domenica 19 maggio 2019

Allan Kardec: Le manifestazioni spiritiche

Dopo aver parlato, nell'ultimo articolo, delle manifestazioni demoniache secondo le parole del cardinale Borromeo, proseguiamo l'indagine nel campo dell'occulto con un altro testo classico dell'esoterismo: Le manifestazioni spiritiche di Allan Kardec, nella nuova edizione pubblicata da Libraio Editore con la prefazione di Alexandra Rendhell, figlia del medium italiano Fulvio Rendhell.
Il 1800 fu il secolo in cui si fronteggiarono due grandi movimenti culturali contrapposti: il Positivismo e lo Spiritismo. Due movimenti che proponevano concezioni della realtà radicalmente diverse; da un lato, il Positivismo portava all'estremo il metodo scientifico, riducendo l'intera realtà al mondo materiale ed escludendo qualsiasi forma di astrazione o spiritualità dall'analisi scientifica e filosofica. Dall'altro lato della barricata, lo Spiritismo, una visione metafisica del reale che, al contrario, sosteneva l'esistenza di una realtà trascendente, popolata dagli spiriti dei defunti organizzati secondo una scala gerarchica, con i quali era possibile entrare in contatto attraverso persone dotate di particolari poteri psichici: i medium, dei veri e propri portali tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
Mentre il movimento Positivista affondava le sue radici nell'Illuminismo ateo, materialista e razionalista del XVIII secolo, lo Spiritismo nacque dalle correnti sotterranee e in controtendenza rispetto allo spirito dell'epoca, che troppo spesso viene fatto coincidere con le opere dei pensatori come Rosseau, Voltaire, Diderot e D'Alambert, dimenticandosi delle "voci altre" del periodo. Primo tra tutti, Emmanuel Swedemborg, pensatore mistico e visionario che nei suoi testi descrisse le visioni paradisiache e infernali, nonché i dialoghi che sosteneva di intrattenere con le entità angeliche e demoniache che popolavano questo mondo intermedio. Ed è a queste correnti sotterranee che lo Spiritismo strizza l'occhio, sviluppandosi anche attraverso il pensiero di Fichte, Schelling e degli idealisti tedeschi, che vedevano la realtà come un Assoluto metafisico, la cui sostanza primaria non era la materia bensì il pensiero.
E' da questo retroterra culturale, dunque, che nasce il caso dello Spiritismo,  a partire da casi di studio inizialmente isolati, come i fenomeni paranormali prodotti dalle sorelle Fox, che ebbero un grande risalto mediatico in tutto il mondo e che portarono l'opinione pubblica a interrogarsi sul lato nascosto del reale, con il desiderio di saperne di più. Si moltiplicarono così, in tutto il mondo, medium veri o presunti che sostenevano di poter entrare in contatto con tale realtà psichica trascendente, per rivelare cosa si nasconde dietro il velo della morte.
In questa fase, lo Spiritismo è più un fenomeno mediatico a cui il Positivismo guarda con diffidenza; non è ancora dotato di una teoria organica, ma solo di "predecessori", di un humus culturale che aveva posto le basi per la nascita di un movimento culturale che colmasse i vuoti spirituali lasciati dal materialismo positivista.
Fu un filosofo e pedagogista francese, dalle grandi basi culturali, ad assumersi questa responsabilità: Hippolyte Leon Denizard Rival, conosciuto come Allan Kardec, il primo grande teorizzatore dello Spiritismo, colui che diede un aspetto organico a quei fenomeni inspiegabili che imperversavano in tutto il mondo, dotandoli di una cornice teorica unitaria.
Si cadrebbe in errore nel bollare lo spiritismo di Kardec come un pensiero "irrazionale" o "irrazionalista". Se, da un lato, esso nasce per indagare la realtà tagliata fuori dal Positivismo, dall'altro lato non ne esclude a priori né le tecniche di indagine né la razionalità. Al contrario, leggendo le opere di Kardec ci si accorge di quanto il pensiero illuminista sia penetrato a fondo negli intellettuali del XIX secolo, a tal punto che anche le realtà occulte che fino ad allora erano rimaste prerogativa del mistico, del religioso, della superstizione, vengano ora affrontate con occhio scientifico.
Come scrive Alexandra Rendhell nella prefazione del libro:
 
"L'uomo razionale, nonostante l'entusiasmo, non si allontanò mai dal suo prudente atteggiamento di studioso [...]. Gli esordi di Hippolyte nello spiritismo furono dettati dalla volontà di ricercare, in quelle comunicazioni ultradimensionali, delle risposte ai propri quesiti esistenziali; [...] in essi egli aveva ravvisato la possibilità che questi contatti con altre dimensioni potessero costruire la base di partenza per quel suo progetto di una costruzione di un nuovo ordine mondiale [...] che doveva mirare a costruire quell'uomo nuovo, non più scisso e combattuto tra spirito e materia, ma personalità integrare, membro di una futura umanità più felice, evoluta e consapevole" (Alexandra Rendhell, Nascita e codifica dello spiritismo moderno, in Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 28).
 
Leggendo Le manifestazioni spiritiche, la razionalità di Kardec è il primo aspetto che salta subito all'occhio. L'opera si apre, infatti, con un breve dizionario che presenta il significato dei termini principali utilizzati da Kardec nella sua filosofia; una scelta tipica della letteratura scientifica, in cui l'analisi del significato dei termini è fondamentale per dare una connotazione precisa dei concetti che si sta utilizzando, per evitare dubbi, fraintendimenti e vaghe interpretazioni.
Nella presente recensione del testo, ci focalizzeremo proprio sul significato dei due termini principali del titolo; analizzeremo cioè cosa Kardec intende quando parla di "spiriti" e quali sono i modi attraverso i quali essi si manifestano.
Partiamo dalla definizione che Kardec dà di "spirito":
 
"dal latino spiritus, spirare, soffiare. Nel senso speciale della dottrina spiritica gli spiriti sono entità intelligenti della creazione, i quali popolano l'universo all'infuori del mondo corporeo. La natura intima degli spiriti ci è ignota; essi stessi non possono definirla, sia per ignoranza sia per insufficienza del nostro linguaggio. Noi siamo, a tale riguardo, come i ciechi nati per la luce. Secondo il loro dire, lo spirito non è punto materiale nel senso volgare della parola: egli non è immateriale nel senso assoluto, perché lo spirito è una qualche cosa e l'immaterialità assoluta sarebbe il nulla. Lo spirito è formato di una sostanza della quale la nostra materia grossolana che cade sotto i nostri sensi non può darci un'idea. Può equipararsi a una fiamma o scintilla il cui splendore varia secondo il grado della sua purezza" (Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 97).
 
Lo spirito è dunque un'entità mediana; non solo perché si trova a metà tra il mondo della vita e quello della morte, ma poiché è composto di una materia sottile a metà tra l'essere e il non-essere. Come il soffio, da cui il termine "spirito" deriva, possiamo percepirne la manifestazione quando esso entra in contatto con noi, ma non riusciamo a darne una connotazione materiale in senso assoluto. Tale sostanza eterea è da Kardec definita "Perispirito", un "involucro semimateriale dello spirito dopo la sua separazione dal corpo [che] può assumere tutte le forme a volontà dello spirito; ordinariamente assume l'immagine della persona nella sua ultima esistenza corporale. [...] Lo Spirito avrebbe un doppio involucro; la morte non o spoglierebbe che del più grossolano; il secondo, che costituisce il Perispirito, conserverebbe l'impronta e la forma del primo, di cui è come l'Ombra. Senonché la natura essenzialmente fluidica permetterebbe allo spirito di modificare questa forma a suo talento e di renderla visibili o invisibili, palpabile o impalpabile" Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 85).
Il corpo è il primo guscio dello Spirito; in un certo senso, dunque, siamo tutti medium, veicoli dello spirito che ospitiamo nella nostra carne. E quando questa carne viene meno, lo Spirito esce come da un uovo, ma ancora circondato da una membrana eterica, il Perispirito, appunto, che in parte mantiene la forma del corpo fisico ma che è, tuttavia, suscettibile di mutamenti, essendo composto di una materia sottile e fluida, come un gas.
Una volta al di fuori dal corpo, lo Spirito, attraverso il Perispirito, si porta dietro non solo la forma ma anche le esperienze vissute nella vita terrena. E tali esperienze possono essere scorie o gioielli, a seconda del modo in cui abbiamo vissuto.
Secondo Kardec, infatti, mentre il mondo materiale è mosso da leggi fisiche, il mondo spirituale è mosso da leggi morali, altrettanto scientifiche e universali come le leggi etiche e, come queste, regolano in maniera causale l'esistenza dello spirito. A ogni azione morale o immorale corrisponde una reazione spirituale, che permane nello Spirito segnandone il percorso.
Motore immobile di questo cosmo spirituale moralmente ordinate è Dio, inteso non come entità antropomorfa che sancisce premi e punizioni ma come Supremo Essere, un'entità che trascende ogni cosa ma che, attraverso il pensiero, dà realtà a ogni cosa. Il viaggio degli Spiriti è un viaggio di ritorno a tale entità, che parte dal mondo materiale fino ad elevarsi al motore immobile e a decretare l'avanzamento in questo viaggio sono le leggi morali. Non è dunque Dio a punire o a premiare, ma è lo Spirito stesso che si premia o si punisce a seconda del proprio comportamento.
Secondo Kardec gli Spiriti sono perciò ordinati secondo una scala gerarchica che ne testimonia il grado di avanzamento in tale viaggio e, così come esistono uomini virtuosi e viziosi, allo stesso modo esistono Spiriti più elevati o più bassi.
Come scrive il medium francese:
 
"Di tutti i principi fondamentali della dottrina spiritica, senza dubbio il più importante è quello che stabilisce i diversi ordini di spiriti. Al principio delle manifestazioni pareva che un'entità, sol perché era spirito, dovesse avere la scienza infusa e la suprema saggezza, e molte persone si sono credute di un mezzo infallibile di divinazione: questo ha dato luogo a molti errori. L'esperienza ha presto fatto conoscere che il mondo invisibile è lontano dal contenere soltanto spiriti superiori; essi stessi c'insegnano che non sono tutti uguali né in sapere né in moralità; essi hanno tracciato i caratteri distintivi di questi differenti gradi che costituiscono quella che chiamiamo Scala spiritica" (Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 107).
 
Questa scala è, secondo Kardec, di fondamentale importanza, poiché permette di capire quale entità si è a noi manifestata, quali sono le sue intenzioni e quale il suo grado di attendibilità nelle sue rivelazioni.
La Scala spiritica è suddivisa in tre ordini, a loro volta separati in nove classi:
1) Il terzo ordine è quello degli spiriti imperfetti. E' l'ordine più basso, in cui la materia predomina ancora sullo spirito. Si compone di Spiriti dai quali bisogna diffidare, poiché così come erano corrotti nel mondo materiale, lo sono ancora in quello spirituale. Mossi dall'egoismo, dall'orgoglio, dall'ignoranza e dalle altre passioni negative che li condizionarono in vita, gran parte di questi si dedicano ancora alle truffe e alle frodi; si divertono a prendersi gioco delle persone a cui si manifestano, poiché si portano ancora dietro la loro sofferenza e, dunque, la loro unica gioia è il tormento del prossimo.
Secondo Kardec, tuttavia, non esiste una dannazione eterna e il percorso di ogni spirito è un viaggio di purificazione. Queste entità, soprattutto le più malvage, furono scambiate in passato per Demoni e furono idolatrati e temuti; in realtà erano "Spiriti" comuni che ancora si dovevano purificare e che cercavano di estendere il loro dominio sugli uomini. Ma anch'esse erano soggette al cammino di purificazione che, lentamente, le portava a lasciarsi alle spalle i travagli e i vizi passati. Le diverse "classi" all'interno dei tre ordini rappresentano il grado di purificazione dello Spirito. Le classi del terzo ordine sono quelle degli: 9) Spiriti impuri (ancora corrotti); 8) Spiriti leggeri (ignoranti e maligni ma non malvagi); 7) Spiriti falsi sapienti (spiriti parzialmente purificati, ma che non hanno ancora una conoscenza completa del mondo Spirituale); 6) Spiriti ignavi (né malvagi né buoni).
2) Il secondo ordine è quello degli Spiriti buoni. In questo ordine lo Spirito ha preso il sopravvento sulla materia ma non è ancora del tutto purificato, benché prevalgano in lui la saggezza, la bontà, il sapere e la moralità. Ciò che li tiene vincolati alla materia sono le abitudini pregresse, il linguaggio, i ricordi, una sorta di malinconia verso la vita che hanno vissuto che gli impedisce di abbandonarsi completamente al mondo spirituale. Le classi che compongono questo ordine sono: 5) Spiriti benevoli (servono e proteggono gli uomini); 4) Spiriti sapienti (spiriti di elevata saggezza, con la mente rivolta alla sapienza divina); 3) Spiriti saggi (spiriti di elevata moralità); 2) Spiriti superiori (riuniscono conoscenza, sapienza e moralità).
1) Il primo ordine è quello degli Spiriti puri. Non vi è alcuna suddivisione in classi poiché gli Spiriti giunti a questo livello di elevazione sono perfetti, senza alcuna macchia, vizio o malinconia della vita passata. Come scrive Kardec: "Hanno percorso tutti i gradi della scala, spogliandosi di tutte le impurità della materia. Avendo attinto la somma di perfezione di cui è suscettibile la creatura, essi non hanno più da subire né prove né aspirazioni. Non essendo più soggetti alla reincarnazione in corpi mortali, è per essi la vita eterna che vivono nel seno di Dio. Essi gioiscono di un felicità inalterabile, perché non soggetti ai bisogni e alle vicissitudini della vita materiale; ma questa felicità non è quella di un'oziosità monotona che trascorra in perpetua contemplazione. Sono i ministri di Dio, del quale eseguono gli ordini per mantenere l'armonia universale" Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 115). Così come gli Spiriti più bassi nella scala gerarchica furono scambiati per demoni, gli Spiriti puri furono nominati "Angeli" ma, a dispetto della credenza usuale, secondo Kardec queste entità non furono create al pari di Dio ma si reincarnarono in uomini, esattamente come tutti i mortali, per poi cominciare il loro percorso di ascensione fino a tornare al Creatore.
 
A differenti entità corrispondono diverse manifestazioni. Secondo Kardec, il primo e fondamentale discrimine risiede nella persona stessa che cerca di entrare in contatto con il mondo degli Spiriti. Personalità timorose, suscettibili, viziose o corrotte non potranno che attirare a sé gli spiriti di ordine più basso, dai quali saranno facilmente circoscritti o frodati. Al contrario, i medium migliori sono coloro che hanno raggiunto, già in vita, un ottimo grado di moralità; persone eticamente integre, senza doppi fini, mosse esclusivamente dall'amore della conoscenza e non dalla curiosità o dalla speranza di poter ottenere dagli Spiriti qualcosa di materiale in cambio.
Per far sì che un'entità si manifesti, secondo Kardec occorre anzitutto scegliere un luogo sobrio, senza decorazioni o simboli esoterici particolari che potrebbero solo agire negativamente sulla mente dell'individuo, mettendolo in soggezione. Deve essere un ambiente equilibrato, tranquillo, meglio se dedicato esclusivamente alla pratica spiritica.
Secondariamente, bisogna invocare l'entità nel nome di Dio, con parole solenni per mostrarsi seri e portatori di buone intenzioni. Può essere un'entità specifica oppure ci si può rivolgere al mondo degli spiriti in generale, attendendo che qualcuno di essi dia la sua risposta. In questo secondo caso, occorre prestare particolare attenzione sul tipo di entità che ha deciso di varcare la soglia.
In terzo luogo, occorre trattare lo spirito con rispetto, indipendentemente dall'ordine di cui esso fa parte, con la consapevolezza che si sta entrando in contatto con intelligenze che, in quanto tali, vanno rispettate. Non deve esservi nei loro confronti alcun atto coercitivo, ma allo stesso tempo bisogna essere in grado di farsi rispettare e di non farsi intimorire dagli spiriti di ordine inferiore.
I mezzi scelti dallo Spirito per comunicare possono essere diversi e Kardec passa al vaglio strumenti che, nei secoli a seguire, entreranno a far parte dell'immaginario collettivo: spostamento di tavoli o oggetti, colpi su mobili o pareti, scrittura automatica, planchette automoventi.
A tal proposito, secondo Kardec le diverse apparizioni possono essere:
 
"Occulte, quando non hanno nulla di ostensibile e lo spirito tenta di agire sul pensiero;
patenti, quando colpiscono i sensi;
Fisiche, quando si traducono in fenomeni materiali, come rumori, movimenti e rimozione di oggetti;
Intelligenti, quando rivelano un pensiero.
Spontanee, quando sono indipendenti dalla volontà e hanno logo senza appello di alcuno spirito;
Provocate, quando sono l'effetto della volontà, del desiderio di una evocazione determinata;
Apparenti, quando lo spirito è visibile" Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 77).
 
Il medium deve essere in grado di comprendere il linguaggio cifrato attraverso il quale lo Spirito si manifesta, con una serie di domande volte a indagarne la personalità, l'intenzione, l'ordine e la classe. Non bisogna mai disdegnare, secondo Kardec, lo spirito che si manifesta. Ciascuno di essi mostra la sorte che ci attende. Spiriti illustri sono di utile insegnamento per le nostre qualità morali, Spiriti bassi sono più vicini a noi, sono dunque più facile da comprendere e ci possono educare per via indiretta sugli errori da non compiere.
In conclusione, consiglio la lettura de Le manifestazioni spiritiche di Allan Kardec tanto ai credenti quanto agli scettici. Ai primi, per studiare in maniera approfondita quali sono le basi dello Spiritismo e, soprattutto, i metodi attraverso i quali entrare in contatto in maniera consapevole con l'al di là, senza lasciarsi muovere o dall'ignoranza o dalla mera curiosità. Ai secondi per comprendere le motivazioni spirituali e filosofiche dietro un movimento che ha avuto un impatto non indifferente sulla cultura di massa, e che ancora oggi ci influenza con i suoi simboli e i suoi concetti. Per fare un esempio triviale, basti pensare alla quantità di opere letterarie e cinematografiche che attingono alle immagini e alle operazioni presenti nei libri di Kardec, per fare leva sulle emozioni, le paure e i simboli che ciascuno di noi possiede nel proprio inconscio collettivo e che troppo spesso tentiamo di rimuovere o bollare come mere superstizioni.
Concludo, dunque, con le parole dell'ottima introduzione a cura di Alexandra Rendhell:
 
"Oggi come allora, tutti pretendono di sapere e di poter fare tutto e subito, senza approfondire le conoscenza. Kardec, in questo testo basilare, rivolto non solo ai medium ma a tutti coloro interessati a vedere e a osservare i fenomeni spiritici, allora li avverte, sottolineando, altresì, la necessità di conoscere e adottare un giusto linguaggio comune a tutti gli operatori [...]. Il volume Le manifestazioni spiritiche, allora, tendendo una mano pedagogica al lettore, gli offre un dizionario spiritico, un quadro sinottico della nomenclatura spiritica, una descrizione delle manifestazioni e comunicazioni spiritiche, con le diverse metodologie adottabili, le tipologie di medium, l'influenza dell'ambiente e dei luoghi sulle sedute, insegnando quale linguaggio e condotta tenere con gli spiriti, offrendo anche consigli ai novizi, come un vero e bravo maestro deve fare con l'allievo, in un'ottica di attenta espansione sapienziale universale" Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, Libraio Editore, p. 39).
 
Allan Kardec, Le manifestazioni spiritiche, pref. di Alexandra Rendhell, Libraio Editore.
 
 
Daniele Palmieri
 
 
 

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