lunedì 29 maggio 2017

Giacomo Giarraffa: Il Cavaliere, La Morte e il Diavolo


Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo è un breve romanzo iniziatico di Giacomo Giarraffa, pubblicato da Edit@ edizioni nella collana “Orfeo”, dedicata alla narrativa esoterica di autori contemporanei (insieme al testo di Luca Valentini, Cantiche alla Musa, di cui mi occuperò presto).
Come suggerisce sia il titolo sia l’immagine in copertina, il testo è ispirato, sia nei protagonisti sia nel tema iniziatico/esoterico, all’omonima incisione di Durer e come, come in quest’ultima, nella novella aleggia la medesima nube di mistero, che rende le rispettive opere simili a un sogno e i tre protagonisti delle figure archetipiche in grado comunicare direttamente all’inconscio.
Il racconto si inserisce in quella che tradizionalmente è l’ultima delle quattro fasi della vita, in cui per l’uomo, dedicatosi ormai alla vita attiva, giunge il momento di dedicarsi alla vita contemplativa. A segnare questo passaggio, come in ogni rito iniziatico, è un momento di grande dolore. La novella si apre infatti con il protagonista, il cavaliere Ritter, che piange la morte del suo compagno d’armi, con cui era legato da un intimo legame di affetto. Si tratta della “notte oscura dell’anima”, il momento della vita segnato da un grande dolore in cui tutto sembra perdere di senso, ma che è allo stesso tempo un passaggio necessario per raggiungere una maggiore consapevolezza.
Infatti, improvvisamente, dalla notte scura, emerge una voce cupa e sibillina: “Si dice che quando un uomo muore tutto l’universo si ferma un istante, in rigorosa commozione. Io aggiungerei che si ferma in quell’istante in rispettosa devozione, se quella vita gli fosse servita a ritrovare la strada di ritorno”.
Il Cavaliere si volta, trovandosi di fronte a una figura enigmatica, ammantata da un lungo saio di lana grezza, il volto pallido e una scure alla quale si appoggia come fosse un bastone. Dato lo sbigottimento iniziale del protagonista, la fosca figura si qualifica come il guardiano di un vecchio cimitero lì nei dintorni e dopo un veloce scambio di battute, altrettanto enigmatiche, i due sono costretti a ripararsi proprio nel cimitero a causa di una tempesta che si fa sempre più forte e sempre più vicina.
Qui seppelliscono il corpo dell’amico morto e, intanto, inizia un lungo colloquio esoterico sulla vita e sulla morte. “L’essenza dell’uomo va al di là dei soli istinti, della morale, delle paure o dei sentimenti” dice l’enigmatica figura al Cavaliere, “l’uomo è fatto della stessa materia delle stelle e del sole, l’essenza dell’Uomo è il Fuoco. In vita è frammisto all’Acqua che si adatta alle vicende della vita materiale, come l’acqua che è contenuta in una caraffa ne prende le forme adattandosi a essa. Quando si è giunti alla fine della propria esistenza si avverte il freddo che attanaglia il cuore: è il Fuoco che è già evaporato, lasciando solo l’umido dell’Acqua di una esistenza intera. Quel fuoco ritorna alla sua forma originaria; una parte dell’acqua viene assorbita dalla terra insieme al corpo, l’altra rimane in mezzo a noi e va a evaporare lentamente fino a dissolversi per sempre”.
Il Cavaliere cerca di capire le parole del guardiano del cimitero, e presto si ritrova a raccontare la propria vita. Egli era un crociato, imbarcatosi in pellegrinaggio verso la guerra santa, ed è proprio sul campo di battaglia che aveva incontrato il suo migliore amico, Erin, che gli aveva salvato la vita nel momento del pericolo. Tirando le somme della propria esistenza, Ritter si accorge che tutto il suo vagabondare era sempre stata una “piccola guerra santa”; “Il discorso sul Fuoco mi risuona familiare, come una voce che riecheggia dalla nebbia dei ricordi. Più vecchia dei ricordi stessi. Il mio è un richiamo che si perde nella memoria. E’ per questo che sono sempre in viaggio, arruolandomi a volte anche in imprese pericolose come le Crociate; sono sempre alla ricerca, in cammino da sempre, come un pellegrino che si trasforma in guerriero lì dove necessario per soddisfare questa disperata ricerca”.
Tuttavia, essa è sempre stata “disperata” proprio perché volta al mondo esteriore. Ritter, vagando per il mondo, non ha mai affrontato la “grande guerra santa”, quella che si svolge nell’interiorità dell’individuo, contro i propri demoni interiori. Ed è proprio la morte del suo caro amico Erin a scatenarla, e lo stesso Cavaliere ne è consapevole: “Sono in cammino da sempre e non tornerò fino a quando non colmerò questo vuoto che mi porto dentro. Questa notte combatterò la battaglia più dura” recita la quarta di copertina.
L’esito di questa battaglia? Addentratomi fino a questo punto, lascio al lettore la curiosità di scoprirlo, anticipando solo che, dei tre personaggi della xilografia di Durer, ancora non è stato citato il Diavolo.
Per concludere la presentazione del testo, posso dire, in linea con la prefazione di Luca Valentini, che Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo è una novella esoterica in grado di dosare bene gli elementi archetipici del percorso iniziatico, condensando in poche pagine una sintetica ma precisa descrizione di quella che tradizionalmente è considerata la via “operativa” dell’iniziazione, che passa tanto dalla vita attiva quanto da quella contemplativa.

Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, Giacomo Giarraffa, Edit@ Edizioni.


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Daniele Palmieri

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