lunedì 23 settembre 2019

Dion Fortune: Il significato della magia cerimoniale

Dion Fortune, pseudonimo di Violet Mary Firth derivante dal motto della sua famiglia “Deo, non Fortuna”, è stata una delle figure di spicco dell’esoterismo anglosassone e, insieme a Madame Blavatsky e Annie Besant, una delle occultiste più importanti e influenti del XX secolo.
Benché molto letta e apprezzata all’estero, soprattutto nei paesi di lingua anglofona, in Italia non è molto conosciuta se non per il suo capolavoro, La Cabala Mistica, edito da Astrolabio. Eppure, Dion Fortune è, nel panorama esoterico, una delle personalità di spicco e, senz’altro, tra le autrici più prolifiche, originali e anticonvenzionali. Basti pensare che era legata agli ambienti della Golden Dawn di cui, per un periodo, fece parte. Conosceva personalmente Mathers e Crowley, ma fu poi cacciata dall'ordine - nei confronti del quale aveva, comunque, molte perplessità di tipo operativo - dopo aver divulgato alcuni insegnamenti ne Le dinamiche spirituali dell'amore e del matrimonio. Fu inoltre dalla sorella di Mathers, compagna del filosofo francese Bergson, che Dion Fortune ricevette un pesante attacco psichico, dopo il quale decise di scrivere il testo "Autodifesa psichica".
Oltre agli ambienti iniziatici della Golden Dawn era vicina anche al Movimento Teosofico, ma uno degli aspetti più interessanti della sua figura è la sua formazione intellettuale e i suoi interessi poliedrici; oltre ad interessarsi di occultismo, infatti, Dion Fortune era una delle psicoanaliste più rinomate di Londa, formatasi alla scuola di John Fugel. Come scrive in Autodifesa psichica, edito in Italia da Anguana Editore, fu proprio l’indagine psicoanalitica della mente a far nascere in lei l’interesse nei confronti dell’occultismo.
“Quando ho cominciato ad affrontare gli aspetti più profondi della psicologia pratica” scrive Dion Fortune in Autodifesa psichica, “e ho osservato la dissociazione della mente nella psicoanalisi, mi sono resa conto che nella mente c’era molto più di quanto fosse riportato nelle teorie psicologiche accettate. Ho visto che ci troviamo nel centro di un piccolo cerchio di luce gettato da una conoscenza scientifica accurata, ma che intorno a noi c’è un’ampia sfera di oscurità, e che in quella oscurità si muovono forme oscure. Fu proprio per comprendere gli aspetti nascosti della mente che inizialmente mi dedicai allo studio dell’occultismo” (Dion Fortune, Autodifesa psichica, Anguana Editore).
Per Dion Fortune, la coscienza ordinaria non è che una flebile fiamma circondata da un mondo oscuro, inesplorato. Generalmente questa fiamma brucia in maniera costante, ordinaria, e la sua conoscenza dell'universo rimane limitata al territorio limitrofo che essa illumina. Ma se solo ci esercitassimo a far brillare tale fiamma a intensità maggiore, svelando ciò che il buio nasconde dietro il semplice raggio della normalità, scopriremmo un abisso meraviglioso e conturbante; il mondo, appunto, dell'occulto.
Esattamente come il corpo è aperto agli influssi esterni e materiali, anche la mente, infatti, è aperta agli influssi mentali, tanto umani quanto non-umani; ma, come la vista di un uomo vissuto in una grotta risulta ormai atrofizzata, allo stesso modo i sensi psichici dell'uomo vivono in uno stato di torpore dettato dalla normalità.
Scrive Dion Fortune, sempre in Autodifesa psichica: "Dobbiamo renderci conto del fatto che la coscienza umana non è un veicolo chiuso ma che, analogamente al corpo ha una serie continua di entrate e uscite di messaggi. Le forze cosmiche circolano continuamente in essa, come l'acqua del mare nei frangiflutti. Qualunque condizione emotiva che può sorgere dentro di noi viene rinforzata dall'esterno. Il sé soggettivo fornisce il fiammifero, il Cosmo dà il combustibile. Una volta che il fuoco si è acceso, le forze cosmiche di tipo appropriato lo alimentano" (Dion Fortune, Autodifesa Psichica, Anguana Editore).
In quest'ottica si inserisce, secondo Dion Fortune, il significato del rituale e della magia cerimoniale. Esistono diverse scuole di pensiero sul ruolo e il significato del rituale. La prima, che potremmo definire quella del "razionalista scettico", vede nel rituale un'antica vestigia di superstizioni ormai passate, senza alcun potere o significato effettivo; la seconda, che Dion Fortune definisce "razionalista" ma che, per differenziarla dalla prima da me introdotta, potremmo definire "razionalista-antropologica" non nega il potere del rituale, ma lo lega a forze puramente inconsce e psichiche; la terza, che Fortune definisce la "credulona del pensiero occulto", attribuisce il potere del rituale esclusivamente a forze sovrannaturali, siano esse gli spiriti dei defunti, gli elementali, gli arcangeli e via dicendo. Vi è infine un'ultima corrente di pensiero, fondata dalla stessa Dion che "attribuisce i fenomeni prodotti dalle arti occulte dall'interazione di entrambi i fattori, unitamente a un'applicazione pratica intelligente di alcuni elementi di conoscenza esoterica riguardante la natura dell'universo. Questo punto di vista vorrei etichettarlo come la scuola metafisica del pensiero occulto" (Dion Fortune, Introduzione alla magia cerimoniale, Anguana Editore, p. 79).
Secondo la scuola metafisica del pensiero occulto, o "occultismo metafisico", il potere del rituale risiede dunque nella mediazione tra forze psichiche inconsce, ataviche, e energie/intelligenze cosmiche. L'idea di Dion Fortune è che le entità anticamente contrassegnate come divinità, spiriti, elementali, dei e dee, siano intelligenze cosmiche che muovono, vivificano e contribuiscono al perpetuo formarsi della realtà donandole un ordine, un progetto, e che vengono antropomorfizzate dall'inconscio umano, che li personifica in "idoli" riconoscibili dalla nostra mente. Gli spiriti elementali, dunque, esistono; la forma con cui essi ci appaiono è però transitoria, legata alle strutture della nostra psiche.
A fare da mediatore tra questi due mondi è il simbolo, vero e proprio portale tra il mondo terreno e materiale e il mondo eterico e metafisico. E' attraverso il simbolo, ossia la nostra manifestazione delle intelligenze cosmiche, che possiamo cogliere l'archetipo che si nasconde dietro il velo del reale e, allo stesso tempo, risvegliare le energie inconsce, latenti nella nostra mente.
"Abbiamo quindi nella magia" scrive Dion, "un dispositivo per controllare le forze invisibili che sono dietro il mondo della forma come ci è noto; queste forze sono controllate liberando il corrispondente livello di coscienza dalla schiavitù del mondo della forma, ma allo stesso tempo la tengono sotto controllo, come un cavallo controllato dalle redini. La mente è liberata dall'addestramento alla meditazione, e tenuta sotto controllo per mezzo del cerimoniale" (Dion Fortune, Introduzione alla magia cerimoniale, Anguana Editore, p. 82).
Come il letto di un fiume, il cerimoniale catalizza le energie che il mago cerca di risvegliare, per evitare che esse "esplodano", invasandolo e possedendolo. Dai suoi studi a psicologa Dion Fortune si era infatti accorta che le isterie nevrotiche sono molto simili ai casi di possessione demoniaca poiché, in entrambi i casi, ci si trova di fronte a un'energia, un daimon, che ha preso il sopravvento, non avendo trovato un argine abbastanza forte da contenerla, trascinando così con sé la psiche della persona.
Nel rituale, dunque, liberazione e controllo devono andare di pari passo; da qui derivano le regole ferree e minuziose, così difficili da seguire, ma fondamentali affinché la mente umana sia in grado di entrare in uno stato di concentrazione atto a sostenere le energie che vuole evocare.
Tre sono i requisiti principali secondo Dion Fortune: il potere di concentrarsi, il potere di costruire, con chiarezza, un'immagine attraverso l'immaginazione, il potere di lasciare spazio alla mente inconscia, mettendo da parte la coscienza ordinaria.
"Attraverso l'appello all'immaginazione del simbolismo della cerimonia, la coscienza e il subconscio sono messi in allineamento; c'è uno scorrimento diritto dell'energia; il dinamismo elementare della nostra natura è liberato dai livelli primitivi della mente, e allo stesso tempo è diretto dall'immagine tenuta in coscienza dall'immaginazione che si concentra su un dato simbolo" (Dion Fortune, Introduzione alla magia cerimoniale, Anguana Editore, p. 64).
Ogni dettaglio del cerimoniale è studiato con attenzione per tenere la mente focalizzata sul simbolo corrispondente alle energie cosmiche che il mago vuole richiamare a sé. Ad esempio, un cerimoniale dedicato a Marte atto a risvegliare la combattività, la vis bellica, sarà compiuto nel giorno di Marte (Martedì), nell'ora di Marte con il pianeta Marte in posizione astrologica favorevole; il vestito della cerimonia sarà di colore rosso (associato a Marte, al sangue, al furore della battaglia, al rossore delle guance dell'uomo iracondo) e recherà su di sé, così come gli altri strumenti e i pentacoli tracciati, il simbolo di Marte, del demone di Marte e delle intelligenze di Marte; sull'altare, oltre a un drappo rosso, saranno presenti pietre, piante e incensi associati a Marte.
Tutti gli elementi simbolici in questione vanno a toccare, attraverso l'attenzione prolungata, i sentimenti più profondi della mente subconscia, agendo così da maieuti nei confronti del mago, nella cui coscienza si sarà aperto un varco per il libero scorrimento di tali energie.
"Attraverso l'esecuzione di un rito stabilito otteniamo un'attenzione prolungata e tramite l'uso di simboli condizionati per creare il rito generiamo emozione. Per mezzo di uno stato d'animo o di uno stato mentale emotivamente tonico siamo in grado di entrare in contatto con la forza corrispondente, e per mezzo di un rito siamo in grado di indurre uno stato d'animo. Questa, in breve, è la logica delle cerimonie comprese dall'iniziato e da lui usate" (Dion Fortune, Introduzione alla magia cerimoniale, Anguana editore, p. 28).
Consiglio, in conclusione, la lettura di tutte le opere di Dion Fortune, che è una rara voce femminile fuori dal coro nel panorama occultista novecentesco, che brilla per la lucidità e l'acutezza delle sue intuizioni, il cui influsso sul pensiero esoterico e sulla cultura popolare rimane, ad ora, fin troppo ignorato.  In Italia, i suoi scritti sono pubblicati da Anguana Editore e da Venexia.

Daniele Palmieri

Dion Fortune, Autodifesa psichica, Anguana Editore
Dion Fortune, Introduzione alla magia cerimoniale, Anguana Editore

giovedì 5 settembre 2019

Leadbeater: Chakra. I sensi psichici dell'uomo

Nella spiritualità occidentale contemporanea si è ormai diffusa, a macchia d'olio, "l'anatomia dello spirito" indù legata ai cosiddetti sette chakra. Eppure, fino alla prima metà del novecento, i sette chakra erano pressoché sconosciuti nel pensiero occidentale.
Si iniziò a parlarne soltanto grazie a Il potere del serpente di Arthur Avalon, che per primo risvegliò l'interesse degli studiosi del pensiero tradizionale e religioso nei confronti le vie iniziatiche tantriche di matrice orientale, strettamente legate allo sviluppo dei sette chakra.
Fu però il Movimento Teosofico a diffondere al "grande pubblico" la dottrina dei sette chakra, grazie a un testo fondamentale che ha plasmato, nei secoli a seguire, l'immagine che gli occidentali possiedono dei chakra, dei loro colori e delle loro funzioni. Sto parlando di Chakra di Leadbeater, pubblicato nel 1927 e recentemente riedito da Libraio Editore.
Leadbeater fu uno dei rappresentanti di spicco della seconda fase della teosofia che, insieme ad Annie Besant, raccolse l'eredità di Madame Blavatsky impegnandosi a divulgarne gli insegnamenti, rendendoli più "fruibili" ai non specialisti, e sviluppandone le intuizioni alla luce di un costante dialogo tra la tradizione religiosa occidentale e quella orientale. Chakra, primo testo monografico interamente dedicato alla descrizione dei sette canali energetici, si inserisce in questo progetto teosofico più ampio, volto a diffondere agli occidentali la sapienza orientale e, come accennato, ha avuto un ruolo rilevante nel far entrare il concetto di chakra nell'immaginario collettivo, grazie anche alle bellissime illustrazioni dei sette canali energetici che accompagnavano il testo (presenti anche nella nuova edizione edita da Libraio Editore) e che, ancora oggi, sono considerate le immagini "canoniche" dei chakra.
Cosa sono, dunque, questi canali energetici e come influiscono sulla nostra esistenza?
Secondo Leadbeater e, in generale, secondo il movimento teosofico, il corpo materiale e visibile non è l'unico corpo posseduto dall'uomo. Egli possiede molteplici corpi, composti di materia sottile e di energia che, pur non essendo sotto gli occhi di coloro che ancora non hanno sviluppato la chiaroveggenza, non sono né meno importanti né meno influenti sulla vita di ogni giorno.
I chakra fanno parte di uno di questi corpi invisibili; stando alle parole di Leadbeater:
 
"La parola chakra in sanscrito significa ruota, ed è pure usata nei vari traslati, derivati e significati simbolici, proprio come nell'equivalente, in inglese, noi parliamo della ruota del destino [...]. L'uso speciale della parola chakra si riferisce ad una serie di vortici simili a ruote che esistono sulla superficie del doppio eterico dell'uomo" (Leadbeater, Chakra. I sensi psichici dell'uomo, Libraio editore, p. 13).
 
I chakra sono dunque vortici di energia che, con il loro movimento, fanno fluire la forza vitale all'interno dell'uomo. Come ruote di un ingranaggio, essi possono roteare più o meno velocemente, contribuendo così ad abbassare o innalzare il livello energetico dell'uomo. A stabilire la velocità di tale rotazione è il loro sviluppo, che può essere più o meno elevato, in base allo stile di vita della persona e, soprattutto, al suo progresso spirituale. Una persona dedita esclusivamente a interessi frivoli, materiali, alla bramosia e al vizio indiscriminato, bloccherà il naturale roteare dei chakra e presto la sua energia vitale verrà meno. Una persona che, invece, conduce uno stile di vita equilibrato, non bloccherà la naturale circolazione delle ruote di vita, pur non eccedendo né in negativo né in positivo, ma stabilizzandosi su un'energia "neutrale". Infine, chi, attraverso lo sviluppo spirituale che passa attraverso uno stile di vita consapevole, lo studio e la meditazione, si dedicherà all'apertura dei chakra (ossia allo sprigionamento delle loro energie recondite) si sentirà investito da una corrente di energia divina, come un motore che improvvisamente riceve nuovo carburante.
Come scrive Leadbeater:
 
"I chakra, o centri di forza, sono punti di connessione nei quali l'energia fluisce da un veicolo o corpo all'altro dell'uomo. Chiunque possiede anche un leggero grado di chiaroveggenza può scorgerli nel doppio eterico dove si vedono come depressioni a guisa di piattelli o vortici sulla superficie. Quando non sono sviluppati completamente appaiono come piccoli cerchi di circa due pollici di diametro, debolmente brillanti nell'uomo comune ma quando risvegliati e vivificati appaiono come vortici radianti e brillanti, aumentati di grandezza come dei soli in miniatura [...]. Tutte queste ruote sono in perpetua rotazione e nel mozzo o nell'imbocco aperto di ognuna fluisce in continuità una forza nel mondo superiore, una manifestazione della corrente di vita [...] che noi chiamiamo forza primaria" (Leadbeater, Chakra. I sensi psichici dell'uomo, Libraio editore, p. 16).
 
Il risveglio dei chakra procede in maniera progressiva; come ogni sviluppo, si verifica per gradi, a partire dai livelli inferiori fino ad arrivare a quelli superiori.
I chakra sono sette, numero sacro e perfetto secondo diverse tradizioni, come quella pitagorica, e sono posizionati in linea semi-retta lungo il corpo umano a creare un asse, corrispettivo microcosmico dell'Axis Mundi Macrocosmica, e sono così suddivisi:
 
1) Chakra radicale: alla base della spina dorsale, si irradia in quattro raggi di
colore rosso e arancio. E' un chakra di fuoco, corrispondente all'energia sessuale; da tale centro si risveglia la kundalini, forza erotica dal grande potere propulsivo, che può innalzarsi, come un serpente, lungo la spina dorsale attraversando tutti e sette i chakra, portando al risveglio.
2) Chakra splenico: corrisponde alla milza; il suo ruolo è quelli di specializzare, suddividere e disperdere la vitalità lungo in tutte le parti del corpo, attraverso sei correnti orizzontali. Questo chakra possiede sei petali. I colori predominanti sono l'arancio, il giallo, il verde, il blu e il violetto.
3) Chakra ombelicale: situato all'altezza dell'ombelico o del plesso solare, si irradia attraverso dieci raggi. E' associato a sentimenti, emozioni e a tutto ciò che ha a che fare con la vita emotiva. Il colore predominante è una sfumatura di rosso e verde.
4) Chakra cardiaco: situato all'altezza del cuore, associato all'amore e all'ascolto, di colore oro brillante emesso attraverso dodici raggi.
5) Chakra della gola: situato all'altezza della laringe, si irradia attraverso dodici raggi. Il colore preminente è il blu, con sfumature d'argento simili al riflesso della luna sull'acqua. Associato alla comunicazione, alla creatività, all'immaginazione, alla vita artistica.
6) Chakra frontale: si irradia attraverso 96 raggi, a testimonianza della spiritualità superiore che tale chakra rappresenta, essendo esso associato al terzo occhio, alla visione razionale e intellettuale. E' composto da sfumature di rosa, giallo e blu purpureo.
7) Chakra coronarico: situato sulla sommità del capo, è il più splendente dei sette chakra e la sua energia si irradia per mezzo di 972 raggi dai colori così vari, splendenti, energici che è difficile dargli una definizione, trascendendo essi ogni tipo di colore noto. Il suo potere è testimoniato da un vortice centrale, dal colore bianco brillante e oro. Esso rappresenta la più alta spiritualità e saggezza, che in ogni civiltà è sempre stata rappresentata sotto forma di corona, sia essa la corona regale, il copricapo dei faraoni, l'aureola dei santi. La sua peculiarità, infatti, è quella di incoronare la mente del risvegliato come un'aureola di luce.
 
Il risveglio, o l'apertura, di questi canali energetici può avvenire attraverso differenti pratiche meditative e contemplative; tra esse, una delle più potenti e, allo stesso tempo, pericolose è quella legata al risveglio della kundalini, una forza ctonia latente nel chakra radicale, raffigurata come un serpente arrotolato su se stesso che, quando risvegliato, si arrampica lungo la colonna vertebrale e che rappresenta il ridestarsi delle energie erotiche latenti nell'essere umano. Un eros che, chiaramente, è lontano dall'amore sessuale volgare e terreno, ma rappresenta l'Amore inteso come forza cosmica che muove l'intero universo. Una forza vitale ma, al col tempo, pericolosa poiché istintiva, irrefrenabili, potente come un'esplosione o come le fiamme e il magma che bruciano nelle profondità del terreno. Come scrive Leadbeater:
 
"La forza di kundalini nei nostri corpi proviene da quel laboratorio dello Spirito Santo dalle profondità della terra che appartiene a quel terrificante bagliore di fuoco del mondo sotterraneo e tale fuoco si trova in netto contrasto con il fuoco della vitalità che proviene dal Sole, e che ora spiegheremo. Quest'ultimo appartiene all'aria, alla luce e ai grandi spazi aperti, ma il fuoco che proviene dal di sotto è molto più materiale, come il fuoco del ferro rovente del metallo in fusione. Vi è un aspetto piuttosto terribile di questa tremenda forza: essa dà l'impressione di discendere sempre più in basso nella materia, seppur muovendosi lentamente ma irresistibilmente in avanti con inflessibile determinatezza (Leadbeater, Chakra. I sensi psichici dell'uomo, Libraio editore, p. 39-40).
 
Essa si sprigiona mediante diverse pratiche meditative, come l'esercizio della volontà, che consiste nel porsi di fronte a stimoli irresistibili facendo di tutto per non cedervi, l'esercizio del respiro e, in particolare, della respirazione profonda, che spinge l'inspirazione verso il diaframma, come se la si volesse indirizzare verso il chakra radicale, la ripetizione costante di mantra, di esercizi yogici e perfino pratiche sessuali tantriche.
Risvegliare tale forza erotica senza prima aver sviluppato un forte autocontrollo sulla propria Volontà rischia, secondo Leadbeater, di divenirne schiavi, trasformandosi in satiri che si limitano a seguire le pulsioni sessuali grezze del chakra radicale. La sua energia deve invece fluire fino ai piani più alti, per far sbocciare i petali del fiore del chakra coronarico.
Per capire a che grado di tale sviluppo si è pervenuti, Leadbeater descrive diversi "indizi". Anzitutto, il risveglio della kundalini proveniente dal chakra radicale è accompagnato da una sensazione di calore che sale dal basso e che si irradia lungo la colonna vertebrale, come un'imponente scossa di energia che porta l'uomo a riscoprire le sue sensazioni più profonde. Con il risveglio del secondo chakra iniziano a verificarsi viaggi astrali, sogni lucidi e un vivido ricordo di essi; con il terzo si inizia ad essere consapevoli delle entità astrali che influenzano la nostra vita, in positivo e in negativo. Con il quarto si sviluppa una superiore capacità empatica che permette di sentirsi legati a tutte le forme viventi, di percepire il loro amore, il loro odio, le loro emozioni, in una simpatia universale con le cose e perfino con gli elementi. Al risveglio del quinto corrisponde lo sviluppo di un "udito astrale" che, come la vista astrale, permette anche di cogliere i rumori e le voci del piano sottile al di là della materia. Con il sesto si sviluppa la capacità di proiettare la propria immagine al di là dello spazio e, perfino, di assistere a persone e luoghi lontani, facoltà che sfocia nella la completa chiaroveggenza; "Per mezzo di questa facoltà viene esercitato l'ingrandimento degli oggetti fisici minuti [...]. L'occhio nella sua estremità si può espandere o contrarre, avendo il potere di mutare l'effetto di ingrandimento in proporzione dell'oggetto da esaminare".
Infine, con l'apertura del settimo chakra è possibile separare a proprio piacimento il corpo eterico dal corpo materiale, in una veglia costante che permette all'uomo di essere sveglio, attivo e cosciente perfino quando dorme e di vagare a suo piacimento attraverso i diversi piani di esistenza. "Quando il fuoco serpentino è passato attraverso tutti questi centri in un certo ordine" scrive Leadbeater, "la coscienza diviene continua fino alle soglie del mondo celeste alla fine della vita sul piano astrale, non essendovi più alcuna differenza tra la temporanea separazione dal corpo fisico durante il sonno e nella permanente separazione alla morte" (Leadbeater, Chakra. I sensi psichici dell'uomo, Libraio editore, p. 85-86).
 
Chakra, Leadbeater, Libraio Editore
 
Daniele Palmieri

domenica 1 settembre 2019

Karlsson: La kabbala e la magia goetica

La kabbala è una corrente mistica ebraica il cui obiettivo è quello di raggiungere la conoscenza di Dio, basandosi non soltanto sulla rivelazione contenente nella Torah, accontentandosi dunque di un approccio "passivo" alla conoscenza, ma andando alla ricerca dei significati nascosti all'interno del testo sacro, prediligendo dunque un'ascesa attiva verso la divinità.
La kabbala può dunque essere considerata la dottrina esoterica dell'ebraismo e il suo simbolo principale, universalmente conosciuto, è quello dell'Albero della Vita.
L'Albero della Vita è una topografia sacra del Cosmo che si dipana attraverso 10 Sephiroth, emanazioni di Dio, il Principio al di là di ogni cosa creata (rappresentato dalla Sefirah "0", Keter, Corona).
Ciascuna Sefirah rappresenta un aspetto della creazione e una diversa manifestazione del Dio e, allo stesso tempo, differenti inclinazioni dell'anima umana. Stando al riassunto di Karlsson ne La Kabala e la magia goetica (Atanor Edizioni):
"1. Kether: la Corona, il principio primordiale.
2. Chockmah: la Saggezza.
3. Binah: la Comprensione, l'intelligenza.
4. Chesed: la Pietà, la forza che unisce.
5. Din o Geburah: la Severità, la forza giudicante e disintegrante.
6. Tifareth: la Bellezza, l'armonia che equilibra la pietà e il giudizio.
7. Netzach: la Vittoria, le passioni e gli istinti.
8. Hod: la Gloria, la ragione e l'intelligenza.
9. Yesod: il Fondamento delle forze procreative, la sessualità e i sogni.
10. Malkuth: il Regno, il mondo materiale" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 19).
 
 
Queste dieci Sephiroth creano un albero, sorretto da tre pilastri: il pilastro della Severità, sul lato sinistro, formato da Binah, Geburah e Hod, associato al colore nero e corrispondente alla manifestazione disgregante, analitica, severa ma allo stesso tempo maestosa e meravigliosa di Dio; il pilastro della Misericordia, sul lato destro, formato da Chokmah, Chesed e Netzach, associato al colore bianco e corrispondente alla manifestazione aggregante, docile, pietosa, fantasiosa e amorosa di Dio. A mediare tra questi due pilastri e a portare equilibrio nel Cosmo vi è il pilastro centrale, il pilastro della Mitezza, di colore oro, che si dipana direttamente dalla vetta più elevata dell'Albero della vita, Kether, passando per Tipharet, Yesod e giungendo fino a Malkuth.
L'aspetto affascinante dell'Albero della Vita è il suo essere una struttura ramificata e interconnessa, nella quale ogni emanazione è legata all'altra attraverso 22 sentieri. Qualsiasi strada si decida di percorrere, partendo da Malkuth e ascendendo fino al divino, si è destinati ad arrivare a Kether.
Eppure, questi non sono gli unici sentieri che è possibile percorrere per raggiungere la divinità. Ve ne sono altri 22, oscuri e nascosti. Come ogni albero, anche l'Albero della Vita ha una parte celata, che affonda nelle viscere e nell'oscurità del terreno fino ad arrivare al mondo infero: le radici. Tanto si innalzano i rami verso il cielo, quanto in profondità discendono le radici e anche l'Albero della Vita cosmico non può fare a meno di seguire questa armonia.
Sotto le dieci Sephiroth e i 22 sentieri della luce, si nasconde un altrettanto imponente Albero oscuro, l'Albero della Conoscenza, che si estende attraverso 10 Qlifoth, ombre delle 10 Sephiroth.
Laq kabbala e la magia goetica di Karlsson, edito da Atanor edizioni, è un interessante scritto volto a indagare questo lato meno conosciuto cabala ebraica, che in oriente corrisponde alla Via della Mano Sinistra. Un percorso spirituale molto pericoloso, e adatto soltanto a pochi adepti, in cui per raggiungere la divinità non ci si indirizza verso la Luce e il Bene, ma verso l'Oscurità e il Male. Male da intendersi non semplicemente come la criminalità triviale e rozza della società umana, bensì come Male metafisico, forza cosmica che muove l'Universo danzando e scontrandosi con il Bene.
Come scrive Karlsson: "L'iniziazione qlifotica è un sentiero unico, che opera con le forze del caos e della tenebra più totale in un modo sistematico e controllato. [...] Il sentiero oscuro dell'iniziazione è raro, in quanto porta al caos e solo pochi individui possono percorrere questo sentiero: l'esoterismo della luce riporta all'unità divina, mentre l'esoterismo oscuro porta oltre il divino" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 90).
L'Albero della Conoscenza, composto dalle 10 Qlifoth, si troverebbe, secondo alcuni cabalisti, al centro del Giardino dell'Eden, come l'Albero della Vita e, più precisamente, al di sotto di esso. Rappresenterebbe una seconda Torah, oscura, ma pur sempre partorita dalla volontà creatrice di Dio. Karlsson cita diverse teoria cabalistiche sulla formazione delle 10 Qlifoth e sul perché della loro esistenza. Una di esse, di Rabbi Isaac ha-Cohen, cabalista del XIII secolo, Dio creò diversi mondi prima di giungere alla creazione di quello attuale; tuttavia, ad avere preminenza in queste precedenti creazioni era sempre "il lato sinistro di Dio", corrispondente al lato sinistro dell'Albero della Vita, quello disgregante e violento, benché creativo e analitico. I mondi nati da questa emanazione divina erano estremamente negativi e malvagi, affinché da essi potessero nascere uomini giusti; paradossalmente, infatti, è soltanto in mezzo al male e alla sofferenza che si riconosce il vero uomo giusto, colui che, come Giobbe, sopporta le fatiche e le avversità rimanendo sempre fedele al Signore. Finché sarebbero rimasti almeno due uomini giusti all'interno di questi mondi, Dio non li avrebbe distrutti.
Tuttavia, tutti e tre i mondi si rivelarono dei fallimenti, crogiuolo di malvagità, e furono distrutti l'uno dopo l'altro fino ad arrivare alla creazione del mondo attuale che, come l'Albero della Vita, contiene un giusto equilibrio tra forze aggreganti e disgreganti, tra bene e male, affinché non collassi su se stesso.
Tuttavia, come scrive Karlsson:
"I mondi del male originari scomparvero e tornarono alla loro origine in Binah: Rabbi Isaac ha-Cohen paragona ciò allo stoppino che brucia grazie all'olio, ma che può essere spento nell'olio stesso. Ma non tutto ritornò. Certi residui dei tre mondi del male originari continuarono a esistere come residui, come lava solidificata di un vulcano spento. Questi residui sono chiamati Qlifoth" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 48).
Testimonianza dei "fallimenti" di Dio, le Qlifoth preservano la forza originaria dei primi tre mondi, un'energia distruttiva, rivoluzionaria, prevaricatrice, che tentava di opporsi alla Volontà del proprio creatore per sovvertirlo e instaurare un nuovo ordine. Un'energia così inarrestabile che non fu possibile nemmeno a Dio cancellarla del tutto, essendo rimaste nell'Universo le sue scorie, simili a materiale radioattivo.
Mentre per arrivare a Kether, vertice dell'Albero della Vita, bisogna ascendere, scalare i pioli della Scala di Giacobbe, per percorrere l'Albero della Conoscenza bisogna discendere nell'Abisso. Saltare e capire come sopravvivere alla caduta, senza farsi inglobare da esso.
Ogni Qlifah rappresenta un ribaltamento della corrispettiva Sefirah e, a fronte delle dieci Sefiroth descritte in precedenza ecco le corrispettive Qlifoth, a partire dai livelli più oscuri e profondi fino ad arrivare a quelli più vicini a Malkuth:
"1. Thaumiel: il centro assoluto dell'Albero della Conoscenza, corrispondente a Kether "l'occhio del drago e il trono di Lucifero. Il mago potrebbe stare qui per sempre ma può fare anche la scelta ultima: ogni tipo di traguardo religioso, filosofico e metafisico può essere raggiunto da questo livello" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 119)
2. Ghagiel: la forza attiva del lato oscuro, a cui presiedono le divinità falliche come Priapo, il Diavolo, Shiva. Trono del principio sessuale mascolino, l'asse del mondo.
3. Satariel: il lato oscuro di Binah, corrispondente al buio, al mistero, alle potenze lunari femminee, il trono della dea e delle divinità femminee dall'aspetto conturbante, come la dea Kali o Persefone.
4. Gha'agsheblah: il portale verso i piani più oscuri e proibiti dell'Albero della Conoscenza (Thaumiel, Ghagiel e Satariel), la porta dell'Ade che è possibile varcare, come Orfeo, spinti dall'Eros ma trasmutandolo in una "forza erotica superiore; su questo livello la lussuria e la sofferenza vengono trascese e si trasformano l'una nell'altra, fondendosi in un'energia estatica al di là del binomio attrazione e repulsione" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 111).
5. Golachab: Qlifoth della ferocia, dell'assenza di Pietà. "La personalità totale del Sé che opera attraverso una cooperazione completa tra forza, visione e azione" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 109). Il fuoco violento, la rivoluzione, la ribellione a cui corrisponde Marte, dio ella Guerra.
6. Thagirion: letteralmente, "disputa, processo". Rappresenta la ribellione che avviene attraverso l'infrazione della legge, come il processo a Lucifero derivante dalla sua ribellione. Corrisponde all'illuminazione che sopraggiunge quando si coglie la possibilità di andare oltre l'ordine costituito.
7. A'arabzaraq: la battaglia, "sfera dei sentimenti oscuri: qui si trovano tempeste di emozioni proibite e di istinti oscuri, qui il mago incontra espressioni creative esplosive" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 104).
8. Samael: la sfera della tentazione e della saggezza occulta; Samael, marito di Lilith, è il primo demone da lei incontrato dopo la fuga dal Giardino dell'Eden. Rappresenta la fase della critica, della distruzione dei preconcetti.
9. Gamaliel: l'ombra dell'Anima Mundi, sfera dei sogni, dei viaggi astrali e delle creature che popolano tale mondo, degli incubi e dei succubi, dell'immaginazione notturna e di tutto ciò che è associato alla notte e alle sue fantasie.
10. Lilith: il cancello del mondo infero, dalla natura oscura e selvaggia che crea una fenditura nel mondo reale attraverso la quale è possibile scorgere l'Abisso e udire il suo richiamo invitante. Come scrive Karlsson: "La Qlifah Lilith può aprirsi nei modi e nei luoghi più inaspettati: una panchina nel mezzo di una città che, per qualche ragione misteriosa, viene raramente scelta o persino vista dai passanti, potrebbe essere un cancello per il mondo di Lilith, o una parola pittoresca, pronunciata in un contesto particolare, potrebbe essere una formula per aprire il suo grembo. Un modo efficace di contattare la Qlifah di Lilith è andare di notte nella natura e meditare sulle ombre e sulle tenebre" (Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor, p. 97).
 
Karlsson, La kabbala e la magia goetica, Atanor.
 
Daniele Palmieri