverse spedizioni in Tibet per scoprire il fantastico regno di Agartha e per rintracciare le origini della razza ariana, o in Europa per trovare il Sacro Graal e la Lancia di Longino.
Contemporaneamente, dall'altro lato dell'Europa, in Gran Bretagna, sempre a partire dall'ordine Rosacrociano di cui aveva fatto parte Lytton, sorgeva un'altra diramazione esoterica dell'ordine: quella della Golden Dawn. Fondata da Westcott, Liddell e Mathers, la Golden Dawn, come suggerisce il nome, si auspicava una nuova alba dorata della spiritualità umana. Anch'essa si immaginava una nuova razza ventura ma, anziché rifarsi alla spiritualità iperborea e alle nuove correnti filo-orientali/filo-ariane, si rivolse invece alle pratiche della magia cerimoniale occidentale e al sentiero della mistica ebraica, soprattutto quella branca esoterica di essa che prende il nome di Qabalah. L'impatto della Golden Dawn sulla cultura e la politica occidentale è ancora estremamente sottovalutato, perfino negli anni successivi alla pubblicazione de Il mattino dei maghi. Essa creò una fitta rete di iniziati, molti dei quali divennero, negli anni a seguire, nomi celebri della letteratura e dell'occultismo, come Algernon Blackwood, Arthur Machen, Bram Stoker, Conan Doyle, Gustav Meyrink, Aleister Crowley e Dion fortune. In tutte le opere dei precedenti autori si trovano motivi iniziatici strettamente legati alle conoscenze esoteriche della Golden Dawn e per analizzare la fitta rete di rimandi e di connessioni tra loro occorrerebbe un'intera opera. Basterà citare, ai fini del presente articolo, che Aleister Crowley, oltre a rivoluzionare l'ordine della Golden Dawn, fu invischiato tra la prima e la seconda guerra mondiale in diversi casi di spionaggio. Nel 1915 entrò in contatto con Viereck, nazista sotto copertura negli Stati Uniti inviato per sabotare le fabbriche americane. Crowley scriveva sul suo giornale, Fatherland, articoli di meschina propaganda filonazista. Negli anni a seguire, Crowley si giustificherà dicendo di aver voluto contro-sabotare il giornale, scrivendo articoli così estremi da risultare assurdi. Ma, non solo, come scrive Peter Lavenda in Satana e la svastica, Crowley sarebbe stato un agente sotto copertura dell'intelligenze britannica e americana, assoldato per passare informazioni su Viereck. Questa battaglia sottile tre ordini ermetici non si combatteva, tuttavia, soltanto da un punto di vista politico. Anche Dion Fortune, una volta uscita dalla Golden Dawn, tentò di contrastare l'ascesa al potere del nazismo imbandendo con la Inner light, movimento spirituale da lei fondato, una "battaglia magica" per contrastare psichicamente l'operato degli "esoteristi neri" oltreoceano, come testimonia il carteggio dell'autrice pubblicato da Tre Editori ne La battaglia magica di Inghilterra.
"Noi pensiamo che queste società, grandi o piccole, ramificate o no, collegate o no" scrivono Pauwels e Bergier ne Il mattino dei maghi, "sono le manifestazioni più o meno chiare, più o meno importanti di un mondo diverso da quello in cui viviamo. Diciamo che è il mondo del Male nel senso in cui lo intendeva Machen. Ma non abbiamo una maggior conoscenza del mondo del Bene. Viviamo tra due mondi, prendendo questo no man's land per il pianeta stesso, tutto intero. Il nazismo è stato uno di quei rari momenti, nella storia della nostra civiltà, in cui si è aperta una porta su un'altra cosa, in modo clamoroso e visibile. E' molto singolare che gli uomini fingano di non aver visto e sentito niente, tranne gli spettacoli e i rumori ordinari del disordine bellico e politico"  (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, pp. 294-295).
La matassa di relazioni è così intricata che, a un certo punto, si teme di cadere nel complottismo becero. Ma a differenza delle correnti complottiste che, negli anni a seguire, saranno influenzate proprio dalla capacità de Il mattino dei maghi di mettere in relazioni fatti, azioni, testi, scritti e personaggi apparentemente separati, nelle ricostruzioni di Pauwels e Bergier non vi è mai il tentativo di giungere a una verità certa, bensì la volontà di porre l'attenzione su quei fatti solitamente relegati all'oblio della storia, poiché considerati o inaccettabili o inspiegabili.
"Noi non crediamo a tutto" scrivono gli autori, "ma crediamo che tutto debba essere esaminato. Talvolta è l'esame dei fatti dubbi che porta i fatti veri alla loro più ampia espressione. Non è con la pratica e l'omissione che si giunge alla completezza. [...] Noi ci sforziamo di riparare ad un certo numero di omissioni, e affrontiamo la nostra parte del rischio di passare per aberranti" (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, p. 184).
Il mattino dei maghi non è pensato per essere la conclusione delle titaniche ricerche bibliografiche e storiche compiute dagli autori, bensì come punto di inizio delle innumerevoli faglie e incrinature di cui è costellata la descrizione ordinaria e razionale della nostra realtà. "Io non ho oggi nessuna certezza assoluta" scrive Pauwels a conclusione del testo, "la mia sola conquista è che porto in me, ormai inestirpabile, l'amore del vivente, e in questo mondo e nell'infinità dei mondi. Per onorare ed esprimere questo amore potente, complesso, Bergier ed io [...] non ci siamo limitati al metodo scientifico, come esigeva la prudenza. [...] I nostri metodi sono stati quelli degli scienziati, ma anche dei teologi, dei poeti, degli stregoni, dei maghi e dei bambini. Insomma, ci siamo comportati da barbari, preferendo l'invasione all'evasione. [...] Noi siamo dalla parte degli invasori, dalla parte della vita che viene, dalla parte del mutamento di tempo e del mutamento di pensiero. [...] Una vita d'uomo non si giustifica se non con lo sforzo, anche sfortunato, tendente a capire meglio. E capire meglio è aderire meglio. Più capisco, più amo, perché tutto ciò che è capito è bene" (Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori, pp. 509-510).
Con Il mattino dei maghi, Pauwels e Bergier ebbero molti meriti. Quello di far conoscere a un'ampia fascia di pubblico autori, come Lovecraft, Blackwood, Meyrink e Machen, che rischiavano di cadere nell'oblio; sottolinearono l'importanza di studiare gli aspetti meno conosciuti e più oscuri della storia politica e culturale dell'occidente; ma, soprattutto, auspicarono l'aurora di una nuova forma di sapienza, affine alla conoscenza degli antichi, una sapienza architettonica per la quale lo sviluppo del sapere scientifico deve procedere di pari passo all'approfondimento della sapienza spirituale. Sono la materia e lo spirito, infatti, a creare la perpetua danza magica della realtà.
Per questo mi auspico che la Mondadori ripubblichi, in versione aggiornata e ampliata, una nuova edizione di un'opera di cui la nostra epoca avrebbe grande bisogno per fronteggiare la progressiva e arida specializzazione dei saperi, ma che manca sugli scaffali delle librerie da troppo tempo.
 
 
Pauwels e Bergier, Il mattino dei maghi, Mondadori.
 
Daniele Palmieri

6 commenti:

  1. Se nessuno posta commenti lo faccio io: grazie per quello che scrivi; è molto interessante e affascinante; io ho sempre avuto la presunzione che per vedere cogliere le forze invisibili, non occorre fare sforzi, preghiere, tecniche: basta ascoltare i messaggi che ci attraversano. Non so come chiamarli, sesto senso, dall'anima, da una forza che ci protegge; e ascoltare quelli che vengono da altre persone; come se riuscissero a leggerci dentro. Non significa restare in ascolto, no; vuol dire percepire quando arriva il messaggio perchè ti sfiora cosí leggermente...

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    1. Grazie di cuore Richard, parole semplici e profonde! :) a presto e buone letture

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  4. Una recensione bellissima di un’opera unica. Conservo gelosamente una copia del Mattino dei Maghi e non ho mai capito perché non sia più stato ristampato

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